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Il cobalto è il male assoluto? In Congo per esempio…

cobalto

Nella prima “pillola” della nuova rubrica “Chiedetelo a Nicola Armaroli” abbiamo visto che nel mondo c’è litio a sufficienza per produrre più di tre miliardi di auto elettriche. E il cobalto? E’ vero che si estrae con enorme scempio ambientale e sociale, sfruttando addirittura il lavoro minorile?

Primo: non esistono miniere di cobalto

«La notizia principale _ premette Armaroli_ è che le miniere di cobalto sostanzialmente non esistono. Questo non lo dice mai nessuno ma in realtà, a parte alcune miniere in Marocco, è prodotto secondario dell’ estrazione di nichel e rame. E’ quindi un cosiddetto metallo autostoppista che esce scroccando un passaggio agli altri due minerali principali».

«Questo lo rende soggetto a forti fluttuazioni di prezzo _ aggiunge Armaroli _ perchè la sua disponibilità non dipende dalla richiesta diretta, ma dipende molto di più dalla richiesta di nichel e di rame».

L’anno scroso, per esempio, il prezzo del rame era attorno ai 4 euro al chilo, quello del nichel sui 20 euro e quello del cobalto sui 50 euro. Oggi il rame è quotato 9,25 euro, il nichel è sceso a 18 euro, il cobalto è crollato a 32,9 euro.

20 anni fa in Congo la Cina vide lontano

Il cobalto è estratto in gran pare nelle regione del Katanga, nella Repubblica democratica del Congo. Ma non è il governo di quel Paese a controllare le miniere, bensì poche grandi compagnie minerarie multinazionali. Fra queste, quelle occidentali hanno via via abbandonato il campo a causa della volatilità dei prezzi e della scarsa remuneratività. Sono rimasti invece i cinesi che già vent’anni fa avevano capito l’importanza del cobalto per le batterie agli ioni di litio, soprattutto quelle degli elettrodomestici e dei telefoni cellulari.

«Ma finchè non sono arrivate sulle auto elettriche, nessuno si preoccupava di come venisse estratto il cobalto che contengono. Trovo questa tardiva attenzione un pò pelosa» fa notare Armaroli.

E’ importante nelle batterie, ma sparià

«Il cobalto è importante _ spiega _ perchè resiste meglio di ogni altro metallo alle alte temperature in condizione di stress. Però non è esclusivo. Tanto che oggi viene progressivamente ridotto e sostituito con il nichel e il manganese, meno costosi e relativamente più disponibili.  Le prime batterie avevano un rapporto 1-1-1, mentre oggi il rapporto è 8 parti di Nichel, 1 di cobalto, 1 di manganese, con prestazioni e stabilità ai ripetuti cicli  uguali o migliori».

Secondo Armaroli la richesta aumenterà fino al 2030, poi batterie di nuova generazione ne faranno a meno. «Sulla mia auto elettrica, per esempio, non c’è traccia di cobalto. La batteria adotta la chimca litio-ferro-fosfato (LFP) che sta dffondendosi sempre di più».

Lavoro minorile? Nelle miniere informali

E per quel che riguarda le modalità e la sostenibilità sociale e ambientale dell’estrazione?

«Oggi il 90% delle miniere è gestito dalle grandi comoagnie che, anche su richiesta esplicita del principali clienti, vigilano e certificano la sostenibilità sociele e ambientale del processo estrattivo» risponde Armaroli.

«Un 10-20% del totale proviene invece da miniere informali, dove i controlli sono laschi e lo sfruttamento del lavoro minorile è la norma. Tuttavia si tratta di una minoranza sul totale del cobalto utilizzato nelle batterie». 

Guarda anche il VIDEO Abbiamo tutto il litio che ci servirà?

Cobalto a iosa nell’industria petrolifera

Ma è vero che il cobalto non si trova solo nella batterie al litio, ma è utilizzato in grandi quantità anche dall’industria petrolifera?

«Certo. Viene utilizzato nei motori degli aerei, sempre per le sue caratteristiche di resistenza termica. Poi viene utilizzato in maniera estesa come catalizzatore nelle raffinazione del petrolio. Ripeto, questo grande allarme sulla sostenibilità dell’estrazione del litio e del cobalto è venuto fuori solo dopo che è uscita l’auto elettrica. L’industria mineraria non ha mai brillato per il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente, ma prima non interessava a nessuno. E’ giusto porsi problemi etici, ma sarebbe il caso che se li ponesse anche l’industria petrolifera, che è il grande rivale dell’auto elettrica ed è una grande utilizzatore di cobalto»

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