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Alluvione in Romagna 2/ Tutti i rischi di un’auto elettrica

alluvione in romagna

L’alluvione in Romagna continua a far discutere i lettori di Vaielettrico, pronti a cogliere un’ inesattezza nel nostro primo articolo riguardo alla tenuta stagna del pacco batteria. Torniamo sull’argomento per chiarire meglio la possibile conseguenze e i rischi di una prolungata immersione in acqua di un’auto elettrica. Inviate i vostri questiti a info@vaielettrico.it.

Le batterie non sono “ermeticamente sigillate”

Sarebbe bello conoscere come meglio contersi in caso di alluvioni come in Emilia Romagna. Grazie, fiducioso in una vostra porgo i miei più cordiali saluti„ Giulia Perini e Giuseppe Perini
“Vi scrivo per segnalare un’inesattezza contenuta nell’articolo in oggetto. Quando viene scritto (o riportato dalla vostra fonte) :” Le batterie di trazione delle auto elettriche, ci ha confermato, sono ermeticamernte sigillate. Sono tutte certificate secondo la normativa IP (international Protection) 66″. Si tratta di una grossa inesattezza.
Come dice il codice IP da voi correttamente citato il secondo numero (6) indica appunto la protezione da liquidi e il 6 è solo come correttamente riportato una protezione contro getti qui di ben lungi dal poter essere considerata come stagna come scritto.
Se il grado di protezione fosse IP67 sarebbe protetta da IMMERSIONE TEMPORANEA mentre se fosse IP68 sarebbe protetta e da immersione permanente quindi approssimativamente considerabile come da voi riportato “sigillata”.
Il problema (e l’inesattezza di fondo) è che le batterie per autotrazione non possono per motivi tecnici essere sigillate! Questo perché la temperatura all’interno variando continuamente farebbe aumentare e diminuire la pressione dell’aria contenuta all’interno dell’involucro. Esistono pertanto delle valvole di degassamento che permettono una leggera permeabilità in modo da compensare la differenza di pressione tra batteria e l’ambiente esterno. Queste valvole così come il resto della giunzioni degli involucri sono quindi resistenti ai getti d’acqua ma sicuramente in caso di immersione prolungata non possono garantire la tenuta. Corrado
Centinaia di auto sono finite sott’acqua nell’alluvione che ha devastato la Romagna

Il vostro commento è abbastanza patetico

Buongiorno Ho letto le vostre spiegazioni sulla protezione IP66 delle auto elettriche
E non le condivido. Le auto sono state sommerse dall’acqua e quindi la protezione all’acqua dovrebbe essere almeno 7. Mi sembra comunque strano che le auto abbiano solo
La protezione 6. In questo caso le precauzioni prese a Ravenna sarebbero più che giustificate.

Avvertenze specifiche dovrebbero quindi essere date a tutte i possessori considerando la frequenza di allagamenti sulle nostre strade (credo e spero che almeno siano riportate nei manuali di utilizzo. Nessun venditore si premura di toccare questo argomento). Non mi è particolarmente simpatico Porro ma trovo il vostro commento abbastanza pateticoLuigi Cantarini

Non per polemizzare ne per dare uno spunto a Porro che peraltro non piace neanche a me ma solo per puntualizzare che la tenuta ” stagna ” delle batterie è testata per una durata limitata mentre là si parla di un’immersione di giorni e dunque qualche dubbio rimane. Grazie e scusate   U. Antolini

La IP66 non basta; dovrebbe essere da 67 a salire

Ho letto del dibattito relativo al potenziale innesco di batterie e sarebbe opportuno chiarire al pubblico, per onestà intellettuale, che una certificazione ip66 non elimina né tantomeno riduce il rischio di incendio di una batteria in caso di alluvione. I gradi di protezione all’acqua dichiarabili a livello internazionale sono 9, dove la protezione 7 (tipicamente utilizzata quando si parla di oggetti”waterproof”)  prescrive un test di 30 minuti dell’oggetto immerso ad una profondità di 1m.
Poiché nemmeno una certificazione ip68 (la seconda cifra è relativa all’acqua, la prima alla polvere, vedi Wikipedia) riuscirebbe a garantire una certezza assoluta di protezione da ingresso di acqua in situazioni come quelle che abbiamo vissuto recentemente, va da sé che la risposta del fornitore “le batterie sono ermeticamente sigillate” è fuffa tanto quanto il blabla di altri giornalisti detrattori dell’elettrico.
Giusto per intendersi, in applicazioni marine è prassi consolidata utilizzare equipaggiamenti certificati ip68. In soldoni, il problema alluvione ed auto elettriche esiste, non è da sottovalutare, il comune di Ravenna ha effettivamente agito in maniera corretta (consapevolmente o meno non importa) e sarebbe opportuno chiedersi quali dovrebbero essere le buone pratiche in caso di rischio alluvione per chi ha auto elettriche, non ultimo, capire quanto si possa ulteriormente migliorare la costruzione di una batteria ad oggi. Vi ringrazio comunque per il lavoro che svolgete quotidianamente per la divulgazione di informazioni corrette sulla mobilità elettrica Bruno

C’è anche il rischio di elettrocuzioni?

Vorrei che VaiElettrico non possa essere contestabile, devo segnalare un errore. Luigi De Rocchi di COBAT afferma che le batterie degli EV hanno un grado di protezione IP66, può darsi che sia vero, io non ho accesso a questi dati. Purtroppo il grado di protezione IP66 non garantisce dall’entrata di acqua quando il veicolo è immerso per molte ore. Il grado di protezione IP67 garantisce la protezione fino ad un livello di acqua di 1 metro sopra la base della batteria, per un tempo massimo di 30 minuti. 

Il grado di protezione IP68 garantisce la protezione fino ad un livello di acqua maggiore di 1 metro sopra la base della batteria, per un tempo indefinito. Purtroppo la norma IEC 60529 non definisce il livello dell’acqua per poter dichiarare l’IP68. L’acqua sporca nella batteria o nel suo BMS può fare danni notevoli, anche facilitare un surriscaldamento. Se è vero che ci sono batterie IP66, il rischio c’è e ha fatto bene il sindaco di Ravenna. C’è anche il problema delle possibili elettrocuzioni quando l’alta tensione si disperde in acqua: https://www.axu.it/sos „ Mario Maggi

Un grazie ai lettori, siamo stati imprecisi

Risponde Massimo Degli Esposti- Ringraziamo i molti lettori che dalle pagine dei commenti e scrivendo a info@vaielettrico.it hanno sottolineato una nostra imprecisione. Sottolineo “imprecisione” a beneficio di chi, definendo “patetico”, “fuffa” o “bla bla” il nostro articolo, sembra gongolare cogliendoci in fallo. E non parliamo dei paragoni con i soliti Porro o Meteoweb, siti dedicati alla sistematica disinformazione (il secondo scrive testualmente “Adesso si stanno verificando le prime esplosioni: una volta tolte dall’acqua, nelle ore e nei giorni successivi, le batterie esplodono e i mezzi prendono fuoco“). Ogni commento è superfluo.

Noi, e non il nostro interlocutore Luigi De Rocchi di Cobat, abbiamo semplificato definendo  “ermeticamente stagno” il contenitore del pacco batterie. Questo è certamente inesatto perchè fa pensare a una certificazione “water proof” di massimo livello IP che le metterebbe al riparo da immersioni complete, prolungate e in profondità. Fornendo però il riferimento della certificazione richiesta (IP66, dove il primo numero si riferisce alla resistenza alle infiltrazioni di polvere e il secondo a quelle d’acqua) e riportando testualmente cosa prevede, crediamo di aver dato un’informazione corretta. Infatti concludiamo ribadendo che le precauzioni raccomandate dal Comune di Ravenna per le auto elettriche finite sott’acqua, cioè la quarantena di 15 giorni all’asciutto prima della riaccensione, ci sembrano di assoluto buon senso.

Finchè sott’acqua, nessun rischio d’incendio

Non c’è pericolo di incendio, infatti, nei i minuti o nelle ore in cui l’auto è sommersa, come è avvenuto dopo l’alluvione in Romagna: proprio l’acqua, mantenendo bassa la temperatura interna della batteria e impedendo l’aflusso di ossigeno, impedisce alle celle di innescare il Thermal Runaway, cioè il surriscaldamento e la combustione. E’ un fenomeno che può presentarsi invece quando l’auto, estratta dall’acqua, comincia ad asciugarsi esternamente conservando all’interno del pacco batterie tracce di umidità o infiltrazioni di acqua attraverso le  valvole di controllo della pressione interna.

In quella situazione può verificarsi un cortocircuito  fatale. Il provvedimento del Comune di Ravenna, del resto, si ispira al documento ufficiale dei Vigili del Fuoco “Linee guida in caso di interventi su veicoli elettrici” che potete leggere integralmente qui.

Alluvione in Romagna, cosa dicono i Vigili del Fuoco

Di seguito riportiamo una sintesi del capitolo dedicato all’argomento:

Immersione della vettura in acqua. I veicoli elettrici o ibridi sono progettati per essere sicuri anche in caso di immersione in acqua dolce (fiumi, canali, laghi). Il pacco batterie e gli elementi ad alta tensione sono elettricamente isolati dalla carrozzeria, non è possibile che l’acqua intorno al veicolo venga caricata elettricamente. Sono poi disponibili molti dispositivi di sicurezza: per esempio il sistema si disalimenta automaticamente in caso di cortocircuito. Basta quindi procedere alle medesime operazioni che si effettuano in caso di immersione di un veicolo tradizionale. Il sistema ad alta tensione (HV) è isolato dal telaio ed è progettato per NON provocare uno shock e NON eccitare l’acqua circostante.

Suggerimenti per pratiche di risposta sicure Veicoli immersi: evitare il contatto con componenti ad alta tensione (HV), cablaggio o interruzioni di servizio su un veicolo sommerso. Se possibile, disinserire l’accensione in un veicolo sommerso, ma non tentare altre attività di disattivazione. L’immersione nell’acqua (specialmente acqua salata) può danneggiare componenti a bassa e ad alta tensione. Anche se non è un evento comune, ciò potrebbe comportare un cortocircuito elettrico e un potenziale incendio una volta che il veicolo non è più immerso. Le batterie ad alta tensione (HV) danneggiate possono produrre gas infiammabile. Lo “sfiato” dell’abitacolo è consigliato una volta che il veicolo è fuori dall’acqua.

Il cortocircuito non è un evento comune

Se non si riesce a spegnere l’accensione, attendere fino a quando il veicolo non è più immerso e viene liberato dall’acqua, prima di tentare di disattivarlo. In alcuni casi, può capitare di vedere piccole bolle provenienti da una batteria ad alta tensione (HV) immersa. Questo è indicato come micro-gorgogliamento, ma NON indica un pericolo di scossa elettrica e NON eccita l’acqua circostante.

Alluvione in Romagna: come si nota, accanto alla Nissan Leaf andata a fuoco a Ravenna c’è un’altra auto elettrica totalmente integra

Ecco dove si annida il rischio di incendio

Veicoli precedentemente immersi: il personale deve indossare dispositivi di protezione individuale antincendio (DPI) e un autorespiratore quando lavora con veicoli precedentemente sommersi e danneggiati. Deve disattivare il veicolo bloccando le ruote, posizionare il cambio in modalità parcheggio, e rimuovere la chiave di accensione e/o scollegare la batteria da 12 V. Deve evitare il contatto con una batteria ad alta tensione (HV) danneggiata, in quanto potrebbe esserci un rischio di shock significativo. Una batteria HV dovrebbe sempre essere considerata come contenente una carica e non dovrebbe mai essere toccata o aperta. Non interagire con i veicoli che presentano segni di batterie ad alta tensione (HV) danneggiate o surriscaldate, tra cui perdite di liquidi, scintille, fumo, rumori di bolle e/o odori insoliti. Se si rileva uno di questi segni, prestare particolare attenzione.

Conclusioni sugli interventi dei soccorritori. L’intervento in emergenza su una vettura elettrica presenta per i soccorritori maggiori complicazioni rispetto a quello su una vettura “normale”. Non necessariamente invece si tratta di un intervento più pericoloso dal punto di vista dell’incendio e dell’esplosione, dato che su molti modelli non è presente nessun serbatoio di combustibili liquidi o gassosi. Si tratta in ogni caso di interventi che richiedono una accurata formazione preventiva».

Come informarsi? Una breve guida

Il documento prosegune segnalando un nutrito elenco di altri materiali informativi. La National Fire Prevention Association (NFPA) statunitense ha sviluppato un apposito Alternative Fuel Vehicle Safety Training Program e ha predisposto un apposito sito web (qui) con informazioni anti incendio dei veicoli elettrici. Tra questi, le raccomandazioni di tutte le prinicipali case auto relative ai propri modelli.  Un altro sito segnalato nel documento è quello dell’ U.S. Department of Energy (qui), dove si possono trovare altri dati sulle vetture elettriche.

Elettriche e termiche, rischi a confronto

Concludendo Catastrofi come l’alluvione che ha colpito la Romagna comportano rischi per i veicoli elettrici? La risposta è sì. Che tipo di rischi? Praticamente nessuno per automobilisti e soccorritori (con le dovute competenze). In alcuni casi, ma non sempre, il veicolo elettrico può incendiarsi, una volta estratto dall’acqua. Rischia di più un veicolo elettrico o uno termico? Motore e meccanica a parte, il danno può essere in entrambi i casi tale da consigliare la rottamazione dell’auto. Nelle auto termiche una completa revisione di motore e parti meccanice (cambio, differenziale) è inevitabile. Nelle auto elettriche può facilmente accadere che non vi siano danni gravi e che l’auto, una volta asciutta e a quarantena finita, possa ripartire senza ulteriori interventi, se non sulla carrozzeria. Ma può anche succedere che prenda fuoco, come è successo alla Nissan Leaf del concessionario Renault-Nissan Destauto .

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