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I costruttori elettrici “per forza” non ci servono, via le multe

Mike Manley guida il Gruppo FCA ed è presidente dei costruttori europei, riuniti nell'ACEA.

AGGIORNAMENTO del 31/3/2020. In fondo a questo articolo facciamo riferimento al cospicuo stipendio 2019 dell’ad di FCA Fiat-Chrysler, Mike Manley. Oggi si è saputo che il Gruppo, causa Corona Virus, ridurrà i salari dei suoi impiegati del 20% per i prossimi tre mesi. I tagli saranno rimborsati entro il 15 marzo del 2021. Anche Manley ridurrà del 50% il suo stipendio del prossimo trimestre, mentre i membri del Group Executive Council subiranno tutti il 30% di tagli. Il presidente John Elkann  (foto) e gli altri consiglieri rinunciano ai compensi fino a fine 2020.

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I costruttori elettrici “per forza” non ci servono. Il mondo va avanti anche senza di loro. Quindi dico: togliamo le multe per gli sforamenti sulle emissioni già fissate per il 2020, come chiedono. 

I costruttori elettrici “per forza” in pressing sulla UE

Come previsto, in settimana l’ACEA, l’Associazione europea dei costruttori, ha scritto una lettera al presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, chiedendo di rivedere le norme sulle emissioni. Il messaggio è firmato dal presidente Mike Manley, che guida anche FCA Fiat-Chrysler, ma si sono accodati i componentisti della Clepa, i produttori di pneumatici Etrma e gli auto-riparatori Cecra. In coro chiedono di congelare per il 2020 le multe per il mancato rispetto dei limiti medi di 95 grammi di CO2/km. Paventando un disastro finanziario di proporzioni tali (causa Corona Virus) da costare un enorme numero di posti di lavoro.

L’inizio della lettera inviata dall’ACEA alla presidenza UE.

Vi sorprenderò, ma spero che la Commissione accetti. Per diversi motivi. Il primo è che non mi piace che si associno all’elettrico, a priori, colpe che non ha. E che si possa usare un domani la transizione verso le emissioni zero come un alibi per i massicci tagli di personale. Tagli che, peraltro, i manager multi-milionari dell’industria dell’auto non hanno mai esitato a fare nei momenti di crisi.

Le Case auto schierate in due fazioni: la Volkswagen…

Ma il motivo più sostanziale è che non crediamo utile alla causa l’apporto dei tanti costruttori che si stanno adattando all’elettrico col mal di pancia, solo per non pagare le famigerate multe. Ormai è chiaro che le Case automobilistiche storiche si stanno dividendo in due grandi fazioni. Una, di cui purtroppo anche il costruttore italiano sembra far parte, che vive l’elettrico come un male necessario, da subire limitando i danni il più possibile. Un’altra, invece, che pensa che (lavorandoci a testa bassa) le macchine a batterie possono eguagliare i costi dei veicoli tradizionali, essendo però molto più economiche in termini di gestione.

Herbert Diess, numero uno del Gruppo Volkswagen (foto dal profilo Linkedin).

Oltre ad essere funzionale al disegno di molti Paesi di arrivare, ognuno con le sue scadenze, alle emissioni-zero. Questo secondo schieramento sembra essere guidato dal Gruppo Volkswagen, pur con tutte le esitazioni e le difficoltà del caso. Ecco, io penso che la vera sfida sia proprio questa: arrivare a rendere l’auto elettrica del tutto competitiva non solo per emissioni, ma anche per i costi. E penso che la possa vincere solo chi, incentivo-disincentivi o no, ci crede con tutte le sue forze, senza i mal di pancia di cui sopra.

Tesla e la Cina vanno avanti come schiacciasassi

Il punto è: l’elettrico è o non è la tecnologia dell’immediato futuro? Se sì, come io credo, la dilazione chiesta dall’ACEA rischia di essere solo una mossa tattica che acuirà il ritardo tecnologico che il made in Europe ha già accumulato nei confronti dei competitor. Basta vedere le difficoltà con cui proprio la Volkswagen si dibatte per riuscire ad avviare la catena di montaggio della ID.3, a causa un complicatissimo software che non si riesce a sistemare.

Il Model Y, appena lanciato negli Stati Uniti dalla Tesla.

La Tesla, tanto per fare un nome, è molto più avanti, sia sul terreno dell’IT, sia sulla resa e la gestione delle batterie, fondamentali nell’auto elettrica. Ma facciamo attenzione anche alla Cina, che sta riaprendo le sue fabbriche e ha nel mirino l’Europa come grande mercato su cui riversare le sue produzioni. Morale della favola: facciamola la moratoria, per non dare alibi a nessuno. i costruttori elettrici “per forza” stiano sereni. Ma sappiamo fin d’ora che può essere un regalo a competitors che vanno avanti come schiacciasassi, senza le continue esitazioni di casa nostra.

P.S. La situazione è drammatica, ok, forse sarebbe il caso di parlare anche di stipendi dei super-manager: nel 2019 Manley ha percepito da FCA 13,28 milioni di euro. Forse dovremmo riflettere anche su questo. Senza fare demagogia, ma con la serietà che il momento richiede.

 

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