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Max converte la Vespa 50: “Ma l’omologazione costa troppo”

Una Vespa che non sembra elettrica, ma va ad emissioni zero. E’ il frutto di una conversione con restauro conservativo. L’autore è il tecnico Max Ratano che  ci ha speso due anni di lavoro. Peccato che la moto  debba restare in garage: troppo costosa e complicata l’omologazione.

In 24 mesi Max Ratano, autodidatta con licenza media ma grande senso pratico, ha rimesso a nuovo e convertito in elettrico una vespa 50 special prima serie e 3 marce. Lo conosciamo via Twitter, ci sentiamo al telefono e poi scrive  una sua presentazione: “Salve, mi chiamo Max Ratano e da qualche anno mi sono avvicinato al mondo delle conversioni, con dei progetti già realizzati e altri in mente che probabilmente non realizzerò mai per colpa delle burocrazie da incubo“. Le chiacchiere stanno a zero, Max colpisce subito il bersaglio. E  dati della Vespa: “Autonomia di circa 70/80 km, velocità 50 km/h, ricarica totale in 2,5 h. Può essere usata in modo tradizionale con il cambio, o come mono marcia. Infine lampadine a led, tachimetro digitale GPS, display con lo stato di carica della batteria“.

Retrofit da 4500 euro, ma senza omologazione

Il  tecnico spiega con poche parole il problema: “Ho speso 4500 euro per il restauro totale, l’elettrificazione e varie migliorie“. E va bene, il problema arriva con i timbri necessari per andare su strada: “Vi sembra congrua una cifra intorno ai 10 mila euro (la somma di tutte le spese, ndr)  per i test di certificazione, i vari passaggi per l’omologazione italiana, i trasporti e le trasferte?”. Ma non è finita qui: “Ogni esemplare replicato deve  essere omologato e targato con una spesa di circa 1500 euro“. Sono ostacoli economici per chi vuole lavorare nel settore.

Conversione elettrica, ma fedele all’originale

Max ha elettrificato altre moto, però: “Mi sta particolarmente a cuore quella della Vespa 50 special. L’elettrificazione più fedele all’originale sia nell’estetica che nel funzionamento. Sarà anche elettrica, ma non ha perso la sua essenza! Il tlac tlac del selettore delle marce, la ventola di raffreddamento e il sound dell’accelerazione con il cambio hanno il loro perché, inoltre si può usare anche come mono marcia partendo in terza“. La conversione della propulsione, ma senza minare l’anima della Vespa.

La scocca non è stata manomessa

L’identità della moto è tema caro a Max: “Oltretutto la scocca non è stata manomessa e la modifica è totalmente reversibile. Ecco la ragione per la quale i vespisti dei vari club sono rimasti basiti, dal ragazzino all’anziano,  uniti da un comun denominatore: un’ incredulo sorriso. Non ho mai pensato di stravolgere un mito, anzi il mio motto per questo progetto è Il passato e il futuro nella più amata icona del made in Italy“.

La passione è la molla che ha spinto il tecnico lombardo all’azione: “La Vespa 50 special è un ricordo della mia adolescenza, come dire: il primo amore non si scorda più. Quindi posso dire  di averci messo tutto il mio impegno non solo come tecnico ma soprattutto come amante della vespa, ecco perché ha riscontrato un forte gradimento fra gli amatori di questo piccolo gioiello italiano“.

Prezzi popolari: omologare con 300 euro

Oltre i sentimenti Max propone interventi mirati a salvare questo patrimonio storico: “Dal punto di vista tecnologico la gran parte del lavoro è stato  fatto, ora ci vorrebbero delle leggi più semplici e il prezzo delle omologazioni che non superino i 250/300 euro. Solo così si possono salvare questi mezzi che hanno fatto la storia motoristica. A partire dal cinquantino fino al 125 primavera e tutti gli altri modelli“.

Infine una speranza: “Spero che questo articolo lo leggano anche coloro i quali sono stati eletti per cambiare le cose, io come altri cerchiamo di cambiare i miti storici trasformandoli da inquinanti ad ecologici“. Spirito ambientale, ma “riciclando con stile“.  I politici, dunque: “devono agevolarci e non ostacolarci. Io avrò perso tempo e denaro per un progetto bellissimo, ma che non potrà circolare. La storia del motociclismo italiano perderà delle chicche di valore nazionale, quel valore aggiunto che il mondo ci invidia, il made in Italy“.

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