In arrivo la riscossa delle ibride plug-in? Secondo alcuni esperti sì: lo farebbero pensare diversi indizi, tra cui il rallentamento nelle vendite di EV in Germania.
In arrivo la riscossa delle ibride plug-in? Perché sì
È la tesi sostenuta tra gli altri da Fabio Orecchini, giornalista e docente universitario, che ne ha spiegato le ragioni in un articolo su La Repubblica: “Ci sono automobilisti che guidano tutti i giorni in elettrico, ricaricano comodamente a casa o al lavoro, risparmiano denaro e non inquinano. Eppure, non hanno un’auto elettrica. O perlomeno, non soltanto elettrica“.
Secondo Orecchini l’auto ibrida plug-in “è stata criminalizzata all’eccesso a causa del suo possibile uso errato, fatto da chi, pur avendo batterie e motori elettrici a bordo, non si cura di ricaricare. E si rifornisce soltanto di combustibile tradizionale“. In realtà, aggiunge, queste auto “hanno soltanto il torto di non essere facilmente catalogabili in termini di emissioni e consumi”.
Secondo l’articolo anche la Cina, spesso citata come il principale mercato del mondo per le auto a batteria, registra una crescita record proprio di plug-in hybrid. Passate dall’1,2% del mercato nel 2020 al 12% delle vendite nel 2023.
“La Prius plug-in premiata negli USA come auto più sostenibile in assoluto”
Non solo: secondo Orecchini in mercati del nord Europa come Svezia, Islanda e Finlandia l’ibrido plug-in vale oltre il 20% delle vendite. E negli Stati Uniti l’attenzione per questo tipo di motorizzazione “è stata ulteriormente amplificata dal 1° posto (davanti alle elettriche) della Toyota Prius Phev nell’annuale graduatoria delle auto più verdi stilata dall’autorevole The American Council for an Energy-Efficient Economy (ACEEE)“.
Morale della favola: l’onda lunga potrebbe arrivare anche in Italia, grazie anche a nuovi modelli come la Toyota C-HR Phev, le Volkswagen Tiguan e Passat, le Audi A5 e A7 e la Honda CR-V. Più le novità Hyundai, Mazda, Mercedes e Mitsubishi. “La riscossa dell’ibrido plug-in probabilmente è iniziata”, conclude Orecchini. “Se avrà successo porterà molti nuovi clienti ad assaporare i benefici dell’elettrico e il piacere di guidare senza emettere nulla allo scarico“.
In arrivo la riscossa delle ibride plug-in? Perché no
Con tutto il rispetto, a noi sembra un entusiasmo un po’ forzato. La Commissione UE ha da poco pubblicato i risultati di un’analisi effettuata su 600 mila veicoli a benzina, diesel e ibridi plug-in. Ed è proprio quest’ultima motorizzazione ad esserne uscita peggio, con emissioni reali di CO2 di 3,5 volte superiori (4 litri/100 km o 100 g. CO2/km) rispetto ai dati di omologazione.
Questo grande studio, “conferma che questi veicoli non stanno attualmente realizzando il loro potenziale. In gran parte perché non vengono ricaricati e guidati in modalità completamente elettrica con la frequenza presunta”.
Se si passa dal laboratorio all’uso reale su strada, insomma, il bilancio ambientale è tutt’altro che lusinghiero, tanto che la UE pensa di inasprire i test di omologazione. Teniamo conto poi che uno dei maggiori freni all’affermazione delle elettriche è dato dai prezzi, che però non sono tanto più convenienti nelle plug-in.
Ecco dunque che prevedere un futuro roseo per questa motorizzazione rischia di essere tanto azzardato quanto controproducente…
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