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Posti di lavoro a rischio con l’elettrico? Certo, se…

Milena Gabanelli spiega i rischi del passaggio all'elettrico. Il video è su Corriere.it.

Posti di lavoro a rischio con l’elettrico? Lo sostengono Milena Gabbanelli e Rita Querzè sul Corriere, con un lungo articolo. Hanno ragione? Certo, se…

Posti di lavoro a rischio…/ È la sindrome Volkswagen

L’equazione da cui parte l‘articolo è nota: per fare un’auto elettrica serve il 30% di ore lavorate in meno. Ergo: le giornaliste del Corriere giudicano a rischio 60 mila dei 274 mila addetti diretti dell’automotive A cominciare dai 5 mila che si occupano di produrre motori diesel. Analisi giusta? Dipende da come si affronta l’argomento. Se ci si arrocca a difendere l’esistente, forse il conto potrebbe essere ancora più salato. E del resto questo è il nodo su cui si basa il durissimo scontro al vertice del Gruppo Volkswagen. Con il presidente Herbert Diess a rischio di cacciata da parte del potente sindacato interno e degli altrettanto potenti azionisti pubblici. Bisogna decidere se cavalcare il cambiamento, e andare a caccia di lavori nuovi al posto di quelli che si perderanno. O se si lasciano le cose come stanno, toccando ferro e sperando che l’elettrico finisca in una bolla di sapone.

 

NEW-AUTO / La catena di montaggio della VW ID.4, un Suv elettrico.

Posti di lavoro a rischio…/ È il mondo NEW-AUTO

Da questo punto di vista l’esperienza degli Stati Uniti insegna. I marchi storici si difendono come possono, ma in compenso sono nate due aziende come Tesla e Rivian il cui valore di Borsa è già superiore a tutto il resto del mondo automotive. La prima, soprattutto, è un fenomeno globale, apre fabbriche ovunque e ruba fette di mercato soprattutto ai costruttori tedeschi, Audi, BMW e Mercedes. Uno di questi impianti lo sta aprendo in Germania ed è studiandolo che Diess ha deciso di accelerare il cambiamento. Spiegandosi con un post su LinkedIn: “I posti di lavoro che esistono oggi saranno sicuramente meno nei prossimi 10-15 anni. Nell’amministrazione di Gruppo, soprattutto, ma anche in produzione e sviluppo. Verranno aggiunti nuovi e diversi lavori. Ma non sono Herbert Diess o Daniela Cavallo (la n.1 del sindacato) a decidere su questo. Decidono i clienti, acquistando un’auto dal Brandeburgo (sede della fabbrica Tesla) o da noi. Dipende da quanto saremo competitivi nel mondo NEW-AUTO”.

 

Il fenomeno Tesla ha cambiato il mondo

Ecco, la parola chiave è questa: il mondo NEW-AUTO. Un mondo in cui l’automazione arriva a livelli impensabili, in cui l’elettronica prende il posto della meccanica e i veicoli diventano “computer con le ruote“. Non si tratta solo di mettere un motore elettrico al posto di uno a benzina o a gasolio. Si tratta di concepire le macchine in modo del tutto nuovo, ripartendo dal foglio bianco. Perché è già in fabbrica che Tesla sta vincendo la sua sfida, con tempi di lavorazione che sono la metà di quelli di un concorrente dal nome storico. Eppure le auto che fabbrica non sono prive di fascino: sono oggetti del desiderio, che creano in chi le compra un senso di appartenenza che non si vedeva da decenni. Tutto questo non si può ignorare, come non si può ignorare il fatto che i limiti sulle emissioni saranno sempre più stringenti. E che costruire motori termici avrà costi sempre più elevati, mentre caleranno i prezzi dell’elettrico.

La 500 elettrica, l’unica EV prodotta in Italia.

La nostra idea: l’Italia diventi la patria delle citycar elettriche

E l’Italia in tutto questo? Le giornaliste del Corriere citano l’esempio virtuoso della Motor Valley dell’Emilia Romagna. A cui Vaielettrico ha dedicato un libro e una giornata di studi  al KeyEnergy di Rimini. Una collaborazione pubblico-privato che attira investimenti importanti, a partire dalla fabbrica Silk-FAW di Reggio Emilia (capitali americani e soprattutto cinesi). Ma è chiaro che non basta. In ballo ci sono gli impianti ex Fiat, ora Stellantis. Uno dei quali, Termoli, è in via di conversione: da fabbrica dei motori Fire a GigaFactory per la produrre batterie. Ma serve un piano più complessivo che vada oltre e valorizzi maggiormente Mirafiori, dove si produce un’auto dalle grandi potenzialità come la 500 elettrica. Serve l’ambizione, lo diciamo da tempo, di fare dell’Italia il polo produttivo delle piccole auto elettriche. Non solo Fiat, ma anche Peugeot, Citroen, Opel...Un settore snobbato dalla concorrenza, nel quale si può trovare nuovo valore aggiunto proprio grazie alle caratteristiche dell’elettrico.

 

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