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Francia contro Germania (e Italia) sul 2035

Un suicidio economico ed ecologico: così la Francia sullo stop tedesco alla norma Ue sulla fine delle auto termiche al 2035.

Francia contro Germania (e Italia) sul passaggio alle emissioni zero nel 2035. Il governo di Parigi accusa Berlino e Roma di insensibilità ai temi ambientali.

Francia contro Germania: un suicido ecologico ed economico

L’asse franco-tedesco, che er decenni ha dettato legge in Europa, sta andando in pezzi sul futuro dell’auto. E in particolare sulla scadenza al 2035 per la vendita di auto solo a emissioni zero. Pochi giorni fa Berlino ha fatto saltare il voto finale dei 27 Stati, che doveva chiudere la partita. Chiedendo che, oltre alle vetture elettriche e a idrogeno, anche le e-fuel siano considerate a emissioni zero. Subito seguita dall’Italia, con il governo di Centro-Destra da sempre scettico sull’elettrico. Un blocco che ha suscitato la reazione stizzita della Francia, che ha attaccato a viso aperto questa inedita alleanza. Il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha ribadito che è prioritario “soprattutto non spostare” l’obiettivo della fine delle auto abenzina dal 2035. Parlando a France Info (qui il video), è stato esplicito: ” Non siamo per andare a uno stallo su questo argomento, perché c’è una responsabilità di tipo ambientale”.

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Le Maire: “Mandiamo segnali sbagliati all’industria europea”

Ma non è solo una questione di sostenibilità ambientale. Secondo il ministro c’è anche miopia dal punto di vista economico nella posizione italo-tedesca. “L’Europa è già da 5 a 10 anni indietro sui veicolo elettrici rispetto alla Cina“. Lasciare la porta aperta al motore a combustione interna grazie agli e-fuel, manderebbe un segnale sbagliato al mondo industriale. Soprattutto a quello tedesco, che aveva imboccato con convinzione la strada dell’elettrico. “E io non posso dire ai nostri due maggiori costruttori, Stellantis e Renault, che hanno fatto la scelta coraggiosa di passare all’elettrico: aspettate, andremo all’elettrico alla fine. Ma prima rimarremo ancora un po’ nelle auto tradizionali”. Le Maire chiede invece investimenti massicci nell’elettrico, in particolare nella produzione di batterie. Segnalando che gli Stati Uniti stanno attirando investimenti massicci in questa direzione con aiuti sontuosi, di cui Volkswagen sarà la prima ad approfittare.

Francia contro Germania e Italia anche sull’Euro 7

Ma nell’Europa del tutti contro tutti si sfalda anche il fronte anti Euro 7, la nuova normativa con i limiti per le emissioni delle auto a benzina e gasolio. All’incontro convocato dal Ministro dei Trasporti ceco Martin Kupka erano presenti solo otto Paesi e non dodici come inizialmente preventivato. Si sono defilati quattro Paesi, fra cui la Francia e la Spagna, contrari ad opporsi ad oltranza sia all’applicazione delle norme più stringenti previste da Euro 7. Con una riduzione più drastica delle emissioni di ossidi d’azoto, di particolato, d’ammoniaca, e di altri inquinanti dannosi per la salute. Sono rimasti in campo solo otto Paesi, in testa la solita Italia e la Germania, assieme a Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Ungheria. La Germania, in particolare, porta avanti la sua battaglia per gli e-fuels, e una volta ottenuto il suo scopo abbandonerà il fronte del no, lasciando l’Italia e gli altri col cerino in mano.

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L’Italia nei gruppo dei sovranisti, contro tutto

L’Italia, fra i più convinti sostenitori del no allo stop alle auto a motore tradizionale entro il 2035, si troverà così a capitanare un gruppetto di Paesi sovranisti ed oltranzisti. Un’alleanza che contesta più in generale l’implementazione del Green Deal, dalle auto verdi alle case green. Lo ha fatto chiaramente capire il Ministro dei trasporti Matteo Salvini al termine dell’incontro. “Il Governo italiano è fortemente contrario al regolamento sull’Euro 7, “sono contrario al dossier CO2 per i veicoli leggeri e pesanti, a meno che non rientrino i biocarburanti e i sintetici e-fuels”. Una scelta – ha spiegato – motivata dalla necessità di tutela di cittadini, posti di lavoro e aziende“. Perché la transizione ecologica non va “imposta per legge da Bruxelles sulla testa e sul portafoglio degli italiani, sulla loro casa, sulla loro auto dalla sera alla mattina“. La Lega ha lanciato anche una raccolta di firme per bloccare la proposta di bloccare le vendita di auto tradizionali dal 2035.

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