Comprare un diesel, oggi, che senso ha? Sarebbe ora di dirlo agli automobilisti: andiamo verso un’era diesel-free. È giusto? Non è giusto? Fatto sta che le auto a gasolio acquistate oggi rischiano nel giro di pochi anni di valere poco o nulla.
Sta crollando il valore dell’usato
La tendenza è chiara: i divieti sempre più stringenti imposti da Regioni e Comuni anche sugli Euro 3 e ora sugli Euro 4 (guarda l’articolo) stanno svalutando il prezzo dell’usato in modo impressionante. Ma anche il diesel nuovo se la passa male: a settembre in Italia le vendite sono calate del 38% (qui i particolari), una tendenza destinata ad accentuarsi nei prossimi mesi. Come del resto sta avvenendo negli altri grandi mercati europei: in Germania dopo diversi decenni, la quota di mercato delle auto a gasolio è scesa per la prima volta al di sotto del 30%, al 29,3%. E il governo Merkel sta varando un gigantesco piano di incentivi per aiutare il Paese ad andare verso un’era diesel-free. In Italia i commenti come al solito divergono nettamente. C’è chi dice “finalmente” e auspica che le città si liberino delle polveri sottili emessi dai diesel. E chi invece considera questa tendenza una jattura, per i produttori e gli automobilisti.
Un aiuto in questa fase di transizione
Ecco per esempio quel che scrive Pierluigi Del Viscovo sul Sole 24 Ore a proposito delle auto diesel fermate dai blocchi: “Quando quelle macchine furono vendute come bene durevole (durevole, le parole abbiano un senso) erano perfettamente in linea con le norme ambientali. E nessuno poteva immaginare che anni dopo ne sarebbe stata vietata o molto limitata la circolazione. Per ottime ragioni, aggiungerei.
Sarebbe oneste dirlo: il futuro non è a gasolio
Già, i costruttori. A loro interessa vendere. Se poi l’auto è a benzina, metano, gasolio, ibrida o elettrica, poco importa. Certo, ci sarà da adattare le fabbriche, ma si creano anche nuove opportunità. E molti di loro hanno già annunciato l’addio al diesel. La stessa FCA-Fiat lo farà dal 2022. Non è così semplice per gli automobilisti che si ritrovano con solo quella macchina. In Germania le Case si sono accordate con il governo per sostenere il ritiro dell’usato a gasolio. Evitando che le perdite di chi vende un’auto di seconda mano siano troppo ingenti. E sperando anche che in questo modo il mercato non si blocchi. E in Italia? Nessuno se ne occupa. Il governo è in tutt’altre faccende affaccendato. A parola tutti pretendono un futuro fatto di veicoli a basso o nullo impatto ambientale. E auspicano una rapida diffusione dell’elettrico soprattutto tra i mezzi che continuamente scorrazzano per le città: taxi, bus, camioncini per le consegne, flotte di car sharing...Si fanno grandi piani, meritori, per installare ovunque colonnine di ricarica.
L’auto a gasolio come…l’olio di palma
Ma resta il problema di un mercato del nuovo che continua ad essere fatto quasi per la metà da vetture diesel. E allora bisognerebbe cominciare a dirlo che chi acquista queste macchine, oggi, lo fa a suo rischio e pericolo. In passato l’auto a gasolio ha avuto un successo clamoroso. Le ragioni economiche prevalevano su quelle ambientali e i costruttori, soprattutto i tedeschi, ne hanno approfittato a piene mani. Da qualche tempo, dopo il Dieselgate, il vento è cambiato. L’auto a gasolio è diventata politicamente scorretta, come l’olio di palma. I costruttori dicono che è “ingiustamente demonizzata“. Forse in parte è anche vero, ma in passato sono state raccontate troppe bugie. E il mondo adesso va da un’altra parte. Dirlo agli italiani che acquistano con sacrificio questo “bene durevole” sarebbe segno di onestà e di trasparenza.