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La “stangata” di A2A: 42 euro per una ricarica da 10 kWh

la stangata

Riprendendo un film cult degli anni 70 potremmo titolare questo articolo “La stangata”. Come altrimenti definire un conto di 42 euro e passa per tre ore di rircarica e 10 kWh di rifornimento a una colonnina quick da 22 kW in corrente alternata? Eppure il gestore, la milanese A2A, ha semplicemente applicato il regolamento che prevede per quell’impianto una tariffazione a tempo, anzichè a consumo. Nulla da recriminare, quindi. Infatti la “vittima”, Lorenzo Mosna, che ci racconta con grande ironia questa sua surreale disavventura, lo riconosce. Ma  se queste sono le tariffe di A2A per una tipologia di ricarica per sua natura lenta, ai clienti milanesi non resta che girare alla larga, come fossero la peste.

La ricarica lenta, a volte, fa comodo

di Lorenzo Mosna

Lo ammetto, non sono il più etico degli e-driver.

Con il rischio di espormi al pubblico ludibrio, qui confesso di essere uno di quelli che si parcheggiano alle colonnine regolando la velocità di ricarica in maniera tale da ultimare il “pieno” quando devono riprendere l’auto. Così, nei giorni in cui mi costringono ad avventurarmi nel centro storico di Milano per lavoro, mi capita di restare collegato a una colonnina anche oltre le 3 ore senza una reale esigenza di ricarica ma per l’indubbio vantaggio di trovare parcheggio, ovvero per evitare uno dei nemici naturali del lavoratore milanese: lo sbattimento.

Allo stesso tempo, vado su tutte le furie quando nel posto riservato agli EV ci trovo il SUV diesel di quella creatura della mitologia meneghina – il cosiddetto “bauscia” – che generalmente ci si parcheggia per 9 ore, tronfio della sua targa ticinese con la quale evita le multe (e le tasse). Così, in questi purtroppo sempre più frequenti casi, mi comporto da cittadino zelante: chiamo i vigili urbani, li ascolto garantirmi che manderanno qualcuno per la rimozione e me ne vado sapendo in cuor mio che, al ritorno, il sopraccitato SUV sarà ancora al suo – anzi al mio – posto.

A2A, dalla ricarica in saldo alla “stangata”

Così, ho accolto felicemente la decisione del fornitore A2A di passare da un servizio flat al costo di 5 euro al mese a un servizio ibrido flat/a consumo, sestuplicando i prezzi ma garantendo anche all’utente occasionale di potersi parcheggiare a colonnine prenotabili. L’idea di permettere la prenotazione del posto mi garantisce una certa tranquillità (bauscia abusivi a parte) e sono ben felice di vedere i prezzi aumentare in cambio di questo servizio.

Così, dopo avere provato le ricariche su prenotazione con successo, un paio di giorni fa decido di parcheggiare a una colonnina locata in zona viale Zara. La colonnina è indicata come “fast”, e in effetti vi è presente la CCS2 Combo che ricaricherebbe la mia Tesla Model 3 in pochi minuti. Ma, poiché mi devo fermare per circa 3 ore, decido di lasciare la CCS2 Combo libera collegandomi a una Tipo-2, la cosiddetta presa “quick”. Lascio l’auto in ricarica, sbrigo le mie commissioni lavorative e ritorno a prendere il mezzo.

Interrompo la ricarica ed ecco giungermi un avviso: hai caricato 10 kwh, hai speso 42 euro. Per un momento penso di avere letto male, ma effettivamente c’è scritto 42. Penso a un bug della app che non ha messo la virgola nel posto giusto ma mi sbaglio: ho davvero speso 42 euro.

E’ il regolamento, bellezza

Cerco di capire cosa abbia sbagliato, se l’occupazione del posto oltre un certo orario subisca un sovrapprezzo, se la prenotazione del posto mi sia costata decine di euro. Nulla di tutto questo: A2A fa pagare le colonnine fast con una tariffazione di ben 16,66 centesimi al minuto, che diventano 25 centesimi al minuto oltre la prima ora. In pratica, una tariffa che varia tra i 10 e i 15 euro all’ora.

Le tariffe sono nella norma, ma in questo caso ho scoperto a mie spese che A2A li applica all’intera colonnina e non soltanto alle prese fast che essa contiene. Così, mi sono ritrovato a pagare l’erogazione di una normale presa da 22kwh a corrente alternata al costo del servizio di ricarica rapida a corrente continua.

Ora, è evidente che la colpa è mia e che mi sarei dovuto informare in anticipo (in effetti tutto quello che descrivo è indicato nel regolamento), ma la tariffazione applicata è a dir poco surreale. D’altro canto, io ho occupato un posto che poteva essere occupato da un utente fast, ma dunque perché dotare la colonnina fast di una presa lenta Tipo 2, se vi è il timore che qualcuno vi si soffermi troppo a lungo?

Ma allora, che senso hanno quelle cololonnine?

Se l’idea è creare un deterrente, quale miglior modo di evitare l’installazione di prese lente in una colonnina veloce, anziché lucrare pesantemente sull’utente applicandogli una tariffa che fa rimpiangere i costi della benzina al piombo ai tempi della crisi petrolifera del 1979? Così, pagando a denti stretti i 42 euro, rifletto su quanto il bauscia col SUV mi stia improvvisamente diventando meno antipatico di prima.

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