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Transizione energetica e auto elettrica: la versione di Nicola Armaroli

La transizione energetic secondo Nicola Armaroli. «Siamo di fronte a una sfida terribile», ci dice. Possiamo farcela, ma il tempo per affrontare la crisi climatica sta per scadere: dobbiamo agire immediatamente, o ci troveremo i torrenti in cucina e l’acqua del mare alla gola. Usiamo perciò tutte le tecnologie che già abbiamo per abbattere le emissioni di CO2 e smettiamola di inseguire i sogni su un futuro che non arriverà fra dieci anni e forse nemmeno 30 o 40.

E’ una lunga riflessione quella che il direttore di ricerca del Cnr e membro dell’Accademia nazionale delle Scienze Nicola Armaroli regala a Vaielettrico nel video che mettiamo in copertina.

La trazione elettrica consuma meno energia

Sollecitato da questa tabella sull’energia utilizzata dalla nostra Renault Zoe per percorrere 712 km da Roma a Reggio Calabria raffrontatia a una equivalente termica, Armaroli esordisce dando le cifre della maggior efficienza della trazione elettrica.

Quindi, dice Nicola Armaroli, la mobilità elettrica è una delle soluzioni per abbattere i consumi di energia primaria come ci chiede l’Europa nel Green Deal.  Meno energia consumata, significa meno CO2 emessa. E «comunque le si calcoliino, le emissioni di un’auto elettrica nell’intero ciclo di vita sono circa la metà di una equivalente termica, qualunque sia il mix di produzione elettrica».

Energia 100% green? Impresa colossale, ma possibile

In Italia, ricorda, il 40% circa è già da fonti rinnovabili. Ma l’obiettivo di salire al 72% entro il 2030 è «una cosa enorme: dobbiamo installare fotovoltaico ed eolico sette volte più velocemente di come abbiamo fatto negli ultimi 20 anni».

E’ tecnicamente possibile produrre tutta l’energia elettrica che ci serve solo da fonti rinnovabili? «Non parliamone nemmeno: in un’ora il sole manda sulla terra l’energia che l’umanità consuma in un anno _ risponde lo scienziato _. Ora sappiamo anche come catturarla a costi competitivi, quindi…».

Un impianto di stoccaggio realizzato da Engie Eps

Ma la manda in modo intermittente, troppa in certi momenti e troppo poca in altri. Sappiamo anche come stoccarla e distribuirla?

«I pompaggi nei bacini idroelettrici sono la forma di stoccaggio più antica, più efficiente e più flsssibile. In Italia abbiamo ancora tanta capacità di stoccaggio non utilizzata. Le batterie, con varie tecnologie, sono un’altra soluzione, in fortissima espansione in Australia e negli Stati Uniti».

L’idrogeno? Riparliamone dopo il 2030

Poi ci sarebbe l’idrogeno (leggi)…«Certo, non lo demonizzo assolutamente. Offre molti vantaggi, come la rapidità di impiego in caso di necessità e la possibilità di conservare energia per lunghi periodi. Però è inefficiente: fatta cento l’energia utilizzata per produrlo, ne può restituire solo il 30%. Voglio dire che potremo pensare all’idrogeno solo quando avremo un consistente surplus di energia rinnovabile. Allora ne varrà la pena, ma questo accadrà solo dopo il 2030. Ripeto, oggi l’urgenza è installare rinnovabili a tutto spiano e elettrificare tutto ciò che si può elettrificare».

Trasporto merci: riportiamo più vicine le fabbriche

Non tutto ciò che produce CO2 si può elettrificare; alcuni processi industriali, per esempio, o il trasporto merci su camion e navi. Contiuare a bruciare gas e petrolio, però, secondo Nicola Armaroli è pura follia. Un giorno, forse, avremo idrogeno a sufficienza per sostituirlo, ma oggi? «Sto pensando seriamente che non ci sia alternativa: dobbiamo riportare le produzioni industriali là dove i prodotti vengono acquistati e consumati. Per oltre 30 anni abbiamo continuato a delocalizzare, facendo fare alle merci due o tre volte il giro del mondo. Questo era possibile perchè il petrolio non costava nulla e sprecarlo non era un problema. Oggi non possiamo più permettercelo».

Il trasporto privato leggero, invece, va inevitabilmente verso l’elettrificazione totale. Perchè è vero che un’auto elettrica con 500 km di autonomia  ha bisogno di 400 chili di batterie, mentre una termica li percorre con 25 kg di benzina. «Però, le batterie sono sempre le stesse per almeno 8 anni, mentre nel frattempo una termica brucia sette volte il suo peso in carburante ed emette 20 volte il suo peso in CO2. Vi sembra possibile?».

La cattura della CO2 è una falsa speranza

Ma se il problema sono le emissioni di CO2, con le conseguenze climatiche che esse provocano, qualcuno propone di sequestrarle e stoccarle a pressione nel sottosuolo. Armaroli non è fra questi. Pensa che si tratti di una tecnologia costosa, improbabile e energicamente dispendiosa.

Su venti progetti di sequestro attivati nel mondo, 19 sono già falliti e uno sopravvive in quanto finalizzato all’estrazione forzata del petrolio; un controsenso. Improbabile, perchè sarebbe necessario sequestrarne almeno da 2 a 20 miliardi di tonnellate sui 36 miliardi emessi annulamante, mentre ad oggi siamo in grado di catturarne solo 40 milioni di tonnellate. Energicamente dispendiosa, perchè la cattura delle emissioni di una centrale termoelettrica richiederebbe l’utilizzo del 30% circa dell’elettricità prodotta.

La morale della favole è quella che abbiamo detto all’inizio: muoviamoci immediatamente con il meglio delle tecnologie che già possediamo.

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