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Il COVID uccide il petrolio. Il motore del mondo sarà elettrico

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Il 20 aprile 2020 resterà una data storica. Potrebbe essere infatti l’inizio della fine per l’era del petrolio iniziata 150 anni fa. Dopo la pandemia COVID-19 il motore del mondo si riaccenderà solo se sarà elettrico.

Un barile di petrolio pagato in contanti vale meno di un dollaro. Incredibile. Ma è ancora niente rispetto al valore dei “futures”, i contratti a scadenza trattati in Borsa che “fanno” lo scenario globale del mercato del reggio. Ebbene, i “futures” con data di consegna maggio per il petrolio di riferimento americano Wti (West Texas Intermediate) trattati a New York hanno perso ieri il 305%, chiudendo a -37,63 dollari al barile.

Sì, avete letto bene: il prezzo è negativo. Significa che i produttori “pagano” i compratori pur di disfarsi oggi del greggio che sarà estratto il mese prossimo. Può sembrare assurdo, ma non è così: nessuno lo consuma nel Pianeta in lock down da Coronavirus, e non c’è più spazio per stoccarlo.

Il mondo affoga nel petrolio: dove metterlo?

Tuttavia continua ad uscire dai pozzi al ritmo di milioni e milioni di barili al giorno. E il petrolio, a differenza di pere e pomodori, non si può buttare né far marcire nei campi. Lo stesso fenomeno ha riguardato i “futures” con consegna a giugno (-15 dollari e rotti), segno che il mercato scommette su uno squilibrio domanda offerta che durerà mesi. Nemmeno i  tagli record alla produzione dei Paesi Opec di due settimane fa (9,8 milioni di barili al giorno, un altro record storico) hanno arginato lo tsunami coronavirus che ha letteralmente spento il motore del mondo.

Ora ci si chiede cosa accadrà nel dopo lock down. Qualcuno immagina una grande abbuffata energetica. Con i carburanti a prezzi di saldo, infatti, molti prevedono una  storica rivincita dell’auto termica su quella elettrica. La società britannica di analisi Wood Mackenzie è tra questi. Stima infatti che nel 2020 le vendite di veicoli elettrici nel mondo crolleranno, scendendo da 2,2 milioni del 2019 a 1,3 milioni (-43%). Gli analisti di Wood Mackenzie lo spiegano proprio con il calo del prezzo del petrolio, che riflettendosi sui costi dei carburanti renderà ancora più ‘antieconomico’ il passaggio all’elettrico per percorrenze annue non elevate.

Una “normalità” che non tornerà mai più

Ma non è detto affatto che le cose vadano così. Potrebbe essere vero il contrario: il dopo coronavirus potrebbe essere l’inizio della fine. Vediamo perchè.

A prezzi inferiori ai 30-40 dollari al barile metà dei pozzi lavorano in perdita. Proprio quelli americani, per esempio, che estraggono lo “shale oil” con la costosissima tecnica del fracking (frantumazione delle rocce petrolifere nel sottosuolo). O quelli off-shore brasiliani che pescano su fondali atlantici a profondità di 3.000 metri e passa, e perciò sono costretti a riscaldare le tubature per fluidificare il petrolio in risalita. Tutti costoro, e tanti altri nel mondo dalla Russia alla Nigeria, dal Messico all’Indonesia, non reggeranno a lungo questi prezzi. Tante compagnie chiuderanno i rubinetti e azzereranno gli investimenti e finiranno in bancarotta. Entro un anno, due al massimo, resteranno a dondolare solo le pompe nei Pesi del Golfo dove il petrolio scorre a fil di terra. Ma quanto e per quanto? Tutti pensano al dopo coronavirus come ad un progressivo ritorno alla normalità. Ma per il mondo dell’energia, dopo il cataclisma di ieri 20 aprile 2020, la normalità potrebbe non tornare più.

Come si riaccenderà il motore del mondo

SECONDO NOI Prepariamoci allora a una exit strategy accelerata e clamorosa: l’exit strategy dalla più che centenaria “era del petrolio”.  Serviranno un mucchio di soldi per farne a meno. Ma la tecnologia per riaccendere il motore del mondo c’è già e si chiama elettricità. Possiamo produrla da fonti rinnovabili e possiamo utilizzarla per rimpiazzare tutto quello che finora è andato a petrolio: il riscaldamento domestico, i processi industriali e infine le nostre automobili.

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41 COMMENTI

  1. Il petrolio non verrà più estratto quando non ce ne sarà più nel sottosuolo! Quanti prodotti si fanno con il petrolio?

    • Provi a ragionare. Le sembra possibile che l’umanità si ritrovi ad estrarre l’ultima goccia di petrolio senza aver trovato un’alternativa? Se così fosse, molto prima ci autodistruggeremmo con una guerra globale.

  2. Le scorie della centrale a fusione sono le piastrelle irraggiate dal plasma che vengono sostituite dopo pochi secondi di esercizio.
    La prima centrale commerciale, DEMO, venderà effettivamente elettricità. ITER era e resta un reattore sperimentale.

  3. Devo correggerla, la strada battuta da Bill Gates è ancora la fissione. In teoria quella di Bill Gates è una buona strada ma al momento è ancora nella fase preprototipale, e per farla diventare ecomicamente vantaggiosa richiederà investimenti tali che non riesce a fare a meno di far partecipare la Cina. Il progetto è però osteggiato a livello politico a causa degli embarghi sui trasferimenti tecnologici con la Cina imposti da Trump.

  4. Buongiorno a tutti. Stavo riflettendo e vagliando stamattina su quali strategie a lungo termine da intraprendere per ottenere energia Elettrica in vista di una possibile crisi petrolifera e quindi economica a causa di questo piccolissimo e invisibile nemico quale è il Covid-19 (incredibile vero?)
    E stavo pensando che una di queste potrebbe essere la Fusione Nucleare.
    Nel vostro sito non viene quasi mai menzionato. Eppure sappiamo che il primo impianto Tokamak del progetto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), che raccoglie la collaborazione di molti paesi d’Europa, tra cui l’Italia, Russia, Cina, Usa, Giappone, India e Corea del Sud, verrà “acceso” nel 2025 in Provenza, nel sud della Francia. Quindi siamo proprio alle porte.
    Sappiamo inoltre che tale tecnologia di fusione nucleare, al contrario della più sporca tecnologia di fissione nucleare, non produce scorie radioattive che durano millenni, ma come scarto di reazione produce atomi di elio.
    Se tutto andrà per il verso giusto potrebbe essere il futuro di una nuova era e l’uscita parziale dalla dipendenza del petrolio, anche se quest’ultimo servirà ancora per l’industria chimica.
    Secondo voi la fusione nucleare sarà la candidata numero 1 per i prossimi anni?

    • È la strada caldeggiata da Bill Gates, con anni di studi della sua Fondazione. Ma la parola nucleare continua a fare paura.

      • Purtroppo è un retaggio culturale della guerra fredda e della corsa agli armamenti “nucleari”, che hanno reso dominante e predominante il significato (negativo) di “che genera radiazioni ionizzanti” (pericolose per la maggior parte delle forme di vita), relegando il significato principale e neutro che fino ad allora si era attribuito a quell’aggettivo (“relativo al nucleo”) agli specialisti.

        Persino i medici dovettero arrendersi di fronte a questo epocale misunderstanding quando furono costretti ad accorciare il nome dell’esame “risonanza magnetica nucleare” (RMN, o NMR) nel meno terrificante “risonanza magnetica” gettando così nel dubbio e nello sconforto tutti quei (pochi temo) pazienti che oggi si stanno ancora chiedendo che cosa mai “risuoni” quando fanno quel test.

    • La fusione è una grande sfida tecnologica e economica. ITER sta facendo progressi ma prima di vedere qualcosa di commerciale e che abbia senso economico passeranno ancora tanti anni (almeno 10, forse 15, più probabilmente 20). Il più grande vantaggio della fusione, oltre a quello delle scorie, è che in caso di incidente il plasma si spegne da solo e i danni restano localizzati invece di andare a inquinare vaste aree o addirittura l’atmosfera o i mari.

    • Il progetto Iter è sperimentale. Gli stessi promotori, tra cui Enea con un ruolo di primissimo piano, ritengono che non potremo avere applicazioni commerciali prima del 2050. Detto in soldoni, il problema cruciale è il confinamento del plasma dove si innesta la fusione ad alcuni milioni di gradi centigradi. Mantenerlo in sospensione magnetica richiede una quantità enorme di energia.

  5. L’inquinamento dell’aria causa ogni anno in Europa 400.000 decessi di cui 80.000 in Italia concentrati principalmente nelle regioni del nord altamente antropizzate e industrializzate con clima avverso come la pianura padana. Dobbiamo velocemente arrivare ad una economia verde senza combustibili fossili, plastiche, diserbanti e altri inquinanti. Dobbiamo girare gli incentivi che ancora oggi paghiamo alle fonti fossili alle energie rinnovabili nelle loro varie forme. Dobbiamo lanciare un grande piano di efficientamento energetico di tutti gli immobili pubblici e privati incluse scuole e ospedali installando impianti fotovoltaici e pompe di calore gestendo lo scambio con la rete a mezzo di internet creando tanti nuovi posti di lavoro. Dobbiamo promuovere l’economia dell’idrogeno pulito prodotto per elettrolisi dell’acqua a mezzo di energie rinnovabili. Questo vettore energetico sarà una vera rivoluzione nel prossimo futuro e interesserà vari settori applicativi primo tra tutti i trasporti.
    Camion, autobus, auto, carrelli elevatori, mezzi industriali, treni per linee non elettrificate ecc andranno a idrogeno. Bisogna costruire le infrastrutture di produzione e distribuzione e seguire quello che ha fatto la città di Bolzano. Saluti Ing. Antonio Saullo.

  6. Articolo interessante che pone un punto di vista indubbiamente a tratti condivisibile,spero lei abbia ragione ma purtroppo credo che la transizione verso un’economia priva del petrolio come fonte energetica principale sia ancora lunga. Il dopo crisi sarà,imho,una grande abbuffata di energia a basso costo che favorirà la ripartenza per poi vedere una risalita del costo del barile piuttosto rapida. È un’opinione personale ma spero di sbagliarmi.

    • Personalmente sono abbastanza convinto che il terremoto petrolifero di questi giorni sia davvero l’inizio della fine per l’economia degli idrocarburi. Questo è un gran bene. Il problema è: sarà una fine ordinata o caotica? Questo dipenderà dalla lungimiranza dell’Umanità. Sarà caotica se l’ansia della ripresa “costi quel che costi” ci ributterà a capofitto nel vecchio schema, con l’abbuffata che cita lei. E’ lo schema Trump e quel che chiede una parte dell’industria dell’auto. Personalmente spero invece che le istituzioni internazionali più lungimiranti, con l’appoggio di movimenti d’opinione emergenti come FridayForFuture, riescano ad approfittare della crisi per accelerare la de carbonizzazione. Abbiamo già tecnologie e piani che ci permettono di farlo. Basta non abbandonarli. E allora la transizione potrà avvenire senza traumi.

  7. Premessa: sono proprietario di un’auto elettrica e la ricomprerei ancora, anche se avesse dei costi di gestione superiori ad una termica….ma solo pensare che sia finita l’era del petrolio è veramente assurdo e mi dispiace che anche alcuni redattori che hanno sempre scritto cose condivisibili ora facciano finta di pensare che l’autore dell’articolo scriva delle cose sensate!
    Oggi è tutto fermo, ma domani ricominceremo a trasportare su TIR, a viaggiare in aereo…o no?!
    Spero di sbagliarmi, ma sono convinto che la riduzione della produzione di queste settimane tra 1 mese la pagheremo cara….

    • Redattori, autori, cose sensate? Noto un pò di confusone. Ma se intendeva dire che l’autore dell’articolo (cioè io) ha scritto cose assurde, le rispondo così: nessuno ha la verità in tasca, ma tutti abbiano il dovere di motivare quello che diciamo. Io l’ho fatto. Lo faccia anche lei e potremo ragionarci su.

      • Allora sarò più chiaro:
        Autore: Lei
        Redattore consenziente: il suo collega Mauro
        Assurdità (secondo me, ovviamente):”Dopo la pandemia COVID-19 il motore del mondo si riaccenderà solo se sarà elettrico” o più sotto” prospettiva da 3 a 5 anni. Poi non c’è molto da immaginare: dal 2025 le vendite di auto termiche saranno bandite in molti paesi europei”.
        Si rende conto che 5 anni sono domani? Vorrei conoscere secondo lei quale potrebbe essere la percentuale realistica di auto elettriche circolanti nel 2025 rispetto al totale.
        E già che ci siamo potrebbe darmi la stessa percentuale per quanto riguarda i mezzi pesanti (potrebbe esserle utile guardare i dati dell’ormai avanzata sperimentazione dei TIR elettrici sulla BreBeMi……) .
        Grazie e buon lavoro!

        • Mi rendo conto che 5 anni sono domani. Se ne rende conto, penso, anche il governo britannico che pure ha fissato per il 2025 lo stop alle vendite di veicoli termici. E non è il solo in Europa. Io le parlo di scenario: nel 2025 il costo di una Ev sarà comparabile a quello di una termica. Le batterie peseranno il 20% in meno e avranno una capacità del 30% superiore. Tutte le stazioni di servizio autostradali avranno impianti di ricarica ultra fast (da 150 a 350 kW). Tutti i parcheggi pubblici saranno dotati di stalli di ricarica quick a 22 kW. Altrettanto i parcheggia aziendali, i centri commerciali ecc. Autoprodurranno l’energia elettrica con tettoie fotovoltaiche. Tutti gli edifici industriali avranno pannelli fotovoltaici sui tetti. Così pure tutti gli edifici residenziali, che avranno garage e box condominiali dotati di wall box. L’energia elettrica sarà per il 50-60% “verde” (chiuse le centrali a carbone). Sarà ormai diffusa la tecnologia V2G. Le auto elettriche saranno il 15-20% dell’immatricolato (obiettivo PNIRE: il 10% del circolante entro il 2030, pari a 4 milioni). Tutti i nuovi edifici non avranno più il collegamento alla rete gas e saranno riscaldati a pompa di calore. I trasporti pesanti, compresi quelli marittimi, cominceranno a convertirsi a gas naturale liquefatto, idrogeno, elettrico. I centri storici saranno off limits per i veicoli termici. Consegne dell’ultimo miglio, trasporti pubblici e taxi solo con mezzi elettrici. Milano l’ha già annunciato. Non so a che punto sia l’esperimento BrebeMi. Se ha informazioni in proposito ce lo faccia sapere.
          Ritengo che questo sia uno scenario tecnologicamente credibile e compatibile con gli obiettivi europei del Green Deal. Perchè si realizzi è indispensabile che tutti gli investimenti pubblici di quello che sarà il probabile Recovery Fund europeo siano finalizzati allo sviluppo sostenibile. Se, come prevedo, collasserà il mercato del petrolio non sarà nemmeno una questione di scelte, ma sarà una necessità economica.
          Le sembra così assurdo?

        • Mi consenta solo di osservare che 5 anni, alla velocità di sviluppo attuale, non sono affatto domani. 5 anni fa ad esempio, il dieselgate non era ancora accaduto (settembre 2015), lo sviluppo dei diesel procedeva a spron battuto, e le quote di mercato di elettrico e ibrido erano molto inferiori a quelle attuali, in particolare le quote di elettrico erano veramente marginali anche perché c’erano pochissimi modelli di auto elettriche. Tesla produceva poche auto di lusso e la Model 3 non esisteva ancora (arriverà soltanto nel luglio 2017 e in piccoli volumi). I grandi produttori deridevano gli investimenti nell’elettrico di questa piccola azienda dandola per fallita perché non avrebbe mai venduto abbastanza per sopravvivere. Grossi investimenti sull’elettrico da parte di Volkswagen e degli altri produttori erano praticamente fantascienza. In 5 anni può cambiare ancora tutto anche se chi vive la storia dal di dentro spesso non se ne rende conto.

          • Mi piacerebbe vedere realizzato l’elenco di quello che potremo vedere nel 2025, ma non ci credo. Questa dei futures negativi è una bolla negativa, che lascerà qualche sprovveduto in braghe di tela, ma l’economia reale terrà botta. 5 anni con la scotto del coronavirus e con l’immobilismo che abbiamo acquisito negli anni (politica, pubblica amministrazione, scuola, ecc) sono troppo pochi. Il fotovoltaico è un affare già ora, molto più di una EV, eppure quanti pensano sul medio-lungo termine e spendono 10 mila euro di FV + altri 7-8 mila di pompa di calore? Per togliere le detrazioni, il costo del fotovoltaico deve dimezzarsi e 5 anni sono nuovamente pochi per raggiungere una situazione del genere. La maggior parte degli italiani preferisce l’uovo di oggi alla gallina di domani. Un popolo che potrebbe realizzare seriamente la transizione energetica è la Cina. In una decina di anni un quinto della popolazione mondiale potrebbe davvero ridurre sostanzialmente la propria impronta ecologica. “Ah, sono la fabbrica del mondo?” Uhm, questo è un problemino….

    • I miei due centesimi li punterei su un peggioramento della situazione precedente per quanto riguarda l’utilizzo dell’auto a sfavore dei mezzi pubblici, i trasporti su gomma e mare ritorneranno molto velocemente al livello pre-crisi mentre il trasporto passeggeri aereo impiegherà più tempo a riprendersi. Ma quel che è peggio è che la distruzione della domanda di petrolio di oggi produrrà una mancanza di produzione in futuro per cui ci sarà una nuova fiammata dei prezzi del petrolio. In quel momento e non prima, l’economia del petrolio capitolerà. Servirà qualche anno, probabilmente fino a cinque anni. Intanto tra cinque anni produrre auto elettriche costerà più o meno quanto produrre un’auto con motore a combustione che rispetti le sempre più stringenti normative di emissioni e consumi.

      • Concordo Leonardo. Infatti nell’articolo io parlavo di “inizio della fine” del petrolio; prospettiva da 3 a 5 anni. Poi non c’è molto da immaginare: dal 2025 le vendite di auto termiche saranno bandite in molti paesi europei.

  8. Il covid non solo uccide il petrolio ma persone e intere economie…Molto probabilmente avremo problemi inimmaginabili (spero di sbagliarmi) e penso che per molti l’unica mobilità sarà a piedi….oppure in bici rigorosamente a pedali….(zero immissioni)….

    • Non per questo sono nate le eBike, monowheel, monopattini e tutto ciò che riguarda la micro mobilità elettrica.
      Sembra quasi profetico… ??

  9. Per curiosità ho salvato l’articolo. Così lo rispolvero appena il petrolio scompare e rimane l’elettrico. Vediamo quando, o se, succede. Nel frattempo ti invito a leggere un articolo scientifico nel quale si scopre come sia il solare che l’eolico siano così inefficienti da essere quasi il 50% più costosi del nucleare e del gas naturale nel semplice caso reale di voler fornire di elettricità un paese come il Regno Unito. Siccome sono cifre basate su costi, non chiacchiere al vento come quelle che si leggono spesso riguardo finti costi al kWh di solare ed eolico che sopravvivono SOLO se i cittadini li sovvenzionano pagando tasse inique, credo che ti insegnerà qualcosa.

    https://wattsupwiththat.com/2020/04/18/excess-costs-of-uk-weather-dependent-renewable-energy-2020/

      • Si può risparmiare la fatica, è un articolo che chiama le rinnovabili col dispregiativo “weather dependent renewables” e misura l’energia in GW. Vabbè…

        • Purtroppo fatica già fatta. Ma vorrei passare al microscopio quella montagna di cifre. A naso mi sembrano taroccate, ma bisogna dimostrarlo. Ridicola la considerazione sull’incidenza percentuale “trascurabile” delle emissioni britanniche sul totale mondiale: ragionando così io potrei buttare la spazzatura in strada, tanto è solo lo 0,0002% dell’immondizia totale prodotta a Bologna. Incredibile. Eppure c’è gente che se la beve.

          • Che il petrolio scomparirà è un dato di fatto.
            Magari non a brevissimo termine, ma finirà, e gli ultimi pozzi disponibili saranno troppo costosi per poterli sfruttare…
            Se ne facciano una ragione i sostenitori delle fossili come il Bartolozzi, l’era del petrolio è al tramonto, lo sanno anche i Sauditi che investono i loro petroldollari nelle rinnovabili!

    • Ho letto l’articolo…sono conti e costi riferiti al passato che non hanno una visione sul futuro.
      Dinosauri che parlano di dinosauri senza alzare mai lo sguardo per capire cos’è quel bagliore in cielo.
      In questa ottica ha ragione Trump a voler puntare nuovamente sul carbone… è certamente più economico nel breve termine! Buona fortuna ai nostri nipoti.

      E aggiungo che “mio cugino” mi ha detto che non c’è domanda per le auto elettriche, non le vuole nessuno e Tesla fallisce domani.

    • Se quella è la scienza……poveri noi.
      Per fortuna però non lo è. Per scientifico non si intende pubblicare quattro numeri, due diagrammi e qualche flow-chart.
      Sennò finisce per diventare scientifico anche il che il Covid-19 è una punizione divina.

  10. Il Covid-19 è un virus mortale che ha causato migliaia di vittime e continuerà a causarlo per parecchi mesi. Questo è l’aspetto negativo della situazione. Ma l’aspetto positivo è costringerà la nostra società a un cambiamento radicale delle nostre abitudini e di conseguenza Il cambio di paradigma delll’economia mondiale. Quando leggo questi articoli sorrido, e mi dico sempre: Possibile che sia stato necessario un microscopico agente infettivo come il Covid-19 per cambiare le sorti di tutti paesi del mondo?? Può essere! Di solito nella storia le sorti del cambiamento sono state le guerre mondiali, ma oggi è bastato questo invisibile e silenzioso nemico per risvegliare le coscienze di tutti noi. Sarò fatalista, vero, ma fa molto pensare sinceramente. Se cambierà la situazione petrolifera cambierà di conseguenza l’economia visto che sono interconnessi. Gli scenari sono vasti ed è difficile prevedere cosa e come cambierà, ma la cosa è certa, nulla sarà come prima.
    Buona giornata a tutti.

    • Una umiliazione tremenda per l’homo sapiens: sa a 30 anni che l’economia del petrolio non può reggere ma finirà per farsi imporre il cambiamento da un organismo acefalo grande un miliardesimo di metro. Quanta saggezza nella Natura!

      • Ha proprio ragione, un umiliazione per l’uomo ma una vittoria per il pianeta terra! Ne gioveremo tutti, su questo ne sono sicuro, ma non prima di aver passato anni di tribolazione. Perché dove c’è un cambiamento radicale e repentino, inevitabilmente c’è sempre sofferenza, soprattutto per le fasce più deboli. Siamo nelle mani del nostro Creatore. Speriamo bene.

      • Sa, anche io mi auguro che questi siano meccanismi ancestrali sviluppati nei miliardi di anni di selezione, così come nel nostro DNA ci sono tante sequenze di significato quasi ignoto che apparentemente non codificano niente, quello che in gergo si dice codice mezzo morto, ma hai visto mai quando si realizzano condizioni particolari.

    • Sono d’accordo: è quasi da leggere come un segnale che la natura ci manda. Smettiamo di distruggere. Abbiamo ormai tecnologia a prezzi davvero accessibili. Perché non puntare sul green? Dovendo spendere molto per la prossima “ricostruzione” dopo questa crisi, perché non farlo in modo da renderci più indipendenti dal petrolio e generare anche posti di lavoro locali?

      • Quando una struttura portante di un edificio o di qualsiasi costruzione edile è pericolante, conviene demolire e ricostruire tutto nuovo e con architettura diversa e innovativa, e non rattoppare come si fa di solito, perché il rischio di crollo è altissimo. Si può applicare la stessa filosofia anche sull’economia. Abbiamo sì la tecnologia, ma quello che manca è una normativa virtuosa e poco burocratica che non ostacoli l’innovazione.
        Non ci resta che scegliere quale tecnologia è la più promettente, la più economica, la più affidabile nel tempo, e soprattutto più Green possibile e sostenibile a livello locale.

        • Roberto, concordo con il suo precedente post: occorre essere realisti, la transizione verso un mondo che non dipenda più dal petrolio e dai fossili in generale (almeno in maniera così totalizzante) ci può rallegrare, ma non sarà priva di enormi tensioni. Paesi che per più di un secolo hanno vissuto di rendita vivendo su un’enorme massa di oro nero, come reagiranno, all’interno e all’esterno?

          • È bello pensare un mondo senza petrolio, un mondo Green dove piccole realtà imprenditoriali locali si dedicano alla produzione di energia in proprio, che stimoli l’economia in modo virtuosa, crei nuovi posti di lavoro, decentralizzata dai grandi poteri che da qualche secolo detengono le sorti di tutti i popoli del mondo.
            Tuttavia siamo consapevoli che estirpare il cancro non è cosa facile e priva di rischio. Le terapie hanno sempre effetti collaterali e questa si chiama (e fa paura a tutti solo al sentirlo nominare): Disoccupazione.

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