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La frenata sull’elettrico del signor Brembo (e noi)

Alberto Bombassei, patron della Brembo, ha 78 anni. Si definisce semplicemente "un metalmeccanico".

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Continua a far discutere la frenata sull’elettrico del signor Brembo, al secolo Alberto Bombassei. Il colloquio con Paolo Bricco del Sole 24 Ore (qui il testo) è di qualche giorno fa. Ma viste le tante sollecitazioni a commentare, proviamo a farlo riducendo in cinque pillole il Bombassei-Brembo pensiero. E facendo seguire ad ogni punto il nostro commento. Con una premessa: l’uomo merita la massima attenzione, è sempre stato un imprenditore attento e un grande innovatore. Oltretutto solleva il problema di un pericolo di invasione cinese. E lui è il presidente dell’Associazione Italia-Cina.

1 BOMBASSEI. «Oggi c’è un grande entusiasmo per l’auto elettrica. Nessuno, però, considera il suo impatto sociale. In Europa, se smettessimo di produrre macchine a gasolio o a benzina e facessimo soltanto più auto elettriche perderemmo un lavoratore su tre. Compri il motore, compri la batteria e il 60% del valore dell’auto ce l’hai. Ma un milione di europei non avrebbe più una occupazione».

La linea di pre-produzione della Porsche Taycan.

SECONDO NOI. La domanda vera è: l’auto elettrica è un progresso sostanziale sul piano (fondamentale) delle emissioni? Se sì, l’industria europea dovrà cogliere la sfida. Negli ultimi decenni il made in Germany ha fatto utili spaventosi in tutto il mondo, mettendo in ginocchio due delle Big Three americane. Perché ora dovrebbe essere protetta da concorrenti più pronti a cavalcare questa nuova forma di mobilità? 

2– B. «L’Europa ha inventato il diesel. In Germania, in Francia e in Italia è stata costruita negli ultimi sessant’anni questa specializzazione produttiva. Come è possibile che non ci si renda conto che, nelle loro ultime versioni, i motori a gasolio inquinano, complessivamente, meno di quelli ibridi? Nessuno contrasta le lobby dell’elettrico, formate soprattutto da chi produce e da chi distribuisce elettricità….In Italia, la misura governativa dell’ecobonus… è fondata sulla applicazione degli stessi principi, che non tengono conto né del reale impatto ambientale dei motori di ultima generazione né dell’approvvigionamento di elettricità dalla rete né dello smaltimento delle batterie».

SECONDO NOI. Il problema è che sul tema delle emissioni l’industria dell’auto, che per decenni si è scritta le regole sui limiti, con il Dieselgate ha perso completamente credibilità. Il risultato è paradossale: il diesel viene messo al bando proprio quando l’industria ha raggiunto buoni risultati nel controllo delle emissioni stesse.

3. B. «È sempre più efficace la dichiarazione di guerra gentile della Cina per la primazia nell’elettrico. Primazia che, poi, si traduce nell’influenza esercitata da Pechino sui Paesi del Terzo Mondo dove si trovano le materie prime con cui produrre motori e batterie».

SECONDO NOI. Non basterà avere la materia prima, per quanto strategica. I cinesi dovranno convincere i consumatori occidentali della bontà dei loro prodotti. L’auto, anche elettrica, secondo noi è un prodotto più complesso di un pacco-batterie.

4. B. «Nell’industria dell’auto non è mai successo nulla di così radicale. Tutti abbiamo sbagliato. Nessuno ha pensato che potesse esserci una simile accelerazione. Senza questa rapidità, in 10 anni nelle aziende tradizionali saremmo pronti. Ma di tempo non ce n’è».

SECONDO NOI. Nella maggior parte dei mercati europei, Italia in testa, l’elettrico ha ancora quote di mercato dello zero virgola. La transizione sarà lunga e comunque i motori endotermici non spariranno.

5B. «Noi di Brembo collaboriamo con tutti i grandi gruppi tedeschi, predisponendo i freni di auto che usciranno non prima di cinque anni. Una delle tre case automobilistiche tedesche ha in via di preparazione 30 modelli, fra ibrido ed elettrico puro. I tedeschi investono investono investono, assumono assumono assumono. Ho però qualche volta l’impressione che quasi gli manchi il fiato: sono spinti a occupare tutti gli spazi possibili, non sapendo che cosa sarà del mercato fra cinque, dieci, vent’anni…

La Volkswagen ID., sul mercato nel 2020 con grandi ambizioni.

Perché, se l’industria europea è incardinata sull’industria tedesca e se l’industria tedesca è incentrata sull’auto e se l’industria dell’auto è basata sul diesel, l’Unione europea non ha fatto nulla per difenderla rispetto all’elettrico? Ancora una volta, l’Europa si dimostra un gigante industriale e un nano politico ».

SECONDO NOI. Volkswagen, Mercedes & c. hanno esitato a lungo prima di buttarsi sull’elettrico. Ora hanno saltato il fosso e non passa giorno senza che annunciano accelerazioni dei loro programmi. Porsche e Audi pensano già di aumentare i loro target di produzione. E fanno sapere che, dopo un periodo iniziale di ammortamento degli investimenti, l’elettrico porterà profitti. Quanto all’Unione Europea, sta facendo di tutto per evitare che l’auto perda il treno dell’elettrico, con progetti come la European Battery Alliance (qui l’articolo). Forse ha ragion Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, quando ripete che “chi scommette contro il futuro ha sempre perso“.

 

 

 

 

 

 

 

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