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La 500 elettrica s’ha da fare, basta polemiche

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La 500 elettrica s’ha da fare. La polemica sull’ecotassa, che vedono sul piede di guerra Fiat-FCA e sindacati, non deve ritardare l’uscita di un modello attesissimo

L’auto che non si doveva comprare

Non è mai facile la vita del Cinquino. Chi scrive è autore di un libro uscito qualche anno fa (“L’uomo che inventò la 500″) in cui si racconta la complicata gestazione della pù piccola delle Fiat. Sia nel 1957, quando nacque su progetto del geniale Dante Giacosa, ma tanti in azienda non la volevano per timore che finisse per far concorrenza alla 600. E nel 2007, quando rivide la luce nell’edizione attuale solo per la testardaggine di Lapo Elkann, all’epoca responsabile del marketing a Mirafiori. Fu Sergio Marchionne, dopo parecchie esitazioni, a dare disco verde, dopo che due ad prima di lui l’avevano bocciata senza appello. Ora siamo daccapo.  E la 500 in elettrico, ovvero la terza vita di una delle auto di maggior successo della storia, vive uno strano destino, quasi da figlia indesiderata. Una versione a batterie, si sa, è uscita negli Stati Uniti già nel 2013. Ma, guarda caso, Marchionne non la voleva fare. Cedette solo per un accordo con il governo degli Stati Uniti. Che, regalando il gruppo Chrysler-Jeep ai torinesi, pretese che almeno si impegnassero a produrre vetture ecologiche. Marchionne acconsentì, ma dichiarando: non compratela, la 500e, ci fa perdere un sacco di soldi.

L’occasione persa in Cina nel 2012

Ma c’è dell’altro, in questo strano destino. Il retroscena l’ha raccontato l’ex dg del ministero dell’Ambiente, Corrado Clini, su Formiche.net (qui il suo intervento).

Corrado Clini

Ricordo che nel 2012, come ministro, avevo ripetutamente sollecitato la Fiat ad investire per lo sviluppo di modelli ibridi ed elettrici. In particolare, nell’ambito di un accordo con il governo cinese, era stato assicurato all’azienda italiana il supporto di un incentivo consistente per la produzione e commercializzazione della 500 elettrica nel nuovo stabilimento di Changsha. Ma Fiat scelse di non utilizzare l’opportunità offerta in un mercato che è oggi il più grande al mondo per le auto elettriche e ibride plug-in. Sono stati persi almeno 7 anni, mentre tutti i principali costruttori di auto al mondo hanno investito nella produzione di veicoli innovativi a basse o zero emissioni”.

194 mila pezzi venduti nel 2018, un successo

La verità è che all’epoca la Fiat non era pronta. Nel pieno di un difficile risanamento, non aveva né i mezzi né la mentalità per scommettere su un mercato difficile e ancora acerbo. Di certo fu un’altro treno perso dalla povera 500 (elettrica). Ma oggi i tempi sono maturi, in tutto il mondo, Italia compresa. Ci sono gli incentivi, che sono l’altra faccia della medaglia dell’ecotassa che Torino combatte. E c’è la possibilità di dimostrare che si può fare una buona auto elettrica anche in dimensioni ridotte. Nella versione attuale, a benzina, la 500 continua ad essere un successo: anche nel 2018, dodicesimo anno di vita, è stata venduta in 194 mila pezzi. Un vero sottolineato dal capo di FCA per l’Europa, Pietro Gorlier. Ma il mercato, soprattutto nelle grandi città, chiede veicoli a emissioni zero. Belli, se possibile. Secondo Quattroruote, la 500e “dovrebbe avere forme più stilizzate e superfici più liscia. Ed essere più larga per ospitare un pacco batterie più generoso“. Un’altra macchina rispetto anche a quella in vendita attualmente negli States. Bene. Aspettiamo con fiducia per l’anno prossimo, come annunciato a suo tempo. Ritardarla (o addirittura cancellarla) per il braccio di ferro con il governo sarebbe un delitto. E un autogol per la stessa Fiat, come la storia dimostra.

— Guarda anche: “La 500 elettrica nascerà a Mirafiori: come la vorreste?”

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