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Che fare con i negazionisti? Parola allo specialista Antonio Disi

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negazionismo climatico
Antonio Disi

L’identikit del negazionista climatico e no watt?  Ha problemi d’identità, è in cerca disperata di un gruppo, vuole consolidare la propria appartenenza politica senza dimenticare che nega perchè ha timore di perdere vantaggi e benefici economici.

Lo specialista in negazionisti

Antonio Disi, ricercatore senior di Enea

Il ritratto è offerto da uno specialista: Antonio Disi, ricercatore senior a Enea dove si occupa di divulgazione e studia il negazionismo. E’ curatore dell’edizione italiana, per Franco Angeli, del libro di un esperto internazionale del tema: Lee McIntyre. L’opera è “How to Talk to a Science Denier: Conversations with Flat Earthers, Climate Deniers, and Others Who Defy Reason“. Tradotto: “Come parlare con un negazionista della scienza: conversazioni con terrapiattisti, negazionisti del clima e altri che sfidano la ragione“. Un titolo, un programma.

Quando l’identità vale più della ragione

Abbiamo conosciuto Antonio Disi alla fiera Ecomondo durante un incontro con studenti delle superiori dedicato all’energia. Un gioco, ma molto serio, sui temi energetici con approccio quasi artistico, visto che il ricercatore ha incorporato nel suo metodo paradosso e ironia. Ci vuole arte per divulgare.

terrapiattista
Il fenomeno più curioso del negazionismo sono i terrapiattisti

Quali sono alcuni degli elementi che caratterizzano l’atteggiamento negazionista anche davanti all’evidenza dei dati scientifici?

L’identità è un elemento. Il terrapiattista se ne crea una che si rafforza perchè sta dentro un gruppo. Si tratta, infatti, di una teoria di gruppo e uno ci può stare dentro anche se non ci crede veramente. L’appartenenza dà forza e si è convinti di avere conoscenze che gli altri non hanno“. Si creano legami di gruppo molto forti. La logica del branco.

Ci si crea un ‘identità, ma c’è anche il lato opposto ovvero difendere quella che si ha da sempre. “Pensiamo al motore elettrico:  mette in discussione quello termico ma anche un’identità. Un esempio è il trasporto emotivo e l’impegno  con cui molti vivono la Mille Miglia. Sono persone che hanno un culto religioso verso l’automobile e questo li fa sentire parte di una comunità. Mettere in discussione questa identità è pericoloso“.

La forza del condizionamento politico

Un altro elemento che alimenta il negazionismo è l’appartenenza politica. “Si vede bene in relazione ai cambiamenti climatici. Se sono un conservatore nego tutti quegli elementi che mettono in discussione gli interessi della mia categoria. Non riconosco, quindi, l’impatto generato dall’uomo sul clima. Un tema che riguarda soprattutto conservatori e repubblicani statunitensi che rifiutano ogni sacrificio in nome della libertà personale“.

L’ex presidente Usa Trump

I veicoli elettrici infatti “Non ti offrono la stessa libertà rispetto a quelli termici soprattutto nei contesti dove non c’è quasi alternativa all’automobile. Mentre nei comuni di cintura ci sono più opportunità offerte dal servizio pubblico“.

I test drive li fa chi ha già cambiato idea

Antonio Disi ci parla del dato normativo. “C’è diffidenza e e paura della norma, della regolamentazione e il timore che questa possa crearmi disagi, cambiare la mia vita e stravolgere le mie abitudini. La curva Rogers (un modello usato per illustrare il modo in cui l’innovazione viene adottata dai differenti individui in un sistema sociale Ndr) dimostra che quando un’innovazione arriva sui mercati solo il 4,5% delle persone la adatterebbe. Sono quelli dell’innovazione a qualsiasi costo, come chi fa la fila per comprare l’ultimo modello di cellulare. Infine ci sono i ritardatari che rappresentano il 10/15% della popolazione“. Gli ultimi a salire a bordo.

aiways U5
Un test drive in città

La gran parte delle persone sceglie la tecnologia che gli può essere più utile. L’automobile può essere più facile da cambiare rispetto alla casa: basta recarsi alla concessionaria e provarla con un test drive. Ma quante persone lo fanno? Poche. La prova la fanno quando hanno già cambiato idea“.

Analisi tutta al negativo? “La visibilità della tecnologia è un fattore positivo: le auto elettriche stanno aumentando e la loro presenza è sempre più percepita nei centri urbani. Ormai per i ragazzi è anche normale usare il monopattino mentre nei piccoli comuni ti possono ridere dietro. La norma sociale è importante anche per la diffusione della tecnologia”.

Che fare? Elettrico nelle autoscuole, attenzione ai conflitti interni al mondo green

Mancano le conoscenze per contrastare la disinformazione dei negazionisti. “Sapere che si deve trasmettere nelle autoscuole dove oggi il motore è solo quello termico. Ma ci vuole perizia per trasmettere le conoscenze”.

Un altra leva è quella economica: “Lo sharing in alcuni contesti potrebbe scardinare alcuni meccanismi. I ragazzi della generazione Z sono molto sensibili e meno legati a interessi di parte, ma dipende dal contesto sociale“.

E cosa devono fare i fautori dell’elettrico? “Riprendo l’analisi dell’economista americano Michael Munger.  Ci sono coloro (direzionalisti) che sostengono qualsiasi soluzione che porta verso l’obiettivo finale. Ma anche chi (destinazionisti) invece  è attento alle modalità e magari non accetta le soluzioni transitorie e  questo genera conflittualità“.

Su questo tema Disi cita un recente articolo di The Guardian dedicato ai secondi, i destinazionisti, che “bloccano e rifiutano tutto ciò che non si adatta alla loro visione perfetta. Se vogliono vedere un mondo senza auto, spingono contro i veicoli elettrici (EV), anche se taglierebbero di molto le emissioni“.

Non basta la tecnologica, ci vuole comunicazione

Non bastano gli investimenti in tecnologia per accompagnare il cambiamento” sottolinea  Disi: “Si può utilizzare anche l’arte per comunicare. I tecnologi, faccio l’esempio del 110% dove ho lavorato, sono andati a presentare il lieto fine ma si doveva raccontare bene la storia, mettendo in evidenza tutti i problemi legati al non intervento“.

Sugli incentivi ecologici non utilizzati? “Servono dei bravi narratori perchè non compri dal progettista, ma da un venditore“. Bisogna puntare sul meccanismo dell’agire sottolinea Disi: “Non basta la norma, bisogna coinvolgere le persone“.

Quando il tabacco faceva bene

La disinformazione pilotata, la storia delle multinazionali del tabacco negli anni 50

Oggi si fa il pieno di narratori negazionisti che puntano a mettere in dubbio la scientificità degli studi a favore della propulsione elettrica. Su questo punto Disi torna indietro nel tempo: “Pensiamo alla pericolosità del fumo. Il negazionismo delle multinazionali del tabacco negli anni 50  quando insinuavano dubbi sugli articoli scientifici, sostenevano che non erano veri e attaccavano le evidenza scientifiche”.

La potenza della narrazione: ExxonMobil per esempio…

Spesso queste campagne si basano sulla potenza della narrazione. Dopo le multinazionali del tabacco Disi ricorda quelle dei produttori di idrocarburi: “Negli anni ’80, la ExxonMobil elaborò una narrazione persuasiva, seminando dubbi sulla scienza del clima e dipingendo gli ambientalisti in modo negativo. Nonostante fosse basata su menzogne, questa narrazione ha colpito individui influenti, tra cui giornalisti e politici“.

Una storia che si potrebbe ripetere, ma per ridimensionare il negazionismo. “Bisogna sempre contestualizzare. Faccio un esempio: puntare solo sulla leva economica per la riqualificazione energetica per un reddito medio non è molto importante. Meglio puntare anche sui benefici del comfort, delle condizioni di salute indoor“.

Mettere in risalto, insomma, che si tratta di un investimento sul proprio benessere e dei propri cari. Se volete seguire Antonio Disi, qui il link al suo blog  100 WATT dove leggere i suoi scritti e trovare i riferimenti ai suoi libri.

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79 COMMENTI

  1. Interessante vedere il numero di commenti smosso da questo articolo…trovo giusto che la transizione passi dall’istruzione…quando facevo scuola guida io,e non credo si faccia ora, non si parlava di efficenza alla guida o rispetto ambientale..alle scuole inferiori perché non si comincia ad introdurre anche il kW come unità di misura?….quando poi tua figlia viene a casa e ti chiede,ma è vero che le batterie auto elettriche inquinano molto?…me lo ha detto il prof😔

    • Ottimo Greta, anche a mio figlio hanno detto delle cose inverosimili. E trovo giusto anche insegnare “guida ecologica” ovvero come guidare consumando meno.

    • Tutto inquina. Inquina estrarre i materiali, lavorare e produrre le celle delle batterie, unitamente ad un costo energetico non trascurabile. Io credo si debba essere coerenti. Non è bianco o nero, è una valutazione di emissioni globale che dovrebbe essere fatta correttamente applicazione per applicazione.
      Localmente, nelle città trafficate, le auto elettriche sono un aiuto ma non si può ignorare che questo ha sempre un costo di emissioni ed energetico da qualche altra parte.
      Essere felici per le nuove gigafactory è un non senso, perché non si convertono impianti esistenti? Perché è bene cementifcare e produrre montagne di emissioni se il fine è legato alle auto elettriche?
      Se qualcuno me lo spiega come se avessi 5 anni…

      • Perchè le emissioni totali delle auto elettriche nell’intero ciclo di vita sono circa la metà di quelle delle termiche. E fra un danno di 100 e un danno di 50 il buon senso suggerisce di scegliere il male minore.

        • Questi studi si basano su percorrenze, mix energetici e presunte stime di inquinamento prodotto alla produzione delle batterie, supply chain che lei sa benissimo non essere sotto il controllo di nessuna regola internazionale. Oltretutto vale avendo una sostituzione uno ad uno, cosa che non ha senso per l’ambiente.
          Rilancio, una vettura termica ferma ha emissioni totali inferiori a qualsiasi elettrica. Pare che la città di Montpellier voglia introdurre il trasporto urbano gratuito. Quella è una bella soluzione con risultati oggi, non le pare?

          • Distinguiamo: Gli studi seri dispongono di dati seri e internazionalmente riconosciuti. Non scendo nel dettaglio, visto che mi chiede di parlare “come a un biombo di 5 anni” ma la prego di credermi. Che un’auto ferma o meglio non prodotta inquini ancora meno è fuori discussione. Facciamo 100 la termica, 50 l’elettrica e zero quella non prodotta. Quindi miglioriamo di un ulteriore 50%. Benissimo. Nessuno di noi ha mai scritto che la sostituzione debba essere 1 ad 1. Ma dove la sostituzione c’è, come è inevitabile per molti cittadini che non possono fare a meno dell’auto, noi speriamo che sia con una elettrica.

          • attenzione, non é propriamente esatto, i supplire dei car maker debbono rispettare severi standard. Soprattutto ora che si tende alla neutralità di emissioni.

          • Per calcoli LCA ( su parametri Co2, energia, acidificazione etc) delle varie fonti energetiche dei mix elettrici, delle filiere minerarie, produttive, trasporti, etc

            I dati di base vengono dallo studio sul campo di decine (o più) di filiere produttive, e i vari metodi di valutazione e calcolo che partono da questi dati sono stati normati da anni, c’è abbondanza di studi approfonditi, le pubblicazioni più autorevoli sono fatte da vari enti/agenzie, studi di consulenti tecnici indipendenti, e poi vengono citati, paragonati e discussi in pubblicazioni di scienziati indipendenti su riviste scientifiche sottoposte a peer-review

            e anno per anno vengono revisionati e aggiornati, in questo settore un solo anno può produrre cambiamenti (si solito migliorativi, per efficentamento) che in altri settori si avrebbero in 10 anni

            In base a una serie di parametri ottengono stime con range massimi e minini previsti abbastanza stretti

            Il miglior modo per farsi un’idea di come funzionano, sarebbe leggerne qualcuno, qualcosa mi sono scaricato e letto per mia curiosità, perchè per anni ho lavorato in una ditta che si occupava di certificazioni; avviso che sono documenti un po’ respingenti, come la matematica, decine (qualche volta centinaia) di pagine tecniche e in inglese

            Onestamente meglio pubblicazioni sintetiche e didattiche, da fonti un minimo autorevoli, se c’è curiosità in proposito e non rifiuto a priori

            ————

            Poi, come curiosità:

            Ci possono essere produttori che vogliono certificarsi “singolarmente” ad un certo standard di qualità o ambientale richiesto di preferenza dai suoi clienti o da enti governativi, questo sta diventando diffusissimo in tutto il mondo (in europa già da 15 anni almeno)

            Anche i fornitori cinesi hanno le loro certicazioni da rispettare in patria ( a dispetto dei nostri luoghi comuni rimasti a 30-40 anni fa, quando in realtà anche da noi vigeva il far-west), più altre certificazioni di questo genere, cioè richieste da chi aquista i loro componenti e ha necessità di certifcare interamente la propria filiera con cui realizza il prodotto finito (es. Stellantis o Tesla se aquistano batterie o anche solo materie prime da Samsung o Catl)

            Ovviamente il fornitore non viene creduto sulla fiducia, ispettori propri o di enti governativi a seconda del caso eseguono audit interni approfonditi, stile Food and Drug Administration per capirsi,

            In questo caso, l’autorevolezza della certificazione di una singola azienda dipende da una serie di fattori, se a tua volta vuoi o devi produrre un report autorevole, a prova di un doppio check con le verifiche di qualche azienzia governativa o dei tuoi stessi azionisti, gli vai a controllare e misurare ovunque, si esamina documentazione e direttamente gli stabilimenti

  2. Secondo me l’intersezione tra negazionismo e acquisto di una bev è debole, anzi debolissima, praticamente inesistente. È una vostra visione del mercato che non trova riscontro nella storia. Le persone acquistano il miglior prodotto per loro. Punto. Non esistono i negazionisti dello smartphone o delle lampadine a led.

    Ricordo che quando uscirono le prime lampadine a led feci incetta delle ultime alogene. Quelle a led sfarfallavano e la luce calda (le poche che la offrivano) era orrenda, quasi verde (ne ho ancora come ricordo, se volete vi mando una foto). La tecnologia era agli inizi e convintamente mi tutelai acquistando le alogene. Feci benissimo e rifarei quella scelta. Dopo qualche anno quelle a led scesero di prezzo e la tecnologia migliorò. Da allora ho acquistato solo led, perfette per le mie esigenze e per i miei occhi.

    Come dovrei collocarmi? Non sono stato un early adopter non per negazionismo ma perché il prodotto non era maturo per le mie esigenze. Quando il prodotto è maturato l’ho preso.

    Morale: man mano che l’elettrico matura e si adatta alle esigenze delle persone più persone passeranno, non c’è negazionismo che tenga. Non si vedono infatti tante persone a bordo del calesse o sbaglio? Tutti i discorsi pro-contro elettrico sono quasi esclusivamente legati al vantaggio/svantaggio personale, di cui il negazionismo è solo un prodotto di scarto che non ha a che fare con la scelta finale.

    Ma di quando in qua le persone non acquistano il prodotto più vantaggioso per loro?

    • Ti do ragione che quando la convenienza sarà sempre più ampia e per più tipi di utenti, gli aquisti si spostaranno per forza

      ma è nell’aumenare l’entità di questa inerzia/ritardo che le campagne d’odio/disinformazione hanno utilità di esistere (per chi lecommmisiona)

      ..esempio banale.. prova a fare un giro sul sito alfa-romeo.. ci sono gruppi che sono stati pompati a dismisura da quattro furbetti infiltrati.. adulti parzialmente scissi..c’è materiale da spicanalisi.. più aggressivi dei novax che correvano dietro alle ambulanze…

      • Sì ma le tifoserie sono tipiche di prodotti che, come le auto, suscitano emozioni. Ma alla fine la razionalità, la comodità e la convenienza hanno sempre la meglio. Io credo che molti ignorino il discorso comodità/praticità. Basti pensare alle auto GPL: consentono di risparmiare il 66% ad ogni rifornimento eppure non raggiungono il 10% del mercato in un paese, come l’Italia, che pure cerca il risparmio. E questo per il ‘fastidio’ di poter rifornire solo in alcune pompe e non in tutte. Quindi complessivamente oltre il 90% degli italiani non sceglie auto a GPL perché, anche a fronte del risparmio, reputa migliore per le loro esigenze l’alimentazione a benzina o diesel.

        Eppure non c’è un gruppo di negazionisti del GPL. Certo se ci fosse l’obbligo dal 2035 di andare a GPL qualche “voce critica” si farebbe sentire… Ma senza scomodare logiche di branco o psicologi …

        • L’articolo ha portate anche l’esempio di gruppi di interesse non si limita a parlare di negazionismo.
          E’ la somma che fa il totale. (cit.)

        • Ciao Enzo

          la differenza è che il G.P.L. non tocca gli interessi di nessuno, è un prodotto della stessa fliera energetica ed usa le stesse auto termiche, stessi modelli e motori, oltre che essere minoritario, non c’è un interesse economico a pomparci contro campagne d’odio, che infatti non si sono mai viste

          Con l’elettrico è un altro paio di maniche , moltissimi “zero” in più nelle cifre in ballo, si sa già che prima o poi conquisterà la maggioranza del mercato e molte raffinerie e brand automobilistici saranno parecchio ridimensionati

          anche ritardare di un solo 1 anno il normale rinnovo progressivo del parco auto verso l’elettrico (e le rinnovabili) significa enormi cifre per i vecchi player

          finanziare campagne d’odio diventa redditizio (cosi come campagne lobbistiche a livello di governo contro le rinnovabili), perchè costa briciole in rapporta alla resa, fosse anche una resa modesta, come investimento potrebbe dare un ritorno economico, per chi sta perdendo quote di mercate e almeno prova a rallentare il processo

          > tu attribuisci il grosso dell’agitazione e contrarietà all’aver posto una data (2035) per il fine produzione; opinione che rispetto

          > io invece penso che la data sia in maggior parte un pretesto (al ritmo di evoluzione tecnica attuale forse già già tra 5 anni il 90% delle persone sul venduto nuovo preferirà l’elettrico, molto prima del 2035) e che invece ci sia del “comune” marketing a soffiare per calcolo sull’odio, quando finiscono gli argomenti fuffa e i messaggi subliminali (ne leggiamo ogni giorno anche qui), passano a denigrazione ed insulti come ultima risorsa

          Quello delle campagne è un settore non nascosto: è per commerciali, venditori, aziende, gruppi di interesse o politici; i pacchetti dei “servizi” per fare campagne on line sono in libera vendità; ci sono tonnellate di campagne commerciali, economiche o a fini politici, anche tentativi di influenzare tra stati differenti

          Mi stupirei al contrario, se non si dessero da fare contro le auto elettrice ( e le rinnovabilil), vista la partita economica in ballo

          A me danno fastidio questi mezzucci e mi auguro (?) che ha forza di disturbare con tecniche manipolative sui social si rendano antipatici e non credibili, squalifichino l’immagine del prodotto che dovrebbero sorreggere 🙂

          PS: quando avevo un lavoro che implicava molte trasferte, molti km, prima che si diffondesse l’elettrico, avevo scartato i diesel perchè mi faceva accapponare la pelle la storia del particolato ultrafine, e anche il tipo di erogazione del motore; come soluzione compromesso avevo messo a G.P.L. una piccola alfa d’epoca da me restaurata per hobby, se non altro almeno le polveri ne produce meno il GPL, chimicamente molecole corte “leggere”

          Oggi si sta andando anche oltre al discorso delle polveri, ha un peso nelle valutazioni delle scelte anche la questione della Co2, ma non uso quasi più l’auto (una utilitaria + la nonnetta a gpl in garage, 1800km totali annui), tra metro leggera nell’interland + bici pieghevole, e i viaggi di preferenza in treno

          Non mi spiacerà se avrò qualche pretesto, dover fare più km, per giustifare la spesa e la costruzione di un’auto nuova, “aggiornarmi”, con una elettrica, che mi piace anche già di suo (per ora ne ho avute un paio in prestito da amici per togliermi lo sfizio)

          Ha anche un piano B, da applicare ad un altra auto d’epoca, sto chiaccherando con un gruppo di persone che fanno automazione, ma per passione anche il restomod e retrofit di auto d’epoca

      • A titolo di esempio, giusto per parlare, pensa a tutti quelli che non riforniscono col self ma col servito, pagando un 10% e oltre in più per la comodità e il servizio (e gli addetti alle pompe certo non sono stati licenziati in massa). Mia madre è una di queste persone. Prova a convincerle a cercare la colonnina con una app, srotolare il cavo, etc etc. Non è negazionismo, logica di branco o terrapiattismo, è comodità.

        Di recente notavo ad esempio la poca convenienza delle cialde. Scegliendo tra le più economiche per quelle compatibili con Lavazza si arriva a un costo al kg di quasi 30 euro. Con il caffè in grani 1 kg lo pagavo 11 euro. Eppure di recente sono passato alle cialde perché la manutenzione della macchina automatica (che macina e fa il caffè a volo) richiedeva più impegno ed era meno pratica (ma potrei cambiare idea).

        Una Aptera che non va mai ricaricata, magari con forme e dimensioni più europee, potrebbe fare bene qui da noi. Io temo una allergia al “cavo da srotolare”, mi fa tanto campeggio…

    • Credo di essere d’accordo con te, (anche perché anche io odiavo i primi led freddissimi) però bisogna stare attenti a “depoliticizzare” da un alto e dall’altro la tecnologia, perché esiste il rischio che non si creino le condizioni sistemiche per il miglioramento della tecnologia stessa (diffusione delle ricariche, tassazione, investimenti in ricerca, ecc).
      Questo è molto più evidente in USA che in Italia. Però sono molto d’accordo con te che è sbagliato tacciare di negazionismo tutti quelli che non comprano un’auto elettrica (anche perché mi ci dovrei mettere anche io che sto attendendo la fine della carriera della mia Yaris ibrida del 2012).

      • Nessuno di noi ha mai detto che chi non compra un’auto elettrica è un negazionista. Ma di sicuro i negazionisti non la comprano. E infestano di bugie i media perchè non la comprino altri.

        • Un’affermazione forte, direi quasi da negazionista dell’esistenza di altre soluzioni tecnologiche atte a ridurre le emissioni ambientali. Se faccio pochi km annui, da ambientalista posso decidere di tenere la mia termica e usarla ancora meno. Sarei un negazionista?

          • Il negazionista e chi nega le conseguenze negative per l’ambiente per la salute dei motori termici e le basse emissioni delle auto elettriche. Punto. Se conosce Vaielettrico avrà letto che si sconsiglia l’acquisto della BEV a chi non ha un punto di ricarica a disposizione. Il resto è pura e non fine speculazione.

    • Scusa Enzo il negazionismo no-watt e contro le auto elettriche si legge ogni giorno. Non perchè uno rimandi l’acquisto dell’auto elettrica ad una fase di maturità tecnologica superiore ma perchè nega l’effetto sul clima e sulla salute pubblica del gas di scarico generato e diffuso da questi motori. Questo il punto. Non a caso Vaielettrico spesso ha sconsigliato l’acquisto dell’auto elettrica a chi non ha una presa a disposizione ovvero non può ricaricare a casa o in azienda.

      • Quel 10% di italiani novax hanno fatto più rumore del 99% di quelli che si sono vaccinati. L’imposizione dell’elettrico per il 2035 (imposizione = impossibilità di acquistare auto nuove a benzina) comprensibilmente fa storcere il naso a parecchi, preoccupati per un peggioramento delle loro condizioni.

        Quello che è sbagliato nella visione dell’articolo è il nesso causa effetto. Non è che siccome sono convinti che l’auto elettrica inquina di più non la comprano, tu li convinci che l’auto elettrica inquina meno e loro cambiano idea. Quelli che acquistano l’elettrico per l’inquinamento sono lo 0 virgola, non a caso acquistano i soliti giganteschi suv inefficienti. L’inquinamento è un argomento che usano a sostegno della scelta pro fuel, ma non la ragione per cui non comprano elettrico.

        Tra l’altro secondo un recente sondaggio il 70% degli italiani vorrebbe un’auto elettrica ma non la compra per il prezzo alto.

        Però quel 10% di rumorosissimi novax / negazionisti cattura sempre la vostra attenzione. E sì che tanti politici e giornalisti sostennero le tesi novax, ma non curarci di loro non sarebbe meglio?

        • E’ molto riduttivo il “10% di rumorosissimi….” visto che trovano spazio e amplificazione su media che vengono letti/visti7sentiti da milioni e milioni di persone. Il discorso è ben diverso dal covid è tocca interessi economici molto forti che non rinunciano certo a farsi sentire. Dividiamo bene i temi: ci sono i negazionisti che partecipano al dibattito pubblico per screditare l’elettrico a prescindere e per interesse. Chi non acquista ma si è letto spesso su Vaielettrico è per il prezzo ma anche perchè abitano in condominio e non hanno il garage o la presa, perchè sentono dire che mancano le colonnine (la strategia più subdola).. sono diversi motivi ma come indicano le statistiche europee le scelte sono anche orientate da fattori culturali e politici ovvero sono tanti in Italia a mettere i bastoni tra le ruote: l’incentivo (non si sa per quale motivo oggettivo) ridotto di tremila euro, il sabotaggio degli incentivi per il retrofit e per i motori marini e soprattutto per le wallbox domestiche.

          • Pro e contro. I nostri politici sono anche quelli che sono riusciti a farci avere non poche colonnine (anche in autostrada) e con le accise più alte sulla benzina per chi ricarica a casa il vantaggio economico c’è. Per non parlare del fatto che ci sono regioni, come la Lombardia, in cui acquistare l’auto elettrica con rottamazione significa avere 10000 euro di soldi pubblici, probabilmente record europeo. E non è che in questi anni gli incentivi non ci sono stati. Il politico più “critico” di tutti con le elettriche è un politico che ha confessato di averne una e di usarla e che ha invitato pubblicamente Musk a investire in Italia: e meno male che è contrario.

            Ci sono anche gruppi di pressioni/lobby contro l’elettrico ma è la norma, ogni nuova tecnologia porta resistenza a chi imperava con le vecchie tecnologie. Qui i “cattivi” sarebbero le compagnie petrolifere che però sono quelle che in Europa hanno le colonnine con i prezzi più convenienti, a partire dalla Francia. Tra l’altro le lobby del petrolio non determinano di certo il prezzo di vendita di un’auto nuova e con i prezzi della benzina in aumento stanno facendo il gioco dei pro-scossa.

            Questo per dire che anche i peggiori di questa storia non sono poi così pessimi, anzi …

            Io non vedo un preconcetto sinceramente tranne in rarissimi casi. Vedo delle criticità (che saranno risolte progressivamente nei prossimi anni) che destano preoccupazioni e distinguo, ma risolte le criticità cadranno anche le resistenze. Sì tratterà nel frattempo? Posticipo al 2040 e apertura ai biocarburanti? Normale dialettica democratica, non è questo che sposta l’asse della storia, è solo una data. Come ha detto De Meo, uno dei più “””””critici”””””, sono talmente ingenti gli investimenti fatti nell’elettrico che è impossibile pensare a una retromarcia. E questo è il dato di fatto dal quale non si può prescindere. Le critiche all’elettrico (giuste o esagerate che sono) serviranno solo a migliorare i prodotti…

            Nota a margine: più si parla di qualcosa, anche male, più se ne dà visibilità. Se il 70% degli italiani vuole comprare un’elettrica, i no-scossa hanno già perso …

        • SE dici che l’auto elettrica dal 2035 è un’imposizione che peggiora la vita dei cittadini ti dimostri tu stesso vittima della propaganda negazionista. Altrimenti converresti con noi che la vita sul Pianeta sarebbe molto peggiore con 2 o 3 gradi di aumento della temperatura media.

          • E questa è una semplificazione. Scritta e letta così, sembra che il climate change ha una e una sola risposta: l’auto elettrica. Falso (ma non dico niente di nuovo, ne avete ampiamente parlato voi per primi). Vietare ai privati di acquistare l’auto nuova a benzina dal 2035 o anche solo ipotizzare una veloce trasformazione del parco circolante delle auto private in auto elettriche significa dare un piccolissimo contributo positivo all’ambiente e questo sia perché l’auto elettrica non è a emissioni zero ma semplicemente produce meno CO2 nel ciclo di vita e soprattutto perché il trasporto privato su gomma è responsabile in piccola parte della CO2 emessa a livello globale.
            Viviamo in una UE che ritiene le auto a biocarburanti un crimine ambientale (ma quelle a e-fuel vanno benissimo) e ritiene gli allevamenti intensivi non inquinanti quando sono la prima causa di emissione della CO2.

            Io non nego che la priorità sia ridurre la CO2 e che le elettriche sono certamente un valido contributo ma credo che la lotta al cambiamento climatico debba perseguire come fine ultimo un abbattimento della CO2 in modo tecnologicamente neutro e partendo dalle fonti più inquinanti. E qui siamo all’anno zero, anche se timidamente l’Europa qualcosina sta facendo! Ma ci rendiamo conto o no che nel 2023 in Italia c’è il rimborso del 65% per chi decide di passare al pellet e che l’iva è scesa dal 22 al 10%?!? https://www.immobiliare.it/news/conto-termico-2023-tutti-gli-incentivi-per-chi-passa-al-pellet-128949/

            Ma davanti a questo scempio e a tanti settori superinquinanti (navi, aerei, trasporti pesanti, riscaldamento, industrie, allevamenti intensivi ) possibile che il provvedimento più draconiano di tutti debba ricadere sul trasporto privato quando è possibile o forse probabile che nel 2035 nessun paese sarà attrezzato logisticamente per un passaggio di massa all’elettrico?

            Io credo che la data del 2035 generi negazionismo, quanto e per quanto tempo non lo so ma di certo fa più danni di tante zuppe di porro…

          • Enzo, lascia perdere: non è il tuo campo. Scrivi un’altra valanga di bufale come queste e finisci nel cestino.

          • Non ho parole visto che è un lettore assiduo di Vaielettrico. Nessuno ha scritto che il problema del cambiamento climatico si risolve solo con l’auto elettrica, ma è evidente che contribuisce come si legge nei rapporti delle istituzioni scientifiche che studiano il fenomeno. Un dato certo. Poi il gas di scarico – come scrivono i medici che studiano i nostri polmoni – provoca problematiche sanitarie gravissime e ben documentate. Per questo c’è il divieto del 20235. Una questione di salute pubblica.

          • @Enzo

            per l’italia le auto (esclusi camion) emettono il 21% del totale
            ( 70 megatonn Co2 su un totale di 334 complessive anno 2019)

            la media delle emissioni totali pro-capite italia è 5,6 tonn

            ogni auto produce in media 2 tonnellate di Co2 annue (2,5 tonn contando la filera a monte del serbatoio, cioè raffinerie e il resto);

            se elettrifichi già dimezzi questo contributo (anche 1/3 contando che usiamo soprattutto metano per fare la corrente),

            è un guadagno sulle emissioni totali simile ad aver messo il cappotto termico a una casa (!)

            non dico chi fa pochi km, che tiene l’usato, ma per chi cerca un’auto nuova la faccenda è già interessante (per portafoglio “and” per Co2)

            =======
            se vuoi dare un colpo d’occhio ai dati “greezzi”:

            infografiche “emissioni Co2 sole24ore”, pagina interattiva fatta bene, dati e grafici raccolti per anno, Stati, settore (industriali-trasporti-servizi-casa)

            ci sono anche i contributi minori (foreste, incendi, terreni, etc) così uno si togli il dubbio: il grosso sono le attività tecnologiche

            Per il dettaglio proporzioni auto vs camion e altri trasporti c’è il report ispra, citato spesso da Massimo

          • Grazie R.S. Enzo mi ha sfinito, non ho più la forza di rispondergli nel merito

  3. Giorni fa ascoltavo alla radio tutti pazzi per RDS e dicevano che ogni giorno più di 30 mila italiani si affidano a maghi e cartomanti. Ora capisco meglio perché vengono raccontante tante fandonie sulla transizione energetica e l’auto elettrica e tanti italiani ci credono. Del resto siamo il paese di Pinocchio, dove il Gatto e la Volpe ebbero gioco facile nel rubare le monete d’oro di Pinocchio, facendogli credere che piantate nel terreno avrebbero dato alberi dai frutti d’oro. L’efficientamento energetico delle nostre case e l’auto elettrica prescritti dall’Unione Europea non sono delle imposizioni, ma bensì una grande opportunità per un paese come il nostro sempre povero di risorse energetiche fossili per raggiungere l’autarchia energetica che in passato abbiamo solo sognato. Perché vorrei ricordare ai detrattori dell’auto elettrica che la benzina o il diesel che alimenta le auto termiche vengono prodotti dal petrolio che dobbiamo importare (sempre più a caro prezzo), mentre l’energia elettrica per alimentare le auto elettriche la possiamo autoprodurre dal sole, dal vento e dall’acqua senza importare combustibili fossili di cui siamo poveri. Qualcuno dirà che se non aumenta il petrolio aumenterà la corrente. A costoro rispondo già da adesso che autoproducendo la nostra energia i prezzi subiranno minori fluttuazione, ma soprattutto la rivoluzioni delle rinnovabili sta che l’energia non viene prodotta da grandi centrali, ma da miriadi di impianti che possiamo tranquillamente installare sui tetti delle nostre case. E non ditemi che un impianto fotovoltaico costa caro, perché i prezzi sono notevolmente calati tanto da essere accessibile alla stragrande maggioranza di tutti gli italiani, mentre le auto elettriche con gli incentivi costano quasi come un’auto termica. Insomma come ha scritto Disi è solo questione di avere delle idee meno conservatrici.

    • “e tanti italiani ci credono” DIco a lei quello che ho già scritto al sig. Baccarini: gli stupidi e i disinformati sono sempre gli altri, questo è chiaro. Noi invece siamo sempre dalla parte della ragione. Giusto?

  4. Il senso di questo articolo quale sarebbe? Che il mondo si divide in 3 categorie? I PURI DEL GREEN OVVIAMENTE SUPERINTELLIGENTI, I CRETINI TERRAPIATTISTI, GLI SPECULATORI?

    IO CREDO FERMAMENTE NEL CAMBIAMENTO CLIMATICO, ma non compro una elettrica perché non mi piacciono a parte la GT Tron (esteticamente)
    Quindi come mi classifica l’esperto? UN CONSAPEVOLE MENEFREGHISTA?

    • Non rientra nello studio, se ne faccia una ragione: è un semplice egoista consapevole: potrei ma non voglio. È in ottima compagnia, categoria sempre esistita e molto trasversale: ne faccio sicuramente parte anche io in altri ambiti.
      Ai miei occhi, peggiore dell’ analfabeta, che ha solo colpa e non anche dolo: l’ignoranza giustifica tanti comportamenti. I consapevoli, invece…

    • Giusto. Semplice domanda. Chi non ama e non vuole le BEV è quindi come un terrapiattista? Solo per capire. Non vi sembra di esagerareGrazie

      • Signor Franco Mostarda, sa bene che una cosa è avanzare critiche, le legge ogni giorno su Vaielettrico, sul processo di transizione verso la mobilità elettrica, un’altra mitragliare la sfera social/mediatica con fake news. C’ chi ha avanzato critiche legittime sulla gestione del Covid e ci ha negato la sua esistenza e l’utilità delle mascherine.

        • stavo commentando l’articolo del ricercatore dal cui titolo, convieni, equipara chi NON si allinea al pensiero unico scientifico ai terrapiattisti. Io lo trovo un pochino azzardato come paragone. Sennon offensivo verso la stragrande maggioranza degli italiani, molti dei quali in possesso di alti titoli di studio e con lavori di elevata responsabilità.

          • Punti di vista, per me è offensivo (in quanto lo trovo manipolatorio) voler parlare a titolo degli italiani

            Edetto tra noi, se uno ha alti titoli di studio/lavori di responsablità come ha scritto, mi aspetto che conosca il metedo scientifico e si fidi di esso

            Negazioniosti ne abbimo in quantità , ma rimangono una minoranza anche se rumorosa, cioè sovrarappresentata nei media

          • Quale articolo? Intendi magari il libro di cui è curatore per l’edizione italiana e il cui titolo non è suo

          • R. S. La cosa aberrante è che si etichetta il prossimo quando questi pone dei dubbi leggittimi, non sulla crisi climatica, ma sulla bontà delle mitigation.
            Perché al negazionista della crisi climatica gli mostri i dati e le pubblicazioni scientifiche, poi se non le comprende gliele spieghi. Non sfugge. La terra è tonda, è facile te dimostrabile.
            Invece l’acquisto di una 208 a 35mila euro per salvare il mondo, difficilmente lo si trova in peer-review presso la comunità internazionale.
            E te lo dice Tavares chiaramente: dobbiamo vendere le auto elettriche a questo prezzo se no siamo nella palta, se no il nostro business va a marengo.

            Personalmente mi fa ridere che la si metta sul piano ESCLUSIVAMENTE ambientale, perché quando poi parli con chi ha le mani in pasta nel business, questi pensa esclusivamente ai profitti.
            L’etichettare come negazionista chiunque non sia allineato al pensiero, è un espediente sociale per spingere gli altri ad accettare, in questo caso, una scelta che piace a pochi, come a volerlo emarginare, farlo vergognare, farlo sentire un ignorante.
            La gente non la convinci etichettandola e umiliandola.
            In questo caso dell’auto elettrica soprattutto, dove c’è una questione primaria quale quella economica, è ancora peggio, perché entra in gioco il divario sociale, tra chi ha una casa che può essere ammodernata echi no, chi ha il garage e chi condividenun appartamento in affitto senza ascensore. Etc etc
            Quindi un povero cristo che non arriva fine mese dovrebbe indebitarsi ulteriormente per senso di responsabilità ambientale e perché altrimenti lo si etichetta come. Ignorante e medioevale negazionista? Sai a quello che gli frega se tra 100 anni schiattano tutti quando la sua vita magari è tra il mediocre e il miserabile?

            Perché ho scritto il mio post?
            Proprio per evidenziare questo modo di fare (del resto le offese ricevute confermano, così come mi danno conferma del motivo per cui nascono tante iniziative editoriali).
            Sono consapevole del cambiamento climatico, ma non perché me lo dice chi piazza le colonnine o perché me lo di e Greta, o perché la model S fa lo 0-100 in 2 secondi con una batteria. Andavo alle elementari negli anni 80 e si parlava tranquillamente di environment, di buco nell’ozono, di inquinamento.
            Landifferenziata la faccio da 20 anni. Eppure se ci fosse veramente coscienza ambientale la soluzione sarebbe banale: eliminare o perlomeno ridurre l’uso dell’automobile e incentivare il trasporto pubblico, non sperare che piazzino colonnine ogni 3×2 e vendano catorcio a prezzi esorbitanti.
            Da chi è consapevole e nello stesso tempo altruista mi aspetterei questo, non il martellamento continuo: io non pago il bollo, io sono più veloce, viaggio nel silenzio, non pago la corrente perché la scrocco alla lidl…
            Il senso di produrre e-bike, ad esempio, tutte belle sportive, quando un potenziale acquirente può tranquillamente pedalare in totale ecologia.
            Posso capire una bici a pedalata assistita per una persona anziana, ma un 30enne che compra la mountain bike elettrica, che senso ha? Non ha nulla a che vedere l’ecologia.
            Allora se devo essere etichettato perché non seguo il business imposto e che usa il problema ambientale come pretesto, almeno dico a questi signori che per il c**o non mi prendono con i loro prodotti.
            Posso farlo? Sono ancora libero di dire quello che penso del loro business?

          • @Dubbioso

            Bhe, se non sei un negazionista e come hai spiegato fai più che altro dei distinguo sulla comunincazione che vorresti sulle elettriche, mi fa anche piacere

            A volte mi sembra che attribuisci intenzioni e frasi estreme agli articoli, che non so se ci sono, su cui ribattere, ma non importa, comunque leggo tutti i commenti, ho sempre da imparare

            Che i prodotti nuovi siano venduti, facciano business, e si inizino anceh a vedere delle timide pubblicità (es qualche marca/installatore di pannelli fotovoltaici) si certo, non li ragalano;

            a me basta che abbiano una impronta ambientale migliore dei precedenti che vanno a sostituire per naturale ricambio, poi se riescono a farzi impresa mi sta bene, sennò si andrebbe a rilento

            Se uno fa pochi km in auto e/o è squattirnato nessuno gli fa pressione per comprare un’auto nuova, che è quello che forse tu temi; facci caso di solito se ne parla in risposta a qualcuno che getta l’amo e provoca per far polemica, ragazzini che scrivono che sono “contenti” di usare il naftone, etc

            Nella tranzizione energetica si ragiona più sui grandi numeri, sulle statistiche di milioni di persone, non si “puntano” i singoli casi, chi non può o non deve prendere un’auto nuova aspetterà, usando ancora la termica usata

            io stesso dal periodo della pandemia ho cambiato abitudini e faccio pochissimi km suando l’auto e non sto correndo a cambiarla,
            anche se ogni tanto mi faccio prestare le elettriche di amici per divertimento (vado matto per la e-208, è compatta, in citta e nel misto italico, stradine provinciali e colina, meglio di una Tesla )

            Personalmente dopo aver scartabellato un po’ di dati grezzi (ero ricercatore prima di passare al privato, con i numeri ci lavoro) mi sono convinto che le politiche messe in campo in Europa e in Cina/Usa, sono valide, pensate per dare il minimo fastidio possibile, anche ai desideri indivuali di consumismo, previsti tempi lunghi, e occasione per sviluppare nuovi settori tecnologici e abbassare i costi dell’energia, però anche riescono a centrare gli obiettivi climatici

            cioè portare le emissioni ai livelli del 1950 (rispetto ora è una riduzione di circa 80%, risultato pragmatico e fattibile, non lo slogan più ansiogeno di arrivarare a 0 emissioni) e tenere il riscaldamento grobale entro 2 gradi, vedremo se anche qualcosa meno;

            si ipotizza tra qualche anno, se ci sarà elettricità abbondante da rinnovabili, anche di iniziare a fare cattura carbonica su scala industriale, per rallentare prima l’effetto “volano”..sarà interessante,

            però anche questo compromesso (non estremo) di queste politiche ambientali, almeno questo va fatto, sennò i tempi si allungano

            sono solo un po’ perplesso per l’italia, pre-pandemia avevano un vantaggio come mix energetico, ora invece gli altri corrono veloci e noi facciamo melina (almeno come governo), rischiamo di rimanere in ritardo

            soprattutto per le rinnovanili, che sarebbero da istallare a pioggia, hanno un ritorno in mnore Co2 ma soprattutto anche economico pazzesco, neanche frodando in borsa si hanno tali rientri

            da mie stime e letture, per il mix ebergetico italiano escludo categoricamente i reattori, sono un pozzo senza fondo di soldi e problemi; all’italia servirebbe piuttosto fotocoltaico + idroeletrico + molto eolico off-shore (fornisce energia in modo costante anche di notte e non crea problemi paesaggistici, l’eolico su terra da noi non è cosi facile integralo e anceh prende venti relativemante deboli).. ci vorrebbe una bella programazione in tal senso.. per ora invece sembra che frenino le autorizzazioni..

            sulle auto elettriche mi preoccupo meno, tempo qualche anno e migliorando ulteriormente (batterie più leggere, capienti ed economiche, migliorano circa 10% ogni anno) arriveranno in massa, non ci sarà pubblicità negativa che possa fermarle, penso

            Ma ti volevo scrivere per raccontarti delle e-bike

            un mio amico imprenditore a Siziano in quella che era una sua azienda hi-tech e molto bella come clima lavorativo, tra i vari benefit offriva la ricarica del gratuita del metano e dell’elettricita nel parcheggio aziendale

            Mi raccontava che il passaggio ulteriore è stato offrire un rimborso kilometrico a chi veniva in bici (anche da 15km) evitando se possibile di usare l’auto

            ma con il caldo non era possibile arrivare sudati in ufficio, e anche in inverno molto coperti era faticoso;

            hanno risolto l’anno che sono arrivate in commercio le e-bike (2018-2019?), è diventato anche piacevole , andavano a lavoro in gruppo, in compagnia, con le e-bike, oltre a faticare meno tutti potevano tenbere lo stesso passo; si trovavano lungo il percorso sulle piste ciclabili che li in zona e lungo il navigglio ci sono

            sono biciclette che ti permettono di andare a 25 km/h (anche 35-40 km/h se le rendi illegali, ma non era questo il caso) lungo la ciclabile del naviglio ed arrivare a lavoro non stanco e non sudato

            in pratica se in bicletta faresti 3-5 km (non parlo di svago, ma di andare al vavoro la mattina con caldo e freddo), con un e-bike ne puoi fare anche 10-15 di km e arrivare fresco come una rosa 🙂

            Cioè le e-bike vanno in compertizione come utilizzo e possono sostituire gli scooter, non solo le bici, che hanno un range d’uso più limtato

    • Le politiche sulla mobilità sono dettate dall’impatto su un bene comune come l’atmosfera. Cosa c’entra l’estetica? Le stesse leggi sul contenimento delle emissioni si applicano alle case (con degli incentivi anche prima dell’ecobonus) e della industrie non per moda, non per tendenza, non per ideologia ma perchè rovinano la qualità dell’aria, sono climalteranti e creano dei forti danni nelle persone più fragili: a iniziare da bambini e anziani.

      • -Cosa c’entra l’estetica?-

        L’estetica è importantissima, perché come cantava Mary Poppins

        Con..
        Un..
        Poco di zucchero
        La pillola va giù
        La pillola va giù
        La pillola va giù.
        Basta un poco di zucchero
        e la pillola va giù.
        Tutto brillerà di più!

        😇😇😇

    • allora io faccio sparte degli speculatori avendo preso lavoro per manutenzione e ricondizionamento da quì al prossimo anno della meccanica di quei veicoli blindati che vanno tanto di moda adesso …… mi serve rimpolpare il conto in banca…… magari riesco a portarmi a casa un H1 non si sa mai :-))
      anni fa dicevo in ditta che la globalizzazione avrebbe portato a grossi problemi e la maggioranza diceva che senza globalizzazione eravamo perduti…. mi sembra che i secondi si siano un po ricreduti; io sono convinto che l’auto elettrica non risolva i problemi di adesso ma che servano molte altre azioni sopratutto dove la % di inquinanti e climalteranti è più alta
      a livello mondiale la Cina è al primo posto con le emissioni di CO2 , gli USA al secondo ma con emissione pari ad 1/3 della Cina, al terzo posto l’Europa con in testa la Germania che da sola fa come Francia + Italia
      solo la produzione di energia in un paese come la Cina incide per il 44% delle emissioni di C02 totali della nazione
      l’alimentare in generale fa un 20% di emissioni di CO2 e nei primi dieci paesi che inquinano e che sprecano cibo in questa area non c’è l’italia (ma ad esempio trovi l’india al secondo posto per spreco alimentare dopo la Cina)
      l’industria tessile da sola fa un 10% delle emissioni di CO2 (senza contare sversamenti di altre sostanze nocive ) cioè pari al trasporto aereo+ navale assieme; nel trasporto (auto-moto-camion-treni-aerei) da soli i camion fanno CO2 come tutte le auto circolanti.
      L’industria edile incide per il 23% delle emissioni in atmosfera per inquinanti e per il 40 % delle acque.

      • Sui numeri ti devo contaddire:
        le sole auto in italia sono il 21% delle emisioni totali

        =============
        Anno 2019 – emissioni Co2 italia – fonte: infografiche Sole24ore + rapporto Ispra

        >> 334 Megatonnellate di Co2 annue (5,6 tonn a persona),
        >> 100 di queste 334 sono il settore trasporti (30%)
        >> 70-75 di queste 100 Megatonn sono dovute alle sole auto
        >> il resto, 25-30, sono camion + furgoni +areei+navi italiane)

        Contando 40 milioni di auto, diciamo 35 in reale uso,
        ogni auto emette in media in un anno 2 tonnellate di Co2

        Quando una auto termica verrà sostitituita da un’elettrica, emetterà la metà di Co2 (e negli anni sempre meno, man mano che migliora il mix energetico

        ===================

        Cina:

        guarda la Co2 emessa per-capite (per singolo abitante),
        quella cinese è circa 8 tonn annue procapite
        è uguale al livello medio europeo
        mentre è molto più bassa di quella di USA

        Inoltre se guardi l’andamento anno per anno, La cina ha praticamente raggiunto il picco massimo di emssioone (quest’anno o massimo 2024) e inzierà a diminuire le emissioni più rapidamente di quanto programmato, perchè hanno messo in campo uno sforzo titanico

        nonostante la Cina parta da una situazione inzialmente sfavorevole (mix ricco di carbone) in un tot di anni saranno più “green” di noi italiani

        per cui c’è poco da sedersi sugli allori, se non vogliamo essere fanalino di coda e continuare a incolpare i Cinesi ( che invece ci sorpasseranno nela transiozne energetica), a partire da installare piìù rinnovabili, ma anche facilitando le infrastratture per le auto elettriche, per chi dovendo prendere un ‘auto nuova valutasse più serenamente l’opzione elettrica

    • Esatto. Il peggiore di tutti. Molto fastidiso. Non la butto definitivamente nel cestino solo perchè vedo con piacere che schiuma di rabbia, come tutti i perdenti frustrati

    • Ciao personalmente ti considero una persona che ha un’idea diversa dalla mia e che va rispettata. Mentre a differenza di te non definisco gli ecologisti come degli intelligenti, ma semplicemente come delle persone umili che si affidano a quello che sostiene la comunità scientifica internazionale, vale a dire che il cambiamento climatico in atto è causato dall’attività umana. Pertanto se non vi poniamo riparo rischiamo degli sconvolgimenti tali da mettere in pericolo la nostra stessa esistenza.

      • La classificazione è del tutto ironica rispetto ALLA qualità dello studio.
        Esiste semplicemente chi è consapevole e chi no, poi tra i consapevoli esistono gli onesti e gli ipocriti, e personalmente io nel business dell’ecologia ci vedo tantissima ipocrisia. Non per niente è stata inventata la parola anglosassone GREENECONOMY.
        Il male è ben distribuito.

        • Esiste anche la greenwashing molto usato per fare sembrare pulito ma solo in facciata qualcosa che non lo è= fuffa di marketing per polli

        • Ci indichi lei 3 o 4 paper scientifici “peer reviewed” che non lo correlano. Credo sia un’impresa disperata.

          • Ma la mia domanda è molto più semplice infatti: può indicarmi i riferimenti agli articoli peer- reviewed che correlano il cambiamento climatico e l’attività umana? I dati dell’ispra sono soltanto misure sperimentali

          • Il report di IPCC è redatto dagli scienziati di 1.300 istituti di ricerca e univeristari internazionali la cui attività accademica e i cui lavori sono tutti sottoposti al vaglio della comunità scientifica mondiale. Lei, che deve indagare su una nicchia negazionista che rappresenta il 3% del totale, dovrebbe trovarne almeno uno “peer reviewed” molto più facilmente. Eppure non mi ancora risposto.

  5. Ma gli amanti dell’elettrico a tutti i costi ogni volta che scelgono quale studio universitario sia buono e quale no; quando attraverso la lobby dell’elettricità (se c’è quella del petrolio perché non può esserci l’altra?) impongono alla maggioranza dei cittadini in modo davvero poco democratico che auto nuova dovranno comprare (e questo il vero motivo per cui la popolazione non si fida, datemi retta, apparite come un gruppo settario che tira le fila del mondo e impone agli altri le sue scelte, so che non v’è n’è accorgete e siete in buona fede ma è così); ogni volta che invocano “il diritto alla ricarica” come se fossero gli unici ad avere un diritto (allora se compro una Mirai mi devono mettere il distributore di idrogeno dietro casa? Si sceglie una tecnologia anche se è utilizzabile nel contesto cui si vuole vivere, non so chiede al mondo di adattarsi alle nostre esigenze!); ogni volta che lamentano “un mondo che non ci capisce mentre noi siamo gli unici a sapere tutto e ad avere le informazioni esatte”; ogni volta che “siamo circondati da chi non vede la realtà e la mistica ovunque” credono di apparire tanto diversi dai gruppi di terrapiattisti o le dinamiche “siccome noi siamo nel giusto” sono diverse?
    Rifletteteci.

    • Mi cito, per fare prima: “L’acqua è bagnata è un fatto, preferisco il vino, un’opinione, mai confonderle.” Negare la scienza senza altra scienza che dica il contrario (quindi metodo scientifico) è negazionismo oppure opinioni, legittime esprimerle. Però esiste il bene comune.
      Abbiamo tolto i CFC perchè bucavano l’ozono, il piombo tetraetile perchè veniva il cancro, l’ethernit per la stessa ragione, il DDT perchè ci avvelenava, la Talidomide perchè nascevano focomelici: chi si opponeva all’eliminazione delle stesse esprimeva una legittima opinione, ma il bene comune, l’interesse pubblico, prevale.
      Se anche l’Italia continuerà col suo 4% di BEV mentre il resto del mondo prende un’altra strada, alla fine ne beneficiamo anche noi, perchè l’aria è comune. Ci rimarrà soltanto il cancro localmente per l’inquinamento urbano, la dipendenza da paesi non propriamente liberali per quanto riguarda le fonti energetiche e l’essere la Cuba d’Europa: però liberi nei pensieri. Può una nazione democratica accettare tutto ciò continuando a definirsi “democratica”?

    • @Egli
      Rileggiti.
      Studia.
      Rifletti.
      Renditi conto delle enormi cazz… cavolate che hai scritto.
      Aiutino…
      l’auto te l’avevano già imposta da decenni, altro che libertà.
      Non è un problema di lobbies in questo caso, sicuramente esiste e l’Enel è tale e quale l’Eni, per dire.
      Solo che la seconda ti vende petrolio ed investe sull’elettrico.
      Ma non è la stessa cosa per gli effetti che causa sulle persone e per le conseguenze sul clima.
      Quindi, purtroppo rientri pienamente fra i soggetti trattati nell’articolo.
      E se poi hai investito in un distributore, aggiusti motori termici, produci pistoni… pazienza, non è che per salvare la tua sicurezza economica deve rimetterci l’intero mondo.

    • L’elettrico non è una moda, ma un’esigenza ecologica e di salute pubblica. Lei non può farmi respirare il suo veleno. Per queste esistono le norme, zero veicoli inquinanti nei centri storici oggi e domani (dal 20235 sto alla produzione) zero totale. Ma a parte le leggi non investe più nessuno sui diesel e sugli idrocarburi. Ci sono centinaia di miliardi sull’elettrico, sull’idrogeno e poco altro sugli efuel. Le mascherine non sono state imposte per volontà di potenza (le utilizzavano già un secolo fa e oltre) ma semplicemente per evitare il contagio, malattie e morti. Il divieto del gas di scarico, come chiedono i medici che studiano i nostri polmoni, è dato da questa esigenza oltre che dalla riduzione di emissioni climalteranti. Non si chiede al mondo di adattarsi ma è il mondo (leggi Pianeta) che ci chiede di adattarci ovvero ridurre l’impatto delle attività umane sul clima.

  6. Ovviamente non sono un negazionista. Spero di non fare incavolare nessuno, perché il mio intervento vorrebbe essere costruttivo.

    Di certo non amo la divulgazione semplificativa e cerco quasi sempre di fare affidamento, in qualsiasi materia, sui numeri di prima mano e sulle pubblicazioni scientifiche.

    Consentitemi di osservare che la stessa vulgata “dal 1850 ad oggi la temperatura è cresciuta costantemente” è una fake news e che, viceversa, la temperatura è cresciuta mostruosamente dal 1980 ad oggi (il che è pure peggio) ma, per qualche motivo propagandistico, si è scelto di vendere il cambiamento climatico con uno slogan sostanzialmente insincero.

    Ecco, l’insincerità crea dubbi non tanto nei fessi che credono alla terra piatta o negano l’olocausto, ovvero quelli che Leonardo avrebbe chiamato “riempitor di destri”, ma in coloro che cercano, in buona fede, di capire la questione di cui si dibatte.

    Il conformismo e l’assenza di discussione non sono il metodo migliore per elevare le masse. Al “colto ed all’inclita” bisogna dire esattamente la verità, non esagerare o minimizzare.

    Abbiamo avuto esempi di questo tipo di comunicazione “appiattita” durante l’emergenza Covid (fatto con polmonite nella primissima fase, perciò mi sarebbe arduo negarne l’esistenza, cosa che non mi è mai passata nemmeno per l’anticamera del cervello. Trivaccinato.) quando i numeri venivano sommersi dalle parole e dagli slogan. Amando i primi, posso confermare che, nella prima fase dell’epidemia, nella bergamasca vi fu un enorme eccesso di mortalità di quasi 40 persone al giorno, ma già dal mese di giugno e per tutto il prosieguo dell’emergenza, si era tornati sui normali livelli. In altri termini, i contagi erano sì ancora alti nella bergamasca, ma non moriva più quasi nessuno a causa della pandemia. Forse perché i fragili erano già morti ed il tasso di immunizzazione relativa era alto, ma queste sono ipotesi, il fatto era che l’eccesso di mortalità non c’era più.

    Sono numeri, del tutto ufficiali (vedi Istat) e non avrebbero dovuto essere oggetto di discussione: si scelse di ignorarli per dire che, anche in quelle zone, era in corso un’emergenza che, si badi bene, altrove era ancora reale. La “narrazione” prevale sui numeri anche perché qualcuno pensa di dover dare alle masse un messaggio semplificato e sostanzialmente insincero a sostegno del tipo di provvedimenti che si intende assumere.

    Sono un negazionista perché leggo i numeri e sono capace di fare le sottrazioni, leggere un grafico, fare uno studio di funzione e comprendo integrali e derivate? Diciamo piuttosto che gli slogan fanno schifo e vanno bene per le dittature. In democrazia si espongono i fatti in modo obiettivo e si discute nel modo più cordiale possibile anche con i fessi, visto che c’è il suffragio universale.

    • Il discorso Covid è chiarissimo e lo condivido in larga parte.
      Ho già in precedenza espresso il mio pensiero che può essere così riassunto: è “colpa” dei negazionisti se si mette da parte la verità assoluta, perchè in certe circostanze non c’è il tempo di stare a dibattere mentre il mondo precipita e si prendono strade discutibili, sbagliate ma a volte necessarie. Personalmente sono un liberale: il greenpass è stato un abbominio. Però è servito allo scopo. Bisognava fare i duri e puri e lasciare libertà? Purtroppo non è possibile in un paese dominato dall’ignoranza, ritengo che il greenpass fu il male minore, sbagliato nelle sue radici e nella sua applicazione ma pragmaticamente necessario in quel frangente.
      Così la fine obbligatoria delle termiche: sbagliato, ideologicamente, ma necessario, dato che dal 1997 ad oggi non si è fatto sostanzialmente niente.
      Anche a me piacerebbe la vera verità sempre e detesto CERTE semplificazioni (altre sono perfettamente tollerabili), vale la regola indicata sotto da Alessandro con un bel paragone: mezz’ora per minare un campo da calcio, una giornata per togliere le mine. Fare divulgazione precisa a volte non è possibile. Nel tuo esempio, non sarebbe costato niente di più dire che il cambiamento climatico è iniziato sostanzialmente 40 anni fa: non solo sarebbe stato più preciso e inconfutabilmente scientifico, ma avrebbe aggiunto il giusto grado di drammaticità che forse solo dopo i chicchi di grandine da 19 centimetri e il 10% degli alberi secolari del parco Montanelli abbattuti dal vento, si è reso evidente agli italiani, persino a qualche governatore di regione.

  7. Da ormai trent’anni seguo alcuni temi oggetti di negazionismo, per passione personale: negazionisti dell’allunaggio, dell’Olocausto, dell’11 Settembre, del cambiamento climatico e per ultimo, della Pandemia Covid.
    Non incredibilmente, c’è una notevole sovrapposizione, indice che non importa l’oggetto della negazione, ma gli altri aspetti citati. Varie ricerche hanno, non sorprendentemente, trovato una quasi completa sovrapposizione tra negazionisti climatici/negazionisti covid e filoputiniani/protrumpiani. Non è correlato all’orientamento politico, attenzione: è il contrario, l’appartenenza ad una certa destra conservatrice è una conseguenza e non la causa.
    I no-qualcosa hanno bisogno di un nemico comune e di appartenenza ad un gruppo perchè hanno paura del cambiamento, paura del futuro, paura di ammettere con loro stessi di essersi sbagliati e lasciati ingannare, smettono in realtà di crederci ad un certo punto ma continuano a negare l’ovvio, come un matrimonio che dovrebbe finire in divorzio ma lo si trascina pur non credendoci più: e si negano la possibilità di vivere sereni, perennemente arrabbiati, arrogantemente ignoranti.
    Vita triste, la loro. E anche nostra vita triste, conseguentemente.
    Ci vogliono 30 parole per sparare una fesserie negazionista che richiede 3000 parole per essere confutata e qualcuno che sia disposto ad ascoltarla: il tempo è asimmetrico, il senso critico, pure.
    La scuola non aiuta, è acriticamente nozionista con docenti svogliati svicolanti polemica.
    Sono molto scettico sull’uscita dallo stagno disinfodemico in cui siamo caduti.
    Ben vengano anche questi articoli. Tra l’altro, è come buttare una bistecca sanguinolenta nel bosco: serve a stanare i carnivori.

    • La scuola non aiuta, è acriticamente nozionista con docenti svogliati svicolanti polemica.
      Sono molto scettico sull’uscita dallo stagno disinfodemico in cui siamo caduti.

      io ho fiducia nell’integrazione uomo-AI
      su col morale
      🙂

    • Le fake news sono come le mine antiuomo.

      Per minare in maniera efficace una superficie pari a quella di un campo da calcio basta una mezz’oretta.

      Per sminarlo forse non basta un giorno intero.

      • Perfettamente calzante. I danni di una mina sono immediati, quelli di una fake news sono come l’avvelenamento da metalli pesanti: nel tempo ti trovi gli organi interni che non funzionano più, logorati giorno dopo giorno, fake dopo fake finchè ti trovi dentro ad una puntata di Black Mirror e puoi solo urlarti fuori.

    • “una quasi completa sovrapposizione tra negazionisti”

      Nelle società liberali la critica alla narrazione ufficiale (su qualsiasi tema) c’è sempre stata e sempre ci sarà, e non è mai stata vista come un problema ma come un’opportunità di confronto democratico.

      Nelle società illiberali e totalitarie l’opinione pubblica deve conformarsi alla narrazione ufficiale, imposta come verità inconfutabile e non negoziabile, pena il dissenso stroncato energicamente:
      – Corea del Nord
      – Russia stalinista
      – Germania nazista
      – Italia fascista

      • Attenzione, lei mischia negazionismo ideologico (soggettivo) con negazionismo fattuale (oggettivo).
        Un terrapiattista non è un negazionista perché va contro la “narrazione ufficiale” ma contro la realtà oggettiva. Poi, essendo in democrazia, si può esprimere anche l’idea del partito degli unicorni rosa che sorreggono il mondo perché Atlante ha mal di schiena, ma non c’entra il regime politico con il tipo di negazionismo espresso. L’acqua è bagnata è un fatto, preferisco il vino, un’opinione, mai confonderle.

      • Nelle società liberali la critica alla narrazione ufficiale (su qualsiasi tema) c’è sempre stata e sempre ci sarà, e non è mai stata vista come un problema ma come un’opportunità di confronto democratico.

        la ‘critica alla narrazione ufficiale’ può benissimo ‘essere un problema’, basta pensare al covid e non è possibilie circoscrivere e identificare la categoria ‘cazzari’
        il problema è l’essere umano condizionato da tutto quello che ha creato per autogestirsi nella sua evoluzione, cazzate tipo denaro proprietà privata e religione identificate e
        combattute senza successo da tanti umani nella storia
        AI e progresso tecnologico ci affrancheranno

      • Serietà sarebbe distinguere (come accennava Guido)

        Animi guerrieri veri, anticonformosti, con funzione di sentinelle naturali antidevianze nelle società, disposti a pagare sacrifici di persona per combattere storture, ne esistono in modica quantità e si scelgono battaglie importanti, anche con rischi e non stanno a vantarsi, cittadini, giornalisti, giudici, viaggiatori, etc

        Poi ci sono gruppi più numerosi di persone normali, non così temerarie, o persino deboli, che va benissimo esserlo, siamo tutti diversi e con qualità le più differenti, ma con meno strumenti di pensiero critico per identifiare le storture reali

        più che altro cercano un gruppo a cui appartenere, una versione social e tranquilla di diversione, “battaglie da divano” senza rischi o impegno, si chiamavano già “leoni da tastiera”, cioè si atteggiano aggressivi solo in l’anonimato, ancora meglio se in gruppo, vigliaccamente scaricare negatività/aggressività, incapaci di farlo in modo più armonico nel mondo reale, c’è una parziale scissione; social media usati anche per sfogare frustrazione dovuta ad altri problemi quotidiani più difficili da affrontare

        Il “problema” nasce quando aggiungiamo professionisti della comunicazione, con tanto pelo sullo stomaco, che per mestiere organizzano campagne sui socials (positive o negative, di odio, polarizzanti); i professionisti trovano in queste persone, in cerca di appartenenza ad un gruppo dove possa sfogarsi contro un qualche bersaglio, masse da manovrare per fare da megafono;
        i temi, i memi, le argomentazioni, i bersagli, vengono eterodiretti e assorbiti acriticamente, tanto l’importante è far parte del gruppo;

        fa parte del pacchetto esperienza di queste simil crociere guidate, anche auto-dichiararsi guerrieri, persone libere, anticonformiste.. che se te lo devi dire da solo capisci che è la farsa.. la foglia di fico per autoingannarsi, non vedere che si sta agendo in senso opposto, teleguidati, senno l’autostima ne soffrirebbe (l’articolo accenna anche questo, il divorzio impossibile)

        di solito danno delle “pecore” o conformisti a ci prova a ragionarci, messi alle strette su punti di logica la buttano in caciara, che poi per loro il fine è quello, fare gruppo e sfogarsi su qualche bersaglio, ogni prestesto è buono;

        per questo c’è sovrapposione tra gruppi che si oppongono vari temi diversi, il tema è un pretesto, basta che possa essere un bersaglio, e quando si esaurisse lo scontro, si passa al successivo

        persino gli insulti e denigrazioni che usano non sono un loro pensiero originale, sono tormentoni e lessico preconfezionato del pacchetto.. usati con sfumature narcisistiche, cioè persone che si sentono insicure e hanno bisogno di svilire qualcun’altro per poter dirsi che loro sono meglio..per cui via di storpiature e insulti:
        “pecoroni.. gretini.. naziambientalisti..inoculati del vaccino”..etc.. ne abbiamo esempio ogni giorno

        chi invece agisce lucidamente, con esperienza nel campo, sono i professionisti che lanciano le campagne, dosano le sfumature, gli argomenti distorti ma magari ritenuti efficaci sui socials;

        i profesionisti agiscono anche in prima persona, con serie di account fake, ma se hanno un seguito di questi tifosi/pedoni che si aggregano sono meglio spalleggiati

        Con questi “giochini” applicati in grande scala (con investimenti monetari anche modesti) a volte riesci a polarizzare parte del “pubblico” e orientare il “sentiment” riguardo prodotti o temi economici o anche politici

        Per esempio ci hanno convinto gl inglesi a votare per Brexit (pare poi pentiti), c’è un bel docu-film, o gruppi di americani ad assaltare Capitoll Hill, di esempi ce ne sono a decine

        Si va dalla pubblicità/marcheting, al tenatredi orientare le elezioni (cambridge analitica elezioni Usa con le profilazioni su Fb) o scelte nazionali, in casi estremi si arriva a quella chiamata “guerra ibrida”; una delle forme di guerra non convenzionali, tramite squadre di troll cha da un altro paese, dividono e confondono lo Stato avversario dall’intereno, usando i social media

        Ma tornando ai manovrati, che sul diavno si autocelebrano coraggiosi eroi anticonformisti, ecco capisco ognuno ha le sue debolezze e fa quello che può

        ma per favore non prendiamoci in giro, non sono queste le sentinelle, gli anticorpi della società, anzi sono un punto debole nel sitema, si prestano a veicolare il populismo, fin da quando si sono sviluppati i media (gia la tv e prima la radio) e che altri sfruttano

        E prima che escano da questa “bolla” autoreferenziale ce ne vuole, per i meccanismi accennati nell’articolo (orgoglio, appartenza)

    • Certo. Però è strano: l’articolo è stato pubblicato alle 8.43 e alle 8.53 lei è già pronto a commentarlo con il classico “sì ma…”. E’ sicuro di non essersi fermato al titolo?

    • Mai detto che è soluzione di tutto, c’è anche da investire nella casa green, negli uffici green, nelle fabbriche green, nei porti green, nell’agricoltura green (ho esagerato con il green ma sono temi che abbiamo toccato anche in diversi articoli) attraverso l’uso di energia rinnovabile, pulita, auto prodotta. Sicuramente il traffico ha un impatto rilevante e sostituire i motori termici con quelli elettrici fa molto bene. In particolare all’aria delle grandi città (dove vive il 70% della popolazione mondiale) asfissiate dal gas di scarico che provoca morti premature e gravi malattie all’apparato respiratorio. Come ricordo sempre basta leggere la lettera di 14mila pediatri ai sindaci italiani per tutelare i polmoni dei bambini

    • “auto elettrica soluzione di tutto”: si chiama “Tecnica dell’argomento fantoccio”, esprimere un concetto che è condivisibile e che di solito suscita indignazione, che però non è stato espresso dall’interlocutore e serve soltanto a spostare il dibattito sull’ultima affermazione che è stata introdotta in quel momento. In pratica lei ha appena confermato di appartenere alla categoria di cui sopra.
      Se lo ha fatto intenzionalmente, può abbandonare la discussione perchè è smascherato.
      Se lo ha fatto in buona fede, provi a riflettere e a documentarsi, potrebbe essere involontariamente vittima dei farabutti manipolatori e non è mai bello scoprire di essere stati ingannati, ma c’è sempre tempo per crearsi una propria idea.

      • Grazie Guido, si è una tecnica perchè l’intervistato non ha detto questo. E’ un’invenzione ad uso e consumo e per le finalità del lettore

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