Site icon Vaielettrico

Il difficile addio al gas russo? La versione di Schroders

gas russo

Quanto è credibile il piano UE per ridurre la dipendenza dal gas russo? Tre analisti della società di investimento Schroders (Mark Lacey, Head of Global Resource Equities, Alexander Monk Felix Odey, Portfolio Managers, Global Resource Equities), hanno provato a rispondere. L’intento era individuare le società quotate che potranno beneficiarne, diventando così interessanti target di investimento.  Ma dal nostro punto di vista val la pena di riportare quel che i tre scrivono sulle rinnovabili: «Focalizzarsi sulle rinnovabili è la soluzione più logica e sostenibile».

Cento miliardi di metri cubi da rimpiazzare

Mark Lacey

La Russia soddisfa al momento il 35-40% delle necessità di gas dell’Europa. A seguito della guerra in Ucraina l’Unione Europea ha adottato il piano   REPowerEU che mira a ridurre le importazioni europee di gas russo di circa due terzi entro la fine del 2022 (circa 100 miliardi di metri cubi all’anno). Si tratta di un piano «molto ambizioso», scrivono gli analisti, per almeno cinque vincoli.

Rinnovabili ok, ma manca il materiale causa Covid

Il problema chiave nel passaggio alle rinnovabili è la velocità.

«Il principale ostacolo oggi non è la volontà politica o gli investimenti _ scrivono gli analisti _ ma la logistica, a causa delle strozzature nelle forniture di materiali  legate al Covid-19». A loro giudizio questo vincolo verrà ad attenuarsi a partire dal 2023. Ma nel frattempo le installazioni non saranno sufficienti a rimpiazzare il fabbisogno energetico mancante a causa del venir meno del gas russo.

Tuttavia, scrivono, «focalizzarsi sulle rinnovabili è la soluzione più logica e sostenibile». A livello di costi, anche con i recenti aumenti dei prezzi delle altri fonti energetiche, la generazione di energia rinnovabile attraverso eolico e solare «risulta già molto più conveniente rispetto ai sistemi termoelettrici e a carbone».

Investire anche su reti, stoccaggio ed elettrificazione

Al momento, però, gli investimenti in rinnovabili sono molto inferiori a quelle necessarie per raggiungere i target europei fissati per il 2030/2050. Non solo per quanto riguarda gli impianti di generazione, ma anche per le reti di trasmissione e distribuzione, lo stoccaggio, la penetrazione dell’elettrificazione nelle costruzioni e nella mobilità.

La dimostrazione è nel grafico qui sopra. Per questi motivi sarebbe oltremodo opportuno che la guerra del gas fosse colta come occasione per accelerare investimenti e piani di sviluppo delle rinnovabili anzichè portare semplicemente alla ricerca di forniture di gas alternative.

Riscaldamenti, ogni grado in meno vale il 10%

Un secondo approccio analizzato da Schroder riguarda le misure per ridurre la domanda. Il gas, infatti, viene usato per riscaldare circa il 35% degli edifici commerciali e residenziali dell’UE. Una recente analisi di Bloomberg indica che una riduzione di 1 grado nei termostati degli edifici residenziali e commerciali  ridurrebbe la domanda europea del 10%.

Quando possibile, le pompe di calore sono un modo efficiente per ridurre i consumi di gas. L’UE mira ad accelerare la loro adozione con l’obiettivo di averne 10 milioni in più nei prossimi 5 anni.

Prendendo in esame invece soluzioni per sostituire le forniture russe con forniture di gas provenienti da altri Paesi lo studio evidenza questi vincoli.

La coperta corta dei fornitori alternativi

L’aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto (GLN) da Stati Uniti e altri Paesi per 50 miliardi di metri cubi è più costoso in termini di prezzo. Inoltre si scontra con la carenza di rigassificatori in Europa. In Italia in particolare.

L’aumento delle forniture dai gasdotti esistenti per 10 miliardi di metri cubi, come prevede  il piano REPowerEU,  deve fare i conti con la saturazione delle capacità di trasporto dei gasdotti da Algeria, Norvegia e Regno Unito.

Le capacità di stoccaggio di gas in Europa sono limitate. Oggi sono inferiori alla norma del 25% circa, ma non possono essere ulteriormente aumentate. E colmare il gap attuale  comprando gas a qualsiasi prezzo durante l’estate significherà garantirsi altissimi costi dell’energia per tutto il prossimo inverno.

Non esistono soluzioni semplici: rinnovabili e anche…

Quindi, concludono gli analisti di Schroder, non esistono soluzioni semplici e univoche per rimpiazzare il gas russo. Ma l’unica strategicamente sostenibile è la sostituzione con fonti rinnovabili. Ci vorranno alcuni anni, ma quella è la sola su cui valga la pena di investire a lungo termine. Nel frattempo le altre potranno fungere da soluzioni tampone.

— Vuoi far parte della nostra community e restare sempre informato? Iscriviti alla Newsletter e al canale YouTube di Vaielettrico—

Exit mobile version