Renault e Nissan, i pionieri perdono colpi nelle classifiche delle vendite. Che cosa succede? Perché non riescono a sfruttare il fatto di essere partiti per primi?
Renault e Nissan, da leader nelle vendite di EV a comprimari
Se parliamo di auto elettrica, si può dire che i primi ad averci creduto sono stati tre marchi. Due sono brand storici come Renault e Nissan, uno è sfidante partito dal nulla come Tesla. Ma mentre quest’ultima continua a crescere di anno in anno e a dominare la classifica mondiale delle vendite, gli altri due pionieri arrancano. La Zoe, a lungo leader in Europa è precipitata nelle posizioni di rincalzo, fuori dalla top ten. Mentre la Twingo vende la metà della concorrente più diretta, la 500, che pure costa parecchio di più. Discorso simile per la Nissan, che a lungo ha puntato su un modello di successo come la Leaf, ma le ultime versioni hanno deluso le aspettative. L’autonomia non è all’altezza delle concorrenti e anche la Leaf è precipitata nelle classifiche di vendita, che un tempo dominava. Mentre il tanto atteso Suv, l’Ariya, resta un punto interrogativo.
Renault e Nissan: le auto tradizionali rendono soldi, le elettriche no
Vediamo che cosa succede in casa Renault, mentre della Nissan ci occuperemo in un articolo successivo. I motivi di questa impasse sono tanti. A partire da una politica dei prezzi molto meno generosa (come sconti) imposta dal nuovo n.1, Luca De Meo, per tamponare i buchi di bilancio. Hanno pesato poi colpi (negativi) d’immagine come la clamorosa bocciatura della Zoe nei crash-test sicurezza dell’ente europeo Euro NCAP: zero stelle. Ma la vera ragione di fondo è probabilmente un’altra ed è che la Renault è in mezzo al guado di una profonda revisione di obbiettivi voluta proprio da De Meo. Legata a una constatazione che il manager italiano ha fatto al suo arrivo nell’estate del 2020. Ovvero: le auto tradizionali rendono soldi, le elettriche ancora no, per le ingenti spese per progettare piattaforme, motori o software il più velocemente possibile.
De Meo: “Vecchie ricette superate, ora condividere gli investimenti”
Insomma, bisogna cambiare strada e i deludenti risultati di Renault sono legati proprio alla fase di transizione nel cambio di marcia dettato dal manager italiano. La parola d’ordine ora è condivisione. “Temo che le vecchie ricette non bastino più, che gli ingenti investimenti necessari non siano sostenibili”, ha spiegato De Meo. “Vogliamo co-investire, co-sviluppare e co-creare”. E così, per attenuare il costo degli investimenti sulla nuova gamma elettrica, sono state create partnership per batterie, motori e persino elettronica. Mantenendo comunque il controllo della catena del valore del veicolo: “Tre anni fa coprivamo solo il 10% della catena del valore, ora è più del 30% e stiamo andando molto più veloci di quanto ci aspettassimo. Saremo all’80% di copertura ben prima del 2030, il nostro obiettivo iniziale”.
Nel 2024 si vedrà, con la R5 e la Scenic, l’inizio della svolta
In pratica: in ogni settore sono state create delle alleanze con partner specializzati. Condividendo i costi, ma mantenendo il controllo dello sviluppo-prodotto. E con la condizione, a suo tempo concordata con la Stato francese nell’ambito della strategia Renaulation, che i nuovi investimenti si facciano in Francia. L’esempio più significativo riguarda le batterie: è stata creata una partnership con la cinese Envision, che realizzerà uno stabilimento a Douai. Da qui rifornirà la catena di montaggio della Megane e della R5. Insomma, la rivincita dovrà arrivare con la nuova gamma, di cui la Megane è solo l’inizio. Le difficoltà attuali nelle vendite sono legate al fatto che si procede con modelli, la Zoe e la Twingo, avviati al fine-corsa . La svolta inizierà nel 2024, con la R5 e la nuova Scenic, quest’ultima non più una monovolume, ma un Suv. A batterie, naturalmente.
La Sakura e’ una bella macchinina, robusta e affidabilissima.
https://www.wallstreetitalia.com/stipendi-italia-unico-paese-in-europa-dove-sono-scesi-in-dieci-anni-29/ Elaborazione su dati OCSE. Che non è la Banca d’Italia (quella che non si era accorta che stavano fallende 6 banche in Italia, tanto per capirci).
Io non sono un intenditore né di economia, né di politica… né più di tanto anche di auto 😀 ma secondo me Renault ultimamente sta lavorando molto bene su tutti i fronti, dopo un decennio di macchine veramente brutte. Ve le ricordate le Renault del 2010, quelle Clio che sembravano delle Dacia (di allora)?
La situazione adesso mi sembra ben diversa:
– La Mégane è certo un po’ cara, ma trovo che sia la più “europea” di tutte le elettriche in vendita in Italia. In 4,20m di macchina non si può mettere più abitacolo di così, ha prestazioni brillanti ma non (inutilmente) stratosferiche, carica a 22 kW, ha tanta tecnologia ma evita i lussi che fanno lievitare il prezzo e il peso, facendo calare l’autonomia. Tanta sostanza, poco superfluo.
– La Captur è l’ibrida plug-in meno cara in commercio e ha molti pregi in comune con la Mégane: usa soluzioni innovative come il cambio senza frizione per contenere il peso e i consumi (probabilmente anche la manutenzione ne giova perché il meccanismo è più semplice), di SUV ha solo le proporzioni perché la batteria bisogna pur metterla da qualche parte, ma di fatto è più una “compattona”, come la Mégane
– se riusciranno a far costare la Renault 5 una cifra ragionevole, sarà una bomba (ma col caro-tutto la vedo dura)
– le Dacia sono diventate delle belle macchine! Magari un po’ spartane all’interno ma decisamente belle all’esterno. Mi sembra che seguano la stessa filosofia di Renault, ma uno scalino più in basso. Se Renault è “tanta sostanza e poco lusso”, Dacia è “quanta più macchina ti possiamo dare al meno possibile”.
Forse le vendite di Renault soffrono un po’ del non essere un marchio molto blasonato, ma mi sembra che i tempi siano maturi per riscattarsi e fare un salto avanti: i grandi marchi tedeschi annaspano sull’elettrico e vendono auto completamente fuori portata per la maggior parte della gente, e Stellantis… boh, sono tutte uguali tranne carrozzerie diverse, e in campo elettrico non c’è niente di entusiasmante: si promette a destra e a manca, ma intanto Renault c’è e gli altri no.
Zoe e Leaf sono due progetti partiti presto ma pensati male. Hanno avuto successo fintanto che c’erano pochissime alternative, ora che c’è più possibilità di scegliere non se ne vendono più. Ci sono moltissimi dettagli che stridono, ma ne cito solo alcuni (la scarsissima sicurezza della Zoe è già stata detta):
– la presa chademo sulla Leaf, quando tutto il mondo (perfino Tesla ha ceduto) si è accordato su Type2/CCS2. Perchè dovrei prendere un’auto con un connettore proprietario che molte recenti colonnine DC nemmeno hanno?
– la batteria a noleggio della Zoe. Pensata inizialmente per togliere l’ansia da invecchiamento precoce della stessa, si è rivelata economicamente un salasso insensato per gli acquirenti, tanto che Renault alla fine l’ha tolta, ma probabilmente troppo tardi. Se ne trovano ancora tantissime usate con la formula Flex, ma se si fanno due conti non c’è convenienza a comprarne una. E infatti le poche usate “con batteria di proprietà” spariscono appena messe in vendita.
Ho sentito anche io in concessionaria Renault che la prossima Scenic sarà un suv. Altro (a mio avviso) autogol clamoroso, la Grand Scenic era una della auto più utili che c’erano in giro, chi cercava un monovolume/mpv guardava li. Adesso avranno un SUV, che sarà quindi uguale a tutti gli altri. Peccato perchè c’è tanta gente che cerca queste auto, basta vedere quante BYD E6 hanno venduto in Asia (la prima serie è stata l’auto più venduta in Cina nel 2016, prima che anche li scoppiasse la moda inutile dei suv).
D’accordissimo
Scusate, commentopartito troppo presto
Aggiungerei che nessuno sano di mente comprerebbe oggi una Zoe con prezzo base di listino a 33.5k sapendo già che tra un anno e mezzo è annunciata la R5, sua sostituta più moderna o quantomeno “nuova”, attorno ai 20k.
La gente (purtroppo o per fortuna) non compra mai auto utili.
l articolo non parla affatto del fatto che renault è all inizio della commercializzazione di megane in europa visto che fino a maggio la
produzione era ferma per i noti motivi di approvigionamento e quindi solo nel 2023 si potrà capire se megane è un successo oppure no. visti i difetti e il fiasco di id3 direi che lo spazio commerciale per avere successo c è tutto…
Premessa 1: oggi come oggi, le elettriche fanno parte esclusivamente del mercato premium, in qualunque segmento. In pratica l’auto elettrica è ciò che l’Audi A1 rappresenta(va) nel segmento B. E’ un po’ premium un po’ particolare: perché anziché puntare su lusso e materiali pregiati punta su ecologia e i vantaggi garantiti da decisioni politiche.
Premessa 2: se devi acquistare un’auto premium (quindi più costosa del necessario), scegli Nissan o Renault? Pensateci. Nel mondo delle termiche non è così: se vuoi un’auto premium non scegli Nissan o Renault. Quindi non c’è il valore aggiunto del brand. Questo è uno dei motivi per cui Dacia non entra ancora nel mondo dell’elettrico se si esclude la Spring che gli è stata imposta da De Meo e che Dacia sta vendendo molto controvoglia (e ci sono dichiarazioni recenti moooolto interessanti di Dacia sull’elettrico)
Premessa 3: quando uscì la Tesla, sbalordì il mondo per le sue prestazioni. Quando uscirono la Nissan Leaf e la Renault Twizy (e poi la Zoe) non sbalordirono nessuno. Il posizionamento di questi modelli era quello di “cenerentole” nel mondo dell’elettrico: questo non ha generato un “credito” da spendere in futuro perché anzi, quelle auto elettriche così limitate, facevano quasi sorridere
Premessa 4: la Megane e-tech ev60 evolution costa 43500 euro. E’ leggermente più corta e più bassa di una Capture GPL che costa la metà e che è un ottimo modello. A parte la Megane ev60, non ci sono altre auto elettriche interessanti nel listino Nissan e Renault
Premessa unica: gli Italiani, la classe media di questo paese, prima della pandemia, era rappresentata da oltre il 40% della popolazione, oggi raggiunge a malapena il 25% con un continuo andamento verso il basso e una famiglia su due che fatica ad arrivare a fine mese. Gli Italiani sono più poveri e la distanza fra i due ceti sociali è andata ad assottigliarsi.
Quelli con reddito di cittadinanza usufruiscono di una rendita annua media di 6000 euro senza lavorare. La perdita del potere di acquisto è stata devastante per i lavoratori italiani e le famiglie dove non tutti lavorano immaginiamoci le altre nelle condizioni peggiori a causa della caduta verticale della produttività che ha penalizzato troppe famiglie.
Premessa e considerata l’attuale condizione sociale, chi ha la necessità, per impellenti ed inderogabili ragioni di lavoro, di acquistare o sostituire l’auto, cosa acquista?
Analisi discutibile, non supportata da alcun dato. Qui alcuni brani del rapporto Bankitalia sui bilanci delle famiglie italiane:
“nel 2020 il reddito medio delle famiglie italiane a prezzi costanti e corretto per confrontare tra loro nuclei familiari di diversa composizione, era più alto del 3,7 per cento di quello del 2016”.
“Tra il 2016 e il 2020 l’indice di Gini del reddito equivalente, una misura sintetica del grado di disuguaglianza della distribuzione, è rimasto sostanzialmente invariato mentre la quota di individui a basso reddito, quelli il cui reddito equivalente è inferiore al 60 per cento di quello mediano, è diminuita.”
“L’indice di Gini della ricchezza netta familiare è cresciuto di 3 punti percentuali”.
“La quota di famiglie indebitate è tornata ad aumentare, interrompendo la flessione iniziata dopo il 2008. Tra questi nuclei è tuttavia diminuito di 4 punti percentuali rispetto al 2016 il peso di quelli finanziariamente vulnerabili”.
https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-le-retribuzioni-e-i-profitti-in-italia-e-nell-eurozona Si si , gli italiani si sono arricchiti negli ultimi anni. Proprio così.
è tutta questione di percezione: basta dirgli che gli studi affermano che non è vero che sono poveri..
sono gli altri più ricchi!! 😎
Il mio post non è privo di fondamento è riferito allo studio effettuato da Susini Group citato in molti articoli.
Resta la domanda: “Cosa acquista?”
https://susinigroup.com/lavoro-classe-media-piu-povera-susini-misure-assistenzialistiche-condannano-alla-poverta/
https://www.politicamentecorretto.com/2022/08/30/crisi-susini-consulenti-lavoro-italiani-piu-poveri-ceto-medio-a-rischio-estinzione/
http://www.conquistedellavoro.it/breaking-news/susini-consulenti-lavoro-italiani-più-poveri-ceto-medio-a-rischio-estinzione-br-stima-oltre-6-1-mld-reddito-da-lavoro-dipendente-nell-ultimo-anno-1.2982655
Non conosco Susini Group. Conosco Bankitalia e preferisco dar credito ai suoi report, come fanno peraltro tutti gli isitituti di ricerca, tutti gli organismi economici internazionali e tutte le banche del mondo.
Bankitalia è indietro, la sesta edizione dell’Indagine Straordinaria sulle Famiglie italiane è stata condotta tra la fine di agosto e l’inizio di settembre 2021 e ha considerato non più di 2.000 famiglie.
Un campione che può ritenersi anche significativo se distribuito in tutte le regioni d’Italia, ma sono dati di un anno fa quando non subivamo questa crisi energetico economica.
In meno di un anno è accaduto l’inimmaginabile e ne stiamo facendo le spese.
Non polemizzo, è la dura realtà che stiamo affrontando.
Ok Enzo, ma dopo quattro premesse, la conclusione qual’è? 🙂
Un manager italiano, pensa come i politici italiani.
Di cosa si meravigliano ora, che non vendono e noi presi con la canna del gas in bocca 🤦🤦
Attenzione… Attenzuone
Hyundai Nexo….
Oggi mi hanno detto che il presidente associazione cartiere ha dato lo stop dal 15 ottobre.
Spegnerenno tutto, carta da culo made in china.. questo in un solo settore: cari milanesio e sandro, sapete cosa vuol dire? Pòsti di lavoro ciao e/o cassaintegrati..
Quanti ne seguiranno? Mah..
La ex silk-faw, ora silk qualcos’altro, tramite fiom cgil ha concordato la cassaintegrazione per 60/80 dipendenti che non hanno mai lavorato (non esiste stabilimento).. ecco un paio di cavallette.
L’anno termico per la produzione industriale termina il 30 settembre. Dal primo di ottobre cosa accadrà?
Purtroppo sta arrivando una crisi energetica senza precedenti. Quando un’attività economica rimane senza fornitura di gas perché insolvente a causa dei costi dell’energia moltiplicati, la rete Snam garantisce 60 giorni, a prezzi aumentati, dopodiché la fornitura si interrompe e così anche l’attività d’impresa.
60 giorni.
L’alternativa c’è ma a cifre e garanzie ancora più elevate ed insostenibili per la produzione con un mese di anticipo e fideiussioni.
Tanto vale chiudere ed aspettare lasciando a casa i dipendenti nella speranza di una futura ripresa.
Intanto gli impianti si fermeranno e non sarà facile riattivali sopratutto se le società sono a rischio default.
https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/mobilita/2022/09/02/flop-auto-elettriche-in-italia-2339-in-un-anno_9e0146c2-f785-457a-8dca-30f7ee4a374d.html
Pessima notizia perché negli altri paesi europei le vendite crescono. Più restiamo indietro più saranno grandi gli svantaggi.
Gli altri europei, quelli anseatici e del nord non inseguono certo il miraggio del benessere conseguito attraverso il possesso di un auto, tantomeno elettrica.
Da anni sono in sella, mentre gli italiani che costruiscono da sempre le più prestigiose biciclette da corsa non costruiscono e-cargo bike per i business, le famiglie e tutte le attività economiche.
https://www.youtube.com/watch?v=qGBFgqoDzhE
Alberto, le nostre Pinarello da 15k euro, o le Colnago, sono l’equivalente delle Ferrari, Lamborghini o Pagani. Siamo bravissimi a costruire veicoli di altissima gamma, ma patologicamente incapaci di produrre cose “utili”. Oltre il fatto che l’auto qui da noi è ancora vista come uno status symbol (vedi anche qui tutti i ragionamenti su 0-100, velocità massima, e il suono e via dicendo) e anche se alla fine si possiede una Fiat Punto smarmittata, si ragiona sempre come quello che deve fare la gara al semaforo e rombare quando arriva in paese.
Io giro in paese a piedi o in bici (con la mia da corsa o la emtb perchè quelle ho), non mi spiacerebbe possedere una cargo bike, ma da ciclista mi spaventa l’idea di essere tra i pochi con la cargo in mezzo a una selva di autisti che si credono in pista. E se già facciamo fatica a creare piste ciclabili nelle città, figuriamoci nei paesini collinari come il mio.
Non sono assolutamente d’accordo.
Gli italiani, inteso come popolo di inventori, di designer, quando hanno la consapevolezza di doversi risollevare per poter cancellare tutto ciò che li affligge, iniziano a sviluppare e ad affermare nuove idee.
Già nel dopoguerra abbiamo assistito a questa rinascita avvenuta in primo luogo nel campo dei trasporti.
Oggi come allora non si può certo puntare ad auto di lusso, ci si indirizza quindi a mezzi di trasporto che possano essere alla portata di tutti e possano essere il più possibile comodi e sopratutto funzionali per molteplici esigenze.
L’Ape e la Vespa Piaggio di Dante Giacosa, la Lambretta di Torre e Pallavicino, il Cucciolo Ducati di Aldo Farinelli, il Garelli Mosquito di Carlo Albero Gilardi, il Galletto della Moto Guzzi di Giulio Cesare Carcano, l’Isetta ISO di di Ermenegildo Preti, la Fiat 500 e la 600 Multipla di Dante Giacosa, la Panda di Giorgetto Giugiaro.
Oggi è pressoché assente questo design utilitaristico e funzionalista, anzi peggio, viene ripassato e fatto spacciare come tale, quando è un mero emblema figurativo che richiama ai passati valori come specchio per le allodole.
Le allodole sono tutti coloro che acquistano l’odierna Vespa e Fiat 500 senza i contenuti dei predecessori.
Oggi mancano i prodotti geniali di un tempo. Qualcosa però mi dice che stanno arrivando.
Ok, in passato siamo stati bravissimi a fare prodotti utilitaristici.
Ma adesso? Adesso non li sappiamo più fare, tanto che i prodotti economici li compriamo (come tutti) dal SudEst asiatico, da popoli che sono diventati i “nuovi italiani”, come noi lo eravamo 70 anni fa.
Ribadisco.
Qualcosa mi dice che l’Italia farà qualcosa di geniale.
Di Buono.
Saranno anche partite per prime ma sono rimaste lì ferme anche. A parte dei restyling i progetti di Leaf e Zoe sono gli stessi da anni, in un settore che si sta evolvendo rapidamente.
Discorso a parte solo per Megane e-tech che ritengo un ottimo prodotto, ma destinato a pochi causa prezzo di listino abbastanza elevato.
Il problema da risolvere non è semplice.
Le industrie automotive per costruire vetture elettriche devono approvvigionarsi di componentistica prodotta altrove da altre industrie che ovviamente impongono il loro profitto e i loro prezzi.
La catena del valore di Michael Porter è quella dei costruttori di componentistica non dei marchi automotive.
I ricavi dei costruttori automotive sono relegati ad una percentuale minima, la piattaforma, la carrozzeria e l’assemblaggio, sul resto dei componenti sono i fornitori a guadagnarci ed a dettare i loro prezzi.
Poi c’è il problema prodotto.
Allo stato attuale non c’è una vettura elettrica energeticamente efficiente, utilitaristica e funzionale ai bisogni ed a tutte le esigenze delle famiglie europee, degli artigiani, delle piccole imprese di servizi sul territorio come non c’è una citycar con queste caratteristiche.
Le idee ovviamente non mancano ma non sono state realizzate.
Le tecnologie non mancano ma ancora non vengono impiegate e la produzione industriale non è diffusa tantomeno scalabile per abbattere i costi e mi riferisco anche al fotovoltaico integrato in tutte le superfici della carrozzeria.
Le citycar
https://www.youtube.com/watch?v=RWlWlFZbb4g
https://www.youtube.com/watch?v=BRyNcx5oQeM
Le familycar
https://www.youtube.com/watch?v=h2wGA-1WBjM
https://www.youtube.com/watch?v=lyHBRSGuFmQ
Le aero solar car
https://www.youtube.com/watch?v=rG7rC2oVF94
https://www.youtube.com/watch?v=SL7W1H8rfcA
Il reddito degli italiani e degli europei già dilapidato dagli aumenti dei prezzi dell’energia domestica si ridurrà pagando le prossime bollette energetiche e gli acquisti indispensabili di beni alimentari che seguono lo stesso trend.
I consumi non riguarderanno l’industria automobilistica tantomeno interesserà l’auto elettrica per il prezzo sempre più vertiginoso dell’elettricità.
I comuni dovranno ripensare biblioteche e centri sociali per offrire agli anziani ed alle popolazione che necessità nuovi servizi ricreativi, culturali, ristoranti sociali e tutti i servizi di prossimità.
Le piscine presto chiuderanno.
Ai costi dell’energia, delle materie prime e degli alimentari si aggiungerà la carenza di energia, le luci europee si spegneranno e le fabbriche chiuderanno.
Carestia energetica, erosione dei redditi, rallentamento economico e minaccia di disoccupazione faranno esplodere la protesta nelle piazze.
Pagheremo sempre più cara la nostra dipendenza energetica se non si cambieranno drasticamente le politiche per sopravvivere.
Ormai siamo al lumicino, come la piccola fiammiferaia, quella del
cortometraggio di Renoir che scappava a cavallo non sull’auto l’elettrica.
tutto questo per dire che…?
In tempi di crisi bisogna innovare per sopravvivere, le imprese devono riconvertirsi creando i nuovi trend e se non sono capaci cavalcarli seguendo l’innovazione tecnologica già intrapresa da altri. Così i governi.
Bisogna trovare alternative valide alle auto sempre più costose e sempre più datate ed obsolete, utilizzate spesso per fare pochi chilometri alla settimana.
Alternative come:
– Le Plan Vélo, l’incentivo che ha fatto rottamare auto in favore delle eBike.
– Ciclovie, piste ciclabili intermodali e città a misura di bici con hub di ricarica e di sosta.
– Garantire degli spazi sicuri in cui poter parcheggiare la propria due ruote.
– Implementare e collegare tutta la rete nazionale Bicitalia per arrivare a connette stazioni ferroviarie e perfino gli aeroporti.
– Più bici e meno auto sopratutto quelle obsolete ed inquinanti.
– Le auto che rimarranno nei centri urbani dovranno viaggiare a una velocità limitata ai 30 km/h per evitare incidenti con le biciclette.
– Rotatorie con corone circolari di precedenza alle biciclette e linea di arresto arretrata per tutti gli altri veicoli.
https://www.ecologie.gouv.fr/sites/default/files/22165_DP-Plan-velo-VF.pdf
https://www.ecologie.gouv.fr/sites/default/files/Dossier%20de%20presse%20-%20Plan%20vélo%20-%20vendredi%2014%20septembre%202018.pdf
https://www.youtube.com/watch?v=j6xchtnZ5nE
Aggiungo anche il rendere più civili i ciclisti che si credono Pantani, che invece di andare nella ciclabile sono sulla strada a due a due. E ovviamente mettere la targa, così se un poliziotto ti ferma perché hai violato il codice della strada non usi la scusa “non ho i documenti” e ti può multare come con qualsiasi altro mezzo che circola normalmente.
Ma cosa te ne fai delle targhe se tanto ci sono due poliziotti a presidiare interi paesi? Il problema è che non c’è polizia che controlla
Piste ciclabili coperte.
B(Y)S la pista pedonalciclabile fotovoltaica
Dopo le ciclabili solari SolarRoad in Olanda e Francia è la volta della Sardegna, a Villasimius la prima pista ciclabile solare d’Italia.
Obiettivo: 1 chilometro di piste ciclabili solari in ognuno degli 8000 comuni d’Italia.
https://www.infinityhub.it/2019/03/02/e-nata-bys-sardegna/
https://www.youtube.com/watch?v=flf1njrQ63Q
https://www.youtube.com/watch?v=nDw5R_LHWXA
Ora ti basta convincere gli italiani.
Hai dimenticato le cavallette!
C’è sempre un albergo ad ore…