Una volta per tutte: l’auto elettrica non è a emissioni zero. Lo sanno anche i bambini. Ma i detrattori si aggrappano a questa scoperta dell’acqua calda.
Una volta…: ci si attacca alla scoperta dell’acqua calda
Sì, il mantra che viaggia sui social-media ormai è questo: “Ma quali emissioni zero? le auto elettriche emettono, eccome. Sia nel fabbricare le batterie, sia nel produrre l’energia elettrica“. Poi, a denti stretti e sottovoce, si ammette che nell’intero ciclo di vita l’auto elettrica è comunque più virtuosa. E che il confronto si riferisce alle sole emissioni di C02 (nel quale l’elettrico vince comunque), omettendo di parlare di polveri fini e di tutti le porcherie che ci avvelenano. No, su tutto questo si sorvola.
Conclusione dei detrattori: l’auto elettrica non è a emissioni zero e quindi non serve, migliora la situazione, ma non la risolve del tutto. Che è come se, parlando di una grave malattia, ci si rifiutasse di adottare un farmaco che, pur non essendo in grado di eliminarla, ne attenuasse di parecchio gli effetti. La verità, sotto gli occhi di tutte le persone in buona fede, è che l’auto elettrica è a emissioni (e a rumore) zero dal motore quando viaggia. E questa ò già un’ottima notizia per le nostre città. Deve ancora risolvere i problemi di cui sopra, ma ci sia sta alacremente lavorando.
Una volta…Volete misurare l’intero ciclo di vita? Giusto
L’ultimo appiglio per l’esercito dei negazionisti è un articolo uscito su Quattroruote.it, giornale come molti sanno a me assai caro. Mi è stato segnalato con messaggi del tipo: “Hai visto l’ennesima prova che avete torto?“. Me lo sono andato a vedere, scoprendo che si parla di un’idea molto sensata a cui sta lavorando l’Unione Europea. Ovvero “certificare la quantità di sostanze emesse dalle auto dalla produzione al fine vita”. Segue l’ovvia constatazione che “quelle delle Bev non sarebbero più zero“.Giusto. Francamente, però, non capisco il commento dell’autore quando chiosa che “le vetture a batteria dovrebbero fare tanta strada per essere più virtuose di quelle termiche“.
Visto poi che nel seguito si ammette che le elettriche resterebbero comunque “più pulite delle termiche“. E che “più avvantaggiate sarebbero quelle con batterie, di taglia medio-piccola, prodotte in Paesi che hanno un mix energetico ad alto tasso di rinnovabili“. Dunque? Aggiungo che se andremo (giustamente) a certificare quel che si emette nel produrre energia e batterie, dovremo farlo anche per quel che succede nell’estrarre il petrolio, raffinarlo e trasportarlo. Scopriremmo forse che le petroliere non navigano a emissioni zero e che gli idrocarburi vengono estratti a profondità sempre maggiori. E con tecniche sempre più impattanti.
Lasciamo che i bambinoni negazionisti esultino e…
- i passaggi della filiera di fornitura.
- la produzione – (i processi che generano più CO₂ sono definiti “hot spot”).
- l’utilizzo del veicolo su strada.
- il riciclo, quando l’auto smette di circolare.
È giusto che Bruxelles metta a punto un suo indice, su criteri rigorosi. Parliamo di questo, non di scemenze che, invece che l’aria, inquinano la possibilità di discutere seriamente.