Abbiamo scritto spesso su Retrokit (leggi qui), il kit per convertire in elettrico il mitico Vespino. Un’idea e una realizzazione pratica degli ingegneri riminesi di Motoveloci. Il sistema funziona, potrebbe farci respirare aria migliore ma politica e burocrazia non hanno ancora sbloccato l’impasse.
Manca un emendamento al Decreto retrofit del 2015 che non si applica alle due ruote. Ha scritto una bella lettera a Vaielettrico un lettore, Chiede: dove eravamo rimasti? Noi abbiamo risentito i ragazzi che purtroppo potrebbero fare le valigie e vendere il Kit in Francia e Germania.
La lettera di Massimo sul kit di Motoveloci
Buonasera, leggo sempre volentieri le vostre notizie sulla mobilità elettrica e da circa 2 anni seguo l’evolversi della situazione per quanto riguarda il retrokit di Motoveloci a cui avete dedicato vari articoli. Le ultime notizie davano che finalmente dopo anni di tentativi per avere un’omologazione di tale kit per la trasformazione in elettrico delle “vespe” questi due “poveri” ingegneri avevano ottenuto un colloquio a Roma al Ministero dei Trasporti con la presenza del presidente della Motorizzazione Italiana dando ormai per certo l’approvazione di un decreto/legge entro giugno/luglio 2020 con il quale si potesse dare il via alla produzione.
Ebbene oggi ho contattato “Motoveloci” per avere le ultime notizie in merito alla fattibilità del loro progetto e purtroppo mi hanno risposto che le promesse avute dai vari politici di turno si sono rilevate vane e non hanno portato da nessuna parte.
Purtroppo viviamo in un Paese allo sbando e anziché promuovere dei giovani capaci con idee brillanti li ostacoliamo e non diamo loro il modo di esprimersi. Questi ragazzi dovremmo custodirli e trattarli come vanto del nostro Paese, sono il nostro futuro e meriterebbero di più. Scusate lo sfogo, cordiali saluti.
Massimo
Motoveloci risponde: “Non abbiamo novità, pronti ad omologarlo e venderlo in Francia e Germania”
I soliti tempi morti della politica e della burocrazia
Abbiamo ricontattato Alex e Leonardo. “Sappiamo che sono cambiati alcuni dirigenti e quindi prendono tempo. Non abbiamo ancora risposte anche se ci avevano assicurato che bastava veramente poco per andare avanti”. Causa i tempi morti della burocrazia (aspettiamo ancora una risposta dall’ufficio stampa del Ministero dei Trasporti, Ndr) e della politica italiana, spesso succede che i cervelli facciano le valigie e varchino le frontiere.
“Non abbiamo ancora certezze ma stiamo lavorando per l’omologazione del kit in Germania e Francia e per la sua commercializzazione in quei paesi”. La patria del Vespino – troppo inquinante con il vecchio motore – rischia di restare senza un salvacondotto? “Si potrebbe poi riconoscere l’omologazione fatta all’estero, ma ci avevano detto che volevano rallentare o bloccare questo tipo di procedure”.
Oltre il danno di tenere su strada decine se non centinaia di migliaia di macinini a due ruote che appestano l’aria – oppure di mandarli a rottamazione perché impossibili da usare –potremo vivere la beffa di osservare in altri paesi europei il mitico Vespino, silenzioso e a emissioni zero.
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