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BMW frena sull’elettrico: troppi Paesi in ritardo

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La BMW iX, uno dei modelli di punta della gamma elettrica BMW.

BMW frena sull’elettrico: troppi Paesi non sono pronti, mancano le infrastrutture di ricarica  e tutto quel che deve accompagnare la transizione alle emissioni zero

BMW frena
Frank Weber, direttore tecnico del BMW Group.

BMW frena: poche ricariche e tutta l’energia deve essere green

La scadenza fissata dalla UE al 2035, con la fine dei motori termici, lascia sempre più perplessi i vertici delle Case automobilistiche. Tra queste la BMW che, contrariamente ad alcuni competitor, anche tedeschi, punta a continuare lo sviluppo dei suoi motori a benzina Euro 7. Ed è stato il direttore tecnico e membro del board, Frank Weber, a elencare le sue perplessità, i suoi “ma”, in una recente intervista. Il top manager di Monaco è convinto che troppi Paesi europei ancora non sono preparati per veicoli elettrici, con  tutto ciò che questo implica. Non è solo una questione di disporre di un network di ricarica sufficientemente capillare. Affinché l’elettrificazione stessa abbia senso come obiettivo di sostenibilità ambientale, dice Weber, i vari Paesi devono disporre di un sistema energetico circolare sostenibile. Che includa la generazione di “elettricità verde”.

BMW frena
E avanti anche con l’idrogeno: Weber con il CEO Oliver Zipse mostra il motore a idrogeno della iX4: una piccola serie in produzione entro il 2022.

Avanti anche con lo sviluppo dei motori a benzina

Anche i processi produttivi, aggiunge Weber, devono avvenire in modo neutro per il clima “Tutto dev’essere sostenibile al 100%, altrimenti niente di tutto questo avrebbe senso“. Secondo la BMW, invece, alcuni Paesi sono ben lontani dal raggiungere questo obiettivo, che richiede enormi investimenti. E non hanno neppure un piano per attrezzarsi a farlo  nei prossimi 10 anni. Questo, spiega Weber, è uno dei motivi per cui BMW (a differenza di Mercedes) continua a innovare i suoi motori termici. In modo che si adattino alle nuove normative Euro 7 ancora più restrittive, che entreranno in vigore nei prossimi anni, con emissioni di Co2 sempre più contenute. “Abbiamo tutti molto da contribuire“, ha concluso. Insistendo sul fatto che non solo i costruttori devono fare la loro parte, portando a emissioni zero tutto il ciclo di vita, produzione compresa. Resta fermo comunque l’obiettivo BMW di avere per il 2030 il 50% della gamma in solo elettrico.

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32 COMMENTI

  1. I costruttori tradizionali si sfregano le mani: non vedevano l’ora di una crisi energetica come questa su gas ed elettricità, per cogliere la palla al balzo e tornare alla carica con i motori a petrolio…

    • … sapete quanto BMW e gli altri costruttori hanno investito negli ultimi 10 anni per produrre auto elettriche? Sapete che spesso sono vendute tra il pareggio e la perdita? Secondo te sapere che gli sforzi fatti potrebbero essere inficiati dalla crisi energetica sarebbe piacevole?

      • Fra pareggio e perdita è quello che vi fanno credere a tutti e continuate. Basta un esempio facile per capirci una Zoe base con prezzo di listino 33k, facendo un facile ragionamento prendendo una Clio a 16k circa mettendoci 10k per la batteria siamo a 26/27k e già hanno un guadagno, ballando altri 6k di differenza di guadagno aggiuntivo ma tranquilli ci perdoni alla grande 🤣🤣😂😂😂

      • La crisi energetica in un modo o nell’altro passerà e la vedo difficile che gli investimenti fatti vengano buttati. Semplicemente fa molto comodo prendere tempo e vendere ancora benzina e diesel a più non posso, perché a questi ritmi non possono che trovarsi ad inseguire i nuovi player che si sono affacciati sul mercato con le loro auto elettriche.

  2. Che ridicoli.
    Se l’energia non è 100% rinnovabile è un fallimento?
    Quindi per lui nuotare nella m… o in Costa Smeralda è uguale, visto che il livello di inquinamento in CS non è di sicuro 0%.

    Ma che ragionamenti del cavolo per portare avanti i loro interessi e, soprattutto, i loro fallimenti. Il rapidgate BMW gli brucia, eccome se gli brucia.

    Ma tanto, da buoni manager e uomini marketing, saranno abilissimi a fare voltafaccia al momento opportuno e a dire “ecco a voi la rivoluzione! Da ora solo BEV. Il nostro powertrain meraviglioso, strabiliante! BMW dice basta ai fumi puzzolenti!” e qualche acquirente come sempre lo troveranno.

    Voglio porre una domanda a chi è a contatto con i giovani diciottenni, ventenni: esiste ancora il mito dei vecchi blasoni? BMW, Audi, Porsche? Se parli di auto ai ragazzi attuali che rispondono? Che cosa citano?

    • I ragazzi conoscono benissimo i marchi storici, soprattutto se prestigiosi, ma in generale non sono molto interessati al prodotto auto. Una prova è data dal numero crescente di giovani che arrivati ai fatidici 18 anni non chiedono la patente come regalo per la maggiore età o ritardano il momento del suo conseguimento.
      In cima ai loro interessi c’è la socialità, soprattuto se digitale, e quindi è molto più importante avere un cellulare nuovo ed una connessione super veloce che avee l’ultimo modello (tanto mi deve solo portare dal punto X al punto Y …).
      In pratica l’auto sta diventando come un gran bel elettrodomestico, deve svolgere il suo lavoro in maniera onesta ed essere carino esteticamente. Potenza, accelerazione e velocità massima non hanno grande importanza, in coda nel traffico sono concetti inutili
      A ciò si aggiunga il fatto che la proprietà non è più un valore, quello che conta è la disponibilità del bene. E quindi citare BMW, Audi, Porsche o Great Wall ha poca importanza: se è disponibile una 500e la noleggio altrimenti posso noleggiare la Toyota (o la VW, o la Peugeot, o la Hyundai …)

      • Concordo perfettamente con te. Aggiungo che molti capendo la situazione economica attuale si accontentano della seconda o terza auto di famiglia. L’importante è muoversi, non, con che cosa!!! Ma avete visto gli stipendi dei 18/24 ????
        Ovviamente parlo delle famiglie normali, insomma quelle dove si comprano panda,Ypsilon, sandero, altro che la 500e….

  3. La rete di ricarica non sarebbe sufficientemente capillare per le BEV e poi tirano fuori l’idrogeno?
    E’ come il nucleare: sicuramente il nucleare di IV, V e prossima generazione è sicurissimo, ma quanti anni servono prima che produca? E nel frattempo, cosa facciamo?
    L’idrogeno sarebbe molto interessante, se produrlo fosse energeticamente conveniente: non lo è, usarlo come stoccaggio ha rendimenti nettamente inferiori ad altri sistemi di accumulo gravitazionali (mi riferisco all’idroelettrico, non alle gru…) o a CO2 compressa, in arrivo.
    Quando avremo una data ipotetica di fusione nucleare, allora se ne potrà parlare ampiamente, oggi è purtroppo fuori tempo.
    Il discorso mi sembra, almeno per come è stato presentato, benaltristico: è tutto vano se non rendi sostenibile la produzione e se non lo fanno tutti. Quindi? Non lo faccio io perchè non lo fanno gli altri?
    Mi danno l’impressione di volere cambiare tutto senza cambiare niente.

  4. Ieri ho letto l’intervista di De Meo e anche lui contrario e preoccupato per lo stop del 2035, allineato con Tavares. A questo punto direi che siamo al 100% dei produttori occidentali, visto che Diess non c’è più e visto che Musk ha detto che occorre trivellare di più e aumentare la produzione di benzina e idrocarburi.

    Alla fine Mr. Toyoda non era così solo come sembrava, fatto fuori Diess sembra di ascoltare da tutti sempre le solite cose. Con una differenza: Toyoda esprime tutto il suo pessimismo apertamente, gli altri invece professano un “preoccupato ottimismo” (ovvero: la politica ha partorito una idiozia ma noi faremo il possibile e cercheremo di cavarcela in qualche modo).

    Tutti uniti da preoccupazioni diverse, con la finta scusa dell’ambientalismo più realista del re: i brand low cost temono l’arrivo dei cinesi (che sono già arrivati, basta vedere i numeri di DR), i brand premium temono che Tesla gli rubi i facoltosi clienti.

      • Eh eh, Alberto, andrebbero chiamati ex low cost: Citroen, Peugeot, Renault. Di low costa è rimasta solo Dacia…

        • La mia era una domanda analitica.
          Una domanda per innescare un ragionamento.
          Ormai constatiamo la presenza sulle strade di vetture decennials e ultradecennials, le case hanno capito che una vettura convenzionale ha una durata compresa tra gli otto e i nove anni.
          Il nuovo obiettivo è il finanziamento di 15 anni o 250.000 km con vettura in condizioni revisionabili anche dopo dieci anni e sopratutto per loro, quindi imposto nel finanziamento, mantenendo lo stesso contratto di servizio del primo anno. Da un punto di vista tecnico, ovviamente, non è difficile allungare la vita di un’auto. Il problema è il lato economico, quando non vale più la pena investire in una vecchia auto.
          Per loro resta sempre un affare, finanziamento a lungo termine e spese di manutenzione aggravate sempre più nel tempo.
          L’importante è evitare di produrre auto low cost che la popolazione acquisterebbe evitando i finanziamenti a lungo termine e i costi di manutenzione sempre più onerosi nel tempo.

    • Ma altri commentatori dissentono motivando. Ernesto invece di solito si limita a poche piccate battute (schierate a priori o a posteriori, ma sempre schierate nella stessa identica direzione, giusto per precisarlo): perchè non spiegare per quale ragione BMW ha ragione e dove eventualmente ha torto?

      • dissentono motivando.. poi leggi:
        “Va beh sto tizio è esperto di motori termici….se gli togli il giochino…….AVANTI !”

        “Avanti con lo sviluppo dei motori a benzina” questa si che fa ridere…. Poi si lamentano degli utili vendite etc etc???!!!!”

        “La problematica dei costruttori tradizionali è di continuare gli altri sulle loro avanzate e sulla loro curva di esperienza”

        “Non prendendo il torro per le corna, li porta ad allontanarsi ogni giorno di più da qualunque forma di produzione di massa virtuosa”

        infine abbiamo caprone manicheo, che si, argomenta ma:
        “Purtroppo anche BMW dimostra di essere moralmente corrotta dai propri interessi o da quelli di amici del cuore.

        1 – anche se alimentate con energia elettrica riveniente da centrali a gas metano o carbone l’efficienza delle centrali e del motore elettrico rispetto al termico (ed alla energia dispersa in estrazioni sempre più difficoltose, devastanti e costose di petrolio ed alla raffinazione dello stesso) è superiore di varie lunghezze sia in termini energetici che di impatto ambientale.”
        quindi abbiamo il carbone meglio del petrolio: 👏
        questi il tono dei commenti dissenzienti quando ho scritto il mio.. cosa dovrei motivare?

        • Risposta perfettamente calzante con l’articolo: siccome gli altri commenti non erano all’altezza, nemmeno ora che qualcuno mi fa notare che mi limito a riprendere gli altri senza mai entrare nel merito, continuo a farlo: come BMW che di fronte al proprio ritardo si giustifica perché tanto gli altri….
          Ernesto, sia chiaro: ognuno commenta quello che vuole, se vuole. Il mio era solo un invito a spiegare il perché della propria scelta dato che NON è un
          analfabeta funzionale e comprende spesso meglio degli altri il significa di quello che viene scritto. Quindi anche di quella che avevo chiesto io e prendo la risposta come tale e non lo chiederò più.
          Grazie.

  5. Hanno solo fatto 2 calcoli sensati.. se si fosse pronti non ci sarebbero i viaggi della speranza in elettrico letti in questi mesi anche qui.. con pochissime auto elettriche in circolazione.. Domenica ero fermo alla stazione di servizio Giove, stavo effettuando una tratta di 700km da salerno a padova, insieme a me c’erano almeno altre 50 auto in stazionamento.. se tutte fossero state elettriche l’ultimo arrivato quando ripartiva? Lunedì? Siamo seri..

    • Quelle auto saranno tutte elettriche tra 20 anni, nel frattempo cambieranno molte cose. Se avessimo sempre guardato al passato e mai al futuro salteremmo ancora da una pianta all’altra. Esiste una competizione a livello globale, chi vince prospera e chi perde sparisce.

    • Se la stessa scena si fosse verificata nel 1920 l’ultima arrivata quando ripartiva? Morale: le infrastrutture si sviluppano in proporzione alla diffusione

    • Se si fosse pronti a convertire tutto il parco circolante ora non avrebbero posto il limite tra 13 anni, ma domani!
      Si è pronti per il parco circolante attualmente e si progredisce in modo direttamente proporzionale. Tutti con la stessa previsione “se fossero tutte elettriche”, esattamente come se si presentassero al distributore tutte le termiche allo stesso tempo…
      Ancora poi con sti viaggi della speranza: sono più di 3 che attraverso tutta l’Europa da Nord a Sud come (se non meglio) quando avevo una termica e di questa famosa “speranza”… nemmeno l’ombra! Ma finiamola con sti discorsi da bar dello sport e proviamo a ragionarci un po’ su.

      • Quindi tutti quelli letti in questo stesso sito erano viaggi del piacere..tanto che i soliti 4 utenti sono arrivati a scriver di non pubblicare più i resoconti perché deleteri all’immagine dell’autore elettrica…

        • Ma tu hai letto solo quelli? Sai cos’è un campione statistico rappresentativo? Ti pare che quello lo sia? Ne è stato pubblicato anche qualcuno dei miei, quello non fa statistica? Ah no, giusto: non è un “viaggio della speranza” quindi non può entrare nella tua statistica. Del resto tutte le centinaia di migliaia di BEV vendute sino ad ora sono state acquistate da degli sprovveduti… complimenti per la visione oggettiva e senza pregiudizi!

  6. “Avanti con lo sviluppo dei motori a benzina” questa si che fa ridere…. Poi si lamentano degli utili vendite etc etc???!!!!

  7. Purtroppo anche BMW dimostra di essere moralmente corrotta dai propri interessi o da quelli di amici del cuore.

    1 – anche se alimentate con energia elettrica riveniente da centrali a gas metano o carbone l’efficienza delle centrali e del motore elettrico rispetto al termico (ed alla energia dispersa in estrazioni sempre più difficoltose, devastanti e costose di petrolio ed alla raffinazione dello stesso) è superiore di varie lunghezze sia in termini energetici che di impatto ambientale.

    2 – non è vero che le colonnine di ricarica sono poche;

    3 – l’idrogeno è una follia in quanto:
    – spreca i 2/3 dell’energia rispetto all’elettrico;
    – occorrerebbe rifare una rete di distribuzione simile a quella del metano (in quanto gli stessi tubi non sono tecnicamente compatibili);
    – sul fronte della sicurezza l’idrogeno è un problema serio.

    Morale: mentono sapendo di mentire.

    • Eni non è solo petrolio e gas metano. Eni è energia. Lavora in 85 paesi, ha 79mila dipendenti, un fatturato annuo mediamente di 100 miliardi di euro. È la prima impresa italiana ed è tra le prime dieci compagnie petrolifere del mondo con investimenti paradigmatici come la conversione delle raffinerie europee in impianti alimentati con cariche bio o alternative, per la produzione di idrogeno, metanolo, biometano e prodotti dal riciclo di materiali di scarto.
      Fa seguito Enel Green Power Chile che produce circa 2 GW di capacità rinnovabile con impianti tecnologicamente paradigmatici come Azabache (60,9 MW), l’impianto solare combinato del parco eolico di Valle de los Vientos (90 MW), il Campos del Sol (382 MW) e l’ampliamento da 33 MW della centrale geotermica di Cerro Pabellón da 48 MW.
      https://www.youtube.com/watch?v=7HjWHc5ywEg
      Inoltre abbiamo SNAM e Marco Alverà che sul potenziale dell’idrogeno nella lotta ai cambiamenti climatici ha scritto il suo pensiero: trasportare gas interamente decarbonizzato, idrogeno e biometano.
      Trasportare attraverso la stessa rete impiegata per il gas, a suo tempo progettata, calcolata e dimensionata con standard compatibili per l’idrogeno.
      Abbiamo già gli idrogenodotti per rifornire le fabbriche e per dare impulso alla mobilità a idrogeno realizzando stazioni di rifornimento per automobili, bus e camion.
      https://www.youtube.com/watch?v=Fp3-ZYZu9Ws
      L’alternativa alla mobilità elettrica a batteria purché sia idrogeno verde, come indicato da Alverà nel suo libro che consiglio ai talebani delle batterie.
      https://www.youtube.com/watch?v=ZhhEQEqEe5I
      Infine, un ricordo di chi rese grande l’Eni e diede giusto risalto al valore del lavoro degli italiani nel dopoguerra, ovunque nel mondo.
      https://www.youtube.com/watch?v=Ayog5Wte9z4&t=16s

  8. La problematica dei costruttori tradizionali è di continuare gli altri sulle loro avanzate e sulla loro curva di esperienza

    Non prendendo il torro per le corna, li porta ad allontanarsi ogni giorno di più da qualunque forma di produzione di massa virtuosa che, come nel specifico caso della Tesla Y, riesce ad essere sempre più competitiva rispetto alla Tesla 3 proprio per lo scostamento dei volumi di produzione.

    • I produttori tradizionali, primi tra tutti i francesi Renault e Stellantis hanno già delineata la strategia: pagare invece delle sanzioni per il superamento dei limiti di emissioni di tutta la gamma, i crediti verdi alla concorrenza che in realtà non sarà concorrente perché rappresentata dagli stessi azionisti.
      Renault che verserà i crediti verdi all’altra sua società di veicoli elettrici e Stellantis elargirà crediti verdi finanziando Maserati e la ricerca sull’elettrico.
      Società che verranno scorporate e che godranno di un flusso di crediti dalla società che produce le endotermiche e le ibride senza perdere capitale che passa da una società all’altra.
      Questa francese è la sola strategia per far convivere e vendere indistintamente elettrico ed endotermico senza fare la scelta di Sophie e regalare soldi alla vera concorrenza.

        • Ormai è un obbligo indotto dalla legge, la consociata elettrica da alimentare con i flussi di cassa dei crediti verdi per lo sforamento dei limiti di emissione.
          Una joint venture europea unica di ricerca e produzione della componentistica per tutti rappresenterebbe certo la strategia migliore visto e considerato che i produttori europei dell’elettrico sono meri assemblatori di componentistica extraeuropea fornita a prezzi imposti dai produttori extraeuropei, installata su pianali e carrozzerie prodotti in house. Questa è la ragione principale dei costi più elevati dell’elettrico, le case automotive europee dipendono da componenti che arrivano dall’Asia, e in particolare dalla Cina e da Taiwan.

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