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Sosta gratuita e accessi, le autorizzazioni-beffa alle elettriche

Sosta gratuita e accessi alla ZTL per le auto elettriche sono agevolazioni beffa: ogni Comune fa storia a sè confondendo gli automobilisti. Perchè non c’è una norma unica? Per i vostri quesiti scrivete alla nostra mail info@vaielettrico.it.

Perchè non una norma unica nazionale?

Si scrive Tommaso:

Vorrei capire con quale coraggio si dichiara che si vogliono favorire le auto elettriche e poi per un incentivo quale quello dei parcheggi gratuiti ogni comune decide da solo e per avere queste agevolazioni un possessore di auto elettrica come me deve fare domanda ad ogni comune, ricevere un attestato ed esibirlo all’occorrenza. Per Napoli, Salerno, Avellino,  Benevento e tanti altri comuni campani sono vigenti  diverse normative di richiesta dell’autorizzazione, in alcuni casi a pagamento, per esempio Napoli. Tutti gli altri comuni della Campania sull’argomento ignorano la problematica in modo totale.

Pazzesco!!! Non si potrebbe fare una norma nazionale unica???. O almeno a livello regionale???

L’autonomia dei Comuni è intoccabile, però le autorizzazioni sono un’assurdità

RISPOSTA- Una norma unica nazionale sulla sosta gratuita e gli accessi ai centri storici delle auto elettriche violerebbe le prerogative assegnate per legge ai Comuni. E non avrebbe nemmeno senso, perchè ogni città o cittadina ha caratteristiche urbanistiche e socio economiche diverse.

Lei ha perfettamente ragione, invece, quando critica il cervellotico espediente dell’attestato per concederea il beneficio delle soste gratuite. A nostro modesto parere, l’attestato altro non è che una furberia per togliere con una mano quel che si dà con l’atra.

Da un lato, cioè, far finta di essere green sbandierando agevolazioni per l’auto elettrica; dall’altro scoraggiarne l’esercizio obbligando a una procedura farraginosa, assurda e inutile. Che diventa addirittura una piccola tortura per chi, spostandosi frequentemente da una città all’altra, dovrebbe dotarsi di una vera e propria collezione di autorizzazioni.

Buon senso, tecnologia e una targa verde, tre soluzioni semplici semplici

Come se una BEV non fosse facilmente riconoscibile “a vista”. E come se la tecnologia non consentisse di risalire al tipo di alimentazione semplicemente dalla targa, attraverso la connessione con il database della Motorizzazione civile che tutti gli accertatori hanno.

Paesi più civili del nostro, poi, hanno adottato una misura che taglia la testa al toro: la targa delle auto elettriche è contrassegnata con il colore verde. In Italia se ne discusse quando si aggiornò il Codice della Strada (leggi). E qualche mese fa quando la proposta fu ripresa da un’interrogazione del deputato Cinque Stelle Giuseppe Chiazzese. Senza però alcun risultato.

Il fatto che da noi non si adotti nessuna di queste banali soluzioni fa sorgere il sospetto che l’obiettivo sia anche un altro:  garantire ai Comuni un tesoretto supplementare di contravvenzioni per divieto di sosta proveniente dalle tasche di trasgressori per distrazione o per sfinimento.

E così si risolverebbe anche il problema degli accessi alle ZTL

Nelle città più grandi, fra l’altro, lo stesso problema riguarda gli ingressi nelle ZTL (Leggi). Ce lo segnalò anni fa il professor Nicola Armaroli, ripetutamente sanzionato  a Ferrara con la sua Nissan Leaf.

E a noi è successo anche di peggio a Bologna, dove abbiamo la residenza e dove spesso utilizziamo auto elettriche in prova.  Con una Tesla Model X fummo sanzionati dal sistema automatico di controllo nella ZTL e la multa ci fu successvamente cancellata previa presentazione del libretto alla sede centrale del Corpo Vigili Urbani.

Con una VW e-Up fummo multati per divieto di sosta da un accertatore tanto solerte da lasciarci un bigliettino con le istruzioni per ottenere la cancellazione in quanto “aventi diritto a posteggiare gratuitamente”.  Da ultimo, con una Hyundai Kona elettrica in prova per un solo giorno, non ci fu verso di ottenere la cancellazione della contravvenzione per divieto di sosta,  nemmeno perdendo una mattinata negli uffici comunali.

Concludendo: come non essere d’accordo con lei al cento per cento?

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