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Electra, la ricarica alla francese che riconosce la tua auto

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Electra continua a investire in Italia con l’apertura di una nuova stazione di ricarica ultraveloce presso il centro commerciale Le Due Torri di Strezzano  in provincia di Bergamo a 13 km dall’aeroporto di Orio al Serio. 

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La stazione di Strezzano

Quinta stazione HPC in Italia e altre 9 sono in arrivo, con una formula innovativa

L’hub di Strezzano  ospiterà 4 colonnine di ricarica veloce e ultraveloce,  per un totale di 8 nuovi punti di ricarica. Si aggiunge alle cinque già funzionanti sull’asse della A14 Serenissima. Altre sei sono in costruzione nel milanese, a Treviso, Fidenza e Pisa e 4 sono già programmate.

Electra offre un servizio innovativo. Tutte le colonnina, con potenza fino a 400 kW, si attivano con Bancomat o Carta di credito, senza app o contratti sottoscritti. Chi si registra al servizio tramite l’App dedicata di Go-Electra può invece prenotare la colonnina, sapendo in anticipo costi e tempi della ricarica. E viene riconosciuto automaticamente appena connessa la vettura, con un sistema simile al Plug&Charge.

Dopo l’aumento di capitale da 304 milioni di euro, il network francese della ricarica ultra fast (qui il sito) ha intensificato la penetrazione in tutta Europa. Oggi conta 225 stazioni e vuole  arrivare a 8.000 punti di ricarica nel 2030. Di questi,  3.000 saranno installati in Italia, con un investimento di circa 200 milioni di euro.

Di recente, ha siglato anche un accordo con SCCI-LSGII (proprietà e gestione dei centri commerciali), che prevede l’apertura di 4 nuovi “hub supercharger”  a Roma, Aprilia (LT), Novara e Portogruaro (VE), per un totale di 32 punti di ricarica.

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Eugenio Sapora

“Investiremo 200 milioni per 3.000 punti di ricarica in Italia”

«In Italia, puntiamo a investire 200 milioni di euro nel prossimo triennio, per installare 3.000 nuovi punti di ricarica ultraveloci da Nord a Sud. Ad oggi, l’attività si è concentrata sul chiudere accordi di real estate, così da assicurare le migliori location per il servizio di ricarica ultraveloce per cittadini e turisti» ha commentato Eugenio Sapora, General Manager di Electra Italia.

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15 COMMENTI

  1. polemizzare non serve o meglio andrebbe fatto con un po di logica

    1) sappiamo benissimo i limiti della situazione Italiana ,
    con poche EV vendute e tante colonnine
    il servizio costa di più ,perchè diventa più lungo l’ammortamento dell’impianto.

    2) economie di scala ..
    la ricarica AC va abbandonata al più presto
    a favore di quella DC,anche per la ricarica “lenta ” da 30kW a 50kW sono in vendita colonnine cinesi con queste potenze a meno di 5000 eur

    3) come ha fatto l’operatore in oggetto ,mgari suggerito da quanto si fa in Francia per legge , il posto migliore dove mettere le ricariche
    sono :
    i centri commerciali , ipermercati , supermermercati ,aziende
    con parcheggi da 1000 mq in su

    4) al punti di ricarica presso i parcheggi delle dimensioni suddette andrebbero associate pensiline fotovoltaiche e “powerpack” di qualche megawatt ora ,
    il singolo container i batterie stazionarie ha raggiunto i 6,5MWh (CATL)
    impianti di questo tipo potrebbero essere implementate quasi completamente in DC ,
    con richieste di potenze di picco molto inferiori dalla rete nazionale AC , con costi di allaccio molto inferiori ,modulando il prelievo dalla rete quando il costo dell’energia è più basso ,anzi ,secondo me, il Parking To Grid è un sistema che potrebbe aiutare la rete nelle ore di punta,da domani mattina , costerebbe meno e sarebbe facilmente gestibile rispetto al troppo complesso e con molte perdite V2G

    5) una ricarica da 40-50 kW CCS 2, al supermercato ,è perfetta per chi fa la spesa una volta a settimana , permetterebbe di allargare la platea degli utilizzatori di EV
    anche ai molti che non hanno un box auto e fanno max 200-300 km a settimana ,media italiana inferiore, 1 ora al supermercato e hai l’auto pronta per una settimana di lavoro

    i miei 2 cent di logica applicata

  2. Quello che subito salta all’occhio scaricando l’app è come il costo del kWh alle colonnine Electra passa da 0,49 centesimi in Francia agli 0,79 in Italia… Ovvio che secondo loro stanno facendo risparmiare i viaggiatori che hanno EV rispetto ai 0,89 e più delle altre ultra fast a consumo… Ma qui sembra che ci dimentichiamo sempre che anche un abbonamento da 20€ farebbe risparmiare rispetto ad una ricarica da 20€ fatta a consumo, che sia a 0,89 o a 0,79… Vi ricordo che super charger tesla si attesta a 0,49… Smettiamola di lucrarci troppo che dite?

  3. Mi piace molto il titolo di questo articolo perchè dimostra chiaramente che le cifre indicate da Minichini sono esagerate. Massimo Minichini è stato intervistato da Paolo Mariano a questo link:

    https://www.youtube.com/watch?v=B1e_s8ciaPw

    Provate infatti a fare questo calcolo 2.000.000 / 3.000 x 6 e il risultato sarà 400.000 che è esattamente la metà di quello che Paolo Mariano ha sentito dire da Minichini e cioè che un HUB da 5 o 6 colonnire fast costa 800.000 euro.

    E qui è stato spiegato che le colonnire di Electra saranno Ultrafast (da 400 kw) e tutte provviste anche di lettore di carte di credito e Bancomat.

    Quindi così come ho anche osservato in un altro commento all’articolo in cui un utente con plug-in preferiva andare a benzina, qui c’è una altra prova che i prezzi delle colonnine sono ben diversi da quelli che i gestori indicano.

    • L’investimento stimato da Electra è di 200 milioni, forse ha dimenticato due zeri. Tuttavia prendiamo per buona la cifra di 400 mila euro. Provi a proseguire il suo calcolo su questa base fino a determinare in quanti anni si può ammortizzare una cifra del genere stimando il numero di ricariche giornaliere, i kWh ricaricati in ogni sessione e il prezzo di vendita, tenendo conto del prezzo della materia prima e degli oneri di sistema (due voci fisse e uguali per tutti) e dei costi fissi per gestione e manutenzione.

      • Resta il fatto che A2A aveva annunciato estate scorsa, quando EnelX ha cominciato la corsa al rialzo, che non sarebbe servito alcun aumento delle tariffe a loro e in 9 mesi hanno fatto peggio. Le possibilità sono 2: o totale incompetenza manageriale di pianificazione (non credo visto i risultati finanziari di A2A) o adeguamento al mercato (alias cartello). E in ogni caso da che mondo è mondo aumentare i prezzi non aiuta ad aumentare i volumi, quindi in una fase espansiva dell’elettrico ancora critica la mossa congiunta dei big fa solo freno ed è evidentemente una mossa coordinata (senza voler cadere nel complottismo).

        • Anche se non vuole, lei cade nel complottismo: adeguarsi al mercato, con un anno di ritardo, non è fare cartello ma solo prendere atto che la politica tariffaria precedente non è più sostenibile.

          • sono in assoluto disaccordo, perchè sembra che i costi di installazione negli altri paesi siano la metà che in Italia. Perchè se così fosse allora il Governo si compiace di una situazione insostenibile a vantaggio di diventare l’hub del gas per l’Europa, ma dove vivono?

          • Roberto,
            il problema è il roaming. Se Enel ed Eni ti impongono un COSTO di roaming di 40 centesimi (non ho idea della cifra, l’ho sparata io) quando il costo reale dell’energia è inferiore ai 10 centesimi, quei 30 centesimi lì DEVONO finire sulla tariffa finale, diversamente A2A andrebbe in perdita e più vende, più perde…
            Quindi la risposta è: sì, il Governo si compiace di una situazione insostenibile e lo sta dimostrando ampiamente con gli incentivi che non arrivano, con la farsa degli incentivi alle colonnine, con la normativa sui punti di ricarica talmente astrusa che VdF e installatori danno interpretazioni randomiche, con il gestore delle reti e il rilascio dei permessi di allaccio che arriva dopo un tempo indefinito.
            Perchè Tesla non è in perdita su questo fronte nonostante sia il più economico in assoluto? Per due motivi: uno è il fatto che le colonnine se le costruisce da solo, ma soprattutto perchè NON è in roaming con nessuno. Se compra l’energia a 10 centesimi, la compra a 10 centesimi, non ai 40 del roaming.
            Quello che potrà succedere, già successo con Polestar, è che siano gli altri in roaming con Tesla. Se questa cosa si ampliasse a dismisura, allora sì che i due big dovrebbero calare le braghe…

      • E come mai quando un azienda realizza un impianto per la vendita del carburante paragonabile ad un Hub co 6 colonnine fast (quindi un grosso impianto) che costa certamente più dei 400.000 e anche 800.000 euro, l’Azienda non vende la benzina a 3 o a 4 euro al litro visto che deve recupurare anche in quel caso le spese sostenute?

        Questo dovrebbe accadere anche in quel caso ed invece sappiamo tutti che non accade. Se un’Azienda crede nell’elettrico tanto che decide di investire nelle colonnine per la ricarica deve avere PAZIENZA ed aspettare molto di più; e solo in questo caso ALLA DISTANZA vedrà i risultati.

        Chi non ha la capacità economica di affrontare queste attese, farebbe bene a ritirarsi dal mercato o a realizzare degli inpianti per la vendita dei carburanti; gli utenti devono avere convenienza nella ricarica altrimenti si ritirano o comunque non cresceranno mai.

        • Le avevo chiesto di calcolare, anche a spanne, i tempi di ritorno dell’investimento di 400.000 euro in un impianto di ricarica. Non l’ha fatto. Quindi che senso ha il confronto con un distributore di carburante?

          • A me non piace polemizzare e quindi per non farlo non dovrei risponderle.

            Ma eeccezionalmente SOLO QUESTA VOLTA lo faccio e le dico quanto segue:

            Fare i calcoli che mi chiede non fa parte del mio mestiere (e penso nè del suo) ma posso benissimo farle osservare, come ho già fatto, che ci sono impianti MOLTO PIU’ COSTOSI di quelli di cui stiamo parlando che vengono realizzati senza che il costo del prodotto venduto ne risenta.

            Quindi il mio ragionamento è: Se quelli che fanno impianti per la distribuzione di carburante riescono a realizzare degli impianti anche più costosi senza far pagare il prodotto in funzione dell’investimento fatto e non falliscono, anche quelli che realizzano colonnine potrebbero adottare, senza fallire, le stesse regole. E non dovrebbe interessare nè a me ne a lei quali siano.

            Aggiungo qui e ripeto che questa è l’UNICA VOLTA in cui ribatto ad una delle sue osservazioni; in qualunque altro caso non lo farò più perchè come ho detto non mi piace polemizzare.

            Sarranno i lettori a trarre le corrette conclusioni di volta in volta.

          • Io non polemizzo con lei, quindi non vedo perché dovrebbe farlo lei. Dico solamente che senza un calcolo che tenga conto di margini e quantità erogate non è possibile valutare il ritorno di qualsiasi investimento. Quindi si fanno solo chiacchiere. A me risulta che allo stato attuale delle cose l’investimento in una stazione di servizio con più colonnine fast potrebbe ammortizzarsi in circa 20 anni. So pochissimo dei distributori di carburante, ma dubito fortemente che il ritorno economico comporti tempi altrettanto lunghi. Visto che è lei a fare il raffronto e lei a dubitare della buona fede di Massimo Minighini spetterebbe a lei portare le prove.

    • Franco,
      c’è scritto “punti di ricarica”, cioè “prese”. Un gruppo di punti di ricarica si chiama “stazione di ricarica”.
      200 milioni diviso 3000 fa 66.666€ a punto di ricarica, dato che le colonnine ne hanno solitamente 2, sono 130.000€ a colonnina.

      • Guido. Grazie della precisazione. Ma io ho detto 400.000 perchè volevo contestare quello che aveva detto Minicghini. Lui ha detto esattamente: “un HUB con 5 o 6 colonnine Fast costa 800.000 euro”; e allora io ho voluto riavere il costo di un HUB con 6 (SEI) colonnine Fast, non con 2, e allora il risultato è 400.000.

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