Un rete capillare di stazioni di ricarica ultrarapida (HPC) potrà consentire di usare l’auto elettrica come si è usata fin qui l’auto termica? In altre parole, “andando a ricaricare” quando la batteria è scarica, come si andava al distributore quando era vuoto il serbatorio? Nicola Carlon, che da anni viaggia in Tesla Model 3, pensa di no, e qui ci spiega perchè. E pur pensando che la ricarica ultrarapida sia una necessità nei lunghi viaggi, spiega perchè il futuro dell’elettrica di massa sia legato invece allo sviluppo della ricarica domestica e dei destination charger.
di Nicola Carlon∗
La velocità della pompa di carburante è irraggiungibile
Un distributore di carburante, al contrario, eroga in media 35-40 litri al minuto e, assumendo che un’autovettura endotermica sia ottimizzata per percorre circa 20km/L, è un po’ come dire che questa si ricarica ad una velocità di circa 700km/minuto: 27 volte tanto rispetto alla mia Tesla.
Questo perché la densità di energia dei carburanti è molto superiore. Per il diesel vale 45.5 MJ/kg ovvero 12.638Wh per chilo, contro i 250Wh/kg di una batteria al litio di nuova generazione: 50 volte tanto.
Vi chiederete: come mai il diesel ha un’energia 50 volte quella del litio ma poi quando ricarico è solo 27 volte più veloce? Semplicemente perché la velocità di ricarica è espressa in km/min e bisogna considerare che il motore elettrico è molto più efficiente del diesel. Il motore elettrico ha un rendimento di circa il 90% mentre il motore diesel nel migliore dei casi del 38% e gran pate dell’energia si trasforma in calore. Quindi possiamo fare una battuta dicendo che la macchina si muove per un effetto secondario. È come paragonare i led a basso consumo alle vecchie lampadine ad incandescenza che in primis, producono calore e poi, per una fortuita legge della fisica, emettono un po’ di luce nel visibile (cit. Prof. Meneghesso, DEI, UniPd).
Da questi conti è facile concludere che è praticamente impossibile ragionare sulla ricarica elettrica paragonandola con la pompa di benzina: puntare solo sulle colonnine di ricarica ultrarapida è quindi una battaglia persa in partenza.
In più, per avere molte colonnine a quella potenza serve necessariamente un’infrastruttura adeguata che non potrà esser disponibile ovunque. Per non parlare del fatto che la richiesta di elevate potenze in modo discontinuo e non prevedibile è la cosa peggiore che si può fare ad una rete elettrica.
La soluzione? Ricarica ovunque, quando l’auto è ferma
Negli anni 2000 caricavo il mio Nokia 3310 una volta alla settimana, adesso carico lo smartphone praticamente una volta al giorno. I motivi per cui nessuno si lamenta sono 2:
1. Lo smartphone ci permette di fare molte più cose quindi accettiamo il compromesso.
2. Lo smartphone può essere caricato di notte mentre non lo sto utilizzando.
Venendo all’auto elettrica:
1. L’auto elettrica ha la coppia subito disponibile, il baricentro basso, una sicurezza
elevatissima, inquina di meno ed è silenziosa e quindi il compromesso diventa accettabile.
2. La macchina posso caricarla anche quando non la uso, come col mio smartphone.
Sostanzialmente, questa delle rincorsa a ricariche sempre più velpci è una non soluzione ad un problema che non esiste.
Bisogna “semplicemente” cambiare comportamento. Prima ci si fermava a fare carbutante in viaggio perché il tempo di fare il pieno era al di sotto dei 5 minuti; però le auto stanno ferme per il 90% del tempo ed è proprio questo tempo che andrebbe sfruttato per la ricarica.
Arrivo a destinazione e attacco la spina
E qui arriva il vero problema: non tutti hanno un garage dove possono installare una colonnina, anche lenta, per ricaricare la propria auto elettrica durante la notte.
La soluzione? I destination charger.
Se tutti potessero ricaricare quando vanno al lavoro, al supermercato, al cinema, al ristorante, in spiaggia, in piscina o in palestra, il “problema” di fermarsi per ricaricare si trasformerebbe nell’opportunità di ricaricare quando si è fermi.
E la stessa cosa vale per i viaggi delle vacanze. Non ha senso dover uscire a Trento, rimanendo imbottigliati nella coda al casello, per caricare in un Supercharger in zona industriale, o mangiare un panino ad uno scadente fast food di autogrill (con buona pace per il delizioso bufalino) per poi arrivare in hotel con i chilometri sufficienti giusto per tornare indietro, se invece puoi ricaricare quando arrivi a destinazione.
Ovviamente se la destinazione è molto distante bisogna per forza fare delle soste ad una fast; ma questa deve restare un’eccezione. Avere la possibilità di caricare a destinazione significa comunque eliminare una sosta.
A questo punto c’è un nuovo servizio per gli hotel più importante della piscina, dell’opzione vegana e perfino del wi-fi: la colonnina di ricarica! Che il gestore decida di offrirla gratuitamente o a pagamento, che sfrutti i pannelli solari che ha installato oppure no, l’importante è dire: “certo che ce l’abbiamo, siamo nel 2021!”
Colonnine in ogni hotel: è il nuovo paradigma
E qui entra in gioco EViaggio.it (qui il sito) che aiuta i gestori a farsi trovare da chi viaggia in elettrico (leggi). E aiuta noi viaggiatori a trovare il destination charger giusto, raccogliendo tutte le informazioni utili sulla colonnina (connettore, potenza, disponibilità) e soprattutto ci permette di recensire non solo l’hotel (non vogliamo fare concorrenza a booking) ma anche lo specifico servizio di ricarica che ci ha offerto. Ha funzionato correttamente? Il posto era illuminato? Era libero dalle immancabili endotermiche di guidatori “distratti”? Qualcuno si è scordato di restituire la card o di scollegare l’auto a fine ricarica?
Essendo un progetto non a scopo di lucro, EViaggio ha bisogno di tutti voi: se conoscete una struttura con colonnina, potete registrarvi ed inserirla in autonomia. Poi noi contatteremo il gestore in modo che possa rivendicare la pagina sul sito per aggiornare le informazioni e rispondere alle recensioni in modo da migliorare il servizio.
∗ Nicola Carlon, ingegnere informatico specializzato in robotica e computer vision.
Lavora in ambito dell’automazione industriale ed ha ideato e realizzato il portale
EViaggio.it, entrato a far parte della startup innovativa di cui è co-founder Flexsight
s.r.l. come progetto non a scopo di lucro per la mobilità sostenibile.