Made in Italy elettrico: cosa aspettarsi dal 2021, dopo il debutto (sembra piuttosto fortunato) della 500e nell’ultimo scorcio del 2020. Non solo da FCA…
Made in Italy elettrico: tanta 500 e la prima Maserati
Questo dev’essere anzitutto l’anno del consolidamento nelle vendite della Nuova 500 elettrica, dopo l’assaggio nell’ultimo trimestre del 2020. I numeri di dicembre sono stati incoraggianti, con ottimi dati di vendita non sono in Italia. Da noi si sono immatricolati 1.549 “Cinquini” a batterie, ma il mercato francese non è stato da meno, con 1.454. Ottime notizie sono arrivate anche da mercati più piccoli come l’Olanda (486) e la Spagna (199). La Fiat punta a vendere nel complesso circa 5 mila al mese, il che vorrebbe dire che, sul totale immatricolato di questo modello, uno su tre è elettrico.
Ma il 2021, sempre a Mirafiori, verrà avviata la produzione di un’altra full-electric del Gruppo Fca, ovvero la Maserati GranTurismo (e GranCabrio). Con il contestuale avvio del primo stabilimento di assemblaggio per produrre i moduli-batterie destinati a tutte le Maserati elettrificate. Il grande successo della Porsche Taycan, con oltre 20 mila auto vendute nel 2020, insegna che c’è grande spazio anche nelle elettriche sportive.
La vera novità? La cinese FAW che investe a Modena
Da Torino a Modena, l’altra capitale dell’automotive made in Italy. Qui la Maserati conserva “la testa”, ovvero la progettazione anche della sua prima elettrica. Per quest’anno, invece, nulla arriverà da Maranello, da casa Ferrari. Ma qui la notizia è che ostracismo del Cavallino nei confronti dell’elettrico è stato superato. Il piano-prodotto lasciato in eredità dall’ad Jean Louis Camilleri, uscito per problemi di salute, prevede l’uscita del primo modello a batterie tra tre anni.
Ma la novità più ghiotta a Modena riguarda la decisione ormai certa del colosso cinese FAW di costruire qui il suo avamposto europeo. Il Corriere della Sera parla di “un centro di ricerca e sviluppo per un’intera gamma di vetture, hypercar, supersportive e berline di lusso“. Sia elettriche che ibride plug-in. Dalla Regione Emilia-Romagna, che sta lavorando all’accordo con i cinesi, trapela l’idea di un polo da migliaia di posti di lavoro. Insediato nella Motor Valley per la facilità di trovare qui professionalità automotive di livello, capaci di ripetere nell’elettrico i successi riscossi nell’era della meccanica.
SECONDO NOI. È un segno dei tempi: il più importante investimento nel made in Italy elettrico quest’anno potrebbe portare la firma di un gruppo cinese. Va bene anche così: sarebbe il segnale che i colossi orientali possono fidarsi a creare qui i posti di lavoro europei che finora sono confluiti soprattutto in Germania e Francia.