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L’IPCC: “Stop ai carburanti fossili e il Pianeta si salverà”

carburanti fossili

Immagine tratta dal rapporto Transport & Environment

La catastrofe climatica incombe, ma averne identificato le cause (l’utilizzo di carburanti fossili) può aiutare l’umanità ad evitarla. Qualcosa, addirittura, si è già visto. Infatti dal 2010 al 2019 il tasso di crescita delle emissioni climalteranti è rallentato pur avendo raggiunto «i livelli più alti della storia dell’umanità». Il problema è il tempo. Ci vuole insomma un colpo di reni per abbattere ulteriormente le emissioni entro il 2030. 

“Dal 2010 ad oggi qualcosa di buono si è visto”

Questo è l’avvertimento laciato ieri dagli scienziati del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), lanciando l’ennesimo allarme. Mitigato però da una considerazione venata da un inusuale ottimismo: «Siamo sulla strada giusta, ce la possiamo fare».  Questo è in estrema sintesi il messaggio contenuto nell’ultimo e terzo capitolo del Sesto rapporto sul clima dedicato alla “mitigazione, pubblicato ieri.

Senza una riduzione immediata e radicale delle emissioni in tutti i settori, limitare il riscaldamento globale a 1,5°C  a fine secolo è impossibile. Tuttavia, «ci sono prove crescenti di buone azioni per il clima».  In una nota, l’Ipcc ha sottolineato che «sono state messe in campo politiche, regolamenti e strumenti di mercato che si stanno rivelando efficaci. Se questi vengono ampliati e applicati in modo più ampio ed equo, possono supportare profonde riduzioni delle emissioni e stimolare l’innovazione».

“Ma dobbiamo accelerare da qui al 2030”

I prossimi anni saranno critici.  Attualmente, ha affermato il presidente dell’Ipcc, Hoesung Lee, «ci troviamo davanti a un bivio: abbiamo tutti gli strumenti e le conoscenze per per ridurre almeno del 50 per cento le emissioni entro il 2030».

Questo, però, richiederà «rapide, profonde e immediate trasformazioni nel settore energetico». In primis «una sostanziale riduzione del consumo di carburanti fossili, elettrificazione diffusa, maggiore efficienza energetica e uso di combustibili alternativi, come l’idrogeno».

Le reazioni in Italia: rinnovabili, non altro gas

«I carburanti fossili sono la causa principale della crisi climatica, dei conflitti e della guerra, che provocano immense sofferenze alle persone di tutto il mondo» commenta Martina Borghi, responsabile Campagna Foreste di Greenpeace Italia. «Semplicemente, non c’è più spazio per nuove attività di ricerca ed estrazione di fonti fossili: smettiamo di investire denaro in questi combustibili». Sembra una implicita risposta al dibattito in corso sulla risposta alla crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina.
Ancora più esplicito il responsabile delle Politiche Nazionali per il think tank italiano Ecco, Luca Iacoboni: «Per contrastare la crisi climatica serve accelerare drasticamente l’installazione di rinnovabili, aumentare gli interventi di efficienza energetica ed elettrificare il trasporto». Al contempo «non si può pensare oggi di espandere la produzione di gas fossile e la costruzione di nuove infrastrutture a gas». A suo giudizio «serve una nuova logica di sicurezza nazionale». Basata su «misure di efficienza e risparmio» e lo sblocco del settore delle rinnovabili «ormai fermo in Italia dal 2014».
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