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Greenpeace scala la sede Eni, che ne dite?

La scalata al palazzo Eni di Roma da parte degli attivisti di Greenpeace.

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Greenpeace scala la sede Eni a Roma, per esporre banner con la scritta Today’s emissions = tomorrow’s deaths, Emissioni di oggi = morti di domani.

Lo striscione affisso sotto il marchio del cane a sei zampe.

Greenpeace scala la sede Eni, striscioni contro “i danni al Pianeta”

L’Associazione ambientalista ha anche diffuso le immagini del blitz, con alcuni militanti impegnati nella scalata della sede alle prime luci dell’alba. In contemporanea, altri attivisti hanno portato nei pressi del palazzo un’installazione di 8 metri di lunghezza. Questo ennesimo gesto dimostrativo (a Ginevra in maggio ce né stato uno contro i jet privati) è stato motivato con le “enormi responsabilità per i danni al Pianeta e alle persone dalle attività delle industrie fossili”.  L’ultimo report di Greenpeace Paesi Bassi riguarda le emissioni di gas climalteranti del 2022 delle 9 grandi aziende europee del settore dell’oil&gas. Shell, TotalEnergies, BP, Equinor, ENI, Repsol, OMV, Orlen e Wintershall Dea, secondo Greenpeace, “potrebbero causare 360 mila decessi entro il 2100. Le morti stimate imputabili a ENI sarebbero pari a 27 mila”. Non risultano commenti da parte dell’azienda, anche se è scontato che gli attivisti verranno denunciati.

“Investimenti nei fossili 15 volte più che nelle rinnovabili”

Resta da chiedersi quanto siano utili azioni del genere per sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema centrale come quello della decarbonizzazione. Altre organizzazioni si stanno dedicando a gesti di protesta come l’imbrattamento di opere d’arte nei musei o i blocchi stradali, spesso tra forti tensioni. Greenpeace accusa: “Un numero di persone superiore al totale degli abitanti di una città come Firenze potrebbe scomparire con un solo anno di attività delle 9 compagnie oil&gas europee”. Viene poi citato un dato di Oil Change International, “secondo cui ENI prevede di aumentare l’estrazione di petrolio e gas del 3-4% all’anno fino al 2026. Nel 2022, la compagnia italiana ha investito circa 15 volte di più nei combustibili fossili che nelle energie rinnovabili,” conclude Greenpeace. Questo “pur registrando profitti record e dichiarando di essere leader nel contrasto alla crisi climatica”.

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