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Una volta per tutte: l’auto elettrica non è a emissioni zero

batterie sbalzi tensione

Scoperta dell'acqua calda, molto cavalcata dai "negazionisti": produrre l'auto elettrica, a iniziare dalle batterie, comporta un certi numero di emissioni.

Una volta per tutte: l’auto elettrica non è a emissioni zero. Lo sanno anche i bambini. Ma i detrattori si aggrappano a questa scoperta dell’acqua calda.

Una volta…: ci si attacca alla scoperta dell’acqua calda

Sì, il mantra che viaggia sui social-media ormai è questo: “Ma quali emissioni zero? le auto elettriche emettono, eccome. Sia nel fabbricare le batterie, sia nel produrre l’energia elettrica“. Poi, a denti stretti e sottovoce, si ammette che nell’intero ciclo di vita l’auto elettrica è comunque più virtuosa. E che il confronto si riferisce alle sole emissioni di C02 (nel quale l’elettrico vince comunque), omettendo di parlare di polveri fini e di tutti le porcherie che ci avvelenano. No, su tutto questo si sorvola.

L’articolo uscito il 7 gennaio sul NewScientist : “L’anno migliore di sempre dell’auto elettrica è un punto di svolta per i trasporti green”.  Vi si spiega che l’elettrica non è a emissioni zero, ma è comunque un grande passo avanti

Conclusione dei detrattori: l’auto elettrica non è a emissioni zero e quindi non serve, migliora la situazione, ma non la risolve del tutto. Che è come se, parlando di una grave malattia, ci si rifiutasse di adottare un farmaco che, pur non essendo in grado di eliminarla, ne attenuasse di parecchio gli effetti. La verità, sotto gli occhi di tutte le persone in buona fede, è che l’auto elettrica è a emissioni (e a rumore)  zero dal motore quando viaggia. E questa ò già un’ottima notizia per le nostre città. Deve ancora risolvere i problemi di cui sopra, ma ci sia sta alacremente lavorando.

Una volta…Volete misurare l’intero ciclo di vita? Giusto

L’ultimo appiglio per l’esercito dei negazionisti è un articolo uscito su Quattroruote.it, giornale come molti sanno a me assai caro. Mi è stato segnalato con messaggi del tipo: “Hai visto l’ennesima prova che avete torto?“. Me lo sono andato a vedere, scoprendo che si parla di un’idea molto sensata a cui sta lavorando l’Unione Europea. Ovvero “certificare la quantità di sostanze emesse dalle auto dalla produzione al fine vita”. Segue l’ovvia constatazione che “quelle delle Bev non sarebbero più zero“.Giusto. Francamente, però, non capisco il commento dell’autore quando chiosa che “le vetture a batteria dovrebbero fare tanta strada per essere più virtuose di quelle termiche“.

I tetti fotovoltaici installati a Mirafiori, dove si produce la 500 elettrica: anche negli stabilimenti l’avvento delle auto a batterie si accompagna a investimenti nella produzione di energia da rinnovabili.

Visto poi che nel seguito si ammette che le elettriche resterebbero comunque  più pulite delle termiche. E che “più avvantaggiate sarebbero quelle con batterie, di taglia medio-piccola, prodotte in Paesi che hanno un mix energetico ad alto tasso di rinnovabili“. Dunque? Aggiungo che se  andremo (giustamente) a certificare quel che si emette nel produrre energia e batterie, dovremo farlo anche per quel che succede nell’estrarre il petrolio, raffinarlo e trasportarlo. Scopriremmo forse che le petroliere non navigano a emissioni zero e che gli idrocarburi vengono estratti a profondità sempre maggiori. E con tecniche sempre più impattanti.

Lasciamo che i bambinoni negazionisti esultino e…

L’elettrico ha ancora enormi margini di miglioramento, mentre i motori tradizionali sono arrivati a livelli di sviluppo oltre i quali sarà dura andare. E il mix energetico a cui fa riferimento Quattroruote è quello a cui tutti i Paese dovrebbero puntare. Per cui: lasciamo che i bambinoni esultino per avere scoperto l’acqua calda. E plaudiamo alla UE che porta avanti con serietà il progetto di esaminare tutto il ciclo di vita delle auto. Esiste uno strumento per calcolarlo, il Life Cycle Assesment” (LCA),  un’analisi standardizzata secondo le norme ISO. Tenendo conto di 4 fasi principali:

È giusto che Bruxelles metta a punto un suo indice, su criteri rigorosi. Parliamo di questo, non di scemenze che, invece che l’aria, inquinano la possibilità di discutere seriamente.

 


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