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La fusione nucleare americana c’è, ma fra 30 anni

fusione nucleare

Jennifer Granholm annuncia il successo americano nella fusione nucleare. EPA/MICHAEL REYNOLDS

Abbiamo ralizzato la fusione nucleare, abbiamo ricavato più energia di quante ne abbiamo consumata, abbiamo imboccato la strada giusta per avere energia illimitata e sicura per l’umanità. I toni sono trionfali, le affermazioni categoriche: una svolta svolta storica per il segretario americano per l’Energia Jennifer Granholm: «Questo è un risultato storico per i ricercatori e lo staff della National Ignition Facility che hanno dedicato le loro carriere a vedere l’innesco per fusione diventare realtà, e questo punto di svolta sprigionerà altre scoperte».

Ma cosa è emerso di nuovo e di concreto? Quali risultati in dettaglio e con quali tecnologie? La fusione nucleare a contenimento inerziale, questa la definizione della nuova tecnologia, è stata generata da 192 fasci laser ad altissima potenza in qualche miliardesimo di secondo. All’interno di una camera priva di aria, cosiddetta “a vuoto”, i laser hanno bombardato  un contenitore cilindrico forato e lungo alcuni millimetri.

Il cilindro racchiude a sua volta una capsula sferica dal diametro di tre o quattro millimetri che, all’interno di un un guscio, contiene atomi di deuterio e trizio. I fasci laser penetrano nel cilindro attraverso alcuni fori, generano raggi X che dissolvono il guscio generando plasma, un gas di particelle elettricamente cariche. Il plasma si espande e genera la pressione e la temperatura necessarie per innescare la fusione degli atomi di deuterio e trizio, che diventano atomi di elio.

Il processo l’ha illustrato Marv Adams, vice amministratore per i programmi di difesa della ‘National Nuclear Security Administration’. Durante l’intervento ha mostrato un cilindro identico a quello dell’esperimento.

La reazione di fusione, ha detto, è durata millisecondi. L’esperimento era già stato effettuato un centinaio di volte. Ma solo la scorsa settimana è stato progettato perchè il combustibile di fusione rimanesse abbastanza caldo e abbastanza denso da accendersi, producendo più energia di quella che i laser avevano utilizzato. Cioè 3,5 mega joule in  uscita, contro 2,1 in entrata: una produzione netta di 1,5 volte.

Jennifer Granholm, a sinistra, ascolta il consulente scientifico della Casa Bianca Arati Prabhakar durante l’annuncio in straming mondiale. (foto OLIVIER DOULIERY / AFP)

Una centrale elettrica entro 30 anni

A smorzare gli entusiasmi è però arrivata Kim Budil, direttrice del Lawrence Livermore National Laboratory. «Ci sono ostacoli molti significativi, non solo a livello scientifico ma tecnologico», ha detto.

Kim Budil

«Questa è stata l’accensione, una volta, di una capsula _ ha detto _ ma per ottenere l’energia commerciale da fusione c’è bisogno di molte cose. Bisogna essere in grado di produrre molti eventi di accensione per fusione per minuto e bisogna avere un robusto sistema di elementi di trasmissione per realizzarli». La ricercatrice prevede che «con sforzi e investimenti concertati saremo in grado di costruire una centrale elettrica entro una trentina di anni».

Il fisico nucleare all’Università La Sapienza di Roma Stefano Atzeni ha spiegato all’ANSA che si è trattato di un esperimento di fusione controllata «molto diverso da quelli a confinamento magnetico» che si stanno conducendo in Europa, in Giappone e in altre parti degli Stati Uniti.

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