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Presa Diretta e auto elettrica: è buona informazione?

Riccardo Jacona, autore e conduttore di Presa Diretta, in onda il lunedì su Rai Tre.

Presa Diretta, in onda su Rai 3, lunedì sera di è occupata di auto elettriche, sollevando un dibattito acceso. Tra i tanti lettori che ci hanno scritto, pubblichiamo il punto di vista critico di Nicola. Seguita dall’analisi di Motus-e, l’associazione che raggruppa le imprese impegnate nella mobilità elettrica.

il prof. Fabio Orecchini, uno degli esperti intervistati.

Presa diretta e auto elettrica, il lettore: “Analisi malevola”

Ieri sera, su Raitre, Presa Diretta si è occupato delle auto elettriche. Nella prima parte, quella con più telespettatori ha calcato (a mio avviso pesantemente) la mano sull’origine delle materie prime per la costruzione delle batterie. Ha fatto vedere i bambini nel Congo che lavorano in condizioni disumane, il forte inquinamento in Cina derivante dalla ricerca delle terre rare, le malattie derivanti da queste attività ecc. L’indotto del petrolio fa peggio, ma nessun richiamo sulla cosa. Poi hanno fatto vedere dove in Europa è possibile estrarre litio, facendo capire che si devastarebbrero zone incontaminate. E che, se anche si deciderà di devastare queste zone, ci vorranno oltre 10 anni per portare a regime le miniere… Dopo (ma tanta gente se ne sarà già andata a letto) hanno fatto vedere i progetti di recupero e delle batterie esauste. E lo smaltimento con recupero materiali l’hanno venduto come qualcosa di embrionale. Infine hanno parlato di indagini condotte da multinazionali del petrolio a fine anni ’70, da cui si era già capito cosa stava accadendo. Surriscaldamento globale con gli effetti che conosciamo, ma che hanno occultato. In sintesi: verità parziali, confezionate in modo da fare arrivare messaggi negativi sull’elettrico nei momenti di maggior audience”. Nicola.
Francesco Naso di Motus-e

Presa diretta, Motus-e: “Le criticità ci sono, ma…”

Le rispondiamo con le parole di Francesco Naso, Segretario generale di MOTUS-E, di cui condividiamo il punto di vista:  “Finalmente una redazione ha affrontato, con spirito giornalistico attento, le attuali criticità, da risolvere per sviluppare a pieno il potenziale dell’Elettrificazione dei trasporti e la produzione da rinnovabili. Che, come ribadito da Riccardo Iacona, è di fatto l’unica vera via di decarbonizzazione per la Transizione Ecologica della gran parte delle attività umane. Partiamo da un presupposto: tutte le attività umane hanno un impatto sull’ambiente e un fabbisogno di materie prime importanti. E non fanno eccezione la produzione di veicoli elettrici e delle batterie. Se però un veicolo a combustione interna immette in atmosfera il prodotto di combustione di 10 tonnellate di combustibili nella sua vita utile, i mezzi 100% elettrici spostano materie prime che rimangono ben salde all’interno del veicolo. E che, alla fine della sua vita utile, possono essere riusate”.

Essenziale tracciare la catena di fornitura delle batterie, a partire dalle materie prime.

“Il settore minerario è il più critico dal punto di vista ambientale”

La trasmissione però ci mostra proprio le criticità che l’estrazione di queste materie prime comportano. Serve quindi un’importante azione nei confronti dell’industria mineraria, che è forse il settore che meno si è evoluto verso la sostenibilità ambientale e sociale rispetto ad altri, generando esternalità negative che spesso paesi meno sviluppati si sono trovati a pagare per scontarne il prezzo alle industrie dei paesi occidentali... Da una parte il tema della produzione solleva spunti di riflessione fondamentali per la sostenibilità delle materie prime e dell’industria estrattiva in generale su due aspetti: sostenibilità ambientale, sociale e indipendenza d’approvvigionamentoSotto il primo punto di vista non c’è industria più vivace e più attenta alla sostenibilità di quella dei veicoli elettrici e delle batterie“. Se pensiamo a come erano prodotte e cosa contenevano fino a pochi anni fa rispetto a oggi le batterie delle auto elettriche già rimarremmo senza parole. Il contenuto di cobalto nei catodi delle celle NMC (Nichel Manganese Cobalto) sta diminuendo sempre di più fino alla sua completa sostituzione prevista da varie case nei prossimi anni”.

Essenziali tracciare le filiere dei metalli critici

“Tecnologie alternative dei motori elettrici rispetto a quelle a magneti permanenti consentono un utilizzo ridotto di terre rare. Tracciamenti delle filiere dei metalli critici si stanno rafforzando (Volvo ne è un esempio). Sempre più fabbriche di celle utilizzano energia proveniente esclusivamente da impianti rinnovabili per la propria energia (come dimostrato da Northvolt, tra i più importanti produttori europei di celle). Dal punto di vista dell’indipendenza dall’Asia, bisogna precisare che le batterie vendute oggi sono una percentuale minima rispetto al mercato che si prevede esploderà nei prossimi anni. Quest’anno in Italia riusciremo a immatricolare 50.000 veicoli elettrici puri, nel 2030 ne dovremo immatricolare circa 1 milione. È perciò centrale che l’UE si doti di filiere continentali dalla materia prima alla produzione di celle. E che anche l’Italia sostenga fortemente la ricerca di batterie al litio di nuova generazione. La partita è ancora aperta, ma la trasmissione ha mostrato quanto denunciamo da tempo. Se l’UE ha lanciato un grande piano per la produzione di celle (EBA) e per la ricerca di materie prime, la seconda purtroppo manca di coordinamento e visione ancora oggi. 

“Il riuso e l’economia circolare anche per le batterie”

Una miniera di litio ad Atacama, in Cile, uno dei Paesi con i giacimenti più importanti (foto: Potash Co.).

“Ancora non c’è un tavolo di lavoro dedicato all’elettrificazione dell’automotive o all’approvvigionamento delle materie prime. L’attenzione alla sostenibilità di noi europei deve guidare il mercato ed evitare che comportamenti ambientalmente e socialmente scorretti creino vantaggi competitivi per la produzione in altri paesi. La Carbon Border Adjustment che si sta discutendo è un primo esempio che deve portare la fiscalità europea, in un mercato ancora molto appetibile, a combattere i dumping ambientali, sociali e fiscali. Dall’altra parte il tema dell’economia circolare deve diventare un paradigma industriale, dalla produzione allo smaltimento, non la mera gestione del fine vita del prodotto. Per questo il nuovo Regolamento Europeo sta imponendo requisiti di Ecodesign (progettazione volta al riciclo dei prodotti) e percentuali crescenti di materie prime riciclate nelle celle di nuova produzione. In maniera tale da rendere più sicuri gli investimenti negli impianti di riuso e riciclo delle batterie (con percentuali di riciclo che già oggi superano l’80% in peso).

“Ci fosse stata la stessa attenzione sui fossili…”

“Anche su questi sviluppi l’Italia avrebbe un tessuto esperto, ma nel PNRR non compaiono progetti e la regia scarseggia. Per chiudere quindi diciamo: ben vengano queste discussioni, aperte da “Presa Diretta”! Se avessimo avuto, e avessimo oggi, la stessa attenzione che si sta dedicando alla cosiddetta Green Economy anche all’industria dell’Oil and Gas…O se ci ricordassimo quanti smartphone o apparati elettronici finiscono oggi in discarica… Probabilmente avremmo già fatto enormi passi avanti nella decarbonizzazione dei trasporti, nello sviluppo dell’economia circolare e nella produzione sostenibile di componenti. Oggi questa attenzione rappresenta un’opportunità enorme, poiché crea spazi di sviluppo industriale e commerciale che un Paese come l’Italia, storicamente dipendente da materie prime e produzioni di base estere, deve assolutamente cogliere. Ci sono iniziative e soluzioni per superare le criticità senza strumentalizzazioni. La nostra associazione lavora senza sosta dal 2018 perché questo possa essere possibile e restiamo a disposizione per qualsiasi approfondimento”.

— Leggi anche: litio e cobalto, nuovo allarme ecologico del “Guardian”

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