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Anche Confindustria contro l’auto elettrica

Anche Confindustria contro l’auto elettrica: lo fa per bocca del n.1 della sezione Energia, Giuseppe Ricci, in un evento organizzato dal Parlamento europeo.

Giuseppe Ricci, n,1 di Confindustria Energia.

Anche Confindustria si unisce al coro italiano anti-UE

Da quando il Parlamento UE ha confermato lo stop alle auto termiche dal 2035, in Italia si è scatenato il finimondo. Gli altri Paesi si attrezzano, noi protestiamo. Poteva mancare in questo coro di indignazione Confindustria? Lo fa per bocca di un signore che ha alle spalle un’esperienza trentennale in Eni nel campo della raffinazione petrolifera. Ricci critica “l’approccio ‘monosoluzione di puntare esclusivamente sulla mobilità elettrica, su cui si sta orientando la Commissione”.  Approccio, che a suo parere, “oltre ad essere più rischioso e tecnologicamente immaturo sui settori dei trasporti cosiddetti hard to abate, non considera la sostenibilità sociale ed economica della transizione. Rischiando solamente di alimentare una crisi del sistema industriale ed energetico europeo”. Va detto subito che non è vero che c’è un approccio monosoluzione: la UE vuole le emissioni zero e quindi apre anche all’idrogeno e alle altre tecnologie che garantiranno questo traguardo.

La bio-raffineria Eni di Venezia (credit foto: Eni Sustainable Mobility): Confindustria difende “i biocarburanti e altri carburanti a basso tenore di carbonio”.

“Politiche ideologiche non supportate da piani industriali concreti”

Ricci ammette che azzerare le emissioni del settore trasporti resta l’obiettivo da traguardare. “Ma politiche ideologiche non supportate da piani industriali concreti e da analisi di sostenibilità degli investimenti rischiano solo di minare la competitività dell’automotive. E, a seguire quello dell’energia. La strategia europea deve far leva su un approccio olistico che preveda, in linea con il principio di neutralità tecnologica, l’adozione di tutte le soluzioni rinnovabili low carbon”.  In Italia abbiamo sviluppato tecnologie ed eccellenze per la produzione di prodotti energetici sostenibili, quali i biocarburanti e altri carburanti a basso tenore di carbonio. I nostri sforzi sono poi diretti a potenziare l’impiego del gas, nelle sue forme bio e rinnovabili, sia per il trasporto su strada che per quello marittimo. Utilizzando le infrastrutture esistenti. È doveroso salvaguardare la competitività delle filiere tecnologiche italiane”.

SECONDO NOI. Può essere Confindustria a spiegarci che cosa fare per azzerare le emissioni nei trasporti? Può essere un’associazione che non ha mail alzato un dito davanti ai disastri ambientali sopportati da questo Paese per colpa di imprese criminali? La UE ha tracciato una strada con obiettivi a lungo termine, lanciando una sfida tecnologica alle imprese del continente. Noi ci rifiutiamo di seguirla e non a caso gli enormi investimenti che si stanno riversando sull’elettrico vanno ovunque tranne che in Italia. Invece di inseguire il nuovo, chiediamo sussidi per difendere il vecchio. E i media esultano davanti a questo arroccamento. Come fa il sito  Nord Est Quotidiano che così commenta le parole di Ricci: “L’auto elettrica è insostenibile, sia economicamente che ambientalmente. La verità viene a galla e Confindustria esce finalmente allo scoperto…“.

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