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Il COVID uccide il petrolio. Il motore del mondo sarà elettrico

Il 20 aprile 2020 resterà una data storica. Potrebbe essere infatti l’inizio della fine per l’era del petrolio iniziata 150 anni fa. Dopo la pandemia COVID-19 il motore del mondo si riaccenderà solo se sarà elettrico.

Un barile di petrolio pagato in contanti vale meno di un dollaro. Incredibile. Ma è ancora niente rispetto al valore dei “futures”, i contratti a scadenza trattati in Borsa che “fanno” lo scenario globale del mercato del reggio. Ebbene, i “futures” con data di consegna maggio per il petrolio di riferimento americano Wti (West Texas Intermediate) trattati a New York hanno perso ieri il 305%, chiudendo a -37,63 dollari al barile.

Sì, avete letto bene: il prezzo è negativo. Significa che i produttori “pagano” i compratori pur di disfarsi oggi del greggio che sarà estratto il mese prossimo. Può sembrare assurdo, ma non è così: nessuno lo consuma nel Pianeta in lock down da Coronavirus, e non c’è più spazio per stoccarlo.

Il mondo affoga nel petrolio: dove metterlo?

Tuttavia continua ad uscire dai pozzi al ritmo di milioni e milioni di barili al giorno. E il petrolio, a differenza di pere e pomodori, non si può buttare né far marcire nei campi. Lo stesso fenomeno ha riguardato i “futures” con consegna a giugno (-15 dollari e rotti), segno che il mercato scommette su uno squilibrio domanda offerta che durerà mesi. Nemmeno i  tagli record alla produzione dei Paesi Opec di due settimane fa (9,8 milioni di barili al giorno, un altro record storico) hanno arginato lo tsunami coronavirus che ha letteralmente spento il motore del mondo.

Ora ci si chiede cosa accadrà nel dopo lock down. Qualcuno immagina una grande abbuffata energetica. Con i carburanti a prezzi di saldo, infatti, molti prevedono una  storica rivincita dell’auto termica su quella elettrica. La società britannica di analisi Wood Mackenzie è tra questi. Stima infatti che nel 2020 le vendite di veicoli elettrici nel mondo crolleranno, scendendo da 2,2 milioni del 2019 a 1,3 milioni (-43%). Gli analisti di Wood Mackenzie lo spiegano proprio con il calo del prezzo del petrolio, che riflettendosi sui costi dei carburanti renderà ancora più ‘antieconomico’ il passaggio all’elettrico per percorrenze annue non elevate.

Una “normalità” che non tornerà mai più

Ma non è detto affatto che le cose vadano così. Potrebbe essere vero il contrario: il dopo coronavirus potrebbe essere l’inizio della fine. Vediamo perchè.

A prezzi inferiori ai 30-40 dollari al barile metà dei pozzi lavorano in perdita. Proprio quelli americani, per esempio, che estraggono lo “shale oil” con la costosissima tecnica del fracking (frantumazione delle rocce petrolifere nel sottosuolo). O quelli off-shore brasiliani che pescano su fondali atlantici a profondità di 3.000 metri e passa, e perciò sono costretti a riscaldare le tubature per fluidificare il petrolio in risalita. Tutti costoro, e tanti altri nel mondo dalla Russia alla Nigeria, dal Messico all’Indonesia, non reggeranno a lungo questi prezzi. Tante compagnie chiuderanno i rubinetti e azzereranno gli investimenti e finiranno in bancarotta. Entro un anno, due al massimo, resteranno a dondolare solo le pompe nei Pesi del Golfo dove il petrolio scorre a fil di terra. Ma quanto e per quanto? Tutti pensano al dopo coronavirus come ad un progressivo ritorno alla normalità. Ma per il mondo dell’energia, dopo il cataclisma di ieri 20 aprile 2020, la normalità potrebbe non tornare più.

Come si riaccenderà il motore del mondo

SECONDO NOI Prepariamoci allora a una exit strategy accelerata e clamorosa: l’exit strategy dalla più che centenaria “era del petrolio”.  Serviranno un mucchio di soldi per farne a meno. Ma la tecnologia per riaccendere il motore del mondo c’è già e si chiama elettricità. Possiamo produrla da fonti rinnovabili e possiamo utilizzarla per rimpiazzare tutto quello che finora è andato a petrolio: il riscaldamento domestico, i processi industriali e infine le nostre automobili.

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