La “Liffy” e Massimo Olivieri: un giornalista piemontese innamorato dell’elettrico condivide con noi la sua esperienza con una Nissan Leaf, l’auto di famiglia.
di Massimo Olivieri
Seguo da diversi anni la mobilità elettrica. La ritengo parte di un insieme di cose che ognuno di noi può fare per contribuire a non peggiorare ulteriormente l’ambiente in cui viviamo. Ho volutamente detto “non peggiorare“, in quanto le azioni dei singoli sono gocce nel mare: se sono poche non cambiano molto, ma possono servire da esempio per molti altri.
“All’inizio mi ero orientato su una Zoe, poi…”
Avevamo creato la necessità per il passaggio all’elettrico. E iniziai a girare come un matto per trovare una… Renault Zoe usata. Sì, ho detto Zoe, alcune considerazioni pratiche me la facevano preferire alla Leaf. Ma ecco che trovo contemporaneamente un’usato di una Zoe e di una Leaf, entrambe di circa un anno. Prova di famiglia per entrambe ed alla fine non c’è storia, la famiglia decide: Leaf…. e Leaf sia ! Il passaggio all’elettrico dev’essere il più dolce possibile e quindi i calcoli tecnici lasciano il campo alla riflessioni sulla convivenza famigliare.
“Secondo passo: installo un caricatore EVR”
Faccio qualche giro di prova, coi soliti commenti (e prese in giro) di amici e vicini, ma alla famiglia non importa: siamo felici della scelta e la macchina ci piace sempre di più. Il giorno successivo rientro a casa dopo 170 km percorsi e metto in carica nella presa Schuko predisposta in garage. La mattina dopo, ritrovo auto carica con 210 km a disposizione, pronta per nuove avventure. Su strada statale ed in città i consumi delle EV sono ottimi, ma in realtà non ho ancora imparato ad usarla. La guida di un’elettrica, a parte l’euforia iniziale da accelerazione, diventa presto più consapevole. Ti porta ad ottimizzare le frenate per aumentare il recupero energia, oltre ad un uso più consapevole dell’acceleratore. Nel frattempo compro ed installo un caricatore a potenza variabile EVR per ricaricare più velocemente in caso di bisogno. Ed anche per sfruttare meglio la produzione del nostro fotovoltaico, un’ottima scelta. Rifornire più velocemente ci permette di ripartire dopo pranzo con l’autonomia necessaria, senza più ricorrere all’auto termica.
“Primo viaggio vero: in Francia”
Dopo solo un mese ci avventuriamo in Francia per le vacanze, 500 km in territorio sconosciuto. Però la Francia viene decantata come molto avanzata e partiamo fiduciosi, forse troppo. Delle vicissitudini del viaggio racconterò dopo, posso solo confermare che nella mobilità elettrica la prudenza deve essere prioritaria. Prudenza nell’evitare di affidarsi ad un unico operatore per le ricariche, anche se le sue mappe indicano copertura più che abbondante.
Prudenza nell’affidarsi ad una sola app di localizzazione colonnine, ma sopratutto prudenza nella valutazione dei punti di ricarica. Arrivare ad una colonnina con poca carica può abbreviare il viaggio di almeno 30 minuti, arrivare scarichi ad una colonnina guasta può allungarlo di ore. Comunque la vacanza procede bene: ben 1500 km in tre giorni. Con alcuni intoppi, ma anche piacevoli sorprese: il costo energia del viaggio è stato pari a zero euro. Ho trovato molte colonnine gratuite sul percorso: Ed ho sfruttato la promozione temporanea di ricarica gratuita di un gestore europeo.
“In montagna quasi scarico, mi salva la discesa”
Che dire: l’elettrico ci piace sempre di più, senza dimenticare che il percorso è stato spettacolare dal punto di vista paesaggistico. Ma torniamo alla vita di tutti i giorni: tutta la famiglia è sempre più entusiasta, a tal punto che organizziamo una nuova vacanza in Veneto. Quattro giorni per circa 2.000 km e, piacevole scoperta, fuori dal Piemonte si viaggia già alla grande e pure questa volta GRATIS: costo ricariche zero euro.
Ovviamente il viaggio va pianificato con un pò di attenzione, ma ci si adatta velocemente. Altra esperienza: gita in montagna ad oltre 90 km da casa, arriviamo in cima a 1800 metri ed al parcheggio spengo la macchina con 32 km di autonomia. Ummm… nessuna colonnina è nelle vicinanze, né lungo il tragitto, qualche dubbio ci assale. Bellissima giornata e si rientra, con l’ansia della famiglia di non arrivare a casa. Ma velocemente l’autonomia aumenta anche grazie al buon recupero di energia in discesa. Questo i “termici” se lo sognano ! Arrivo a casa con ancora 28 Km di autonomia, evviva !!
“Addio alla turbodiesel aziendale”
I giorni passano e la turbodiesel aziendale che doveva rimanere come prima auto rimane sempre ferma: nessuno in casa vuole più usarla. Passano pochi mesi, scade il leasing e con la famiglia si decide di provare a rimanere solo con Liffy. Sì, avete capito bene, la Leaf ha un suo nomignolo, fa parte della famiglia ormai. La scelta di abbandonare il leasing è stata sofferta, rimanere senza ancora di salvezza non è semplice. Ma in fondo l’elettrico avanza, si parla di nuove colonnine, io stesso sto facendo promozione dell’elettrico in enti e comuni, proviamoci !
“Il vero problema? La paura di restare a piedi”
I conti economici sono importanti, ma per passare all’elettrico non bastano, purtroppo. Ci vuole quel pizzico di “follia ecologista” che ti porta ad aggiungere anche valori morali a quelli economici. Siamo contenti, ma non basta ! Siamo stati da esempio, la gente comincia a valutare seriamente le auto elettrica, ma costano troppo. Anche se il vero problema non è il prezzo, è la paura di rimanere a piedi. Le varie promesse di installazione di punti di ricarica sono rimaste tali.
A partire da 10-12 mila euro trovi le Leaf usate su Autoscout 24. E guarda anche: “I miei 30 mila km con la Zoe”, di Lorenzo Marfisi.