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Chi c’è dietro Aspen Institute e perchè parla male delle BEV?

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Chi c’è dietro Aspen Institute Italia e perché scrive cose deliranti sulle auto elettriche e la transizione ecologica?  Ce lo chiede Marco, sollecitando una risposta autorevole nel merito. Ma le cose non stanno proprio così. Inviate i vostri quesiti a info@vaielettrico.it

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E’ una vergogna questa disinformazione

Incredibilmente mi imbatto oggi in questo articolo a dir poco delirante dal titolo: “Mobilità 100% green solo tra 50 anni, indispensabili e-fuel e biofuel” pubblicato sul più blasonato periodico automotive italiano. … E per queste affermazioni spazzatura, confutabili praticamente da chiunque in base a studi seri e dati recenti, viene citato questo fantomatico “Aspen Institute Italia”. Potreste indagare meglio cosa c’è dietro?
Potreste rispondere istituzionalmente alla rivista oppure a questo “Istituto” (le virgolette sono d’obbligo!)? 
Magari potreste coinvolgere il Prof. Armaroli per dare ancora piu istituzionalità alla cosa?
Inutile dire che in coda a questo articolo si sono scatenati tutti i piu incalliti negazionisti e no watt!!

Chiedo una replica: il prof.Armaroli per esepio…

È una vergogna che una simile disinformazione venga eletta ad informazione istituzionale e divulgata da una delle principali riviste del settore come se si trattasse di qualcosa di assolutamente inconfutabile.
Spero che diate seguito a questa mia segnalazione e che possiate preparare una replica sostanziosa.
Grazie come sempre per le informazioni e la divulgazione che fateMarco 

Ma la colpa non è dell’Aspen Institute Italia

Risposta- Aspen Institute Italia non si può certo definire un covo di irriducibili ambientalisti. Lo presiede Giulio Tremonti, già superministro dell’Economia del governo Berlusconi e fiero conservatore. Basta poi scorrere la lista dei soci sostenitori per capire che interessi (più che legittimi) rappresenti: quelli della grande industria italiana.
Tuttavia l’analisi ripresa nell’articolo da lei citato, Marco, dice cose ben diverse da quelle evidenziate (e titolate) dal “noto periodico”. Qui c’è il link allla sintesi della studio, che vale la pena di leggere, https://www.aspeninstitute.it/wp-content/uploads/2023/07/ASPEN_Ricerca-Nuova-Mobilita_Executive-summary_150623.pdf e qui la versione integrale.
Per giunta, molto onestamente, già in copertina viene indicato lo sponsor che è Shell Italia.
In estrema sintesi gli autori condividono l’allarme sul clima e l’origine antropica dei suoi cambiamenti, in perfetta linea con l’IPCC dell’Onu e non certo in contrasto con le politiche europee del Green Deal. Anche questo è sorprendente, partendo dal noto euroscetticismo della stesso Tremonti. Niente negazionismo climatico, quindi.
Una illustrazione ripresa dall’analisi di Aspen Institute Italia, assolutamente corretta
Condividono anche il ruolo centrale giocato dalle emissioni da combustione di idrocarburi, il peso dei trasporti sulle emissioni globali e quindi l’urgenza di una transizione verso veicoli a zero emissioni. Aggiungono che la trazione elettrica, abbinata a una conversione delle generazione da fonti rinnovabili, è la via maestra in quanto già tecnologicamente matura.

Analisi onesta, strumentalizzata da chi la riporta

Notano però che la conversione è lenta e piena di ostacoli. Perciò suggeriscono l’adozione di carburanti a zero o a ridotte emissioni per alimentare i veicoli termici che inevitabilmente continueranno a circolare nel lungo periodo di transizione post 2035. Una soluzione ponte, insomma.  Analizzando i carburanti alternativi, manifestano forti perplessità sull’idrogeno e gli e-fuels, mentre trovano percorribile la strada dei biocarburanti come “transitoria”.
In conclusione: il report di Aspen Institute Italia è forse un po’ troppo conservativo (nei siamo per buttare il cuore oltre l’ostacolo) ma sostanzialmente onesto. Meno onesto è chi l’ha strumentalizzato, distorcendolo, per giungere a conclusioni opposte.

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