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Quanto è verde l’energia verde? Armaroli vs Mariutti (e viceversa)

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Il Parco solare di Aurora, negli Stati Uniti di Enel Green Power

Quanto è verde l’energia verde? La videointervista del professor Nicola Armaroli,  molto critica nei confronti di un articolo firmato da Enrico Mariutti per Econopoly de Il Sole 24 Ore,  ha suscitato la replica risentita e altrettanto brusca di quest’ultimo. E’ comparsa tra i commenti di queste pagine, ma la riproponiamo per chi l’avesse persa. E oggi ci arriva la risposta di Nicola Armaroli. Le pubblichiamo entrambe qui di seguito. Aggiungiamo che l’intervento di Armaroli è stato commentato da una sessantina di nostri lettori, a conferma dell’interesse sollevato dal dibattito.  E su Twitter anche dall’Amministratore delegato di Enel Francesco Starace.

Perciò proponiamo ad entrambi i protagonisti un contronto un steaming nel quale possano argomentare di persona le rispettive tesi.

Ci scrive Enrico Mariutti

Il dott. Nicola Armaroli dice un sacco di falsità.
1) il tempo di ritorno energetico di un pannello fotovoltaico è di pochi anni se si conta solo il silicio. Ma non mi pare che un impianto fotovoltaico sia fatto solo di wafer di silicio. Se contiamo calcestruzzo, acciaio, alluminio, rame e via dicendo l’EROEI (Energy Return on Energy Investment) è NEGATIVO. E rimarrà di poco sopra 1:1 per molti decenni.
2) il problema delle risorse correlato con i pannelli solari non è l’argento (anche se la Banca Mondiale stima che avremo bisogno di una quantità di argento superiore alle riserve mondiali), il problema principale sono l’indio, il telluluro e altre terre rare.
3) “possiamo decuplicare la produzione di litio”. Peccato che per elettrificare la flotta globale di veicoli servano batterie per 200.000 GWh, a cui si aggiungono batterie per altri 100.000 GWh per l’energy storage. Quindi parliamo di moltiplicare per migliaia di volte la produzione attuale e no, il litio non basta.
4) “la cattura diretta è una tecnologia che non esiste”. Infatti da 3 anni Carbon Engineering con il suo impianto cattura le mosche . Il ciclo industriale è stato pubblicato su Joule, sister journal di Cell, ed è stato revisionato dalla NASEM, l’Accademia delle Scienze USA. Morale: Carbon Engineering cattura la CO2 a 94 dollari la tonnellata, senza provocare terremoti e senza provocare disastri ambientali, al contrario delle miniere di litio o di rame. L’Accademia delle Scienze britannica, di cui mi pare che il dott. Armaroli sia socio, prevede che entro il secolo la cattura diretta sarà un business da 10.000 miliardi di dollari e l’economia mondiale sarà una Carbon Economy, visto che con con il carbonio ci si può fare praticamente qualunque cosa.
5) io capisco che siano temi divisivi, capisco che ci possano essere idiosincrasie caratteriali o punti di vista molto diversi ma nessuna tematica è così importante da far passare in secondo piano la correttezza. Io non rivolgo mai, mai, attacchi personali e invece ricevo mensilmente palate di insulti, attacchi diffamatori e persino minacce di morte da fanatici integralisti. Fanatici integralisti aizzati da esperti con il vizio della “retorica incendiaria” come il dott. Armaroli. Mi sono stancato, ho già querelato Sylvie Coyaud e ora querelerò il dott. Armaroli. Non è possibile discutere di un argomento serio e complesso come l’AGW in questa maniera.

Uscito oggi come addendum, qui trovate tutte le fonti ai dati brevemente riassunti in questo intervento.

https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2020/12/22/rinnovabili-rivoluzione-verde-risposte/

Botta e risposta anche con Vaielettrico

Alla nostra risposta (“Lasciamo al professor Armaroli il compito di risponderle nel merito. Ma la minaccia di querela, signor Mariutti, la qualifica da sè. Dimostra arroganza e scarse conoscenze giuridiche”) Mariutti ha aggiunto:

Non minaccio proprio niente e ho parlato preventivamente con l’avvocato. Purtroppo accusare una persona di sparare palle e prendere in giro la gente in Italia è reato, si chiama diffamazione. Permetto quotidianamente questi vezzi a Marco777452 o Gaia-bio-veg-nat sui social ma non posso certo permetterlo a un dirigente del CNR, perché ciascuno ha la sua reputazione da difendere. Trovo anche singolare ospitare un attacco ad personam senza contraddittorio, mi pare si definisca macchina del fango ma magari mi sbaglio.

Ed ecco la replica di Nicola Armaroli

Premetto che mi rendo conto di essermi scaldato durante l’intervista, perché questi temi mi appassionano. Le chiedo scusa se il mio tono le è apparso sopra le righe e ha urtato la sua sensibilità.

Il mio problema è che sono stanco di sentire opinioni prive di base scientifica solida che guadagnano una risonanza enorme sui media. Io e altri colleghi facciamo una fatica ciclopica per provare a fare un’informazione scientificamente solida, ma basta pochissimo per distruggere il nostro paziente e spesso oscuro lavoro. È molto frustrante: il mio tono accalorato rifletteva questa frustrazione.

Non era certamente mia intenzione mettere in discussione la sua buona fede. Le sue affermazioni sulla fattibilità del sequestro della CO2 sono evidentemente dettate dalla mancanza di basi chimiche, fisiche e termodinamiche al problema. Non è mia intenzione fargliene una colpa visto che, se ho capito bene, lei è laureato in storia.

Lei scrive quanto segue nel suo pezzo sul blog del Sole 24 Ore:

“Un caso esemplare: la cattura diretta in atmosfera (della CO2 n.d.r.). La cattura diretta è una tecnologia dall’apparenza pionieristica, ma in realtà molto semplice, che permette di separare l’anidride carbonica dall’aria. Niente di fantascientifico, esistono decine di impianti pilota perfettamente funzionanti in tutto il mondo.”

L’idea che io possa essere querelato per aver detto che è falso sostenere che sia oggi possibile sequestrare la CO2 in modo tecnicamente ed economicamente sensato sulla scala che sarebbe necessario è fuori dal mondo. Le faccio presente che si tratta di un fatto semplicemente ovvio per chiunque abbia un minimo di conoscenza tecnico-scientifica in campo energetico. Provi piuttosto a immaginare quante persone, prive degli strumenti necessari per discernere, hanno creduto – leggendo il suo pezzo apparso con l’etichetta di un autorevole quotidiano nazionale – che possiamo già farlo oggi. Qual è il danno prodotto, utilizzando un mezzo così potente come la rete? Su questo credo si potrebbe aprire un dibattito.

Il fatto che esistano impianti prototipo che studiano il sequestro e la cattura della CO2, non significa nulla di rilevante dal punto di vista industriale. Nel mio laboratorio abbiamo vari prototipi, ma onestà intellettuale richiede che non si vada in giro a raccontare – sulla base di un prototipo – che abbiamo messo a punto nuovi pannelli solari o dispositivi fotosintetici artificiali in grado di risolvere subito il problema energetico (guardi la mia precedente videointervista con Degli Esposti), magari per ottenere più fondi per portare avanti i nostri studi.

Nel suo commento sostiene che un pannello FV ha un EROI negativo. Guardi, non controbatto nemmeno perché davvero non ne vale la pena. È una affermazione destituita di qualsiasi fondamento. Del resto lei sostiene che il problema delle risorse correlato ai pannelli solari riguarda “l’indio, il telluluro (sarebbe magari il tellurio, ma pazienza) e altre terre rare”. Guardi che nei pannelli FV al silicio (95% del mercato mondiale) questi materiali, semplicemente, non ci sono. Non aggiungo altro.

Riguardo al fatto che io dica falsità, per difendermi mi trovo costretto a fare una cosa che detesto: qui può leggere il mio CV e le occasioni in cui ho detto o scritto falsità scientifiche su riviste internazionali, libri, università, aziende, centri di ricerca in tutto il mondo.

Augurandole Buon Natale, spero un giorno di avere occasione di incontrarla di persona per esporre in maniera ancora più chiara le mie idee.

Armaroli e Mariutti, rivediamoci in streaming

Cogliendo come spunto l’ultima frase di Nicola Armaroli, rilanciamo ad entrambi la proposta di un dibattito “all’americana”, con tempi definiti e uguali per entrambi i protagonisti di questa appassionante contesa scientifica. Ed eventualmente riservando uno spazio per le domande del pubblico. Che ne dite? Non trovate che potrebbe essere un modo interessante per impegnare un’ora di lock down natalizio?

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