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Rinnovabili al 40% in Italia, ma il mondo non molla il carbone

 

Dedicato a chi ancora ci scrive sostenendo che l’auto elettrica “sposta solo l’inquinamento dalle strade alla centrali a carbone”. Il grafico in apertura (dati ufficiali del Gestore del Mercato elettrico, GME) mostrano una realtà ben diversa. Lo scorso novembre la quota di rinnovabili in Italia ha superato il 40% sul totale dell’elettricità venduta, quattro punti in più dell’anno scorso.

L’Italia ha quasi bandito il carbone (5%)

Il carbone ha perso altri 1,7 punti e ora copre soltanto il 5%. La gran parte della vendita rimanente è coperta con elettricità proveniente da gas naturale, la meno inquinante fra le fonti fossili. Sono dati che anche un bambino può confrontare con lo status quo della mobilità termica, dove il 100% del fabbisogno energetico è coperto da gasolio, benzina e Gpl, derivati dal petrolio, o da gas metano.

Ciò non toglie che nel resto del mondo le rinnovabili siano ancora marginali. A livello globale, infatti, l’80% circa della produzione elettrica deriva ancor da fonti fossili, con il carbone largamente in testa. E le politiche messe in campo fin qui dai governi nel loro insieme portano a stimare che esse copriranno ancora il 70% del fabbisogno di energia primaria nel 2040.  Nell’ultimo report del World Energy Outlook (WEO) redatto dalla IEA (Agenzia internazionale dell’Energia) le emissioni clima alteranti sono previste raggiungere così 35,6 Giga tonnellate. Più del doppio rispetto alle 15,8 Gt richieste dallo scenario di sviluppo sostenibile.

Ancora troppo lontani dalla decarbonizzazione

«Siamo insomma ben lontani dalla traiettoria ottimale che ci permetterebbe di centrare l’obiettivo di un aumento delle temperature media globali di 2 gradi centigradi (se non addirittura quello dell’1,5°) previsto dall’Accordo di Parigi». Sono le conclusioni di un’analisi realizzata da GME a corredo dei precedenti dati statistici. L’analisi ha preso in esame gli ultimi dieci rapporti WEO, mettendone in luce il crescente scetticismo via via che i dati a consuntivo peggioravano le stime previsionali. Così i tempi per raggiungere l’obiettivo della sostenibilità si allungano. E l’ultimo capoverso della studio sembra scritto da Greta Thunbeg: «I policy maker sono chiamati a valutare con attenzione le implicazioni derivanti dalle loro scelte, per poterci riportare sulla rotta di un futuro sostenibile e realmente low carbon».

Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, ha lanciato l’allarme climatico alla COP 25 di Madrid

Di questo passo nel 2040 rinnovabili al 21%

Quel che è accaduto nel mondo dell’energia nel decennio 2007-2018 è così sintetizzato, La fame di energia ha continuato a crescere, da 12 a 14,3 miliardi di tonnellate di petrolio equivalente (Tep). Ma il tasso medio annuo di crescita (1,6%) si è più che dimezzato rispetto al decennio precedente (3,4%), grazie a una maggiore attenzione all’efficienza energetica nei Paesi industrializzati. La tendenza continuerà a produrre effetti in futuro, portando il tasso di aumento attorno all’ 1%. Tuttavia la maggior richiesta di energia per 3,4 miliardi di Tep annui sarà in gran parte coperta da fonti fossili. Al 2040 il carbone rappresenterà ancora il 21%, il petrolio il 30%, il gas naturale il 28%, le fonti rinnovabili il 21% (il 44% però della sola produzione elettrica). Con il risultato che abbiamo già detto sulle emissioni clima alteranti. Saranno nel 2040 più del doppio rispetto ai livelli necessari per limitare entro i 2 gradi l’aumento della temperatura media globale del pianeta.

 

 

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