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Posti di lavoro a rischio con l’elettrico? Certo, se…

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Milena Gabanelli spiega i rischi del passaggio all'elettrico. Il video è su Corriere.it.

Posti di lavoro a rischio con l’elettrico? Lo sostengono Milena Gabbanelli e Rita Querzè sul Corriere, con un lungo articolo. Hanno ragione? Certo, se…

posti di lavoro a rischioPosti di lavoro a rischio…/ È la sindrome Volkswagen

L’equazione da cui parte l‘articolo è nota: per fare un’auto elettrica serve il 30% di ore lavorate in meno. Ergo: le giornaliste del Corriere giudicano a rischio 60 mila dei 274 mila addetti diretti dell’automotive A cominciare dai 5 mila che si occupano di produrre motori diesel. Analisi giusta? Dipende da come si affronta l’argomento. Se ci si arrocca a difendere l’esistente, forse il conto potrebbe essere ancora più salato. E del resto questo è il nodo su cui si basa il durissimo scontro al vertice del Gruppo Volkswagen. Con il presidente Herbert Diess a rischio di cacciata da parte del potente sindacato interno e degli altrettanto potenti azionisti pubblici. Bisogna decidere se cavalcare il cambiamento, e andare a caccia di lavori nuovi al posto di quelli che si perderanno. O se si lasciano le cose come stanno, toccando ferro e sperando che l’elettrico finisca in una bolla di sapone.

 

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NEW-AUTO / La catena di montaggio della VW ID.4, un Suv elettrico.

Posti di lavoro a rischio…/ È il mondo NEW-AUTO

Da questo punto di vista l’esperienza degli Stati Uniti insegna. I marchi storici si difendono come possono, ma in compenso sono nate due aziende come Tesla e Rivian il cui valore di Borsa è già superiore a tutto il resto del mondo automotive. La prima, soprattutto, è un fenomeno globale, apre fabbriche ovunque e ruba fette di mercato soprattutto ai costruttori tedeschi, Audi, BMW e Mercedes. Uno di questi impianti lo sta aprendo in Germania ed è studiandolo che Diess ha deciso di accelerare il cambiamento. Spiegandosi con un post su LinkedIn: “I posti di lavoro che esistono oggi saranno sicuramente meno nei prossimi 10-15 anni. Nell’amministrazione di Gruppo, soprattutto, ma anche in produzione e sviluppo. Verranno aggiunti nuovi e diversi lavori. Ma non sono Herbert Diess o Daniela Cavallo (la n.1 del sindacato) a decidere su questo. Decidono i clienti, acquistando un’auto dal Brandeburgo (sede della fabbrica Tesla) o da noi. Dipende da quanto saremo competitivi nel mondo NEW-AUTO”.

 

posti di lavoro a rischioIl fenomeno Tesla ha cambiato il mondo

Ecco, la parola chiave è questa: il mondo NEW-AUTO. Un mondo in cui l’automazione arriva a livelli impensabili, in cui l’elettronica prende il posto della meccanica e i veicoli diventano “computer con le ruote“. Non si tratta solo di mettere un motore elettrico al posto di uno a benzina o a gasolio. Si tratta di concepire le macchine in modo del tutto nuovo, ripartendo dal foglio bianco. Perché è già in fabbrica che Tesla sta vincendo la sua sfida, con tempi di lavorazione che sono la metà di quelli di un concorrente dal nome storico. Eppure le auto che fabbrica non sono prive di fascino: sono oggetti del desiderio, che creano in chi le compra un senso di appartenenza che non si vedeva da decenni. Tutto questo non si può ignorare, come non si può ignorare il fatto che i limiti sulle emissioni saranno sempre più stringenti. E che costruire motori termici avrà costi sempre più elevati, mentre caleranno i prezzi dell’elettrico.

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La 500 elettrica, l’unica EV prodotta in Italia.

La nostra idea: l’Italia diventi la patria delle citycar elettriche

E l’Italia in tutto questo? Le giornaliste del Corriere citano l’esempio virtuoso della Motor Valley dell’Emilia Romagna. A cui Vaielettrico ha dedicato un libro e una giornata di studi  al KeyEnergy di Rimini. Una collaborazione pubblico-privato che attira investimenti importanti, a partire dalla fabbrica Silk-FAW di Reggio Emilia (capitali americani e soprattutto cinesi). Ma è chiaro che non basta. In ballo ci sono gli impianti ex Fiat, ora Stellantis. Uno dei quali, Termoli, è in via di conversione: da fabbrica dei motori Fire a GigaFactory per la produrre batterie. Ma serve un piano più complessivo che vada oltre e valorizzi maggiormente Mirafiori, dove si produce un’auto dalle grandi potenzialità come la 500 elettrica. Serve l’ambizione, lo diciamo da tempo, di fare dell’Italia il polo produttivo delle piccole auto elettriche. Non solo Fiat, ma anche Peugeot, Citroen, Opel...Un settore snobbato dalla concorrenza, nel quale si può trovare nuovo valore aggiunto proprio grazie alle caratteristiche dell’elettrico.

 

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105 COMMENTI

  1. “Infatti si sapeva da trent’anni che non avremo petrolio in eterno e che bruciarlo nei motori termici è pura follia.” Se era follia ha dato evidenti e straordinari risultati…perlatro il petrolio è oggi abbondantissimo, alla faccia di quelli che dicevano già nel 1970 che era prossimo il suo esaurimento.

    • Lei, come al solito, è totalmente disinformato. Di petrilio e gas ne avremo fino al 2070. Ma se continueremo a bruciarlo a questi ritmi, anche solo fino al 2025, manderemo arrosto il Pianeta. Le dice nulla il Glasgow Climate Act? Oppure la direttiva europea “Fit fo 55”? O il Climate Change 2021 dell’IPCC? Lei non legge i giornali, evedentemente. Le lascio questo link come ultima possibilità di aggiornarsi e piantarla di scrivere boiate sul nostro sito.https://ipccitalia.cmcc.it/climate-change-2021-le-basi-fisico-scientifiche/

  2. “investitori privati che di queste cose ne sanno più di te”. Ah, il signor Degli Esposti ha ragioni da vendere su questo. Infatti è esattamente quello che ho detto io. Ne sapevano più di me. Infatti sapevano che magicamente l’auto elettrica sarebbe diventata obbligatoria per legge, e lo sapevano più di dieci anni fa. Se non è preveggenza questa…

  3. Ringrazio il signor Degli Esposti che mi ha spiegato che le vetture elettriche sono nate in Cina. Non lo spaevo, ma come si dice, no si finisce mai di imparare.

  4. Per Leonardo, che mi accusa di dire cose che non sono provate: La Volkswagen ID4 ha percorrenze per Kwh migliori di quelle della tesla Y. Lo potete constatare sulla prova di una nota rivista automobilistica italiana. Città: 6.3 Km/Kwh ID4 e 6.2 Y. Statale: 5.6 entrambe. Autostrada 4.3 ID4 3.7 Y.

    • Ci tengo a precisare che non accuso nessuno. Ho risposto ha un commento generico dove veniva detto che le Tesla non sono le auto più efficienti in circolazione. Innanzitutto ti ringrazio per l’informazione riportata sopra che aiuta la discussione sull’argomento. È un bene che la ID4 faccia meglio della MY, conferma che stiamo vivendo un periodo di forte evoluzione delle auto elettriche. Segnalo però un paio di cose:
      1) Che un’esempio non è una regola (una rondine non fa primavera)
      2) MY è su piattaforma M3 che è un progetto “consolidato” e anche una scommessa sull’esistenza di Tesla, è quindi (la MY) un compromesso rispetto ad un progetto nuovo ID4 in cui VW ha potuto imparare dagli “errori”, anche degli altri.
      Detto ciò, senza togliere nulla alla ID4, le Tesla al momento mi sembra che restino le auto più efficienti sul mercato, almeno in media, oltre che quelle con una dotazione di capacità di guida autonoma e software più evolute in assoluto.
      Lo dico con la serenità di chi non ha acquistato Tesla per tutta una serie di ragioni, ma se dovessi scegliere oggi tra MY e ID4 probabilmente sceglierei ancora MY.

      • Un’auto si sceglie per una moltitudine di ragioni, non certo solo per l’efficienza. Le auto elettriche non sono poi così diverse per questo aspetto, principalmente perchè i motori elettrici, anche quelli scadenti, hanno comunque un’efficenza elevatissima (superiore al 90%). E non è poi così difficile pilotarli bene. E’ proprio questo il dramma dell’auto elettrica: mentre con quella ICE puoi fare la differenza (un V8 è radicalmente diverso, a livello di esperienza di guida, da un 4 in linea), si dovrà trovare un modo per differenziarsi in altri modi…..per concludere: le tesla sono certamente efficienti, non sono il top sul mercato, ma le differenze non sono così sensibili.

        • Non bisogna però limitarci all’efficienza del powertrain, c’è anche l’aerodinamica, il modo in cui gestisci la climatizzazione, ecc.
          Non ultime le condizioni di test.
          Con questo non voglio dire che non siano corretti i test effettuati su ID4 e MY,. soltanto che la differenza è piccola e a condizioni diverse, ad esempio basse o alte temperature potresti avere risultati diversi. Chiarisco subito di non aver visto i test, quindi magari è stato fatto un valore medio.
          In ogni caso, brava VW che ha raggiunto e superato il livello di efficienza di Tesla, almeno per quanto riguarda Model Y.

  5. Per Leonardo: ieri sera ho mandato un messaggio nel quale riportavo i dati di percorrenza RILEVATI della ID4 e della tesla Y, che vede la ID4 in vantaggio. Purtroppo non so perchè è stato cancellato dal moderatore.

  6. E Giorgetti Salva l’Italia e migliaia di Famiglie.
    Ma davvero si poteva credere che fra 14 anni non producevano più auto termiche e nel 2040 ci sarebbe stato lo swith off del termico.
    L innovazione ad oggi sarebbero le Auto Euro 6D diesel semielettrificate.
    Su questo dovrebbero puntare tutte le Case costruttrici anche nei segmenti A e B.
    Ma avete visto la nuova classe C diesel semielettrificata.
    Per me innovazione con una finestra al Green allo stato puro.
    Altro che macchine elettriche della Gig Nikko…

    • L’unico semielettrificato serio è un Full Hybrid e fino ad ora c’è solo Toyota.
      Solo che dopo averlo avuto per 13 anni, ormai è tecnologia vecchia.
      Ora c’è solo l’elettrico.
      E non si torna indietro, per fortuna.

    • Due commenti, l innovazione va cavalcata , anticipata ,gestita , il frenare porta solo ad essere ultimi ,vedi Giorgetti .
      Purtroppo o oggi fortunatamente non abbiamo più produzioni auto in Italia per cui avremmo la possibilità di cavalcare subito la nuova tecnologia

  7. La transazione elettrica porterà un solo vincitore.La Cina ovviamente. Entreranno nel mercato con modelli di fascia bassa (e non solo)a prezzi incredibili e considerando che hanno in mano tutte le materie prime la vedo dura per tutti!!

    • Ok Marco, ora faccia un ultimo passo col suo ragionamento e mi dica cosa capiterà secondo lei se non facciamo la transizione. Provi a pensarci. Chiusure di fabbriche e nessun nuovo posto di lavoro creato. Praticamente un deserto industriale e più poveri ovunque. Oppure pensa che quando le elettriche cinesi che costano meno delle auto a combustione saranno disponibili i cittadini si immoleranno comprando auto più costose e meno ecologiche?

      • Nn ha capito il mio ragionamento:la strada ormai è segnata il passaggio all’elettrico ormai è realtà, il problema semmai è come sopravvivere al mercato.Penso che si perderanno molti più posti di quelli preventivati nellll’articolo purtroppo!Si parlava di questo mi pare,di posti di lavoro!!!Mentre l’Europa si appesantisce di regole
        trattati ecc.ecc.i nostri competitor ci asfaltreranno senza fare prigionieri.

      • La transizione all’auto elettrica è una questione politica. La gente non corre a comprare elettrico: lo fa perchè ci sono gli incentivi e perchè teme di essere penalizzata con un’auto ICE. Tutto qua.

        • Mettiamo subito in chiaro una cosa: siamo d’accordo al 100% che l’auto elettrica è una questione politica.
          È una questione di politica ambientale necessaria ad evitare gli impatti dell’attuale sistema energetico sul clima e sull’ambiente in cui viviamo, ovvero l’inquinamento dell’aria che respiriamo.
          Non siamo d’accordo sul resto.
          La gente non corre a comprare l’elettrico per due ragioni principali: la prima è che è vittima di campagne di disinformazione che facendo leva sulla pigrizia mentale che si oppone al cambiamento la convince che sia uno stravolgimento delle proprie abitudini o che comunque non fa al caso proprio; la seconda è che si ferma al prezzo d’acquisto anziché guardare al costo totale (TCO).
          Gli incentivi servono a superare questi due ostacoli e permettere ai produttori di raggiungere le economie di scala necessarie per ridurre i costi di produzione e quindi i prezzi al pubblico.

          • Punto primo: il TCO è irrilevante se non posso permettermi l’acquisto. Punto secondo: se la questione costi fosse al centro di tutto tutti gireremmo in Panda. La volete capire che c’è gente che spende 40, 50, 60.000 euro per un’auto per la quale non è che il risparmio è tutto? Altrimenti si venderebbero solamente le auto più economiche. Punto terzo: ieri ho parlato con un cliente che ha avuto la BMW i3, poi la tesla X e ora è tornato al diesel perchè, parole sue, “L’elettrico è limitante”, non tanto quando vai al lavoro , ma nelle situazioni impreviste (vacanza, week end eccetera). Ed è uno che ha in azienda anche l’accumulatore tesla perchè dice che ammira l’azienda. Ora, lo so che mi direte che non è vero, ma io so che invece è così. E la stessa identica cosa me l’ha detta una settimana fa un imprenditore che ha comprato la ID3 e l’ha venduta dopo 6 mesi. Bellissimo viaggiare in elettrico, ma troppo limitante.

          • @L’Astuto
            Inizio a pensare che non ci capiremo mai, ma:
            Il TCO è importante, se non hai i soldi subito puoi fare finanziamento sacrificando parte dei risparmi, come fai ad esempio quando fai un investimento sul fotovoltaico ma non hai i soldi. Quello che succede è che sposti un po’ più avanti il punto di pareggio.
            Credo che anche Vaielettrico abbia già scritto sia che l’elettrico non è (ancora) per tutti e che una certa percentuale di pentiti ci sia, ma che la maggioranza è felice dell’acquisto. Invece di fare esempi meglio ragionare in termini numerici.
            Qui nessuno fa crociate pretendendo che domani tutti passino all’elettrico. Ci sono casi d’uso in cui è più semplice e altri in cui è più limitante. In questi secondi casi bisognerà fare un’attenta valutazione tra i vantaggi di rimanere a combustione e gli svantaggi di avere mezzi che saranno sempre più limitati per ragioni ambientali.

          • Se non hai i soldi per l’acquisto, fai un finanziamento, ed il costo te lo ripaghi ampiamente con il risparmio nei rifornimenti.
            Non ci sono solo auto da 60000€.

  8. Parlando strettamente del settore della mobilità elettrica dove ENI da tempo è molto attiva, soprattutto dopo l’acquisizione di Be Power che controlla la rete di Be Charge, la nuova società si pone degli obiettivi molto ambiziosi. Infatti, entro il 2030 punta a disporre di oltre 31.000 punti di ricarica in Europa.
    Vi ricordo che ENI é quella dal cane con 6 zampe che per un paio di generazioni ci erogava il carburante dalle pompe di benzina…. ora si é aggiornata, ed ha sicuramente necessità di assumere migliaia di installatori e tecnici vari… nessuna drastica perdita di posti di lavoro… anzi.. il mondo si aggiorna, si evolve ed esiste il progresso… in più in questo caso per un motivo di utilità pubblica… (rendere vivibili e respirabili le città)

  9. Seguo sempre con attenzione il sito, lo trovo molto interessante. Mi scuso con i lettori se ripeterò qualcosa di già scritto, non ho ancora letto tutto i vostri per me sempre interessanti commenti.
    Penso che sia un falso problema : l’auto elettrica è comunque un’auto con carrozzeria, interni ecc che avrà i problemi delle comuni auto. A livello di produzione non avremo il motore termico ma quello elettrico, una batteria enorme, un sacco di elettronica, impianti di riscaldamento e condizionamento più complessi ecc. Gli operai serviranno sempre come per produrre una termica. Ovvio che qualcuno che ha interessi vuole che il business del petrolio continui, i costruttori vogliono che le loro fabbriche continuino a produrre le loro diesel. Quanto ci vorrà a capire che se si vuole portare le ev ai grandi numeri bisogna proporre auto piccole a prezzi accessibili? Basta con SUV da 3 tonnellate e 500 CV non servono a nulla. Il loro costo, simile ad un bilocale non è sostenibile. Benvenute auto come la spring che costano poco e ci portano in giro senza impestare l’aria. I costruttori se vogliono tirare avanti che si rendano conto di cosa serve e la smettano con auto da 60000 € che in pochi possono comprare

    • Il problema è che il motore elettrico è di una semplicità imbarazzante e viene prodotto senza intervento umano, lo stesso per le batterie, la manutenzione è azzerata o quasi (il motore elettrico è pressoché eterno). Le basta? Non è sufficente dire “Anche la macchina elettrica ha un motore”. Certo che ce l’ha: peccato che sia fatto da un decimo dei componenti.

    • La maggior parte delle auto costose non servono a nulla, e allora? Molte costano come un bilocale, e allora? Ci sono molte più persone che possono comprare auto oltre i 60.000 e allora? Mi sembra che lei voglia far diventare un suo problema, un problema di tutti

      • Calma Sigor io ho i soldi e posso comprarmi un auto da 60000. Il Sig. Ilario ha solo espresso una legittima opinione.

        Non abbia la coda di paglia solo perché lei spenderebbe volentieri cento mila euro in un auto.

        Abbia il buon gusto e l’intelligenza di capire che per altri è considerato uno spreco di denaro.

        Perché queste pruderie da senso di colpa? Orsù?

        Perché ha così paura delle opinioni dei poveri?

        Stia calmo e rilassato, nessuno le toglierà il macchinone da cento mila euro, stia sereno. Non siamo nella Russia bolscevica, può continuare serenamente a sfoggiare il suo status alla faccia dei poveracci in totale libertà.

        Stay calm ; )

  10. In sintesi:
    l’auto elettrica disturba il sistema, ed il sistema cerca di bloccarla, rallentarla, screditarla con tutti i modi possibili:

    – sottolineano giustamente lo sfruttamento dei bambini del congo (ma i materiali non arrivano solo dal Congo, e poi i danni che hanno fatto i petrolieri con i loro veleni alle persone ed al pianeta sono incalcolabili, ma mai menzionati);
    – dicono che le elettriche sono pesanti e quindi sollevano polvere inquinando più di una termica (lo scrissero sull’Avvenire qualche anno fa);
    – occorre incentivare le termiche per far guadagnare i costruttori di auto che poi li investiranno in auto del futuro ad emissioni zero;
    – il futuro è l’idrogeno (peccato che spreca i 2 terzi dell’energia, senza calcolare che la CO2 per creare una rete di distribuzione sarebbe assurda (i tubi del metano e i fili della corrente non si possono utilizzare per trasportarlo));
    – un litro di benzina ha un potere energetico n volte superiore ad un litro di batterie (e allora? ma il problema è che il litro per essere prodotto e per essere usato inquina, avvelena e manda in malora il pianeta);
    – trasmissioni come piazza pulita ecc.;
    – gli incentivi con il contagocce;
    – l’immensa burocrazia per installare le colonnine e per attivarle;
    – quotidiani che pur di infangare il fotovoltaico danno risalto e ripetizione all’infinito a pochi casi di malaffare legati allo stesso.

    E ne avrei ancora.

    • L’auto elettrica disturba così tanto il sistema che non solo è incentivata, altrimenti nessuno l’acquisterebbe, ma il sistema ha addirittura già detto che vieterà la produzione di auto ICE. Pensa come è contro l’auto elettrica, il sistema.

      • Sì ma raccontiamo la storia dall’inizio: il sistema dell’auto elettrica non ne vuole sentire parlare per ragioni di business consolidato.
        Pensa che in Italia di è arrivati ad ostacolare in vari modi l’introduzione delle colonnine di ricarica in autostrada. Pensa che fegato marcio si fanno quelli che vogliono vendere litri di carburante alla pompa mentre le auto arrivano e si ricaricano di sola energia. Anche perché ora sono poche ma se poi in tanti faranno così, saranno dolori. Oltre al fatto che una riduzione dei litri erogati significa dover spalmare maggiormente i costi sul prezzo del carburante.
        E infatti è servita una startup per rivoluzionare tutto altrimenti oggi staremmo ancora parlando di Euro 7, particolato, NOx, urea e sistemi di filtraggio. La regola numero uno per stare nel pulito è non sporcare.

        • Concordo in parte. L’industria dell’automobile non ha alcun peso in Europa, e lo si è visto ampiamente. Dei benzinai non importa a nessuno. L’avvento dell’auto elettrica non è certo causato da tesla: è causato da una precisa volontà statunitense. I motivi? Io ovviamente non ho certezze, ma opionioni che, come tali sono opinabili. Mi limito a rilevare che questo netto cambio di paradigma danneggia forse irrimediabilmente i produttori europei, mentre negli USA, dopo aver drenato 11 miliardi di dollari in più di 10 anni al mercato, qualcuno si è fatto trovare pronto. Ma come detto, che volete che ne sappia di queste cose.

          • Scusa ma negli Usa a parte Tesla che oltretutto è anche osteggiata dal governo e che produce. Mi puoi dire quale dei costruttori è pronto ?
            GM ? Ford ? Stellantis ? Guarda che questi saranno i primi a fare un bagno di sangue .

          • Infatti, sarai anche astuto ma di queste cose sai pochino. L’industria dell’auto in Europa ha un peso enorme. Infatti si sapeva da trent’anni che non avremo petrolio in eterno e che bruciarlo nei motori termici è pura follia. Eppure a un’alternativa siamo arrivati solo ora (e c’è chi ancora frena). L’avvento dell’auto elettrica non è partito dagli Usa, bensì dalla Cina. I dieci miliardi di dollari a Elon Musk li hanno portati gli investitori privati che di queste cose ne sanno più di te. E glieli hanno consegnati su un piatto d’argento.

          • Facciamola ancora più semplice. Il mondo da sempre funziona con padroni e servi. Auto elettrica contro auto a combustione, energia da fossili e da nucleare contro energie rinnovabili, sono semplicemente l’espressione di due forze di potere contrapposte che stanno combattendo per la leadeship futura sul mondo. Da una parte Wall Street e dall’altra Silicon Valley. Si dice sempre: “guarda dove vanno i soldi”. Negli ultimi anni sempre più soldi sono finiti nella Silicon Valley, e sempre più miliardari si sono creati da quelle parti. In Silicon Valley si trovano le tecnologie e gli strumenti per rivoluzionare i settori dei trasporti e dell’energia. Musk ne è l’espressione e il condensato assoluto, e infatti da un po’ di tempo a questa parte non ha problemi a recuperare soldi dai finanziatori. Anzi c’è la fila. Se poi consideri che i soldi negli ultimi decenni sono andati anche a Oriente e che i cinesi hanno un problema gigantesco a governare la loro espansione senza inquinare e bruciare risorse che provengono dal resto del mondo quando ha abbastanza risorse per alimentare la crescita con risorse rinnovabile, e infine sommi la potenza economica prodotta dalla Silicon Valley e quella dei cinesi non ci sono molti dubbi che la rivoluzione in corso è inevitabile e sarà imponente e rapidissima. In mezzo c’è l’Europa e in particolare la Germania, che ha capito quello che sta capitando e si sta muovendo per non rimanere tagliata fuori. L’Italia, come al solito, ha deciso di continuare a guardarsi l’ombelico. Speriamo che come al solito saremo in grado di recuperare pur partendo tardi. Di certo il danno sul settore auto è già fatto e la crisi e i fallimenti che ne deriveranno sono ormai inevitabili.

  11. L’altra faccia della medaglia dell’automazione :

    I ristoranti.

    Dubito che nei ristoranti l’automazione arriverà mai (e si, so di alcuni bizzarri esperimenti di robot camerieri, ma non sfonderanno mai).

    Al massimo nel delivery la pizza arriverà col drone o il veicolo autonomo.

    Stesso motivo per cui esistono ancora gli Hotel con personale nonostante alcuni Hotel super economici self service dove un totem ti rilascia un pin per accedere alla camera.

    Il lato umano in cui in alcuni settori non si rinuncierà mai perché è quello che cercano i clienti.

  12. Detto in poche parole, il cambiamento o lo abbracci o lo subisci.

    Quello che fa l’Italia è irrilevante, il resto del mondo va per la sua strada.

    Si può abbracciare il cambiamento e cercare di limitare la perdita di posti di lavoro.

    Oppure si può subirlo, non fare niente e fare finta di niente e sperare (dire “ingenuamente” è un eufemismo, lol) come dice giustamente l’articolo che l’auto elettrica fallisca (come? di grazia?)

    E allora i posti di lavoro persi saranno il triplo (o il quadruplo, o il quintuplo, e chi lo sa).

    L’Italia non è un’isola in autarchia. Per quello c’è Cuba.

  13. Qualche anno fa a causa dell’inquinamento insopportabile arrivato nella mia zona grazie al permesso dato alle raffinerie di bruciare il loro scarto di raffinazione (Petroleum Coke) altamente cancerogeno scrissi a report e non ebbi nessuna risposta.

    Adesso capisco perché

    • Mi chiedo come la Gabanelli dopo un’esperienza lavorativa come Report, che capisco possa essere anche stressante visto che Ranucci adesso è sotto scorta, possa diventare lo zerbino del padrone che gli paga lo stipendio scrivendo delle “BAGGIANATE” come questo articolo!
      Capisco che il problema di mantenere dei posti di lavoro è importante ma non si può certo dare la colpa all’auto elettrica perchè allora questi articoli avrebbero dovuto spuntare fuori per 1000 altri motivi per cui abbiamo perso delle figure lavorative. L’auto elettrica è la normale evoluzione di un mondo che per sopravvivere deve ridurre inquinamento, spreco di energia da fonti non rinnovabili, vivibilità nelle grandi città, sicurezza stradale, ecc. ecc.
      Farà da pioniere a tutta una serie di problematiche legate alla mobilità; perché, mi chiedo, invece di dare la colpa all’auto elettrica non si cerca la soluzione per convertire e preparare i lavoratori di domani a ricoprire dei ruoli moderni e adatti all’auto elettrica? Cara Milena, da te non me lo sarei aspettato, alla fine anche tu, paladina della giustizia una volta, sei diventata lo zerbino del tuo padrone a difesa non dei lavoratori ma del mero profitto e del segno del +% che ogni anno il bilancio deve restituire.

      • Come ho già scritto, la mio paese quando qualcuno parla di chiusura del petrolchimico (o di una parte) subito i politici tutti, tutti i colori, tutti i livelli si appellano alla conservazione dei posti di lavoro, peccato che ne abbiamo persi 10 volte tanto con il tessile ed altro e nessun politico ha detto nulla, silenzio totale.

        Il petrolio è un affare per tutti i colori politici e tutti lo proteggono tirando in ballo oggi una scusa, domani un’altra tramite mezzi di comunicazione ecc., ma il sottostante è sempre lo stesso.

        In sintesi: i posti di lavoro dell’indotto della componentistica sono solo una scusa per proteggere il motore termico dall’estinzione in quanto brucia i derivati del petrolio.

      • Mi sembra ci sia molta acredine (condivisibile, a tratti ed in linea generale) verso la giornalista. Ha semplicemenete riportato la situazione e fatto sapere che si perderenno posti con il passaggio all’elettrico. Ha pure riportato, come scritto anche nell’articolo, il caso della motor valley indicandolo come possibile soluzione. Pare che quando si parli di posti di lavoro che saltano freghi sempre meno di zero a tutti; ma farlo sapere è un dovere. Mettere in luce la poca lungimiranza (mi sto autocensurando ora) di chi produce auto e parti dell’auto è un dovere. Poi insisto, ma per me nelle dichiarazioni del presidente WV c’è più che l’elogio di Tesla la voglia e la speranza di poter mandare a quel paese la metà dei suoi dipendenti per diventare competitivo (ovvero guadagnare di più a parità di prezzi di vendita delle auto) vendendo i suoi prodotti.

  14. “lo diciamo da tempo, di fare dell’Italia il polo produttivo delle piccole auto elettriche. Non solo Fiat, ma anche Peugeot, Citroen, Opel…Un settore snobbato dalla concorrenza”. In realtà non é che i costruttori snobbino il segmento delle vetture piccole, é che con i prezzi dei pacchi batterie avuti fino a oggi era impossibile produrle a un prezzo congruo, per cui le vetture elettriche fino a oggi sono state vetture di segmenti superiori. La stessa Dacia Spring, una scatoletta ridotta all’osso, per abbattere il prezzo monta un pacco batterie relativamente piccolo, eppure costa 20 mila euro. In futuro, quando i prezzi delle batterie scenderanno ulteriormente, sicuramente tutti i costruttori produrranno le city cars

    • Ma infatti la sfida è proprio questa: prepararsi al 2025 quando i costi, le dimensioni e il peso delle batterie consentirà alle piccole di essere competitive e di assicurare ai costruttori i margini che si aspettano. L’Italia ha una storia in questo: quando Vittorio Valletta affidò a Dante Giacosa il compito di progettare la prima 500 (poi uscita nel ’57) nessuno credeva che si potesse fare una macchina decente con quelle dimensioni. E che quell’auto potesse costituire un business per la Fiat. Giacosa ci riuscì e quella macchina motorizzò l’Italia, e non solo. Oggi la sfida è analoga. E la vera sostenibilità è nelle auto piccole, che non occupano troppo spazio nelle nostre città, oltre a non inquinarle. Vedo troppi Suv in giro…

      • sui suv con me sfonda una porta aperta, anzi, un portone. Tesla ha prodotto berline dalle linee filanti e dalla sezione frontale ridotta che hanno, conseguentemente, la migliore efficienza. Questa moda di apparire ingombranti e imponenti per strada l’ho sempre trovata di cattivo gusto – e l’Italia dovrebbe essere la patria del buongusto. Saluti!

          • Quali sono più efficienti, a pari categoria? Magari vediamo i numeri, perché mi stanno sfuggendo.

          • .Vai a vedere le Prove su strada di alcuni Youtuber Nostrani o anche Norvegesi magari sui 1000 Km poi una volta documentato rispondi

          • Leonardo, ci sono le prove sulle riviste specializzate. Non posso dirle quale perchè mi cancellano il commento (già successo).

          • Abbia pazienza, io quelle riviste non le compro più da tempo per.ragioni che non sto qui a spiegare.
            Le ho chiesto quali auto e lei mi risponde con una risposta inutile?
            Le auto!
            Quali sono i modelli di pari categoria più efficienti? Lo chiedo per interesse reale. Vorrei sapere quali sono le auto più efficienti di Tesla.
            È possibile avere da lei questa informazione, o può solo dare risposte evasive? Grazie.

          • @l’astuto (l’importante è crederci)
            Basta trollare sei patetico. Vai a postare su nafta.com.

      • E la gente ti dice alla comanda sul perché avesse comprato un SUV, “bhe quando salgo in auto non mi devo abbassare, sono alto alla guida ed è più comodo”, e quindi capisci che è inutile continuare a parlare.

      • Vedi troppi SUV, caro Mauro, perchè la 500 elettrica costa proprio come un SUV e allora la gente non è stupida, solo qualche fortunato che si può permettere un garage completo semmai ha la 500 per la città e il SUV per l’extraurbano ma i poveretti è già buona che hanno un suv per tutto visto cosa costa mantenere un’auto oggi giorno tra balzelli e tasse sul carburante.

        • Verissimo, Antonio, continuo a dire (e a scrivere) che la Fiat dovrebbe fare una Panda elettrica, basica, con un listino inferiore di almeno 5 mila euro rispetto alla 500. Se non la faranno loro, la faranno altri: la Volkswagen ha già annunciato che la sua piccola da 20 mila euro arriverà al più tardi nel 2025 e sarà costruita in Spagna dalla Seat.

          • Una Panda con un prezzo di listino come proposto sarebbe comunque troppo cara: una 500e viaggia, senza incentivi, sui 30.000 ed a 25.000 auro compro un’auto a motore termico di ben altra categoria. oppure, compro una panda firefly a 12.000-13.000 euro e con quanto risparmio giro e pago la manutenzione di diversi anni, tenendo conto che il valore residuo di un BEV usato resta un’incognita. I BEV potranno essere presi in considerazione dai più solo quando avranno prezzi accessibili, senza mortificare troppo l’autonomia come fa la Spring

  15. Buongiorno Massimo, permettimin una precisazione, dal punto di vista teorico non può esistere un mondo senza reddito ma può esistere un mondo senza lavoro, infatti se esistessero dei robot umanoidi in grado di sostituirci in tutti i lavori che facciamo, o almeno quelli essenziali
    inclusa la capacità di prodursi e /o ripararsi, il mondo potrebbe continuare a funzionare lo stesso a patto che i cittadini abbiano a disposizione un reddito per comprare i prodotti e servizi di cui necessitano. Ad esempio potrebbe essere un vero reddito di cittadinanza, vero nel senso non come quello odierno spacciato per rdc ma che non avendo la qualità di universalità è semplicemente una misura di sostegno alla povertà chiamato con un nome sbagliato. Ma potrebbe essere anche una quota di partecipazione ai servizi che offre lo Stato, attraverso i propri robot funzionari, i cui dividendi sarebbero forniti ai cittadini.

    • Ottimo per un film di fantascienza, ma fuori da ogni realtà. Oggi pensiamo di essere alla vigilia della rivoluzione finale, la società dei robot, ma penso che una transizione altrettanto traumatica l’umanità l’abbia già affrontata con l’avvento del motore: ha spazzato via tutti i lavori precedenti ma ne ha creati di altri.

  16. Probabilmente sono vecchio ,quanto te , e abbiamo assistito ad una Italia che ha abdicato all informatica Olivetti , Telecomunicazioni Italtel Telettra , Chimica Montedison , ecc .
    Abbiamo venduto Wind agli Egiziani , Tim sta diventando americana . Quando penseremo a qui sono gli asset strategici?
    Abbiamo delocalizzato i semiconduttori per risparmiare qualcosa e portando know how agli asiatici , questo perché gli asiatici ragionano a 10 anni , gli americani a 3 mesi e gli europei forse a un anno .
    Oggi assistiamo a dumping tecnologico supportato dai governi per cui o ricominciamo a fare reshoring o siamo alla frutta

    • Non sono d’accordo. Lei scrive che gli europei pensano ad una anno. Non è vero, gli europei non pensano proprio.

      • Sono ancora un ottimista spero che qualcuno in Europa i pensi due anni per compensare quelli che non pensano .
        Certo che vedere aree dismesse come ex Olivetti o Indesit che potrebbero essere usate per gigafactory fa pensare alla mancanza di visione dell Italia

  17. IMHO è che senza una politica industriale sull’auto elettrica ..
    i posti di lavoro si perderanno TUTTI

    io sono “vecchio” ricordo quando in Italia e in occidente c’era ancora l’industria elettronica
    le motherboard dei primi PC, Personal computer si saldavano A MANO
    Olivetti in primis
    poi l’occidente ebbe la “bellissima idea” di mandare la produzione in oriente :
    “perchè la manodopera costava meno” , dicevano
    nel giro di pochi lustri a Taiwan , la manodopera che saldava i componenti sulle mother board …
    NON ESISTEVA PIU
    Macchine Pick & Place ,smd e saldatura a ultrasuoni
    avevano sostituito un lavoro UMANO STUPIDO con una macchina e aumentato la produttività di parecchi ordini di grandezza
    ma anche i volumi di domanda erano cresciuti di moltissimi ordini di grandezza .
    Risultato Taiwan e Cina OGGI producono quasi il 100% dell’elettronica del pianeta
    in italia ,in Europa, in occidente non si produce più elettronica di consumo

    Vi dico solo che per un breve periodo ARM era diventata OLIVETTI
    il chip OGGI,attualmente usato per fare TUTTO sul pianeta ..
    è stato di proprietà Olivetti
    oggi l’Italia non ha più un industria elettronica ..
    solo rimpianti

    speriamo che per salvare 4 posti di lavoro oggi nell’automotive
    non ci ritroveremo nella stessa situazionedell’elettronica tra qualche decennio
    in Europa intera

    Alla politica ; escort dell’industria degli idrocarburi
    e ai media escort delle escort di cui sopra
    agli ignoranti in buona fede ,

    dico solo questo :

    Alla Politica con la P maiuscola e all’Informazione con la I maiuscola
    dico che esiste un futuro alternativo

    si chiama RIDUZIONE dell’orario di LAVORO
    che poi è solo riportarlo a quello del boom economico anni 60a 70a
    dove bastava un reddito solo per mandare avanti una famiglia
    bastavano 10 ore al giorno , per mettere su famiglia , gfare un mutuo per la casa ,l’auto ecc. ecc..

    oggi le famiglie hanno “bisogno” di DUE REDDITI e almeno 16 ore al giorno
    lavoro poco precario,famiglie alienate

    “Italia vita bella…”
    sepolta da un pezzo

    se siete arrivati fino a qui, vi ringrazio , avete fegato
    nemmeno io sopporto i miei pistolotti nostalgico-logici

    5 ore al giorno di lavoro è l’unico futuro sostenibile

    l’alternativa è solo povertà e decadenza ..
    al massimo produrremo le Trabant del ventunesimo secolo .

    “pessimismo e fastidio”
    cinico tv

    • A proposito di Olivetti, pc e mancata lungimiranza e programmazione a lungo termine sia imprenditoriale che politica: qualcuno ricorda un certo Faggin?
      Saluti

    • È un decennio che lo vado dicendo a me stesso e agli altri.

      Se non è ancora avvenuta una riduzione dell’orario di lavoro è per diversi motivi :

      1) Gente che se non lavora tutto il giorno non sa che fare.

      2) Gente che lavora tutto il giorno ANCHE (e non solo ovviamente) per combattere la noia e l’apatia.

      3) l’automazione spinta che non è ancora arrivata in tutti i settori e in alcuni dubito che arriverà mai.

      4) lavorare tutto il giorno è una roba culturale, prova a dire a qualsiasi imprenditore che vivacchia (tanti, troppi, per la follia insensata del piccolo è bello che non da alcuna resilienza alle difficoltà, crisi, imprevisti, comprese le pandemie…) di lavorare di meno, o peggio, di fare lavorare meno i suoi dipendenti.

      Nella migliore delle ipotesi ti ride in faccia o ti insulta.

      La riduzione dell’orario di lavoro è molto più allettante per chi è a salario fisso.

      O per quei pochi nomadi digitali fortunati e illuminati.

      • anche questo è vero ..
        puoi però fare formazione permanente da casa
        5 ore in fabbrica , 1 o 2 a casa con i webinar
        aumentando la sicurezza sul lavoro

        gli imprenditori sono meno stupidi di quello che si pensa
        ci sono studi che dicono , che implementando l’orario ridotto ..
        la produttività aumenta , non diminuisce

        imho , se è vero che il pianeta si è messo in cammino verso l’economia circolare e i rifiuti zero
        molti posti di lavoro verranno da lì
        solo Enel ha detto che con le rinnovabili dovrebbe assumere PER SEMPRE 30000 trentamila persone per monitoraggio e manutenzione solo in Italia .
        POSTI FISSI
        che in un regime 5 ore potrebbero diventare 45000
        più l’indotto
        più il picco che durerà almeno un decennio per l’istallazione ,
        picco che potrebbe essere parzialmente riassorbito
        dai posti di lavoro orientati al riciclo
        al trattamento dei rifiuti , invece di bruciarli
        recuperare materie prime secondarie , filiera poco implementata in Italia
        tranne batterie al piombo e olii usati

        le installazioni e smantellamenti di rinnovabili, poi , sono lavori ciclici
        che si ri-presenterebbero con una forte domanda oni 15 20 anni max per l’eolico
        e 25 30 anni max per il fotovoltaico
        non sono posti di lavoro da buttare nemmeno questi , se pianificati a dovere , si potrebbero creare competenze specializzate che andrebbero a lavorare in giro per l’Italia e l’Europa , senza soluzione di continuità

        il settore del recupero e riciclo dei rifiuti potrebbe essere la vera miniera d’oro
        c’è tanta di quella spazzatura in giro per il territorio
        che negli anni 60a sarebbe stato impensabile
        all’epoca si recuperavano perfino i tappi delle bottiglie
        un mio vicino di casa ha mantenuto la sua famiglia raccogliendo cartone ,
        impensabile oggi ..
        ma chissà le cose potrebbero cambiare ,rapidamente,anche in un paese stra.conservatore come l’Italia che “normalmente” ha un’inerzia di troppi decenni
        rispetto ai paesi avanzati

        chi ha invocato una direttiva Europea ..
        ha vinto un cookie

        • P.S. non credo che il lettore medio over40 comprenda l’anglicismo “In my humble opinion”, eviterei di usarlo su un blog italiano per permettere a tutti di capire tutto 😉😉😉

  18. Sorprende che a parlare di questo aspetto sia una giornalista che comunica tramite un video quello che 10 anni fa (mica 100) avrebbe comunicato con carta stampata. Risultato? sono scomparsi gli operai delle rotative e sono nate 100 altre professionalità (web content xyz……). “Ma sono laureati” (cit. Zalone)

    • Attenzione alla favola che i 7.5 miliardi, tendenti a 9, si riconvertiranno in lavori diversi, così come attenti alla favola di lavoreremo tutti meno. Fra qualche centinaio di anni forse, ma nel frattempo ci sono lacrime e sangue. Questi processi vanno gestiti (avendo leader capaci e volenterosi). Ad oggi il sistema è rimasto in equilibrio perché la quota di automazione è rimasta modesta, se consideriamo la totalità del lavoro. Ma la potenzialità è enorme e ci sono molti segnali che fanno presagire il peggio. I boards delle grandi company, dopo aver giocato con la globalizzazione, incominciano a giocare a chi non rimane indietro sull’automazione spinta + AI, uscendo fuori dal manufacturing e toccando tutti gli strati. La tesla è un esempio. Non solo ha un cycle time 1/2 (forse possiamo dire 1/3) dei concorrenti tradizionali ma anche le vendite e l’assistenza hanno minore lavoro persona per pezzo venduto. Non mi stupirebbe vedere simili dati anche nella parte admin e r&d. In sosdanza, rimarremo in equilibrio se ogni futuro vecchietto/a sarà accudito/a da 4 o 5 persone con impegno full time, ma occorrerà una capacità redistributiva che oggi non si intravede neanche in embrione.

      • Aggiungo un altro Attenzione, dopo aver letto i commenti di qualche ottimista utopico. Credete che i nostri nipoti vivranno “gratis”? Dove lo avete trovato scorrendo i 5000 anni della nstra civilta? Abbiamo visto schiavitù e povertà. Credete che nei prossimi 50 anni i proprietari dei trilioni e trilioni di $ apriranno i cordoni della borsa per il bene dell’umanità? Un po di ottimismo fa bene ma troppo è dannoso

        • Sai da quand’è che si dice che l’automazione avrebbe creato milioni di disoccupati e addio civiltà? dai tempi di Henry Ford (fine 800). Sono passati 120 anni e siamo “tutti” a lavorare. Quindi piantiamola con il fare le sirene della malasorte e facciamo come l’umanità ha sempre fatto: rimboccarsi le maniche e trovare soluzione ai problemi.

        • @ Roberto 6.2 – mi sento chiamato in causa. Forse è utopia, ma io credo che l’energia abbondante e quindi gratuita, a disposizione di tutti, cambierà totalmente la storia dell’umanità. Chiamiamola democrazia dell’energia. Guerre, conflitti razziali, diseguaglianze, povertà, emigrazione selvaggia, tutte robe del passato. L’avere perderà significato, perchè ognuno avrà quello che gli serve per vivere, e potrà dedicarsi all’essere. Dipende da noi. O meglio da chi verrà dopo di noi.

        • Mi deve spiegare, però, a chi venderanno i loro prodotti i “proprietari dei trilioni” se tutti gli altri saranno disoccupati, quindi senza reddito. Un mondo senza lavoro non esiste. Del resto è stranoto, perchè è sempre successo nella storia dell’umanità, che il 60% dei nati oggi faranno un lavoro che oggi non esiste.

          • Vero, un mondo senza lavoro non può esistere ne è auspicabile, e lungi da me essere un nazi-stakanovista. Tutt’altro.

            Sono invece favorevole a lavorare meno (e meglio) ma al momento è utopia.

            Lavorare è bene, ma non a qualsiasi condizione.

            C’è ampio margine per migliorare le condizioni di lavoro (e la felicità al lavoro) per milioni di persone.

            Stare bene al lavoro è un privilegio, non la regola.

          • Attenzione. Il punto è un po diverso. L’accento è sulla capacità di gestire questi processi. Da piccolo esperto di process automation concordo con De Masi con la bandierina di pericolo che cerca di tenere su da tempo. Si va incontro ad una drastica riduzione della necessità di lavoro e questo cambiamento va gestito. Ad oggi ci sono molte frasi del tipo ‘è tutta una riconversione’ ma sono alibi. Sappiamo tutti che il totale andrà a diminuire. Quanto più sarà gestito, tante meno lacrime ci saranno. La sfida è grande. Parlo dei prossimi 30 anni non dei prossimi 300. Mi posso aspettare che per la cultura liberista americana ci penseranno le company a sostenere un po di welfare ma per la nostra cultura europea, basata più sull’essere che sul denaro, vorrei assistere ad un maggior dibattito su questi temi. Ma la realtà
            e che assistiamo alle richieste di dimissioni del nr1 VW per aver detto la banalità di cui sto commentando. Ci sarà molto da lavorare per lavorare meno

      • Sono favorevole all’automazione ma portiamola all’estremo… si produrrà a favore di chi?
        Se i beni e servizi non saranno a disposizione gratuitamente dovranno essere disponibili le risorse per acquistarli.
        In quale modo non importa.

  19. Mi sembra che l’impatto maggiore sia sulla componente “motoristica” tradizionale. Il resto dell’auto grosso modo rimarrebbe (telaio, carrozzeria e componenti interni). Bisognerà considerare la produzione di batterie e motori elettrici. Non sarà una riconversione del solo processo produttivo ma anche manageriale ed economica per le “vecchie” case automobilistiche che potranno, ovviamente, contare sul supporto economico dei governi.

    Quindi i detrattori dell’elettrico ora si affidano alla “perdita” di posti di lavoro. Il prossimo grido di allarme coinvolgerà i benzinai? E i meccanici? I trasportatori che trasportano carburante? I costruttori di cisterne? Dei poveri petrolieri? La povera ENI e i suoi migliaia di impiegati?

    Quindi per la pace di tutti si dovrà tornare ai motori tradizionali. Magari a vapore…

  20. Cari signori, le auto elettriche centrano sino ad un certo punto, ma sono certo che diventerà il capro espiatorio della rivoluzione produttiva in corso. Bisognerebbe evitarlo per il bene di tutti, ma non accadrà.
    L’automazione è il problema, se dovessimo continuare a produrre auto endotermiche il problema persisterebbe, perchè sempre meno addetti dovranno essere impiegati, poichè per reggere la concorrenza con paesi che producono con salari totalmente incompatibili con i nostri, dovrà automatizzarsi sempre più e la battaglia si stringe intorno alla tecnologia che sapranno offrire. Vediamo già delle auto che arrivano dalla Cina a prezzi decisamente convenienti e l’industria occidentale o perisce o si adegua. Tra le due scelte lascio che decidiate quale delle due è più devastante. Bill Gates è tutt’altro che uno stupido e come tale non sfugge ai problemi che le società dovranno affrontare. Fare lavorare i robot ha un senso solo le società crescono culturalmente per affrontare le sfide dei tempi e per realizzare questo sogno occorre che l’economia cambi. Un tema secolare che insieme al problema demografico ci coinvolge tutti indistintamente.

    • E pensare che dal punto di vista filosofico l’avvento di robot in grado di affrancare l’uomo dai lavori più faticoso e ripetitivi sarebbe una buona cosa. Magari è soltanto l’era del lavoro che volge al termine.

      • Le tecnologie sono tutte buone, nascono per soddisfare una esigenza e migliorare la qualità della vita, dalla ruota allo smartphone…. Il problema è il profitto e questa logica che oramai è scritta nel nostro dna dai tempi del baratto, la visione utopica alla Project Venus per quanto lo veda come un sogno, lo vedo irrealizzabile da mente umana su scala planetaria senza una crisi che fin ora non abbiamo nemmeno immaginato

  21. Come vedo il mondo fra 50 anni: costo energia zero, automazione spinta al massimo grado, quindi costo dei beni prodotti zero o quasi. Servizi tutti fruibili on line, quindi costo zero o quasi. Il problema del lavoro non c’è più, perchè non sarà più necessario lavorare per guadagnare per vivere. Tutto ciò che ci serve ce lo daranno le macchine, e noi passeremo il tempo a surfare e a dedicarci al benessere del corpo e dello spirito. Come la vedete? A parte il fatto che molti me compreso non ci saranno più?

    • A prima vista è fantastico. Poi mi rammento che l’ozio è il padre dei vizi e mi trovo a sorridere amaro. Ma tanto fra cinquant’anni probabilmente sarò già “altrove”. Nel frattempo vedo di spiegare due o tre cosette ai bambini.

      • @ Alessandro – Ma assolutamente non si ozierà. Guarda i tuoi bambini: non devono lavorare, ma hanno tanto da fare, e la giornata non basta. I grandi non fanno i giochi dei bimbi, ma se ci pensi, quanti interessi potresti avere per arricchire il tuo spirito, che non puoi coltivare per ovvie ragioni. Anche surfare, volendo. Poi ci sarà chi ozierà, male per lui.

          • Massimo, spiego meglio: nel momento in cui l’energia (rinnovabile, ovvio) sarà a disposizione di tutti, abbondante e gratuita, e le macchine lavoreranno per noi, sarà rivoluzione. Il costo di ogni bene e servizio è dato essenzialmente dal contenuto di energia in esso, cioè dall’energia che è stata necessaria consumare per estrarre la materia prima (oppure meglio riciclarla) e lavorarla. Tutti potranno avere ciò che gli serve, a costo zero, e il lavoro come è inteso oggi non avrà più senso.Come non lo avranno le guerre o gli esodi, sempre dettati dalla scarsità di risorse. Servirà un cambio di paradigma per far funzionare il tutto, dipende da noi. E’ questo il vero problema, dipende da noi….

  22. Come mai nessuno si è stracciato le vesti quando Comau (e le aziende come lei) sfornando robot a tutto spiano ha cancellato migliaia di posti di lavoro in tutto il pianeta nella costruzione di auto!?!?!?

    Come mai nessuno si straccia le vesti per tutti i posti di lavoro che vengono cancellati dagli acquisti in internet?!?!

    Nella mia zona ogni volta che qualcuno attacca il petrolchimico subito la politica si attacca ai posti di lavoro da difendere, peccato che nella mia zona negli scorsi anni il tessile (grazie agli imprenditori fuggiti a produrre altrove ed ai commercianti che acquistavano in cina ecc.) ha mollato un mare di lavoratori (dieci volte l’indotto del petrolchimico) come mai nessun politico si è stracciato le vesti?!?!?! Tutto è accaduto nell’indifferenza totale della politica.

    E i posti di lavoro nel tessile avevano inquinamento bassissimo, non portavano tumori e non impattavano in modo bestiale sul cambiamento climatico.

    • Non è vero che i robot eliminano posti di lavoro, io lavoro in un’azienda che produce automazioni per l’industria, su tutte le aziende in cui lavoriamo con l’introduzione di robot e nuove tecnologie hanno aumentato la produzione e assunto nuovo personale.
      L’industria non ha più bisogno del “manovale” richiede gente specializzata e competente

      • Quoto in pieno. Ho 41 anni e da ragazzo non ho potuto studiare, ho iniziato a lavorare a 16 anni come operaio generico. 15 anni fa la fortuna mi ha dirottato verso la programmazione e gestione di isole robotizzate, da allora grazie alla formazione e all’esperienza accumulata ho cambiato 2 volte lavoro e aumentato il mio reddito del 50%

        • Ho lavorato anche io nell’industria e le macchine complesse (robot) sostituivano il lavoro di 3-4 persone, lasciandone solo una a monitorare.
          E chi ci vendeva il robot non lo vendeva solo a noi.

          Faccio un altro esempio, gli ATM e gli ATM evoluti (volgarmente chiamati bancomat) e l’home banking hanno fatto scomparire il lavoro del cassiere e parte anche del lavoro dell’operatore commerciale.

          I distributori automatici di carburante (li chiamano ghost) hanno fatto sparire tanti gestori.

  23. L’auto elettrica è oggi e lo sarà ancor di più nel futuro fortemente redditizia.
    Per quale motivo le case automobilistiche dovrebbero ridurre il personale anzichè ridurre l’orario di lavoro mantenendo posti e retribuzioni.
    Oltretutto una situazione che non riguarda e non riguarderà solo il comparto auto già da decenni.
    Se il motivo è spiegabile esclusivamente con la massimizzazione degli utili, sarà una politica che si ritorcerà contro.
    Dovrebbe essere invece volto uno sguardo alla qualità della vita e del tempo libero, più ce n’è più la gente restituisce lo stipendio ai padroni del vapore.

      • La domanda può essere posta anche da un’altro punto di vista: hai presente quanta gente serve per scrivere il software di una panda e quello di una Tesla?

        • Lato software lo scrivi una volta sola , poi poche persone che seguono gli aggiornamenti , mentre lato hardware ( motore) và sempre assemblato e il personale non diminuisce…

      • Non ho fatto una questione di numeri ma di “filosofia”.
        In un’economia di mercato i clienti ci sono fintanto che hanno soldi da spendere.
        Clienti che non spenderanno solo per l’auto ma anche per tutto il resto che fa girare l’economia, diversamente sarà necessario “sussidiarli”.
        Sono scelte.

  24. Si cancellano posti lavoro legati alla vecchia economia , e se ne generano di nuovi con le nuove richieste, il problema è quello di avere meno buchi possibile di occupazione .
    I nuovi lavori saranno più digitali High End per cui bisogna studiare studiare .

    • Certo è magari lo diciamo ai lavoratori dai 55 in su che non possono andare in pensione s che non hanno mai studiato…

      • Concordo, riconvertire un 50enne con bassa istruzione a mestieri nuovi è pura utopia.

        Non se ne esce senza un welfare più forte, l’alternativa è la rabbia dei molti.

        Con esiti che non so prevedere. Gli italiani non sono mai stati molto ribelli.

  25. I posti con l’elettrico non sono a rischio: sono cancellati. E’ un fatto che produrre un’auto elettrica è ben più semplice di una a combustione, quindi non c’ proprio nulla su cui discutere. L’industria automobilistica perderà centinaia di migliaia di posti di lavoro e basta, come perlatro si vede benissimo dal piano Volkswagen.

    • E chi si occuperà della programmazione dei robot , del servizio OTA , del service ,? sicuramente ci saranno altri posti di lavoro , sicuramente meglio pagati ma stanno meno
      Una proposta di Bill Gates era quella di tassare la produttività dei robot a favore della forza lavoro

      • Spesso deriso, Bill Gates è uno dei pochi ad occuparsi in modo serio di come la rivoluzione tecnologica impatta sull’occupazione. E di come trovare le risorse per tutelare la forza lavoro più debole.

  26. Se c’è un segmento auto, lo dico per esperienza personale, in cui l’elettrico fa la differenza, è proprio quello delle cittadine, segmento A e B. Qui l’elettrico apre in mondo nuovo in fatto di confort, prestazioni, sicurezza, risparmi d’uso. Molto più che non nei settori premium. Rimane solo da risolvere il problema del costo d’acquisto, ancora un fattore bloccante (per me a torto) per tanti.

    • Dobbiamo produrre queste macchinine nelle ex fabbriche di lavatrici ad esempio Whirlpool per fare un polo automotive

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