La guerra assurda tra dieselisti, metanisti, elettricisti…Invece che la scelta di quale motorizzazione preferire, sembra l’adesione a un partito politico.
La guerra assurda: ecco le forze e le ragioni in campo
Logica vorrebbe che l’affacciarsi sul mercato di una nuova tecnologia come l’elettrico venga salutato come una nuova opportunità. Un’opzione in più rispetto ai motori “caldi”, che non dovrebbe creare le lacerazioni che invece sono ben visibili anche nei tanti commenti agli ultimi articoli che abbiamo pubblicato. Lacerazioni che riguardano anche il mondo dell’auto, con la Volkswagen a capeggiare il partito degli “elettricisti” e la Toyota a guidare invece gli elettro-scettici.
La guerra assurda per “comprare” l’arbitro
È chiaro che i colossi dell’auto non giocano solo una partita tecnica. In ballo ci le regole del match, le normative sulle emissioni. E ci sono gli enormi investimenti che la UE ha messo sul piatto per rilanciare l’economia nel dopo-Covid e decarbonizzare la società. È cruciale portare dalla propria parte quello che dovrebbe essere l’arbitro imparziale. Ma la partita non è facile, perché il potere di condizionamento delle Case auto nei confronti di Bruxelles si è molto affievolito dopo il Dieselgate. E, paradossalmente, proprio il produttore che questo scandalo ha causato, la Volkswagen, ha sparigliato le carte diventando il più convinto sostenitore dell’elettrico. Una sorta di tradimento. Ma come stanno le cose per noi cittadini-consumatori? Ogni innovazione tecnologica crea timori e spaesamento, l’auto elettrica non fa eccezione a questa regola. Si teme per i posti di lavoro e, soprattutto, si mettono in discussione abitudini stratificate nel decenni. Questo è tanto più vero in un Paese poco aperto all’innovazione come l’Italia. Da noi ci si schiera, di qua o di là, come un atto di fede, mandando al macero la liberà di giudizio. La guerra assurda, nei vaccini come nell’auto elettrica.
Non servono tifosi, non è il campionato di calcio
Ma come stanno veramente le cose? La verità è che l’elettrico è una sfida troppo importante per lasciarla alla Cina e agli Stati Uniti. Già oggi guidare un modello a batterie è un’esperienza affascinante e non a caso chi l’elettrica l’ha già acquistata ripete come un mantra la frase “non tornerei mai indietro”. Lo diconoi lettori che hanno accettato di raccontarsi su Vaielettrico.it, lo dicono indagini comequella di Zap-Map. Ma siamo solo agli inizi: in campo ci sono investimenti enormi per migliorare sul piano dei costi, dell’autonomia e dei tempi di ricarica. Oltre che della sostenibilità, partendo da un bilancio (nell’intero ciclo di vita) già oggi ampiamente favorevole all’elettrico. E ormai si considerano solo le emissioni di CO2, ma l’elettrico non rilascia le polveri fini che avvelenano le nostre città. Tutto questo non significa che i motori tradizionali scompariranno: ci vorranno anni prima che l’elettrico diventi di massa. Nel 2020 in Italia le immatricolazioni sono state 30 mila, un’inezia rispetto al totale del venduto. Diamoci tutti una calmata, dunque: dieselisti, metanisti, elettricisti…Non è il campionato di calcio. È interesse di tutti avere in giro il maggior numero possibile di mezzi ecologici. E non solo auto: moto, scooter, bus….Vediamo dove ci porta il progresso tecnico, senza paraocchi: l’elettrico non è la panacea di tutti i mali, ma un bel tentativo per migliorare le cose.
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