Renault e Nissan, i pionieri perdono colpi nelle classifiche delle vendite. Che cosa succede? Perché non riescono a sfruttare il fatto di essere partiti per primi?
Renault e Nissan, da leader nelle vendite di EV a comprimari
Se parliamo di auto elettrica, si può dire che i primi ad averci creduto sono stati tre marchi. Due sono brand storici come Renault e Nissan, uno è sfidante partito dal nulla come Tesla. Ma mentre quest’ultima continua a crescere di anno in anno e a dominare la classifica mondiale delle vendite, gli altri due pionieri arrancano. La Zoe, a lungo leader in Europa è precipitata nelle posizioni di rincalzo, fuori dalla top ten. Mentre la Twingo vende la metà della concorrente più diretta, la 500, che pure costa parecchio di più. Discorso simile per la Nissan, che a lungo ha puntato su un modello di successo come la Leaf, ma le ultime versioni hanno deluso le aspettative. L’autonomia non è all’altezza delle concorrenti e anche la Leaf è precipitata nelle classifiche di vendita, che un tempo dominava. Mentre il tanto atteso Suv, l’Ariya, resta un punto interrogativo.
Renault e Nissan: le auto tradizionali rendono soldi, le elettriche no
Vediamo che cosa succede in casa Renault, mentre della Nissan ci occuperemo in un articolo successivo. I motivi di questa impasse sono tanti. A partire da una politica dei prezzi molto meno generosa (come sconti) imposta dal nuovo n.1, Luca De Meo, per tamponare i buchi di bilancio. Hanno pesato poi colpi (negativi) d’immagine come la clamorosa bocciatura della Zoe nei crash-test sicurezza dell’ente europeo Euro NCAP: zero stelle. Ma la vera ragione di fondo è probabilmente un’altra ed è che la Renault è in mezzo al guado di una profonda revisione di obbiettivi voluta proprio da De Meo. Legata a una constatazione che il manager italiano ha fatto al suo arrivo nell’estate del 2020. Ovvero: le auto tradizionali rendono soldi, le elettriche ancora no, per le ingenti spese per progettare piattaforme, motori o software il più velocemente possibile.
De Meo: “Vecchie ricette superate, ora condividere gli investimenti”
Insomma, bisogna cambiare strada e i deludenti risultati di Renault sono legati proprio alla fase di transizione nel cambio di marcia dettato dal manager italiano. La parola d’ordine ora è condivisione. “Temo che le vecchie ricette non bastino più, che gli ingenti investimenti necessari non siano sostenibili”, ha spiegato De Meo. “Vogliamo co-investire, co-sviluppare e co-creare”. E così, per attenuare il costo degli investimenti sulla nuova gamma elettrica, sono state create partnership per batterie, motori e persino elettronica. Mantenendo comunque il controllo della catena del valore del veicolo: “Tre anni fa coprivamo solo il 10% della catena del valore, ora è più del 30% e stiamo andando molto più veloci di quanto ci aspettassimo. Saremo all’80% di copertura ben prima del 2030, il nostro obiettivo iniziale”.
Nel 2024 si vedrà, con la R5 e la Scenic, l’inizio della svolta
In pratica: in ogni settore sono state create delle alleanze con partner specializzati. Condividendo i costi, ma mantenendo il controllo dello sviluppo-prodotto. E con la condizione, a suo tempo concordata con la Stato francese nell’ambito della strategia Renaulation, che i nuovi investimenti si facciano in Francia. L’esempio più significativo riguarda le batterie: è stata creata una partnership con la cinese Envision, che realizzerà uno stabilimento a Douai. Da qui rifornirà la catena di montaggio della Megane e della R5. Insomma, la rivincita dovrà arrivare con la nuova gamma, di cui la Megane è solo l’inizio. Le difficoltà attuali nelle vendite sono legate al fatto che si procede con modelli, la Zoe e la Twingo, avviati al fine-corsa . La svolta inizierà nel 2024, con la R5 e la nuova Scenic, quest’ultima non più una monovolume, ma un Suv. A batterie, naturalmente.