AGGIORNAMENTO 29/5/19. Sicuri che le nozze Renault Fiat si faranno? In Francia è iniziato un fuoco di sbarramento teso a descrivere il gruppo italo-americano come una barca nella tempesta. « Fiat est en pleine déconfiture>, ovvero “Fiat è in totale disfatta” scrive per esempio il quotidiano economico Les Echos(qui l’articolo) , citando un vecchio dirigente Renault. Che aggiunge: “Non hanno piattaforme per l’elettrico né un piano-prodotto per la Fiat“. Sempre secondo questo dirigente, la Casa italiana ormai ha una gamma che di fatto si limita alla Panda e alla 500, ormai anzianotte e sul viale del tramonto.
Sposarsi con Renault consentirebbe di colmare questi gap. Non solo: secondo Parigi il valore di Borsa di Renault è ben superiore a quello registrato in Borsa il 24 maggio, data di riferimento per l’eventuale fusione. E quindi FCA dovrebbe pagare un conguaglio, nonostante sia il suo il valore di mercato più consistente. Infine nell’articolo si presentano le fabbriche italiane come bisognose di una pesante ristrutturazione, mentre lo Stato francese pretende che non si tocchi l’occupazione in Francia. Si sa, un operaio francese vale più di un collega italiano…
“La recessione ha distrutto tutte le scuse
che avevamo per restare immobili“ – Sergio Marchionne
Forse si ispira a questa frase dell’uomo che ha salvato la Fiat dalfallimento la mossa a sorpresa di un matrimonio “alla pari” Renault-Fiat. Il giornale più informato del settore, Automotive News Europe, scriveche le nozze sono figlie della disperazione. Più che del coraggio citato da Mike Manley, il successore di Marchionne nella lettera ai dipendenti (leggi qui). Le ragioni dietro a questa disperazione sono tante: le vendite che in Europa sono destinate a calare e gli enormi investimentilegati alla transizione verso l’elettrico sono sicuramente le più importanti. Non resta quindi che andare verso altre economie di scala, perché il gruppo italo-americano nelle auto a emissioni zero è un “laggard“, un ritardatario. E ha bisogno di una sponda per recuperare il tempo perduto, in fretta e senza svenarsi.
“La cosa che più mi preoccupa dell’alleanza FCA-Renault è che il
Governo Francese ne è entusiasta“ – Alberto Forchielli
Ma non ci dobbiamo illudere che, se davvero la fusione andrà in porto, quel 50% a testa significhi una fusione alla pari. L’esperienza insegna che con le grandi aziende francesi è molto difficile comandare in tandem. Tanto più se di mezzo c’è il governo di Parigi, sempre pronto a invocare l’apertura delle frontiere quando si tratta di comprare all’estero, ma altrettanto lesto a chiudere icancelli con chi vuole, fare shopping in Francia. L’ha scritto (qui) su Twitter con la sua prosa piuttosto rozza, ma efficace, quel giramondo di Alberto Forchielli: “La cosa che più mi preoccupa dell’alleanza tra FCA e Renault è proprio che il Governo Francese ne è entusiasta. Di regola ciò che va bene ai Francesi va sempre in c… a noi“. In teoria, con la fusione, il governo francese dovrebbe diluire la quota del 15% con cui controlla la Renault. Ma già sono partiti i primi altolà e vengono dal sindacato, che pretende che il governo mantenga la sua minoranza di blocco. Non si fidano “des italiens”, così come a suo tempo i sindacati della Opel si opposero alla scalata della Fiat. Non ci vogliono, nelle grandi aziende francesi e tedesche, anche se il pretendente di cognome fa Agnelli.
“Gli Stati non hanno amici, solo interessi”.Otto von Bismarck
Il citato articolo di Automotive News si immagina un futuro fatto di continue dispute tra italiani e francesi ogni volta che ci sarà da decidere un centesimo di investimento. O, peggio, dove tagliare o aggiungere un posto di lavoro. È un problema che i francesi non si porranno, convinti di avere le teste e l’organizzazione migliori. E anche un azionista più solido: dalla loro parte c’è lo Stato francese, con un’ottica di lunghissimo periodo. Ricordiamoci di Bismarck, diceva che gli Stati non hanno amici, solo interessi. Il che è tanto più vero per Parigi. Dall’altra parte c’è l’Exor degli Agnelli, più attenti a fare cassa, com’è appena accaduto con la Magneti Marelli. E come potrebbe accadere in questo caso, se davvero la fusione richiedesse un conguaglio in denaro a favore di Torino.
SECONDO NOI.In fondo in fondo, certo, ci sono le ragioni industriali a spingere verso le nozze Renault-Fiat e quelle non si discutono. La strada è questa, obbligata: restare immobili, come diceva Marchionne, vuol dire morire. La si percorre, questa strada, ma senza che da questa parte delle Alpi ci si faccia illusioni.
Può sembrare paradossale, ma due gruppi che hanno guadagnato soldi negli ultimi anni, e continuano a farlo nel 2019, sono mossi da una certa forma di disperazione. Poi lo si può anche chiamare coraggio. Ma è sempre quella cosa lì. E i precedenti la dicono lunga sul come i francesi intendono le fusioni “alla pari“. Luxottica, un’azienda meravigliosa, si è sposata con Essilor per dar vita a un colosso mondiale dell’occhialeria. Ma il patron Leonardo Del Vecchio dopo poche settimane ha capito che i francesi davano per scontato che a comandare fossero loro. E ha dovuto minacciare le carte bollate per rimettere le cose a posto. Qui che succederà?