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Tu quoque Prodi contro la UE sul 2035

Tu quoque Prodi contro la UE sul bando alle auto termiche dal 2035. L’ex premier ed ex n.1 della Commissione prende posizione, ma con argomenti molto deboli…

Tu quoque Prodi…/ Attacco all’Europa sul passaggio alle emissioni zero

In un editoriale sul Messaggero Romano Prodi ha bocciato il passaggio alle emissioni zero voluto dalla Commissione e dal Parlamento Europeo. Stupisce che un uomo della sua caratura inciampi in errori grossolani, che ne inficiano il ragionamento. La premessa è legata all’impegno che Prodi mise per ottenere la firma del protocollo di Kyoto dal numero di Paesi necessario a renderne vincolanti gli impegni. “…mi desta una certa sorpresa constatare che, proprio per rendere concreti i nobili obiettivi allora proposti, il Parlamento Europeo, nei confronti del futuro dell’auto, si sia schierato in favore dell’unica scelta produttiva nella quale Cina e Stati Uniti si trovano fortemente in vantaggio rispetto all’Europa. La decisione di abbandonare la produzione di ogni tipo di auto spinta da un motore a diesel o a benzina, per passare ad un sistema a trazione puramente elettrica in tempi così ristretti (entro il 2035), ci obbliga infatti a mettere in secondo piano i progressi in corso nel campo dei biocarburanti, dell’idrogeno e delle altre tecnologie che vedono l’Europa combattere ad armi pari“.

Un distributore di idrogeno in California (foto: Shell). L’idrogeno è considerato a emissioni zero e quindi consentito nella UE anche dopo il 2035. Al momento per le auto  è un’alternativa poco praticabile.

Caro Prof, l’idrogeno non sarebbe affatto vietato…

Prodi è male informato: l’Europa parla solo di emissioni zero dal 2035, lasciando la porta aperta a ogni soluzione, al di là dell’elettrico. Tra queste rientra sicuramente l’idrogeno. “…vi sono sostanziali dubbi che la scelta compiuta sia la strada più conveniente per affrontare il problema del degrado del pianeta, data la quantità e la qualità di materie prime necessarie a produrre le batterie che costituiscono il motore dell’auto elettrica. E dato l’elevato costo della rottamazione delle batterie stesse“, continua però Prodi. “Il tutto senza tenere conto dell’energia necessaria per muovere il loro peso, assai maggiore di quello di un tradizionale motore a combustione interna. Bisogna inoltre sommare a tutto questo il costo delle infrastrutture necessarie per la ricarica delle batterie, l’inquinamento provocato dalla produzione dell’energia elettrica (solo in parte generata da fonti rinnovabili). E, anche se in via di progressiva soluzione, la limitata autonomia delle auto elettriche e i lunghi tempi di ricarica“.

La complessità di un motore termico (foto) o la semplicità di un motore elettrico? Secondo Prodi i fornitori del made in Italy poi…

Una ricerca anti-elettrico smentita dalle fonti più autorevoli

Centinaia di analisi hanno dimostrato che comunque le elettriche sono più sostenibili di qualsiasi auto termica nell’intero ciclo di vita, smaltimento compreso. E non si può prendere in considerazione la sola C02. Le EV non emettono alcuna sostanza nociva, a partire dalle famose polveri sottili, cosa che le auto tradizionali non riusciranno mai a fare. Prodi cita poi una fantomatica ricerca dell’Università di Monaco che proverebbe il contrario, più volte smentita e contraddetta da fonti insospettabili come l’Agenzia europea per l’ambiente (AEA). Il focus finale dell’articolo è poi dedicato all’Italia: “… pur essendo ormai marginali nella produzione di vetture finite, siamo un Paese di straordinaria importanza nella produzione dei componenti. La gran parte dei quali non esiste nelle vetture elettriche, che sono molto più semplici e si muovono spinte unicamente dalle costosissime batterie. Le auto elettriche non hanno infatti bisogno di filtri, valvole, testate, iniettori, monoblocchi, pompe, serbatoi e delle tante altre diavolerie che compongono un’auto spinta da motore diesel o a benzina”.

Tu quoque Prodi…/ Come difendere i posti di lavoro

Purtroppo con ragionamenti come questi saremmo ancora fermi a enormi computer pieni di schede e di altre diavolerie, invece dei pc e degli i-phone di cui si serviamo oggi. O ai carburatori nelle auto, invece dei moderni sistemi di iniezione. I posti di lavoro si difendono cavalcando l’innovazione, non ostacolandola a priori, come un economista del livello di Prodi sa bene. Come dovrebbe sapere che i progressi nell’auto elettrica, in termini di autonomia, costi di produzione, resa e peso delle batterie, sono continui. Mentre le auto termiche hanno ormai raggiunto la maturità tecnologica, come ammesso dagli stessi costruttori. E così non mancano i commenti tra il critico e il deluso all’articolo del Messaggero. Come quello dell’ex segretario generale di Motus-e, Dino Marcozzi: “E finalmente, 4 anni dopo, anche Prodi scopre una ‘ricerca’. Scrive che si tratta dell’Università di Monaco, e naturalmente è falso. Come le sue conclusioni smentite da decine di studi veri di università in tutto il mondo. Si tratta di valutazioni di un economista in pensione della stessa università con un altro economista di un Istituto esterno. Tanto chi va a controllare, giusto Prof?“.

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