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Automobile elettrica e rata mensile: ma quanto mi costi!

auto elettrica fuori budget

Qual è l'autonomia giusta per un'auto elettrica, con "il pieno" della batteria?

Le condizioni per l’acquisto di un’automobile elettrica sono sensibilmente peggiorate nell’ultimo anno. Incentivi più bassi, aumento del costo del denaro e rincari alla fonte penalizzano anche l’acquisto con la formula del finanziamento con maxi rata finale. Il professor Alessandro Abbotto, autore di “La mobilità elettrica, Storia, tecnologia, futuro” ha provato a calcolare l’aggravio della rata mensile, che supera abbondantemente il 30%.

                                              di Alessandro Abbotto∗

Alessandro Abbotto

L’automobile elettrica, anche grazie alla continua innovazione e al progresso veloce della tecnologia, si presta particolarmente bene a nuove forme di possesso del bene, che vanno oltre il semplice acquisto dell’automobile, come avvenuto comunemente finora. In particolare, anche grazie agli incentivi che prendono il posto dell’importo iniziale da versare al concessionario, una delle forme più attrattive è quella del finanziamento, ad esempio a 3 anni, con maxirata finale, da utilizzare come valore futuro garantito per il passaggio ad un’altra vettura elettrica di nuova generazione.

Purtroppo, recentemente la politica del governo nazionale e delle amministrazioni locali non è andata però nella direzione di favorire l’acquisto dell’automobile elettrica, inclusa la modalità del finanziamento con maxirata finale.

Il caso del finanziamento con maxi rata

Per rendercene conto facciamo un semplice conteggio, confrontando la situazione che si aveva in Lombardia nel marzo 2021 con quella attuale.

Per semplicità consideriamo le seguenti ipotesi:

Ecco come risulterebbe la tabella comparativa.

Si vede chiaramente come, rispetto alla situazione di solo un anno fa, la rata è sensibilmente aumentata.

Rata mensile più cara di 171 euro

L’incremento mensile, di 171 euro, corrisponde a oltre 2.000 euro di differenza all’anno, da moltiplicarsi per 3 anni. L’esborso maggiore diventa quindi importante e, in molti casi, non più compatibile con le economie familiari. In realtà il divario è ancora più grande perché, in presenza di interessi (oggi tipicamente il TAEG è attorno al 6-7%), la differenza risulterebbe ancora più marcata.

In conclusione, l’attuale politica di incentivi non aiuta particolarmente il comparto elettrico. Molti potenziali compratori, anche se interessati alla nuova mobilità sostenibile ma certamente scoraggiati di fronte a questi prezzi, continuano a rivolgersi alle tradizionali automobili termiche, più economiche e, peraltro, anch’esse incentivate.

È vero che poi una parte di questo divario risulterebbe compensato dai minori costi di mantenimento del veicolo (dall’assenza del bollo al minore costo del “combustibile”). Ma la forte differenza della rata mensile rimane comunque un fattore economico (e anche psicologico) importante.

Le pubbliche amministrazioni facciano di più

Una vera politica di incentivazione alla mobilità elettrica dovrebbe prevedere:

Si noti come, anche togliendo gli incentivi alle automobili termiche o ibride, si supporterebbe comunque l’industria automobilistica, che è uno degli obiettivi delle scelte governative (perché, non dimentichiamolo, anche le vetture elettriche vengono costruite dall’industria automobilistica…).

Solo in questo modo l’immatricolazione di veicoli elettrici prenderebbe slancio anche in Italia. Il nostro paese si risolleverebbe da quel misero 3,1% registrato ad aprile (contro il 27% delle auto a benzina e il 21% delle auto diesel). E si avvicinerebbe agli altri paesi europei  posizionati saldamente su percentuali a due cifre. In alternativa rassegniamoci a rimanere fanalino di coda in Europa nel campo della mobilità sostenibile. Con un divario rispetto agli altri paesi destinato a crescere sempre più.

Docente presso Dipartimento di Scienza dei Materiali Centro di Ricerca Energia Solare MIB-SOLAR all’Università di Milano–Bicocca.

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