Via libera definitivo al divieto di vendita in Europa delle auto a benzina e diesel dal 2035; lo stop alle termiche è stato ratificato dal Parlamento europeo con 340 voti favorevoli, 279 voti contrari e 21 astensioni.
E’ stato solo un passaggio formale, perchè Commissione, Consiglio europeo e Parlamento avevano già approvato lo scorso anno i nuovi obiettivi vincolanti per la riduzione delle emissioni di CO2 dalle autovetture e dai veicoli commerciali leggeri di nuova produzione. In sede di Consiglio europeo anche il governo italiano, con il leghista Giancarlo Giorgetti ministro dello Sviluppo economico, aveva già dato il suo benestare. Tuttavia oggi Matteo Salvini saluta così il voto di Strasburgo:
Così le tappe intermedie del 2026 e del 2030
Entro il 2030, le emissioni dovranno essere ridotte per le auto del 55% rispetto ai livelli del 2021, e per i furgoni del 50%, come obiettivi intermedi. Dall’inizio del 2035 tutte le auto nuove vendute nell’Ue dovranno essere a emissioni zero. Quindi auto elettriche, ma anche auto a combustione interna se alimentate da idrogeno verde o carburanti sintetici a emissioni zero. Per il 2026 è prevista una valutazione del processo di transizione anche alla luce di nuove tecnologie “pulite” (il cosiddetto principio della neutralità tecnologica).
Le speranze degli oppositori: le elezioni del 2024
In quella sede gli oppositori del blocco confidano di smontare il piano, resuscitando i motori endotermici. Per il 2024, infatti, sono previste nuove elezione europee che potrebbero cambiare gli equilibri politici dell’Unione.
È prevista tuttavia un’esenzione totale per chi produce meno di 1.000 nuovi veicoli l’anno (“emendamento Ferrari”) e una deroga di un anno per i costruttori con un volume annuo di produzione limitato (da 1.000 a 10.000 nuove autovetture o da 1.000 a 22.000 nuovi furgoni).
Dopo il voto finale della plenaria, il Consiglio Ue dovrà approvare formalmente il testo prima della sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale.
RePowerEU: il 30% a reti e infrastrutture elettriche
La principale novità introdotta è che almeno il 30% della spesa nell’ambito di RePowerEU sia destinata a misure multinazionali per eliminare le carenze strutturali esistenti in termini di trasmissione, distribuzione e stoccaggio dell’energia, nonché per aumentare i flussi transfrontalieri.
Altri 20 miliardi alla transizione energetica
Alle misure RePowerEU si applicherà il principio del “non arrecare un danno significativo”. Una sorta di corsia privilegiata per progetti che, pur ambientalmente impattanti, servano a salvaguardare la sicurezza energetica immediata dell’Ue, riducono al minimo il potenziale danno ambientale e non mettono a rischio gli obiettivi climatici dell’Unione europea. L’importo complessivo degli stanziamenti per finanziare il Repower EU è stato innalzato di 20 miliardi di euro.
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