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Ricarica a casa: mille km a settimana costano meno di 30 euro

utilitaria elettrica

Mille km alla settimana posso costare anche meno di 30 euro con la ricarica a casa. E’ una percorrenza ben superiore alla media nazionale (50 mila km in un anno contro 12 mila medi), ma non inconsueta per tanti pendolari. Farli in elettrico si può, e con un significativo risparmio, se si ricarica a casa con una wallbox, durante la notte. Per le gite di piacere fuori porta è indispensabile ricorrere alla rete di ricarica pubblica. Costa di più e richiede programmazione. Ma proviamo a fare qualche conto.

Il test con l’elettrica “del popolo”

Prendiamo un’auto di medie dimensioni come la Volkswagen ID.3, erede elettrica della Golf. E ci facciamo assistere, nella simulazione, dai tecnici di un’azienda specializzata nelle ricariche domestiche come la bergamasca Daze Technology.   Della gamma VW ID.3 prendiamo in considerazione il modello base con batteria da 58 kWh. Proviamo così a rispondere alla domanda che si pongono in tanti: ce la faccio? E quanto mi costa? Poniamo che la distanza per andare e tornare dal lavoro sia complessivamente di 120 km, dal lunedì al venerdì. Ad esempio, spostandosi tra Milano e Lecco. Una percorrenza giornaliera che rientra nel range della ID.3, visto che può arrivare a oltre 300 km senza problemi.

Si può inoltre calcolare un consumo medio reale intorno a 18 kWh/100 km, con un elevato utilizzo dell’autostrada e tenendo in considerazione le oscillazioni di temperatura annuali che impattano sull’autonomia della macchina. Nel nostro caso, quindi, il consumo quotidiano è di 21,6 kWh (108 kWh da lunedì a venerdì).

Facendo la ricarica a casa, con un impianto “standard” da 3 kW, servirebbero circa 6/7 ore. E potrebbero diventare una decina, considerando una potenza più bassa, intorno a 2 kW. Si tratta quindi di un intervallo di tempo che si concilia con un periodo di sosta prolungato dell’auto elettrica, come avviene di notte.

I vantaggi della sperimentazione ARERA-GSE

A tal proposito, risulta interessante la sperimentazione avviata da ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) in collaborazione con il GSE (Gestore Servizi Energetici). Aderendo all’iniziativa, un cliente domestico può ottenere gratuitamente un aumento di potenza del contatore fino a 6 kW, durante la notte e nei giorni festivi, con un notevole risparmio di tempo per la ricarica. Infatti, si può “riempire” la batteria in quattro ore, recuperando circa il 40% della capacità, in linea con le esigenze da pendolare che abbiamo ipotizzato.

Come diciamo spesso, diventa però importante attrezzarsi di una wall-box domestica “intelligente” per ottimizzare l’utilizzo dell’energia in fase di ricarica e non incorrere in problemi con la rete di distribuzione.

Tra le proposte sul mercato compatibili con la sperimentazione figura DazeBox C. Mediante il sistema Dynamic Power Management (DPM), è in grado di evitare blackout e cali di tensione, monitorando costantemente i consumi domestici ed erogando alla batteria il massimo dell’energia disponibile. Quest’ultima opzione si estende alla funzione Solar Boost, sfruttando un eventuale impianto fotovoltaico.

La ricarica a casa offre le tariffe migliori

A questo punto, si possono valutare le spese. Nonostante i rincari delle tariffe degli ultimi tempi, è possibile avere un costo compreso tra 0,25 euro e 0,35 euro per kW facendo la ricarica a casa. In altre parole, l’esborso varia da 27 euro a 37,8 euro per gli spostamenti di lavoro del nostro test. E la cifra si può abbassare ulteriormente in caso di rifornimento d’energia con pannelli solari e accumulatore.

Qualora l’operazione avvenisse tramite le infrastrutture di ricarica pubblica, il costo sarebbe indicativamente tra 0,45 euro e 0,55 euro con potenza da 22 kW e 0,79 euro per livelli superiori (le colonnine ultra-fast raggiungono ad esempio 150 kW e più). Si andrebbe quindi da 48,6 euro a 85,3 euro. Una bella differenza rispetto alle tariffe domestiche, senza contare che le ricariche veloci accelerano il decadimento delle prestazioni della batteria rispetto a quelle “lente”.

Programmazione, la parola chiave per   i viaggi 

Dopo le fatiche lavorative, il fine settimana rappresenta il momento da dedicare allo svago. Immaginiamo di programmare una trasferta di due giorni a Ponte di Legno. Per recarsi in questa località di montagna, bisogna percorrere circa 200 chilometri partendo dal capoluogo lombardo. In questo caso, con la ID.3 diventa importante programmare il viaggio in funzione del rabbocco d’energia. Ad esempio, sull’autostrada A4 è attiva la stazione ultra-fast di Free To X (leggi) da 300 kW presso l’area di servizio “Brianza Nord”. Un luogo idoneo per ricaricare all’andata o al ritorno, a seconda delle nostre preferenze.

Vale la pena di ricordare che servono l’app o la tessera RFID di aziende che hanno stretto accordi di interoperabilità con Free to X per accedere alla stazione (Duferco Energia, Enel X, evway, Nextcharge, Neogy e Be Charge, soltanto per citarne alcune, oltre al network Hubject). E si paga secondo le tariffe del proprio operatore.

Ciò si traduce in una spesa di 42,6 euro per avere 250 chilometri di autonomia, (in base alle offerte Enel X o Be Charge per ricariche ultra-fast). E con un investimento di tempo pari a poche decine di minuti. Conviene dunque fare un piccolo controllo prima di partire.

In più, per sicurezza, serve calcolare un’autonomia “extra” 30-40 chilometri al di là del rifornimento, in modo da potersi recare verso un altro punto di ricarica qualora quello selezionato non fosse disponibile. Dall’analisi risulta confermato ciò che Vaielettrico ha sempre sostenuto: utilizzare la casa come “distributore elettrico” è molto più vantaggioso rispetto alle colonnine pubbliche ed è la condizione base perchè l’auto elettrica risulti più conveniente di quella termica. Resta il fatto che i fatidici mille chilometri a settimana sono pienamente nelle corde (anzi, nella batteria) di un’auto elettrica.

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