Una guerra tra bici e monopattini: ecco che cosa evitare. Le polemiche scoppiate a Milano dopo la diffida del Comune a liberare strade e marciapiedi da monopattini & c., rischiano di creare una contrapposizione tra due categorie di utenti deboli della strada. Che devono trovare il modo di convivere.
“Solo fighetti senza rispetto…”
Milano è il laboratorio vivente della micro-mobilità in Italia. Già prima della normativa-quadro voluta dal ministro Danilo Toninelli si era sviluppata una notevole flottiglia di monopattini, hoverboard & C. Alcuni acquistati da privati, molti dati in affitto a cittadini e turisti dalle varie Dott, Circ, GoVolt, Tier, Helbiz, Bird e Lime. Sui rapporti piuttosto tesi che si sono venuti a creare tra queste società e Palazzo Marino abbiamo già riferito (leggi qui).
Due facce della stessa (bella) medaglia
In realtà una diffusione massiccia di bici e monopattini (unita a una rete di mezzi pubblici capillare) è l’unica speranza che ha Milano per riconquistare un volto più umano. Liberando spazi oggi occupati dalle auto e riducendo in maniera considerevole le emissioni. Che piaccia o no, sono due facce della stessa medaglia, quella mobilità dolce che può contribuire a restituire qualità della vita a centri che avevano perso ogni connotato di vivibilità.
Il Comune, che ha annunciato per il 30 agosto una delibera di Giunta, deve trovare la quadratura di questo cerchio: far convivere i due, senza che si sentano come galli in un unico, angusto pollaio. Ma per farlo non basterà una delibera. Serviranno atti coraggiosi, come il reperimento di spazi e corsie dedicati. Servirà pazienza, per spiegare a tutti che ci sono più opportunità che rischi. E servirà equanimità, per dimostrare che, una volta fatte, le regole saranno uguali per tutti.
— Clicca qui per leggere la nota del Comune di Milano del 16 agosto 2019