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IL PUNTO / La scintilla scocca con le flotte

Le flotte, ecco la prima partita da giocare. È con le auto aziendali che può scattare la scintilla per l’elettrico. E la scelta della Sibeg di mettere a emissioni zero tutta la flotta può diventare una best practice nazionale. Non è una scelta estemporanea, ma parte di una strategia per rendere sostenibile tutta l’azienda.

“Il 70% delle Nissan Leaf venduto alle aziende”

La  Sibeg è la società che imbottiglia e distribuisce la Coca Cola in Sicilia. Opera in un ambito ristretto (l’isola, appunto), il che attenua la famosa ansia da ricarica. E dimostra di avere una mentalità aperta. Si è dotata non solo di 110 Nissan Leaf, ma anche di 68 punti di ricarica. Rendendoli disponibili anche ai siciliani (ancora pochi) che hanno un’elettrica o un’ibrida plug-in. Opera in un settore che richiede un grande consumo d’acqua, ma anche qui ha pianificato una serie di interventi per ridurre al minimo gli sprechi. Insomma, è di aziende così che ha bisogno il business dell’auto elettrica per decollare. Per i privati i prezzi sono ancora alti, gestire la ricarica non è sempre banale e ci sono ancora barriere psicologiche da superare. Ma le aziende, soprattutto quelle che non parlano a vanvera di responsabilità sociale, hanno il dovere di essere razionali. Di attrezzarsi, di calcolare bene di quale autonomia hanno davvero bisogno i loro mezzi. Paolo Matteucci, direttore divisione electric vehicle di Nissan Italia, in un incontro proprio con i fleet manager, ha spiegato: ”Oggi vendiamo più del 70% di Leaf alle aziende. Il prossimo anno prevediamo di vendere 2.500 veicoli elettrici”. E sui timori espressi dai responsabili delle flotte aziendali, ha replicato: ”Ormai le autonomie si avvicinano a quelle delle auto termiche e copriamo più del 95% delle esigenze... I prezzi stanno scendendo e se calcoliamo la manutenzione e i costi di carburante, nell’arco di tre anni il costo di partenza più alto viene compensato”.

Ikea, Poste Italiane, i taxi di Firenze….

L’auto elettrica, l’abbiamo ripetuto più volte, non è solo un mezzo con un motore a batterie al posto del solito propulsore endotermico. È un mondo diverso, attorno al quale si organizzano servizi diversi. Nasce nell’epoca della sharing economy, per essere condiviso. E  contribuire a combattere non solo l’inquinamento, ma anche la congestione, un altro grande male delle nostre città. Non è un caso se sono le aziende più responsabili ad essersi mosse per prime su questo terreno. Come IKEA, che ha aperto le stazioni di ricarica ai clienti e sta cercando di convincere a passare all’elettrico anche i padroncini che consegnano i mobili, oltre alla propria flotta. Ci sono poi aziende di consegne che utilizzano veicoli elettrici, tra cui le stesse Poste Italiane. Ci sono flotte di taxi, come i 69 che circolano per Firenze. E ci sono grandi noleggiatori, come ALD, che lavorano per forme di utilizzo misto, in cui il dipendente usa lo stesso mezzo aziendale per il lavoro e la sua mobilità privata. Tutto possibile, grazie alle tecnologie oggi disponibili. Forse servirebbe un tavolo per mettere a fatto comune l’esperienza su strada che tutti questi soggetti stanno facendo, con mezzi continuamente mappati. E misurabili nel rendimento (anche economico) metro per metro. Noi ci candidiamo ad essere un punto di riferimento di questo mondo, raccontando le diverse esperienze e mettendo in contatto tra loro i protagonisti. Senza utopie, ma con la concretezza e l’apertura al futuro di chi si trova a gestire la mobilità di aziende importanti.

—- Volete condividere l’esperienza della vostra auto aziendale elettrica? Scrivete a info@vaielettrico.it —-

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