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Model X, la sirena canta ma io mi lego al palo

Ezio Nini al termine del suo test drive con la Model X

“Model X, la sirena della trazione elettrica canta, ma io come Ulisse mi lego al palo”. Così dice Ezio Nini, top manager di grandi aziende, dopo aver provato il Suv della Tesla. Ecco la sua testimonianza “a caldo”, arricchita, per Vaielettrico, da un paio di osservazioni con l’occhio lungo del dirigente industriale.

La sirenaTesla è l’auto elettrica, senza ma e senza “ibridi”, e finalmente ho l’occasione di provarla. Il richiamo dell’auto è per me come il canto delle sirene per Ulisse. Un’insaziabile curiosità mi attrae, ma il mio conto in banca mi lega all’albero maestro. L’appuntamento con il concessionario è a Peschiera Borromeo, dopo aver visitato lo show room di piazza Gae Aulenti a Milano. Arrivo con largo anticipo, guidando una F-pace, una Jaguar che ben rappresenta oggi il mio ideale di auto: diesel regolare, silenzio in un salotto pieno di spazio, sportività e classe. Sarà il mio punto di confronto.

Qual è la vera mission di Tesla?

Mi avvicino e intravvedo due furgoncini parcheggiati con il marchio Tesla sui fianchi, sono due van della Ford. Ma certo, mi dico, Tesla non fa mica veicoli commerciali.

L’accumulatore domestico Tesla

Entro nel salone espositivo e qui i due modelli in produzione, sperduti in uno spazio che ben accoglierebbe altro. Fare l’auto oggi significa ampia gamma, multi brand, utilizzo sinergico di piattaforme comuni quali scocche, motori, componentistica elettronica, ricerca ma soprattutto capacità di evolvere continuamente in sempre nuovi modelli. Marchionne aveva ragione, senza una dimensione globale si è destinati a sparire. Tesla ha solo due modelli, con una estetica invariata (almeno esternamente) dal 2013, un terzo modello stenta a uscire in Italia e un truck, il Semi, è in sviluppo. Il numero di auto vendute è ridicolo, come farà a sopravvivere? Forse la risposta è appesa in un angolo del salone, dove fa bella mostra un gruppo di accumulo energetico targato Tesla e dei pannelli solari. Il modello di energia del futuro: pannelli solari su un tetto e l’accumulatore, sufficiente per le esigenze domestiche, in nome dell’ autarchia energetica familiare. Una volta si produceva energia nelle centrali elettriche, la si trasportava nelle città e poi la si distribuiva. Un business per società forti, ENEL, Edison e pochi altri. Oggi la tecnologia ha ribaltato il gioco, il consumer diviene producer, e le nostre case divengono piccole fabbriche di auto-produttori, che mettono a disposizione la propria capacità al sistema. La microproduzione, e il micro accumulo, grazie alle tecnologie smartgrid, diviene risorsa per il mercato globale dell’energia.

…e i pannelli solari

Scarsa fantasia, ma che gran macchina!

Tesla è anche, ma forse soprattutto, un produttore di sistemi di accumulo, non di auto. In Inghilterra entra in servizio la prima cabina di accumulo di energia per le necessità di punta giornaliera a batteria. Le batterie hanno quintuplicato l’autonomia e diviso per cinque i tempi di ricarica. Oggi in 15 minuti carichi per 200 km. Finalmente arriva il mio turno e salgo in macchina, una Model X. La scarsa fantasia del nome è anche nell’estetica del suo frontale, e francamente non apprezzo neppure il minimalismo del suo interno. L’avvio è il primo e unico momento di imbarazzo: solo grazie al concessionario seduto accanto mi rendo conto che è accesa, parto e inizio il mio tour. Che sensazioni, che gran macchina! Il peso delle batterie porta l’autovettura ad un totale di 2400 kg, ma la potenza dei motori elettrici, posizionati sui due assi, si muove all’unisono provocando istantanee accelerazioni da brivido. L’elettronica addomestica la potenza sprigionata, fino a renderla facile, per nulla scorbutica. Nel confronto il buco a basso regime della mia F-pace (2000 cc da 178 CV) emerge in tutta la sua sconsolante evidenza. Su una rotonda spingo l’acceleratore. L’elettronica, i due motori e la distribuzione del peso pongono l’autovettura come su un binario, fino a quando un accenno di capogiro mi fa capire che l’accelerazione laterale è troppa per me. Anche qui il confronto con la mia F-pace è inclemente, dove sulle rotonde ha sempre mostrato il limite del sovrasterzo, prima di influenzare il mio equilibrio.

La Jaguar I-Pace

Potrò resistere alla sirena I-pace?

Scendo e devo ammettere: le autovetture a trazione elettrica sono decisamente meglio delle autovetture a motore termico. Silenziosità, curva della coppia, motore praticamente costante, accelerazione, fluidità della trazione, assenza delle cambiate e motricità sempre in un tiro costante, semplicità e affidabilità battono il motore a ciclo diesel otto a zero. La rivoluzione è iniziata. E non devo abbandonare il mio brand preferito: la Jaguar I-pace è pronta. Potrebbe essere lei il canto della sirena a cui non potrò resistere?

Ezio Nini

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