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Mai dire auto elettrica: alla Bosch proprio non va giù…

veicoli elettrici

 

Mai dire auto elettrica: alla Bosch, colosso della componentistica-auto, resta piuttosto indigesta. Come dimostra il nuovo affondo del n.1 Volkmar Denner.

Mai dire auto elettrica: “Transizione da programmare”

Volkmar Denner, numero uno della Bosch.

La Bosch non è nuova ad appelli a frenare i tempi del passaggio all’elettrico. A fine anno era stato il capo del Consiglio di Sorveglianza, Franz Fehrenbach, ad attaccare la UE per le misure sulle emissioni che incentivano di fatto il passaggio alle emissioni zero. Adesso a parlare è il n.1 operativo, Denner. Con toni un po’ meno radicali, ma usando gli stessi concetti. E cioè che l’elettrico proprio pulito non è,  a meno che l’energia utilizzata provenga tutta da fonti rinnovabili. E soprattutto che non si può scherzare quando in ballo ci sono centinaia di migliaia di posti di lavoro: “L’elettromobilità sta arrivando e Bosch promuove attivamente questo cambiamento da anni“, ha spiegato Denner. “Ma gli investimenti iniziali per finanziarla devono essere ricavati dalle nostre attività tradizionali. Per tenere a bordo il maggior numero possibile di collaboratori durante questa trasformazione, per Bosch e le altre aziende è essenziale che la transizione sia programmata“.

Difesa dei motori benzina e diesel di ultima generazione

“Le auto elettriche sono a emissioni zero solo se sono ricaricate con elettricità rinnovabile“, ha insistito Denner,  “e lo stesso vale per le auto a benzina e diesel quando utilizzano i carburanti sintetici“. Assicurando chegià oggi i moderni motori diesel e benzina non hanno più un impatto significativo sulla qualità dell’aria. Raccomandazione finale:  “Mantenere un equilibrio tra le considerazioni economiche, ecologiche e sociali.

Credit foto: Bosch media.

L’obiettivo deve essere aiutare la transizione dell’industria automobilistica verso una mobilità verde e compatibile con il clima, salvaguardando allo stesso tempo i posti di lavoro”. Peraltro finora non è che la transizione all’elettrico stia creando tutti questi sconquassi in Bosch. Nel 2020, nonostante la pandemia, il fatturato è calato solo del 4,4% a 71,6 miliardi di euro (qui i dettagli). E il margine EBIT si è mantenuto al 2,5% del giro d’affari. E questo nonostante le risorse investite sull’elettrico:  Il nostro obiettivo è diventare leader di questo mercato per i veicoli a batteria e a celle a combustibile” ha detto Denner. “Disponiamo già di un portafoglio di e-mobility più ampio di qualsiasi altra azienda, dalle e-bike ai camion”.

SECONDO NOI. Quando si assicurò il formidabile brevetto del common rail per il diesel, la Bosch non si appellò a un passaggio graduale dalle tecnologie in uso fino ad allora. Eppure la concorrenza ne fu totalmente spiazzata e anche allora ci furono morti e feriti. L’impressione è che, mentre l’Europa si azzuffa su come gestire politicamente la transizione all’elettrico, Cina e Stati Uniti abbiano preso in mano il pallino dell’innovazione nelle auto a batterie. E questo è il vero problema, checché ne dica l’altro grande frenatore, la Toyota. Infine: non ci si rende che proprio l’auto elettrica è un formidabile sprone ad aumentare la produzione da rinnovabili. Che cresce ovunque, anno dopo anno. Ma già con il mix di produzione attuale, non c’è gara per sostenibilità tra veicoli a batterie e tradizionali.  Mai dire auto elettrica, però…(M.Te)

 

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