7 errori da non fare quando si ricarica un’auto elettrica: sono errori molto comuni e per lo più legati al nostro background culturale alle nostre abitudini.
7 errori / Pensare che sia come andare dal benzinaio (1)
Tutti abbiamo guidato per anni un’auto a benzina, diesel, gpl o metano. Così, sovrapponiamo mentalmente la procedura di ricarica dell’auto a quello che era per noi il pieno del serbatoio. Ed è da questa sovrapposizione che deriva la maggior parte degli errori di approccio alla nuova tecnologia. Anzi, a volte, pensare di voler gestire un’auto elettrica come fosse un’auto termica, ci impedisce proprio di avvicinarci all’elettrico, scartandolo a priori, anche quando farebbe al caso nostro.
Ha perso in partenza chi aspira al pacco batteria che si ricarica in pochi minuti e garantisce 1.000 km di autonomia. Forse ci arriveremo. Forse no. Ma se anche fosse, dobbiamo intanto lavorare con quello che abbiamo. E a volte non si tratta affatto di un compromesso. Ha perso in partenza chi punta a un’auto elettrica che somigli a una termica. Così facendo non si accorgerà mai dei punti di forza e non sarà in grado di trarne vantaggio.
7 errori / Il tempo si calcola diversamente (2)
Siamo abituati a pensare di andare a fare il pieno, guidare per 600/700 km e poi fermarci nuovamente al distributore. La sosta richiede pochi 10 minuti: ci si ferma, si inseriscono le banconote o si passa la carta bancomat, si selezione la pompa e si rifornisce. Mentalmente per noi è un’attività che non ha un impatto di tempo tale da dover essere programmata. Anche quando abbiamo poco tempo, fermarci a rifornire resta fattibile, senza che questo ci crei troppi disagi.
7 errori / Il distributore, potendo, è a casa nostra (3)
Nei casi nei quali è possibile ricaricare ad esempio a casa durante, di fatto i tempi dedicati alla ricarica non esistono. Ovviamente a patto che la percorrenza giornaliera sia inferiore all’autonomia dell’auto. Si arriva a casa, si collega la spina e quando si riprende l’auto al mattino la si trova carica. Punto.
Prendere un’elettrica e ricaricare solo Fast (4)
Se però affrontiamo un viaggio, magari autostradale, la cui lunghezza supera l’autonomia della nostra elettrica, dobbiamo programmare delle ricariche FAST. Più simili al concetto di rifornimento diesel o benzina, ma con delle dinamiche ben distinte. Questo errore si ricollega di fatto al precedente. Diciamo che pensiamo all’auto elettrica come a un’auto termica, ma vinciamo comunque le nostre perplessità e l’acquistiamo.
Non disponiamo di parcheggio con wallbox e decidiamo di affidarci solo a ricariche fast, visto che non facciamo tanti km e ce ne sono vicino a casa. Tecnicamente è fattibile. Ma questo non è un utilizzo ottimale dell’auto elettrica, per due motivi su tutti. Primo: le batterie vanno incontro a un’usura più rapida se ricaricate costantemente in colonnine FAST. Ne accorceremo la vita utile, lo dicono produttori stessi. Il secondo motivo è economico. Se a casa l’energia elettrica costa circa 0,18 Euro/ kWh, la ricarica FAST presso le colonnine pubbliche costa almeno il doppio, e a volte anche il triplo.
Lasciare a lungo la batteria scarica o carica (5)
Siamo da poco usciti da un lungo periodo di lockdown, durante il quale le nostre auto sono rimaste ferme per mesi. Il pacco-batteria di un’auto elettrica soffre la scarica profonda e la carica al 100%, se questo stato si protrae a lungo. Nei casi in cui l’auto è ferma per molti mesi è consigliabile tenere lo stato di carica della batteria attorno al 50%. Alcune auto hanno un piccolo consumo anche se ferme. Il computer di bordo, la climatizzazione della batteria, altri sistemi di bordo possono avere assorbimenti tali da far calare il livello di carica. E’ preferibile tenere monitorato lo stato ed effettuare delle piccole ricariche se il fermo si protrae a lungo.
Arriviamo in vetta con l’ansia e carichiamo al 100% (6)
Tra i 7 errori da evitare c’è anche questo: ci si cade nela classica gita in montagna. Arriviamo in una località che si trova ad un’altitudine superiore a quella del luogo di partenza, sulle Alpi o sugli Appennini. Sappiamo che da lì non potremo che scendere, ma arriviamo spaventati per il consumo di kWh evidenziato dal display durante l’ascesa. Nessuna paura, non ha senso ricaricare la batteria al 100% a destinazione. Se lo facessimo, non avremmo la possibilità di sfruttare il recupero dell’energia in frenata. Come abbiamo visto l’energia recuperata in una discesa di questo tipo non è trascurabile. Se ripartiamo carichi al 100% saremo costretti ad utilizzare i dischi freno per rallentare l’auto in discesa, uno spreco non indifferente.
Ricaricare non tenendo conto della “curva” (7)
Uno dei 10 errori più comuni è non tenere conto di questa curva e, nei viaggi lunghi, caricare la batteria quando lo stato di carica è ancora oltre il 50%. Se il percorso lo consente, meglio raggiungere la colonnina con la batteria al di sotto al 20%. Si riduce così drasticamente il tempo di permanenza alla colonnina. Il grafico sopra mostra la curva massima di ricarica della Renault Zoe in corrente continua (SoC significa appunto State of Charge, stato di carica).
SECONDO NOI. Spesso guardiamo alla ricarica, specialmente a quella FAST, come a un rifornimento. E quindi tendiamo a volerci assicurare un “pieno” di elettroni prima di ripartire, anche se non ce n’è un reale bisogno. Immaginiamo ad esempio un viaggio autostradale da Milano a Rimini, a bordo di una Hyundai Kona con batteria da 64 kWh.