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Agrivoltaico da evitare: “Ecco le prove”

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(Immagine tratta dal sito ufficiale di Enel Green Power).
Agrivoltaico da evitare: Luca dal Friuli ci scrive criticando “la trasformazione di campi coltivati” e citando un articolo a sostegno della sua tesi. Vaielettrico risponde. Ricordiamo che le vostre mail vanno inviate a info@vaielettrico.it
agrivoltaico da evitare
Il titolo dell’articolo pubblicato dia”FriuliSera”.

Agrivoltaico da evitare:  “Transizione mal fatta”

“Qualche tempo fa mi permisi di segnalare nei commenti ad una vostra news, una situazione che si stava verificando. E cioè la trasformazione di campi coltivati in parchi fotovoltaici.
Con la dicitura Agrivoltaico sembra che le cose possano coesistere. Ma nella maggioranza dei casi, la coesistenza sarà con l’erba e qualche pecora, visto il tipo di strutture. Naturalmente sono stato preso come un deficiente dai sapientoni e tifosi del nuovo che verrà. “Non un campo è stato toccato” qualcuno scrisse. In questo articolo le prove dei danni che la transizione mal fatta porterà. Nell’ interesse di tutti, spero in articolo onesto intellettualmente, che porti a conoscenza del problema. Saluti“. Luca Gasparini

Agrivoltaico da evitareCi vogliono regole, ma i benefici ci sono

Risposta. Calma e gesso: questo sito non è portatore di un pensiero unico, ospita tutti i punti di vista, anche i più critici nei confronti dei nostri articoli. Ciò detto: non conosciamo la situazione friulana e non siamo in grado di dire se ci sono stati gli abusi denunciati dal consigliere del Movimento 5 Stelle.

Sappiamo però che, se realizzato secondo i giusti crismi, l’agrivoltaico può essere un’opportunità per produrre energia pulita coesistendo con  alcuni tipi di coltivazioni. Ci devono essere regole e limiti, certo. Ma è anche vero che le nostre campagne si stanno spopolando e crescono a vista d’occhio le aree in cui l’agrivoltaico può essere un’importante fonte di reddito. E in più far sì che che chi gestisce i terreni faccia quel minimo di manutenzione (ai canali di scolo, per esempio)  che serve anche per contenere i danni delle calamità naturali. C’è pure qualche beneficio per le colture sottostanti, come il minore consumo di acqua per l’irrigazione, grazie al parziale ombreggiamento da moduli fotovoltaici.

E infine: dove sarebbero le prove? E prove di che? Con tutto il rispetto per la consigliera cinquestelle Rosaria Capozzi, il tenore scientifico e la documentazione a supporto della sua denuncia hanno lo stesso spessore di analoghe iniziative contro i vaccini Covid o le scie chimiche.

  • Dal Garda a Monaco in Volkswagen ID.3, 400 km senza soste, più veloci di un diesel: guarda il VIDEO

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37 COMMENTI

  1. Trovo curioso il modo in cui diverse persone esprimano certezze granitiche su argomenti piuttosto complessi, senza dimostrare qualche qualifica e/o esperienza specifica.Questa caccia al “nemico” ha un che di ridicolo.
    Mi ricordo ancora il documentario “Who killer the Electric car” sulla fine ingloriosa della GM EV1, e tutte le polemiche sull’uso delle fonti fossili. Adesso che,con molte difficoltà, si cerca in qualche modo di cambiare qualche cosa è partito il gioco volto a sfasciare tutto.

  2. Spiegatemi cosa si può produrre con terreni agricoli non irrigui?sono utilizzabili solo per il pascolo… quindi l agrivoltaico compatibile con il pascolo è la soluzione ideale.. tutto il resto sono solo chiacchere da bar

    • Vorre proprio sapere perche’ l’ Agrivoltaico e’ da Evitare!!! Vi da’ cosi’ Fastidio quella Bella Foto con le Pecore All’ Ombra Sotto i Pannelli Fotovoltaici ???????

      • Non lo diciamo noi, lo dice il signore che ha scritto la lettera, essendo una rubrica con gli interventi dei lettori il titolo si fa su quel che dicono, che ci piaccia o no.

  3. Inizio chiedendovi scusa: è un argomento di cui non conoco nulla, quindi il mio commento è come minimo estemporaneo.

    Leggendo però mi è venuta un’idea, anche questa tenenzialmente “folle” e probabilmente del tutto campata per aria.

    Ma visto che stiamo tutti dicendo parole in libertà ve la propongo e magari qualcuno che fosse più esperto di me mi aiuta a valutarla.

    Perchè capita che le idee “pazze” a volte siano proprio pazze, ma a volte invece si scopre che forse forse..

    Insomma: ma sti pannelli non si potrebbe farli “spostabili”?

    In modo che da un anno all’altro possano essere messi da un campo a maggese all’altro? (che ne so, non sono competente)

    Ok, il vero problema è l’allacciamento alla rete. non discuto.
    Ma immaginiamo che si valuti di voler risolvere la cosa sia da un punto di vista tecnico sia legale.
    Non sarebbe un po’ la quadratura del cerchio?

    Operativamente non sarebbe nemmeno sta tragedia, anzi: i supporti (magari dotati di ruote, tipo grossi carrelli che si trainano col trattore) basta che siano studiati apposta per essere spostati con ragionevole semplicità e alla fine mica si fa tutte le settimane.
    Li si sposta da un anno con l’altro se intendo bene i cicli agricoli in questione.
    E poi stan lì fermi mesi a lavorare, e sotto il campo riposa (ditemi voi “agricoli” se ha senso però).
    Si, certo, sbattimento… è un lavoro, certamente… Ma che sarà mai come logistica spostare dei carrelli e attaccare delle spine una volta all’anno?

    Poi chiaramente quando si sa che quei dati pannelli un anno sono lì, un altro anno si spostano nel campo accanto, un altro ancora in quello un po’ più in là e poi di nuovo tornano nel primo (tanto per dire ovviamente) ecco che alla fine anche eventuali lavori permanenti per l’allaccio alla rete finiscono con l’essere qualcosa di tutto sommato ragionevole.

    Ho detto una pirlata così grossa?
    Ditemelo sinceramente, davvero non mi offendo, è una pensata che mi è saltata in testa lì per lì.

    Chiedo a contadini (per la gestione dei terreni, che ignoro completamente) e a chi un pochino di reti elettriche ci capisce, perchè a naso a me non sembra qualcosa di così tragico da ipotizzare…
    E’ una questione di logistica, ma quando le cose “prendono il giro” poi diventano quasi semplici.

  4. Da simpatizzante 5stelle degli albori
    quelli dei Vday ,contro la corruzione, dei media liberi,del riciclo ,delle rinnovabili .
    del Manifesto di Grillo
    preso da un documentario “Un futuro sostenibile” della TV Svizzera
    youtube.com/watch?v=i-kmUcdHbA

    dico che il M5S ha imbarcato tutto e il contrario di tutto e molti si sono adeguati alla “politica come professione”
    è una tristezza vedere i risultati di quel movimento
    nato per cambiare il paese in meglio
    vedere Ministri del precedente governo diventare zerbini delle multinazionali idrocarburi ,dopo l’invasione della Russia in Ucraina ..
    quando poteva essere l’occasione perfetta per trasformare radicalmente il sistema energetico del paese
    come stanno facendo Portogallo e Spagna

    ora assistiamo a questi teatrini ridicoli ..
    sull’ agrivoltaico , dove basterebbe mettere due elementari regole in croce per renderlo una voce attiva di reddito per gli agricoltori progressisti , per quelli conservatori non c’è mai stato futuro , ne oggi ne ieri ne domani ..

    coprire i terreni con pannelli a membro di segugio è male
    fare serre con pannelli bifacciali per risparmiare acqua e pesticidi deve essere il futuro prossimo in molte situazioni
    anche perché ce lo imporrà il clima che cambia ..

    un esempio da “presa diretta” di Jacona
    youtube.com/watch?v=tWm3mpeyIVY

    i miei 2 centesimi di progresso sostenibile

  5. Il mio è un commento inutile, ma lo faccio solo per ripetere il contenuto di commenti già fatti. Mi informai in passato perché ero interessato e per fare l’agrivoltaico: 1. bisogna essere agricoltori o imprenditori agricoli a titolo principale, non basta una P.IVA agricola; 2. si può presentare un progetto di impianto agrivoltaico dimostrando che può convivere con la produzione agricola; 3. non ricordo bene, ma credo che la superficie dell’impianto deve riguardare solo una certa percentuale della superficie agricola.
    Nel mio caso, non essendo agricoltore a titolo principale, non posso fare agrivoltaico. Nonostante possieda un terreno improduttivo, molto inclinato ed esposto a sud. E non posso fare un normale fotovoltaico a terra perché non sono vicino ad autostrade o a fabbriche, centri commerciali, ecc. In sostanza non posso fare niente.

  6. Buongiorno
    Non ho mai messo in dubbio il fatto che tale testata scriva a senso unico e ringrazio per lo spazio.
    Detto questo, purtroppo da come finisce l’articolo e dai commenti, si imputa al consigliere 5 stelle una certa incompetenza (vera o non vera), ma si tralascia l’aspetto principale, C’è si o no, un problema di proliferazioni di impianti fotovoltaici su terreni precedentemente coltivati spuntati nell’ultimo anno? sono regolari? sono agrivoltaici?
    Si c’è un problema! Conosco il mio territorio e sono a conoscenza di cosa c’era prima in quei siti. Se poi, si da per normale in nome della transizione, convertire campi di mais in campi di silicio, prendo atto, anche considerando la propaganda governativa sulla sovranità alimentare….
    Attenzione, qui, io non vedo le fantasmagoriche strutture, con sotto le coltivazioni, sto dicendo che si stanno autorizzando installazioni, dove sotto ci potrà crescere erba.
    No, non ho le idee confuse, alla soglia dei 60 credo di essere una persona equilibrata, so bene come va il mondo, come agiscono i poteri forti con i soldi, le porcherie che si riesco a partorire in questo paese e forse tra qualche anno (tardi) ce ne renderemo conto guardando un servizio di Report, che di regolare c’era poco.
    Non sono contro, sto cercando on line materiale fotovoltaico, per il mio secondo impianto, più che per necessità, per una questione etica… e per questo, non passa giorno che il mio smartphone mi mostri pubblicità di società che cercano e vogliono comperare o prendere in affitto terreni per metterci sopra fotovoltaico.
    Ora se sta succedendo questo in prov. Udine immagino a livello nazionale, immagino anche che i terreni non siano coltivati (ahahahh, magari alcuni), immagino anche il contadino che si vede offrire una paccata di soldi per non far niente.
    Tutto normale???! ma siiii e giustifichiamo.

    • Secondo il 7° censimento dei terreni Istat (citato sotto da Andrea G):

      il territorio italiano ( 324.000 di km2) è considerato per circa 50% Superfice Agricola Totale (include anche aree non coltivate) S.A.T. ( 165.000 km2 )

      questa superfice si divide a sua volta circa in:

      A) 2/5 coltivazioni seminative
      B) 1/5 coltivazioni legnose agrarie (viti, ulivi, agrumi, frutteti, etc)
      C) 1/5 prati permanenti (non centra con rotazione colture) e pascoli
      D) 1/5 superficie agricola “non utilizzata” (aree piane libere o attrezzate, boschi, boschi da legna, etc )

      A e B) si presta a “agrivoltaico alto” sopra 3 metri, sotto cui si continua a coltivare

      C) si presta a pannelli più bassi, sui prati/pascoli (non so come venga chiamato, agrivoltaico a terra/basso? ); azzeccata la foto messa dalla Redazione che “illustra” che restano prati e pascoli anche dopo aver messo i pannelli

      D) si presta sia a pannelli su terreni che a pannelli su eventuali capannoni; questi terreni (D) non erano contivati/utilizzati

      === 0,4% – 0,6 % dei terreni a doppio uso ===

      Il Piano nazionale prevede inizialmente circa 70 GW di fotovoltaico; gli addetti rilanciano per il futuro a 150-200 GW:

      per fare transizione a 100% mix rinnovabili ed elettrificazione dei servizi, serviranno circa 600 TWh di energia all’anno (il doppio di ora)

      insieme a un po’ di idroelettrico, eolico, biometano, un po’ di accumuli, servirà una alta quota di fotovoltaico, sino a 200 GW di potenza nominale di picco

      con i pannelli attuali, sono 900-1.000 km2, che contando le spaziature tra file di pannelli diventano circa 2.000 km2 di superfici; ipotesi a spanne:

      – circa 1000 km2 ( 100 GW) saranno sulle coperture artificiali ( tetti, capannoni, parcheggi, aree dismesse)

      – circa 1000 km2 (100 GW) saranno nelle aree A, B, C, D; si tratta quindi di 1.000 km2 su 165.000 km2

      = 1 ettaro di terreno ogni 165 ospiterà anche i pannelli, diventerà a doppio uso

      = 0,6 % delle superfici agricole a doppio uso (pascoli-prati-colture + pannelli )

      aumentando la redditività delle aziende agricole, e sostituendo le importazioni di metano e petrolio (meno emissioni di Co2, meno dipendenza da estero, bollette meno care)

      === paradosso contro la cementificazione ===

      0,4 – 0,6 % ospiterebbero i pannelli; è una quota percentuale paragonabile alla superfice occupata dalle serre, anche queste non sono oggetti “naturali”

      4% invece è la quota di terreni agricoli che ogni 10 anni viene persa e cementificata, secondo lo stesso censimento Istat

      da qui al 2050, facciamo a tempo a perdere un altro 10% dei terreni

      Paradosso doppio:

      – per i prossimi 25 anni, fa più impressione lo 0,6% dei terreni che dovrebbero coabitare con i pannelli, che il 10% silenziosamente che si perde per fare cemento

      – i plinti e i cavi interrati (poi rimovibili) per il FT, dando più valore al terreno e all’azienda agricola, scongiurano manovre di cambio di destinazione d’uso con poi l’impermeabilizzazione e la cementificazione, che è invece irreversibile

  7. Il “7° Censimento generale dell’agricoltura: primi risultati” del giugno 2022 riporta che, in Italia, la superficie agricola utile (SAU) nel 2020 era pari a 12.535 (migliaia di ettari), a fronte di 16.474 (migliaia di ettari) di superficie agricola totale (SAT).
    Il 25% della superficie agricola utile (SAU), sempre nel 2020, era destinata a: “prati permanenti e pascoli”.
    Visto che la regola base dell’agrivoltaico è che la superficie dedicata al fotovoltaico non può superare il 30% della superficie totale (con regole sull’altezza minima da terra), mi chiedo quali siano i problemi ad installare dei moduli nella parte dedicata a “prati permanenti e pascoli” !
    Inoltre, visto che esistono circa 4.000.000 di ettari liberi da coltivazioni (differenza tra superficie SAT e SAU) perché non possono essere utilizzati per impianti fotovoltaici?
    E’ da notare che la superficie agricola inutilizzata è rimasta sostanzialmente costante dal (oltre 3 milioni di ettari) da 1982 al 2020.
    Un dubbio: e se la ridotta capacità di installazione di fotovoltaico, in Italia, fosse causata, oltre che da una burocrazia “feroce”, anche da una non corretta conoscenza dei dati ? Di certo il sole non manca.
    Ricordo che, nel 2023 in Italia, sono stati installati 4,9 GW di fotovoltaico (con l’aiuto non trascurabile del 110% ) a fronte dei 11,8 GW della Germania, 8,4 della Spagna e dei 4,6 GW dell “assolata” Polonia…
    Fonte: https://api.solarpowereurope.org/uploads/SPE_EMO_2023_full_report_c496546963.pdf

  8. la consigliera lamenta una futura proliferazione di campi FT e mischia le carte usando MW e GW, forse di proposito, fa sembrare che sia una invasione

    ma come dice lei stessa dal piano nazionale per quella Regione (Friuli-Ven-Giulia) sono previsti circa 2000 ettari di terreni a parchi FT, in parte agrivoltaico, in parte ex prati/pascoli, in parte forse ( ma non lo dice, per cui non è detto) anche campi

    C’è da fare qualche frazioncina:

    area Regione (Friuli-Ven.-Giulia): 800.000 ettari
    di cui terreni di aziende agricole: 300.000 ettari

    previsti 2.000 ettari a Fototoltaico.. è una briciola rispetto ai territori (come è normale che sia, non ne servono tanti)

    ..però se senti “Gigawatt” e “Megawatt” uno pensa “chissà quanti sono.. ruberanno spazio ai campi.. etc”

    poi nel discorso cambia mira e delle installazioni previste (1900 MW) se la prende con una in particolare, che sarebbe a “pochi metri” dal “giardino” di un villa storica e a un ciclabile

    vado a guardare, e vedo il villozzo (sembra un immobile privato) che pare venga affittato per matrimoni, ed è circondato da un suo parco enorme di prati e boschi e pure con alberi alti che lo nascondono

    poi chissà magari in qualce angolino del parco o percorrendo la strada che porta in zona, magari in un punto particolare del panorama si potrebbe scorgere un pezzo di un campo FT ( OVROREEE! ) e ai proprietari per non si sa quale gusto cromatico non piace e possibile si sono lamentati in anticipo presso la consigliera

    bho..tra la villa, il parco da signorotti medievali e Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare 🙂 e poi la consigliera che non sa fare le frazioni con gli ettari, non so cosa è più trash

  9. ci sarebbe innanzitutto da chiedersi perché i campi vengono abbandonati prima di parlare di agrivoltaico..

    • Quello è un altro discorso, sto parlando di parchi fotovoltaici tutti sorti al posto di coltivazioni, tutti autorizzati “stranamente” ai margini di statali e strade importanti. La transizione a tutti i costi è partita, e a guadagnare saranno le multinazionali.

  10. L’agrivoltaico non è affatto limitato ai pascoli, anzi, se la cava benissimo con tante altre colture. Questo è un articolo del Fraunhofer Institute che riassume varie sperimentazioni fatte con varie colture: “Highly shade-tolerant crops such as leafy vegetable species (e.g. lettuce), field forage species (grass/clover mixture), various pomaceous and stone fruit and berry species and other specialized crops (e.g. wild garlic, asparagus, hops) appear to be particularly suitable. ”
    Trad. Colture molto resistenti all’ombra come le verdure in foglia (es. lattuga), le varietà da foraggio (erba, trifoglio), varie pomacee e drupacee e specie di bacche e altre colture specializzate (es aglio selvatico, asparago, luppolo) risultano particolarmente adatte. E nell’articolo citano le rese di frumento, patate e sedano
    https://www.ise.fraunhofer.de/content/dam/ise/en/documents/publications/studies/APV-Guideline.pdf

  11. Tutti gli impianti a terra che non permettono la coltivazione non sono agrivoltaico e per essere installati mi aspetto che abbiano dovuto sottostare ad iter autorizzativi.
    D’altra parte se uno ha una collina ripida, disboscata, difficile da coltivare ma esposta a sud che ci si può fare:
    – 1 piantare alberi per produrre legno o tartufai
    – 2 mettere un impianto fotovoltaico
    cosa richiede meno lavoro e rende di più? Fatevi 2 conti e forse capirete perché si stanno vedendo sempre più impianti FV a terra.
    PS: non sono contrario al FV, però pianificare la loro installazione per evitare che terreni vergini/agricoli si sporchino con manufatti che potrebbero richiedere spese extra per la bonificare a fine vita sarebbe da fare.
    Forse forzare l’uso di aree industriali dismesse od in uso sarebbe meglio visto che in queste aree il danno è fatto e le infrastrutture ci sono già. Qui Stato, Regioni e Comuni potrebbero regolamentare meglio.

    • Ciao Bob,
      credo (?) che ci sia il vincolo che un impianto a terra di grandi dimensioni non sia visibile da spazi pubblici circostanti, con l’eccezione degli agrivoltaici

      cioè una posizione su una altura, se visibile da lontano, non so se è accettata; vaghi ricordi di una discussione su un parco FT in centro italia, già nascosto tra 2 colline poco abitate, che non otteneva l’ampliamento perché sarebbe entrato nel cono visivo del paesaggio d qualcuno

      forse poi ci sono anche norme sui possibili abbagliamenti sulle strade dovuti ai riflessi

      se qualche addetto/esperto del settore volesse spiegare qui sul Blog le varie norme paesaggistiche e vincoli ambientali, sarebbe un bella lettura 🙂

  12. Il lettore è un po’ confuso.
    Una cosa è l’abbandono dei campi e lo sfruttamento (non autorizzato? Mi pare strano, con il mare di autorizzazioni necessarie, ma mai dire mai in Italia…) per convertirli in parchi fotovoltaici.
    Un’altra è l’agrisolare propriamente detto, che si basa sulla convivenza ben calibrata tra attività agricole e produzione di energia elettrica da fotovoltaico.

    • Non me la prenderei con il lettore, ma con le parole in libertà della consigliera Cinquestelle riprese come oro colato da un quotidiano locale.

      • D’accordo, quelli commendabili sono la consigliera regionale che confonde agrivoltaico con campi fotovoltaici e il giornale che pubblica la qualunque senza verificare alcunché.
        Però ricordo che siamo nel tempo di internet, che il lettore evidentemente lo utilizza: avrebbe dovuto e potuto benissimo verificare la veridicità dell’articolo di quel giornale prima di scrivervi, o quanto meno porre la questione sotto forma di dubbio invece di gridare ciecamente allo scandalo contro l’agrivoltaico.

        • Come gran parte degli utenti seriali di Internet, il lettore ha cercato nel web la conferma del suo pregiudizio, già espresso in un post precedente che noi gli avevamo contestato.

  13. Nella situazione attuale di spopolamento e abbandono di vaste zone rurale il fatto che vi sia una strada percorribile per portare reddito e indipendenza va sposata a braccia aperte! Agrivoltaico va sostenuto, migliorato, incoraggiato. A qualcuno potrà pestare i piedi per interessi consolidati ma la collettività deve avere la precedenza.

  14. È un timore che covo..con dicitura agrivoltaico si sottraggono ettari che con gli attuali prezzi prodotti agricoli rendono poco e si convertono a produzione energia senza coltivare nulla…un po’ come è successo per gli impianti biogas,idea stupenda peccato che attorno alle mie zone ci siano impianti che usano ettari di mais trinciato appositamente per alimentarli…di agrivoltaico ne stanno completando uno a due km da me’…vi saprò dire come andrà a finire….sicuramente in quel campo ci stanno seppellendo tanta plastica per passaggio cavi …

    • Agrivoltaico non è una “dicitura”. E’ una tipologia di impianto che consente la coltura, anche meccanizzata, del terreno sottostante. Il biogas è prodotto con scarti alimentari e, soprattutto, deiezioni animali. E’ un’importante integrazione al reddito degli agricoltori. Non sarebbe economicamente sostenibile, invece, se richiedesse colture dedicate.

      • Usare scarti o liquami è l’uso corretto del biogas…purtroppo posso affermare con certezza che viene usato solo mais trinciato in vari impianti…vedo trinciare..trasportare e stoccare in impianti a sé e non adiacenti stalle…si sta’ facendo un abuso di terreno per creare energia…..spero non avvenga anche per lagrivoltaico…..la mia opinione è,abbiamo terreni incolti?..incentiviamo il rimboscamento,avremo stabilità territori e biodiversità… l’energia facciamola in ambiti urbani o in luoghi già con infrastrutture tipo ferrovie ,autostrade.

    • per i parchi “a terra” o per l’agrivoltaico vero e proprio, quando le installazioni venissero rimosse dopo tot decenni, è previsto che il terreno venga riportato come era prima, togliendo i pali e i cavi

      PS: le aree che erano utilizzate per fare i biodiesel credo fossero più ampie, era un “sistema energetico” a scarso rendimento

    • Perché i campi coltivati non hanno tubi per l’irrigazione che passano sotto terra, corde di plastica e cavi di ferro per legare i rami e pali in cemento/ferro?

      • Certo,ma sono funzionali alla produzione di alimenti per uomo o animale…spero che venga rispettato uso agricolo in agrivoltaico…ma togliere ettari di pianura padana per produrre energia non mi pare sensato…usiamo le superfici urbane

        • Ognuno in Italia dice la sua…negli altri paesi europei invece fanno…e raggiungono gli obiettivi della autonomia energetica con le rinnovabili…

  15. Vorrei aggiungere qualcosa a proposito di controlli da parte della pubblica amministrazione. Sono presidente di un’associazione di volontariato che ha avuto la sventura di partecipare a un bando del ministero per il sostegno a persone in difficoltà. Siamo in fase di ispezione e se alla metà delle aziende nate dal nulla per aderire ai bonus edilizi avessero fatto controlli molto meno scrupolosi di quelli che stanno facendo a noi vi garantisco che non ci sarebbe stata tutta questa truffa. Lunga vita agli ispettori del ministero.

  16. Come al solito ci troviamo a gettare discredito su un’ottima idea perché c’è qualcuno che non rispetta le regole. Esattamente come è capitato per i bonus edilizi anche in questo caso è si sollevano dubbi perché qualcuno fa il furbetto. Prendiamocela con chi non sa o non vuole controllare e non con chi mette in campo ottime idee! Mi pare davvero di sognare!

    • Compito della politica è prevedere
      come verranno usate le leggi
      in un paese dove corruzione ,evasione e l’elusione fiscale sono endemiche

      una BUONA LEGGE dovrebbe prevedere la ratto-crazia diffusa nel paese
      il ratto forse è furbo sul breve periodo
      ma spesso affonda il bastimento dove vive rosicchiando lo scafo

      qualcuno dovrebbe spiegare ai ratti italici
      furbizia e intelligenza
      sono due cose MOLTO diverse
      con la prima si vive meglio nell’immediato, ma poi arriva un conto spesso impossibile da pagare ..

      buona vita

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