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Il big delle carni snobba l’elettrico: “Meglio il biometano”

Monica Spada di Eni con Luigi Scordamaglia, numero uno dell'Inalca.

Il big delle carni, il gruppo Inalca di Castelvetro (Modena) snobba l’elettrico e ‘vota’ per il biometano. Accordandosi con Eni e Havi Logistics per la produzione e l’utilizzo di biometano per autotrazione prodotto da scarti agroalimentari.

Il big delle carni, Inalca, con Eni e Havi

L’immagine di uno stabilimento dell’Inalca (Gruppo Cremonini).

Il numero uno dell’azienda del Gruppo Cremonini spiega la scelta in modo molto diretto: “Troppo spesso – dice Luigi Scordamaglia, CEO di Inalca – si parla di mobilità elettrica come dell’unico futuro possibile per il trasporto sostenibile. Dimenticando che questa opzione è al momento applicabile solo nel settore automobilistico. Nel campo del trasporto civile e della trazione agricola, il biometano, soprattutto nella forma liquefatta (GNL), costituisce attualmente l’opzione più concreta. Per migliorare la sostenibilità ambientale nelle tratte di trasporto a medio e lungo raggio. Un esempio perfetto di economia circolare sostenibile in cui il nostro Paese può realmente essere leader a livello globale. Biomasse da una produzione agroalimentare con zero scarti e la trasformazione in biometano con la migliore tecnologia esistente. E il suo utilizzo nelle stesse flotte di camion impiegate nella distribuzione del food”.

—Leggi anche: arrivano gli e-camion e in uno c’è tanta Italia

Inalca autoproduce il 100% dell’energia che consuma

Il progetto si basa sulla conversione energetica degli impianti di produzione biogas del big della carne, leader in Italia, dall’energia elettrica al biometano. Inalca (qui il sito) attualmente autoproduce il 100% dell’energia necessaria al proprio fabbisogno. Di cui il 50% da fonte rinnovabile.

Eni darà il suo supporto per la conversione energetica degli impianti. Havi Logistics, invece, per l’utilizzo del bio-metano nelle nuove flotte di automezzi impiegate nel trasporto carni. Si vuol realizzare così una filiera energetica integrata. In grado di valorizzare scarti di lavorazione per il riutilizzo nello stesso sistema che li ha generati. «Eni ha intrapreso una strategia integrata sulla mobilità sostenibile“, spiega Monica Spada, responsabile Bio Sviluppo, Mobilità sostenibile ed Economia circolare di Eni.  “Si va dalla produzione di carburanti utilizzando anche oli alimentari esausti e scarti di materie prime vegetali. Fino  a brevetti che trasformano i rifiuti umidi in acqua e bio olio, dal car sharing a nuovi fuel come l’idrogeno“.

SECONDO NOI. Ben vengano le iniziative di economia circolare. Ma Scordamaglia dovrebbe sapere che l’elettrico offre vantaggi nel mondo dei trasporti che il biometano non può garantire. Per esempio: essendo a emissioni e rumore zero, garantisce il libero accesso per le consegne in molti centri storici. Non per un un capriccio delle amministrazioni.

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