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La “stangata” di A2A/ Stazione di servizio o parcheggio con ricarica?

parcheggio ricarica

Stazione di servizio o parcheggio con ricarica? Cos’è in realtà una colonnina quick a 22kW? Bisogna rispondere a questa domanda prima di censurare chi sceglie di utilizzarla, pur avendo la possibilità di optare per una fast. Questo sostiene oggi Lorenzo Mosna rispondendo alle critiche dei nostri lettori. La polemica nasce a seguito della sua lettera aperta a Vaielettrico in cui raccontava di aver pagato 42 euro per una ricarica di 10 kWh. E’ successo a Milano, in una colonnina di A2A tariffata a tempo anzichè a consumo. Fra i tanti lettori che l’hanno commentata, molti lo accusano di essere un “furbetto della ricarica”. Lui replica così.

Lorenzo Mosna, esperto di video giochi e comunicazione digitale

di Lorenzo Mosna

“Ben ti sta”, avete tuonato. E sì, cari amici lettori, ho incassato il colpo.

Per chi si fosse perso la mia lettera aperta alla redazione di Vaielettrico, vi riassumo la vicenda: qualche giorno fa ho parcheggiato la mia Tesla Model 3 presso una colonnina A2A a Milano, collegandola alla presa da 22 kw che mi è stata tariffata come una colonnina fast al non proprio modico prezzo di 25 centesimi al minuto. Risultato: 10 kw e tre ore di sosta mi sono costati 42 euro.

“Non sono un driver etico, ma…”

La stangata di A2A: 42 euro per parcheggio e ricarica di 10 kW. E’ giusto?

Al di là delle questioni di tariffazione e di una poco chiara esposizione dei prezzi sulla app del gestore, avevo messo le proverbiali mani avanti autodenunciandomi: non sono un e-driver etico. Carico in funzione delle mie necessità di sosta, talvolta senza una reale esigenza di fare il pieno di elettricità ma per la mera comodità di avere un posto riservato in una città complessa come Milano. Questa è stata una delle idee che mi ha spinto a passare all’auto elettrica, e in qualche modo non intendo privarmene.

Insomma, anche se al momento della mia dipartita il San Pietro delle auto elettriche mi sbatterà nel Purgatorio degli e-driver (dove tutti guidano ibride plug-in), non credo che cambierò questa mia abitudine. I vostri commenti hanno però fatto emergere una domanda interessante, sulla quale mi sono arrovellato negli ultimi giorni nel tentativo di trovare una risposta. La domanda è la seguente: le colonnine pubbliche sono stazioni di servizio? Ovvero, la colonnina deve essere considerata un parcheggio?

“Madunina, la regola è questa”

Qui una Tesla collegata a una colonnina pubblica quick a 22 KW nel centro di Bologna: un comodo parcheggio con ricarica. Per un “pieno” possono servire anche 7-8 ore, mentre in un Supercharger Tesla o in una fast di un altro gentore potrebbe bastare meno di un’ora. E’ giusto consentirlo?

È evidente che il nodo della questione si sposta sul piano etico, più che giuridico. Perché, stando al decreto Semplificazioni del 2020 e alle modifiche al Codice della Strada da esso introdotte, auto elettriche e ibride plug-in hanno diritto a sostare alle colonnine se in ricarica, e a restarvi collegate fino a un’ora oltre il termine della ricarica senza subire sovrapprezzi. Salvo regolamenti locali, oltre l’ora di sosta il veicolo può restare parcheggiato ad libitum senza rischiare multe, ma i fornitori di servizi possono applicare una tariffa per disincentivare la sosta prolungata. Dalle ore 23 alle ore 7, infine, la sosta è sempre concessa anche in assenza di ricarica, purché la colonnina non sia “ad alta potenza”.

Dunque, con buona pace di e-San Pietro, la legge italiana consente di restare collegati anche oltre la ricarica e, addirittura, di lasciare la macchina l’intera notte senza preoccuparsi di puntare la sveglia per lasciarla libera a qualche nottambulo alla disperata ricerca di elettroni. Nelle ore diurne, invece, posso lasciare l’auto collegata il tempo necessario alla ricarica e sforare di un’ora senza rischiare costi aggiuntivi, o di restarvi collegato per tempi più lunghi pagando (eventualmente) qualche euro extra. E, nel meneghino reame del “lavoro, guadagno, pago, pretendo”, ciò che non è vietato è lecito, anche se costa e se fa arrabbiare qualcuno.

“Mai occupato un parcheggio senza la ricarica”

In ogni caso, non mi sorprende che fra i commenti alla mia lettera vi fosse chi mi invitava a mantenere un comportamento civile liberando il posto al termine della ricarica e, soprattutto, ricaricando alla massima velocità possibile. Sul primo punto concordo, e per la verità non ho mai sgarrato: in tutte le mie soste alle colonnine non mi sono mai fermato oltre i 5 minuti dal termine della ricarica.

Il secondo punto è però più complicato: se la mia auto necessita di un’ora di ricarica alla massima velocità, devo rinunciare a parcheggiare alle colonnine durante una serata fra amici al fine di evitare di dovermi assentare tra l’antipasto e il primo per spostare l’auto? In secondo luogo, chi ha un on-board charger più lento ha dunque diritto a soste più lunghe?

Insomma, la colonnina è un’area di servizio? Se è così, checché ne dica la legge, è mio dovere fermarmi il più breve tempo possibile, allontanarmi poco dal veicolo o comunque rientrare prima di terminare la ricarica e, perché no, evitare di fare il pieno limitandomi a caricare solo i kWh necessari per giungere in sicurezza alla ricarica successiva.

Se, invece, la colonnina è un parcheggio con servizio, non è forse mio diritto fermarmi il tempo necessario a svolgere le mie commissioni, sfruttando il tempo per rabboccare l’auto? Probabilmente la verità sta a metà strada tra lo zelo della prima ipotesi e il menefreghismo della seconda, e sarebbe sufficiente imporre un limite all’orario massimo di sosta o una tariffa oraria crescente (come fa A2A, ad esempio) per creare un equilibrio tra questi due comportamenti.

“Quando i benzinai avranno una colonnina”

Dobbiamo inoltre considerare che andiamo verso un futuro in cui il parcheggio con servizio di ricarica non sarà una rarità, e in cui i confini tra ciò che è “parcheggio etico” e ciò che non lo è si faranno più labili. Il Regolamento per la Qualità dell’Aria della città di Milano, ad esempio, prevede che entro il 2023 tutti i benzinai del capoluogo lombardo si dotino di una stazione di ricarica.

Mi rendo conto che Milano non rappresenta l’Italia intera, e che in altri luoghi c’è ancora tanta strada da fare. Ma ciò che oggi viene considerato poco etico, probabilmente un domani sarà parte della quotidianità. E quel giorno, forse, e-San Pietro aprirà le porte del Paradiso anche a quelli con la ibrida plug-in.

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