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Legambiente contro il partito dei “motoristi di sinistra”

basta motori termici

Legambiente contro il partito dei “motoristi di sinistra”. Il tema è l’opportunità o meno di incentivare anche l’acquisto di auto diesel e, in genere, i limiti sulle emissioni per la concessione dei bonus.  Sul tema ecco l’intervento di Andrea Poggio della segreteria nazionale di Legambiente.

                           di Andrea Poggio

Andrea Poggio

Rossella Muroni e altri deputati (Fioramonti, Lattanzio e Palazzotto) hanno presentato interrogazione urgente a Ministri di Finanze, Trasporti, Sviluppo e Ambiente. La richiesta è un impegno di governo serio sui trasporti delle persone e non un puro regalo alle concessionarie d’auto in crisi di vendite dei modelli più vecchi e inquinanti.

Legambiente: i nuovi incentivi? Un dispetto al clima, un regalo ai Suv

Rossella Muroni (foto da Facebook)

La distinzione è fondamentale. Già nel “decreto rilancio” (legge 17 luglio 2020, n. 77) a luglio era stato introdotto dal Parlamento un “bonus” di 750 o 1.500 euro ai concessionari per ogni vendita di auto nuova. Purché “euro6” con emissioni dichiarate inferiori a 110 grammi di CO2. Ben 15 grammi in più del limite fissato in Europa per le emissioni medie delle nuove auto vendute. In pratica il “bonus” annulla la multa che la Casa produttrice dovrebbe pagare se supera le emissioni previste. Un inutile dispetto al clima, all’ambiente e all’Europa per premiare alcuni modelli di auto, tipicamente i SUV diesel di recente produzione, che tutte le Case pubblicizzano in questi giorni. Si possono e si devono incentivare solo veicoli che inquinano meno dell’obbligo, abbiamo già troppi sussidi ambientalmente dannosi (quasi 20 miliardi all’anno!).

Legambiente contro le mance ai concessionari d’auto

Il sottosegretario Gianluca Benamati, PD

Non è con i dispetti che si avviano politiche industriali lungimiranti. La rivoluzione in corso nel mondo della mobilità e dei trasporti impone un visione di governo lungimirante e coerente. Uno stato “imprenditore”, per riprendere un tema caro all’economista Mariana Mazzucato, già consulente del governo inglese sui temi dell’innovazione. Non “mance” o “regali ai concessionari”, ma politiche industriali. Che fine hanno fatto i soldi che il governo deve stanziare per avviare i prestiti della BEI sugli impianti italiani della nuova “economia circolare” delle batterie elettriche? Per esempio per l’impianto Seri in fase di ultimazione nel casertano, che dovrebbe impiegare i lavoratori ex Whirlpool? Senza batterie non si faranno auto nel prossimo futuro. Ora che l’Europa spende e ci lascia spendere soldi per la ripresa è determinante capire come. Se il miliardo di euro per l’automotive (richiesto dal partito del “motoristi di sinistra”, la redazione Motori di Repubblica e il deputato Gianluca Benamati del PD) finirà ad incentivare gli ultimi diesel europei, sprecheremmo l’unica occasione per dare un ruolo futuro all’industria nazionale.

Aiutiamo il cittadino a cambiare stili di vita

Se invece lo usassimo per gettare le basi di una politica coerente, che sappia coniugare sostegno all’innovazione e accesso alla mobilità sostenibile per tutti i cittadini, allora la partita per l’Italia sarebbe tutta ancora da giocare. La mobilità del futuro non sarà solo elettrica e tantomeno solo fatta di auto elettriche. Sarà anche composta di mezzi elettrici (dal monopattino al camion e persino al treno) connessi, sempre più automatici, sempre più disponibili alla richiesta di chi ne ha necessità. Accessibili acquistando un biglietto, prenotando un viaggio, noleggiando il servizio a minuti, ore, giorni o anni.

L’investimento pubblico deve saper coordinare politiche territoriali, rendere disponibili nuove infrastrutture (strade, sensori e energie rinnovabili). Amministrare lo spazio pubblico (strade, ponti, regole) investendo con oculatezza ingenti risorse pubbliche e private. Il cittadino mobile dovrà essere aiutato (incentivato) a cambiare stili di mobilità, garantendo a tutti la libertà di muoversi a costi contenuti.

Abbassare l’Iva sull’acquisto di bici e sul car-sharing

Oggi abbiamo più automobili che patenti, ma le crisi (sanitarie ed economiche) limitano gli spostamenti delle merci e delle persone (-20% circa). In futuro, probabilmente, potremo spostarci di più e meglio (senza inquinare) con meno auto, perché anche i veicoli elettrici, costeranno di più all’acquisto e meno all’uso. E allora, invece di “bonus” ai negozi di automobili, meglio offrire abbonamenti scontati a autobus, taxi, mezzi in sharing, noleggi. Perché per esempio, paghiamo IVA 22% per il car sharing e l’acquisto di una bici da città, mentre “solo” il 10% sui biglietti del treno o sulla ricevuta di un taxi?

— Leggi anche / Nuovi incentivi auto e moto, partenza boom: un ripasso

 

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